Una battaglia per la libertà

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00venerdì 5 ottobre 2007 15:02

Emiliano Sbaraglia, 04 ottobre 2007

Etica e giustizia Il sostituto procuratore generale della Cassazione "rigetta" il ricorso di Beppino Englaro, papà di Eluana, la ragazza che si trova in stato vegetativo dopo un incidente stradale dal 18 gennaio del 1992. Il padre ora attende la sentenza, continuando a dare voce a sua figlia, come racconta in questa intervista


Ad Eluana Englaro non deve essere staccato il sondino che la alimenta dal gennaio del 1992, da quando cioè la ragazza non si trova più nelle condizioni di intendere e volere per le conseguenze di un incidente stradale. Questo quanto chiesto dal sostituto procuratore generale della Cassazione Giacomo Caliendo, che sollecita alla prima sezione civile della Suprema corte il rigetto del ricorso presentato dal padre della ragazza, Beppino Englaro, contro il decreto emesso dalla Corte d'appello di Milano il 16 dicembre dello scorso anno. Per il pg Caliendo, infatti, le cure a cui è sottoposta Eluana "non rientrano nell'accanimento terapeutico" e la loro interruzione potrebbe avvenire solo se ci fosse un "consenso effettivo" della persona, che però nel caso di Eluana non può avvenire. Noi ne abbiamo parlato con lo stesso Beppino Englaro, che ringraziamo per l'intervista concessa.

Signor Englaro, cosa ne pensa di questa decisione della Cassazione?

Ma questa non è una decisione, è un parere, che poi saranno gli altri magistrati a valutare, prima di esprimere il loro giudizio. Io credo che la questione sia invece ancora aperta, anzi apertissima.

Lo crede o lo spera?
Vede, lo sa qual'è la vera discriminazione, la vera tragedia? Il fatto che le persone non hanno più voce. E questa è una tragedia dimenticata, che in troppi dimenticano.

Dunque?
Dunque la situazione di mia figlia differisce da tutte le altre alle quali è stata avvicinata. Nel caso di Welby, ad esempio, o come in quello della signora Maria, che poco tempo preferì morire piuttosto che non farsi tagliare l'arto inferiore, sono stati i diretti interessati a trasmettere le proprie volontà, avvalendosi della libertà di cura. Luca Coscioni, per citare un'altra vicenda abbastanza nota, chiese alla moglie Maria Antonietta di non farsi "intubare" durante il decorso della sua malattia.
Quella di Eluana invece è un caso diverso, ma non di natura iatrogena. Voglio dire che in questi anni i protocolli rianimativi hanno operato al meglio; anzi, fino ad ora è stata curata nel migliore di modi. Il fatto è che attualmente non ci sono sbocchi legislativi alla situazione, perché esistono dei meccanismi dai quali non ci si può sottrarre, rispetto a ciò che è indicato nel codice deontologico dei medici, e nell'ordinamento giuridico.

Il fatto è che le varie testimonianze sulle reali volontà di Eluana sembrano non convincere i giudici...

A questo proposito posso dire soltanto che mia figlia conosceva il problema, aveva visto appena un anno prima con i propri occhi l'invasività di certe terapie, sottoposte ad un suo amico anch'egli vittima di un grave incidente. Ed Eluana, che era un purosangue della libertà, rimase inorridita da quella barbarie.

Non crede che più dei giudici dovrebbero essere i familiari a decidere della sorte di un malato irreversibile?

Nel nostro caso non voglio neanche sentir parlare di questo argomento. C'era un patto di sangue chiaro nella mia famiglia, che riguarda, ovviamente, anche Eluana: se altri, ossia magistrati o medici, avessero disposto della nostra vita, saremmo intervenuti. Ecco perché non posso non andare fino in fondo. Era stata mia figlia a dare precise indicazioni. Ma quando parlo di questo in alcuni ambienti provoco soltanto delle risatina di compatimento. D'altra parte, se una persona non vive da dentro certe situazioni...

Cosa intende fare ora?
Niente. O meglio, attendere, Attendere la decisione dei magistrati, e poi agire di conseguenza. D'altra parte, da un punto di vista dei diritti umani e della tutela della libertà dell'individuo, sanciti dalla nostra Costituzione, il caso di Eluana è limpidissimo: ci sono dei diritti che dovrebbero essere osservati, e un essere umano, mia figlia, alla quale questi diritti non vengono riconosciuti. Ma aspetto, anche perché, dal 18 gennaio del 1992 a oggi, sono già 5738 giorni che aspetto. Ripeto: attendo la sentenza, e mi muoverò di conseguenza.

Non si può proprio ipotizzare una modifica dell'attuale ordinamento scientifico e giuridico in merito?
Suppongo lei conosca il Disegno di legge di Ignazio Marino e Angela Finocchiaro, riguardo al testamento biologico. Suppongo lei conosca anche le difficoltà che sta incontrando...

Continuerà la sua battaglia?
Ma questa non è la mia battaglia, è la battaglia di mia figlia, e la battaglia di tutti coloro che hanno a cuore i principi della libertà. Sono convinto che un giorno saranno in molti a inorridire, quando si renderanno conto che con questa vicenda è stata negata la libertà di un essere umano, di un cittadino. Io sono semplicemente costretto da tutto questo a dar voce a mia figlia.
=omegabible=
00venerdì 5 ottobre 2007 18:26
RE
Mi verrebbe voglia di urlare e basta!!!! [SM=g28001] [SM=g28001] [SM=g28001] [SM=g28001]


omega [SM=g27999]
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