UN TERREMOTO "TIRA" L'ALTRO A BORDO DI UNA PORTAEREI

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00martedì 23 febbraio 2010 18:03

20/02/2010

UN TERREMOTO "TIRA" L'ALTRO A BORDO DI UNA PORTAEREI

  



Dovrebbero essere ben altre le classifiche in cui l’Italia potrebbe a ragione primeggiare non fosse altro in virtù di quel luogo comune che la vorrebbe Patria di “un popolo di santi, di poeti e di navigatori”.

E’ difficile se non impossibile trovar traccia di tali pregevoli tratti distintivi nell’Italia di oggi in cui la santità si confonde con la disonestà e la corruzione,
la poesia con il decadentismo dell’etica e con la più zotica ignoranza, mentre dei navigatori in grado di doppiare l’ideale Capo di Buona Speranza, senza naufragare nel periglioso mare del contingente malaffare s’è persa ogni traccia, inghiottiti anche loro dai cascami di ideologie liberiste e prevaricatrici divenute zavorre al servizio di un Capitale che fra sfruttamento e alienazione, condanna senza remissione i ceti più deboli al ruolo di vittime sacrificali di uno “sviluppo” in cui anche una calamità naturale, come il terremoto, può essere motivo di arricchimento.

No, stavolta non penso al terremoto d’Abruzzo, già depredato da amorali sciacalli di stato con licenza di saccheggiare il pubblico erario, che ora volano alto sulle macerie del malcostume italiota, protetti da un sistema “gelatinoso” e viscido che fa pensare al meretricio più bieco e malvagio sponsorizzato da un ceto politico spregiudicato e aggressivo; no stavolta non penso ai sommovimenti, non solo tellurici, dell’ex belpaese, alle ammesse e connesse chiamate di correità di boiardi e servitori di uno stato a rischio crolli, bensì ad un altro terremoto, quello di Haiti, finito nel tritacarne di una solidarietà “militaresca” pelosa e interessata, quanto a spocchiosa esibizione, di mezzi impiegati unicamente per sostenere lo show business di una “solidarietà” di facciata, stivata in una portaerei ed esibita sulla tolda di comando da una inqualificabile oligarchia che ha approfittato del terremoto haitiano per varare la sua politica “mercantile” nell’ambito di non meglio precisata strategia di aiuti internazionali.   

Suona paradossale l’invio di una portaerei, quindi di una nave progettata per la guerra, nello scacchiere di un cataclisma naturale dove servirebbero ben altri progetti e navigli di pace, ma non essendo più il nostro un popolo di santi e navigatori, quanto di mercanti corrotti e di fabbricanti d’armi e di morte, pronti a lucrare anche sulle disgrazie altrui, ecco quindi la “Cavour” l’unica portaerei italiana, trasformarsi in specchietto per le allodole: come dire, un mezzo molto flessibile, multiuso, capace di adattarsi ai bisogni dei suoi committenti.

L’in…cultura del profitto e della guerra come fiore all’occhiello dell’ingegno italiota.
Una portaerei dotata di sofisticati strumenti di morte, mimetizzata da nave appoggio per le emergenze umanitarie, tra l’altro a suo tempo benedetta dal signor tarcisio bertone di professione cardinale della chiesa dei papi.

Bel modo di parlare di pace benedicendo una nave da guerra, un paradosso che diventa più stridente se si pensa a quel che pensava il conte Camillo Benso sui rapporti fra chiesa e Stato.  

La pecunia in questo, come in altri casi, non olet, perciò non è dato sapere il costo complessivo della missione né per quale recondito motivo si è deciso di inviare proprio quella tipologia di nave, anche se poi leggendo fra le righe di una decisione tutt’altro che avventata si colgono i veri scopi della missione. 

  
Per ammissione dello stesso ministro al ramo “difesa” il costo non è quantificabile, perché è legato alla sua durata, però
si sa che la spesa giornalieravaria dai 100 ai 200mila euro a secondo se la nave è ferma o in navigazione e a secondo della velocità”, anche perché la “Cavour” consuma 3mila litri di carburante l’ora con andatura da crociera, 25mila litri l’ora alla massima velocità, ovvero quella utilizzata per attraversare l’Oceano Atlantico.

Ma (qui la nebbia comincia a diradarsi rivelando i veri scopi della missione)
le aziende saranno in grado di coprire il 90% dei costi dell'operazione”,
precisa il ministro: ovvero Finmeccanica, Fincantieri ed Eni, su tutte, che hanno contribuito alla costruzione della nave.

Si fa sempre più forte, allora, la certezza che non trattasi di “operazione umanitaria” quanto di una grande opportunità di
marketing
per le aziende e per l’industria militare italiana nel mondo, anche perché non si capisce cosa andrà a fare la “Cavour” ad Haiti, dal momento che le uniche dichiarazioni di intenti sono ancora quelle del ministro della Difesa, peraltro piuttosto vaghe e pretestuose:

L'obiettivo delle missione sarà quello di aiutare tutta la popolazione, ma in particolare i bambini orfani che sono tanti e che vanno supportati. Mi piacerebbe riempire la nave di questi bambini e nel rispetto del diritto internazionale portarli in Italia magari per dei progetti di affidamento”.

Quante sale operatorie, quanti ospedali da campo si potevano e si possono realizzare con una spesa così folle?”,

si chiede Pax Christi in una dura nota emessa contro l’invio della portaerei.

Non possiamo nascondere il timore che questa operazione, sponsorizzata dalle grandi aziende che lavorano con il militare e che hanno realizzato questa nave, diventi più un’operazione di facciata, utile più al mondo militare che alla popolazione di Haiti”.

Mentre ad Haiti si continua a morire per la mancanza di medici ed equipaggiamenti e la macchina mondiale dei soccorsi è in grave ritardo, il governo italiano ha deciso di inviare oltreoceano la nave portaerei Cavour”, scrivono in un comunicato congiunto Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, e Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo. 

Era proprio necessario mandare una nostra portaerei così lontano?
Oppure dovevamo intervenire in altro modo, con altri mezzi
?”.

Inoltre, proseguono, “l’intera operazione è circondata da scarsissime informazioni”, sia “sull’effettiva necessità dell’impiego della portaerei”, sia su “modalità e tempistica della missione”.

Faccio mie le considerazioni dell’editoriale redazionale di
Mosaico di Pace:
la Cavour
è arrivata ad Haiti per un “grande e nobile servizio: soccorrere le vittime del terremoto”. “Eppure si tratta di una portaerei in servizio per la Marina Militare Italiana. Con tanto di bandiera da combattimento, ricevuta alla presenza del Capo dello Stato.

Con tanto di benedizione, ricevuta al momento della sua inaugurazione…
Una portaerei, simbolo per eccellenza di potenza.
Capace di imbarcare velivoli da guerra.
Capace di condurre operazioni offensive nel raggio di diverse centinaia di miglia dal gruppo navale.
Eppure la partenza di questa nave è stata presentata, con non poca retorica, come grande motivo di orgoglio nazionale.
Identificata niente di meno che con la solidarietà di tutti gli italiani
”.

Prosegue l’editoriale:

Era proprio necessario utilizzare una nave da guerra, lunga 235 metri, per portare aiuto alla vittime del terremoto?

C’era proprio bisogno, a monte, di costruire una portaerei con un costo di oltre 1.200 milioni di euro, pari alla somma raccolta nel mondo dopo la prima settimana dal terremoto di Haiti?
”.

E quanti morti si sarebbero potuti evitare se questa cifra si fosse spesa per mettere in sicurezza persone e territori, italiani e non?

Se tutte le ingenti cifre spese ogni anno per la costruzione e
l’acquisto di materiale bellico fossero destinate alla promozione e allo sviluppo dei popoli?”.

“Ma è così che cresce e si diffonde la cultura del “militare è bello”, un nuovo “sottile tentativo di benedire il militare a scopi umanitari” e di “dare un volto nuovo alla guerra
”.

È doverosa
, si legge ancora nell’editoriale
la vicinanza e la solidarietà in caso di tragedie come queste, ma è altrettanto doveroso denunciare che in buona parte si potrebbero evitare.
Come è necessario ricordare che più opportuno sarebbe utilizzare mezzi e attrezzature proprie della Protezione civile. Peraltro, spendendo anche meno.
P
er questo –
conclude
Mosaico di Pace – facciamo nostra e rilanciamo la proposta di Pax Christi: che la tragedia di Haiti ci dia ali nuove per compiere scelte coraggiose.
 
Per convertire strumenti di morte in possibilità di vita dignitosa.

In altre parole, dovremmo avere l’audacia di invertire la rotta politicamente intrapresa.

Dovremmo cioè investire in sicurezza e non in armi, in cooperazione, sanità, istruzione e non in strumenti di guerra
.”

Ancorata dallo scorso giugno al Muggiano (La Spezia) per mancanza di carburante”, scrive su
Unimondo Giorgio Beretta, specializzato in questioni dell’industria bellica, la “Cavour era finora giunta alle cronache nazionali per aver ospitato il lancio pubblicitario della Fiat Punto Evo con tanto di alzabandiera e cacciabombardieri parcheggiati sul ponte per gli estasiati Marchionne e Montezemolo
.

L'ammiraglia della nostra Marina Militare e ‘prima vera portaerei’ italiana non poteva certo mancare all'appuntamento con le ‘colleghe’ navi da guerra degli Stati Uniti.

E quale miglior occasione per il ‘battesimo operativo’ se non il soccorso alle popolazioni caraibiche martoriate dal terremoto
?”.

Per cui, continua Beretta, “
smettiamola, mi raccomando, di fare come Giuda che a Maria di Betania, che profumava di prezioso unguento i piedi di Gesù, rimproverava di aver sprecato denaro che ‘poteva essere dato ai poveri’.

Intendo dire, mica ci metteremo adesso a fare i conti di quanto ci costa mandare una portaerei attrezzata di tutto punto per soccorrere i terremotati?

Dei costi La Russa non parla, ma possiamo star certi che, visto il magro bilancio della Difesa, con i proventi del rientro dall'estero dei capitali una qualche forma in accordo con il buon letta, che dovrebbe gestire quel ‘tesoretto’, si trova.

Oppure li si contabilizzerà a fine anno nell'ancor più magro fondo destinato alla cooperazione internazionale e siamo sicuri che - data l'emergenza - le Ong capiranno la manovra
”.

Truffaldina, aggiungo io!

Del resto “
quale miglior occasione per mostrare al mondo le punte di diamante dell'Italia di oggi?

Che sono due.

Innanzitutto, la nostra capacità di pronto intervento all'indomani di un sisma
” (vedi l’indecente sceneggiata dell'indagato capoccia della Protezione Civile
)

e poi

la nostra produzione
militare
” dal momento che “l'Italia si appresta ad essere il secondo Paese al mondo per esportazione di armamenti."



LO SLOGAN... AMMAZZATECI TUTTI
ANDREBBE SOSTITUITO
E MESSO IN ATTO 
CON...
AMMAZZIAMOLI TUTTI.

ALTRO CHE STATUINE!!!
 

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