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LA TORRE DI GUARDIA: FABBRICA DEGLI ORRORI

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2015 23:29
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ATTENZIONE AI FALSI PROFETI CHE DICONO CHE “IL TEMPO E’ PROSSIMO”, DICE GESU’!

Gentile sorella Anna Maria,

Preoccuparsi del futuro dei propri figli è legittimo e normale, i figli sono la parte più importante della nostra vita, ma una preoccupazione che va oltre misura corre il rischio di perdere la propria serenità, serenità che può essere sottratta ai propri figli ai quali viene indirizzata.

Il mondo di oggi è quello di ieri e sarà anche quello di domani.

A questa tematica è significativa la poesia di Quasimodo:

“Uomo del mio tempo”
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.


Per salvaguardare se stessi da inutili turbamenti, è saggio non lasciarsi fuorviare dai catastrofici proclami dei tdG per un’erronea lettura della Bibbia, sarebbe deleterio al proprio spirito. Essi fanno questo presentando il volto peggiore di questo mondo, trovano che sia il metodo più efficace per far discepoli, formula esperimentata già collaudata sin dal 1914, alla qual data si annunciava la palingenesi cosmica, fallita, in quanto essa non trovava appoggio scritturale come tutte le palingenesi successive che puntualmente fallirono.
Il Corpo Direttivo è un profeta fallito e, nonostante sia consapevole di questo, per mantenere il gruppo unito (che altrimenti si disperderebbe, se dicesse la verità) trova efficacissimo tenerlo in perenne tensione. Le proprie creature devono avere davanti agli occhi la presenza del cataclisma di Harmaghedon che è alle porte allo stesso modo che lo era nel 1914, 1925, 1942, 1975, 2000 e ora il 2034.

Dice un vecchio detto latino:‘sbagliare è umano, perseverare è diabolico’!

Non si dimentichi che ogni epoca è contrassegnata dai suoi mali e che ogni cosa è relativa nel tempo e nello spazio.

Quando cadde l’Impero Romano per mano dei Germani, dei Vandali e dai Visigoti, alla distruzione della città di Roma da parte di Alarico, Gerolamo da Betlemme scriveva: “Il mio cuore freme quando penso ai disastri del nostro tempo. Ecco, sono più di 20 anni che il sangue romano scorre ogni giorno…Quante donne, vergini di Dio, corpi nobili e delicati non sono stati lo zimbello di questi selvaggi? I vescovi vengono condotti in cattività, i presbiteri uccisi…Le chiese devastate, i cavalli stazionano presso gli altari del Cristo come in una scuderia, i resti dei martiri estratti dal suolo. Ovunque è lutto, ovunque gemiti; ovunque l’immagine della morte. Il mondo romano sta crollando…” Nel 409 scriverà: “neanche i nostri gemiti sono liberi”. L’anno dopo Roma viene presa da Alarico e devastata: “…ho provato dentro di me un tale turbamento al pensiero della catastrofe dell’Occidente - e soprattutto della devastazione di Roma – che, come dice il proverbio ‘Le parole adatte mi sfuggono’. Sono rimasto a lungo in silenzio, rendendomi perfettamente conto che quello era il tempo delle lacrime.”. (Jean Bernardi, i primi secoli della Chiesa, edizioni Queriniana, 1989, pag. 104)

Ma non era il solo a pensarla in questo modo, molti altri cristiani credevano nella caduta della Civiltà Romana, la rovina di un Impero dominatore da secoli di popoli della terra, fosse davvero la fine del mondo. Spiega lo storico, nel 1800, F. Gregorovius: “Nel IV secolo la pressione dei Sarmati e dei Germani ai confini dell’Impero diede maggiore verosilianza a tali profezie. Si diffuse allora un terrore superstizioso, poiché si aspettava che le città cadessero da un momento all’altro in mano ai barbari, dai quali soprattutto i cristiani da tempo credevano che Roma sarebbe stata messa a ferro e fuoco, come già Ninive o Gerusalemme. Non c’è dunque da meravigliarsi se, fin dai tempi di Costantino, si era diffusa la voce che la caduta di Roma avrebbe coinciso con la fine del mondo. <<Quando questa capitale della terra – diceva Lattanzio – rovinerà e andrà a fuoco, come profetizzano le Sibille, chi dubiterà più che sia giunta la fine dell’umanità intera e del mondo? Poiché essa è la città che ancora sostiene il mondo, dobbiamo pregare l’Iddio del cielo che, se è possibile, che il compimento della sua volontà sia differito, non appaia così preso come crediamo l’abominevole tiranno che compierà questo delitto e sopprimerà quella luce che è, estintasi, farà svanire il mondo intero>>” (Storia di Roma nel Medioevo, Volume I, Avanzini e Toraca Editori 1965, pag. 100)

Avere l’opinione che il nostro tempo, come quello di ieri o quello di domani possa essere il tempo della fine di questo mondo, è una cosa, insegnarlo come dottrina, per dar luogo ad un gruppo religioso è un’altra cosa. Gesù ha parlato chiaro: “Non sta a voi stabilire il tempo” (Atti 1:6-11)

Nello spazio intermedio tra l’ascensione e la sua venuta, questo tempo sarebbe stato contrassegnato, come dice Gesù, da guerre di ogni tipo, da fame, da pestilenze, ecc. ecc., i capitoli del Vangelo di Matteo capitolo 24, Marco 13 e Luca 21 tutto ciò è reso evidente che prima dell’apparizione di Gesù avverranno tutte le cose ivi descritte. Gesù invita perciò tutti i cristiani, in vista della sua venuta che verrà come un ladro nella notte, di star svegli, di conservare la fede in lui, di esseri fedeli alla propria coscienza di credenti e di guardarsi da coloro che dicono che “il tempo è prossimo”, Luca 21:8

Con tanti saluti fraterni.

Alla prossima
Adriano Baston


[Modificato da Adriano Baston 27/12/2010 20:03]
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