(TORINO) CARCERI ITALIANI E DIGNITA' : OLTRE 100 SUICIDI DALL'INIZIO DELL'ANNO

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parliamonepino
00sabato 17 luglio 2010 14:06
A Torino, nel carcere delle "Vallette", dove ogni giorno continuano ad arrivare nuovi detenuti, nonostante gli spazi siano ben oltre il limite della decenza e dell'igiene, è avvenuto l'ultimo suicidio.

Un ragazzo di 35 anni, Antimo Spada, si è impiccato. Portato, in coma, all'Ospedale Maria Vittoria di Torino, è morto 3 giorni fa.

Forse, fra gli addetti ai lavori, si dirà, "un problema di meno", "una bocca in meno da sfamare".

La RIEDUCAZIONE, il REINSERIMENTO, fanno posto alla mortificazione della DIGNITA' UMANA e, spesso, induce le persone private della libertà, al tragico gesto del suicidio, o, se si ribellano, ad un "suicidio dubbio", che può far sospettare un intervento troppo energico di chi deve "mantenere l'ordine".

Lo stato di sudiciume delle docce è pazzesco, per non parlare del cibo, per non parlare delle celle sovraffollate e tutto quello che ne consegue.

Si parlava di almeno 2 mila nuovi assunti nella polizia penitenziaria, ma non ci sono i fondi neanche per pagare quelli che già lavorano.

Si è parlato di progetti d'emergenza per rendere più vivibili i penitenziari. Tutte parole, ma niente fatti.

Con il caldo, le condizioni igieniche diventano sempre più scarse, come certi canili che fanno vedere su "Striscia la Notizia".

Stiamo parlando di uomini, di persone che, a volte, si trovano in carcere per errori giudiziari e sono più numerosi di quello che immaginiamo.

Stiamo parlando di persone che non potendosi permettere un avvocato, anche per un piccolo reato devono scontare pene oltre il limite del danno che hanno fatto.

Vorrei conoscere fisicamente il Giudice che, qualche settimana fa, ha condannato a 5 anni di carcere un uomo che aveva rubato un tappino di una ruota di una automobile del valore di 50 centesimi.

Scusatemi, ma sono molto alterato.

La vita delle persone, specie quelle dietro le sbarre, non ha più valore.



Kalos52
00sabato 17 luglio 2010 14:57
Re:
parliamonepino, 17/07/2010 14.06:

A Torino, nel carcere delle "Vallette", dove ogni giorno continuano ad arrivare nuovi detenuti, nonostante gli spazi siano ben oltre il limite della decenza e dell'igiene, è avvenuto l'ultimo suicidio.

Un ragazzo di 35 anni, Antimo Spada, si è impiccato. Portato, in coma, all'Ospedale Maria Vittoria di Torino, è morto 3 giorni fa.

Forse, fra gli addetti ai lavori, si dirà, "un problema di meno", "una bocca in meno da sfamare".

La RIEDUCAZIONE, il REINSERIMENTO, fanno posto alla mortificazione della DIGNITA' UMANA e, spesso, induce le persone private della libertà, al tragico gesto del suicidio, o, se si ribellano, ad un "suicidio dubbio", che può far sospettare un intervento troppo energico di chi deve "mantenere l'ordine".

Lo stato di sudiciume delle docce è pazzesco, per non parlare del cibo, per non parlare delle celle sovraffollate e tutto quello che ne consegue.

Si parlava di almeno 2 mila nuovi assunti nella polizia penitenziaria, ma non ci sono i fondi neanche per pagare quelli che già lavorano.

Si è parlato di progetti d'emergenza per rendere più vivibili i penitenziari. Tutte parole, ma niente fatti.

Con il caldo, le condizioni igieniche diventano sempre più scarse, come certi canili che fanno vedere su "Striscia la Notizia".

Stiamo parlando di uomini, di persone che, a volte, si trovano in carcere per errori giudiziari e sono più numerosi di quello che immaginiamo.

Stiamo parlando di persone che non potendosi permettere un avvocato, anche per un piccolo reato devono scontare pene oltre il limite del danno che hanno fatto.

Vorrei conoscere fisicamente il Giudice che, qualche settimana fa, ha condannato a 5 anni di carcere un uomo che aveva rubato un tappino di una ruota di una automobile del valore di 50 centesimi.


Forse chi ruba un tappino è condannato perchè non può dare il suindicato tappino quale acconto agli avvocati che dovrebbero difenderlo. Probabilmente se avesse sottratto un miliardo di tappini avrebbe potuto pagarsi la difesa ed essere oggi libero su qualche spiaggia assolata a contare i tappini rimastigli.


Scusatemi, ma sono molto alterato.

La vita delle persone, specie quelle dietro le sbarre, non ha più valore.

Anche io, come te, sono molto alterato, con buone ragioni. Se i nostri governanti continueranno ad elevare l'età pensionabile, probabilmente io ad 80 anni sarò ancora operativo nel mondo del lavoro, però senza lavoro, e senza pensione. Forse perchè mi sono lasciato derubare dallo stato per 30 e più anni e ritrovarmi una mano vuota perchè ho aperto il pugno, ed anche le mosche sono volate via.








®@ffstef@n
00sabato 17 luglio 2010 15:09
Dato che si giunge tutti alla stessa conclusione...
perchè quella stessa mano si rifiuta di impugnare un cannone ?

se evitiamo di usar le mani evitiamo anche di sparar cazzate.


Vecio adagio:
AIUTATI CHE DIO TI AIUTA





C'era una volta un uomo che aveva una enorme fede in Dio.

Era un agricoltore che abitava sul corso di un fiume,
poco distante dalla grande città.
Un giorno al telegiornale ascoltò la previsione di un enorme uragano che si sarebbe abbattuto nella sua zona.

La popolazione era consigliata di evacuare
la città e i dintorni.
L'uomo pensò tra sè e sè: "Dio è con me,
non mi farà accadere nulla".
Iniziò a piovere a dirotto.
Un cittadino che stava scappando vide l'uomo e gli disse: "Ehi tu!
Hai sentito la previsione? Dobbiamo andare via!"
Ma l'uomo di fede gli rispose:"Dio è con me,
non può permettere che mi accada nulla!".
Ben presto l'acqua del fiume arrivò fino alla sua casa e l'uomo di fede fu costretto a salire sul suo tetto per non affogare.
Passò di lì una troupe televisiva in elicottero che gli offrì di portarlo con sè al riparo.
"Io sono un uomo di Dio!
Non può accadermi nulla!" e rimase sul tetto.
Una volta al cospetto di Dio l'uomo di fede chiese al Signore: "Padre, ma perchè hai permesso che io morissi?"
E Dio gli rispose:"Permesso?
Ti ho fatto ascoltare la previsione per avvertirti,
ti ho fatto incontrare un uomo per portarti via e un elicottero per salvarti..
Cos'altro volevi che facessi?"
Kalos52
00sabato 17 luglio 2010 15:22
Re:
®@ffstef@n, 17/07/2010 15.09:

Dato che si giunge tutti alla stessa conclusione...
perchè quella stessa mano si rifiuta di impugnare un cannone ?

se evitiamo di usar le mani evitiamo anche di sparar cazzate.


Vecio adagio:
AIUTATI CHE DIO TI AIUTA





C'era una volta un uomo che aveva una enorme fede in Dio.

Era un agricoltore che abitava sul corso di un fiume,
poco distante dalla grande città.
Un giorno al telegiornale ascoltò la previsione di un enorme uragano che si sarebbe abbattuto nella sua zona.

La popolazione era consigliata di evacuare
la città e i dintorni.
L'uomo pensò tra sè e sè: "Dio è con me,
non mi farà accadere nulla".
Iniziò a piovere a dirotto.
Un cittadino che stava scappando vide l'uomo e gli disse: "Ehi tu!
Hai sentito la previsione? Dobbiamo andare via!"
Ma l'uomo di fede gli rispose:"Dio è con me,
non può permettere che mi accada nulla!".
Ben presto l'acqua del fiume arrivò fino alla sua casa e l'uomo di fede fu costretto a salire sul suo tetto per non affogare.
Passò di lì una troupe televisiva in elicottero che gli offrì di portarlo con sè al riparo.
"Io sono un uomo di Dio!
Non può accadermi nulla!" e rimase sul tetto.
Una volta al cospetto di Dio l'uomo di fede chiese al Signore: "Padre, ma perchè hai permesso che io morissi?"
E Dio gli rispose:"Permesso?
Ti ho fatto ascoltare la previsione per avvertirti,
ti ho fatto incontrare un uomo per portarti via e un elicottero per salvarti..
Cos'altro volevi che facessi?"



C'era una volta una mamma che camminava sul marciapiedi con il suo bambino di due anni quando, improvvisamente, il bambino gli sfugge di mano e fa per attraversare la strada con decine di auto che sopraggiungevano a forte velocità.

La madre, presa dal panico, urla disperata a squarciagola quando, miracolosamente, un passante afferra rapidamente la mano del bimbo, traendolo in salvo e depositandolo sulle braccia della madre in lacrime, ma raggiante.

Se Dio esiste, la smetta di parlarci per enigmi, aspettandosi che interpretiamo i suoi segnali dal cielo e ci strappi via dai problemi offrendoci una chiara via d'uscita.
parliamonepino
00mercoledì 21 luglio 2010 13:19

Morto dopo la scarcerazione: la tragica fine di un 25 enne

Muore a poco più di 25 anni, un giorno dopo la sua uscita dal carcere. I familiari accusano: "Colpa della terapia che gli hanno cambiato durante i giorni di dentenzione" e devastano l'ospedale.

15/07/2010
Ancora non si sa quale sia la causa, ma quel che per ora è certo è che un ragazzo di 25 anni è morto all'ospedale Pellegrini il giorno dopo la sua scarcerazione. I familiari non hanno dubbi e accusano: "Colpa della terapia che gli hanno cambiato durante i giorni di detenzione".
Secondo quanto raccontato dalla famiglia, l'uomo era stato arrestato una decina di giorni fa accusato di scippo. Sposato con due figli, venditore ambulante di gelati, soffriva di ipertensione. Martedì scorso esce dal carcere, "pallido, provato, sofferente", racconta la famiglia che aggiunge: "Era innocente, è stato arrestato ingiustamente". La scorsa notte, mentre era a casa, l'uomo si sente male. Due suoi parenti si recano all'ospedale Pellegrini per chiedere l'intervento dell'ambulanza che però, raccontano, in quel momento non era disponibile. Decidono, così, di portare a piedi il ragazzo, in braccio. Ma all'arrivo in ospedale, i sanitari decretano già il decesso.
A quel punto un nutrito gruppo di parenti, tutti dei Quartieri Spagnoli ha fatto irruzione nel pronto soccorso dell'ospedale: distrutte scrivanie, porte, finestre. Il tutto con un'accusa: "E' morto perché in carcere faceva troppo caldo e gli hanno cambiato terapia".


FONTE



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parliamonepino
00mercoledì 21 luglio 2010 13:29

Carceri: detenuto pestato da presunti agenti a Secondigliano

In quattro-cinque persone, presumibilmente della polizia penitenziaria, avrebbero pestato con dei tubi di gomma un giovane detenuto a Secondigliano di 25 anni.

05/05/2010
R.R., affetto da Hiv conclamato e detenuto a Secondigliano da settembre del 2008, sarebbe stato pestato, secondo la denuncia del giovane al suo avvocato, da alcuni agenti della penitenziaria. A raccogliere l'esposto-querela del ragazzo, già depositata presso la Procura della Repubblica di Napoli, l'avvocato del ragazzo, Luciano Santoianni, che oggi ha reso pubblica la storia del presunto pestaggio avvenuto tra il 22 e il 23 aprile scorso, all'interno della prigione.

Il giovane, classe 1985, dichiara nella sua denuncia di essere stato pestato con delle cannole (tubo di gomma usato per le pompe, ndr) da "una squadretta di 4 o 5 persone con le divise della polizia penitenziaria, ma il volto coperto da passamontagna nero" e, quindi, richiede "una immediata visita medico-legale per vedere i segni delle lesioni che ho sul mio corpo".

Secondo il racconto reso dal ragazzo al suo legale, nel pomeriggio del 22 aprile, gli uomini di cui parla nella denuncia, l'avrebbero condotto dal reparto in cui si trovava in un'altra zona del carcere. Dopo un po' sarebbero arrivati gli agenti di polizia penitenziaria che, a volto coperto e con dei tubi di pompa, avrebbero cominciato a picchiarlo. R.R. dice di aver trascorso la notte in quella cella, senza coperte, e di essere stato riportato nel suo reparto solo il giorno successivo. Il motivo che ha scatenato questo episodio, secondo l'avvocato e il suo assistito, le proteste di R.R. di fronte al diniego, da parte del Sert del carcere, di essere inserito nella lista degli assuntori di metadone. Il punto è, racconta il suo legale, che al momento del suo ingresso in prigione, R.R. non era assuntore dell'oppioide. "Ci ha raccontato di averne ricevuto da altri detenuti - ha spiegato il legale - Dalle analisi che gli hanno fatto in carcere risulta esserci questa dipendenza da metadone. Abbiamo chiesto il sequestro della cartella".

La prima a venire a conoscenza del fatto, la madre del ragazzo. "Il 23 aprile sono stata da lui per un colloquio premiale - ha raccontato - e mi sono accorta subito che qualcosa non andava: non mi aveva riconosciuto, era stonato". Alla madre il ragazzo ha confidato l'accaduto, mostrandole i segni dei colpi ricevuti: "Su una mano, una gamba, alla testa e lamentava dolori al collo e alla schiena". "Mi ha detto di informare subito l'avvocato - ha continuato la madre - perché aveva paura". Solo il lunedì successivo, il 26 aprile, Santoianni è riuscito ad incontrare il suo assistito e a raccogliere la denuncia poi depositata presso la Procura della Repubblica.


FONTE



Queste notizie non bastano a scatenare una reazione.

Forse non è ancora abbastanza, ma "la paglia vicino al fuoco, prima o poi brucia".................



Kalos52
00mercoledì 21 luglio 2010 15:54
Re:
Da quanto leggiamo regolarmente circa le carceri italiane mi sembra somiglino sempre più al "castello d'IF" dove fu imprigionato il Conte di Montecristo. Purtroppo gli odierni detenuti non incontrano il tenero abate Faria ma sono costretti a subìre, come accadeva nei bui secoli passati, la violenza e la dominante ingiustizia. E se qualche nostro bel ministro, in incognito, con una fittizia identità, provasse a vivere almeno un mese in cella, questo lo aiuterebbe a comprendere, vivendo in prima persona le stesse sofferenze?

parliamonepino
00sabato 24 luglio 2010 23:44

Carceri: sucidio a Catania, si sgozza in cella con lametta.

Aveva 39 anni, era detenuto dal 2008 in attesa di giudizio.

23 luglio, 14:55

(ANSA) - CATANIA, 23 LUG - Un detenuto, Andrea Corallo, di 39 anni, si e' ucciso nel carcere di Bicocca a Catania recidendosi la carotide con una lametta da barba.

L'uomo si e' tolto la vita mentre era nel bagno della sua cella. E' il 38/mo (sono di più -ndr) suicidio in carcere del 2010. Corallo era detenuto in attesa di giudizio. Era stato arrestato il 16 aprile del 2008 assieme a altre sette persone, nel Ragusano, nell'ambito di un'operazione antiracket coordinata dalla Dda di Catania. Sul suicidio la Procura etnea ha aperto un'inchiesta.

Il sostituto Angelo Busacca ha disposto l'autopsia.


FONTE

[SM=g27993]

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