Da alcuni anni nel nostro paese si sta registrando una pericolosa quanto vergognosa inversione di tendenza.
Capita infatti che chiunque riceva un avviso di garanzia perché indagato per abusi sessuali a danno di minori, anziché starsene zitto e buono, a vergognarsi in un angolo, pregando i propri santi in paradiso, se ne esca allo scoperto, facendo una sorta di outing, che porta la sua, brutta, faccia sui giornali, nei salotti televisivi, in mezzo alle piazze.
In internet c’è addirittura una decalogo su come comportarsi. Creare subito un comitato, attaccare le associazioni che difendono i bambini abusati diffamandole, cercare contatti tra amici giornalisti che possano perorare la causa ed impedire la corretta informazione, creare blog e siti internet e ultimo ma non ultimo, screditare le vittime facendo leva sulla loro non credibilità.
E così quindi, da un paio d’anni a questa parte siamo tornati ad essere un paese che in fatto di diritti dei bambini abusati non ha nulla da invidiare all’Iraq o al Bangladesh.
A tal punto che lasciamo sempre più liberi, di abusare quanto di manifestare, i loro aguzzini e mettiamo al bando la credibilità dei bambini, specialmente quelli più piccoli i cui racconti, è scientificamente provato, non possono essere frutto di folli suggestioni.
L’ultimo caso è avvenuto alcune settimane fa in provincia di Reggio Calabria. Dove, come si è già fatto a Brescia e Reggio Emilia, lì addirittura un intero paese, con Sindaco e Parroco in prima fila, ha fatto una fiaccolata di solidarietà per un indagato.
Nessuno, dico nessuno, a chiedersi pubblicamente cosa abbia provato quella sera, la famiglia del piccolo abusato.
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