Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

RISPOSTA ALLA RICHIESTA DI GIOVANNI DA FASANO SULLA TNM DEL 1967

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2011 21:51
Email Scheda Utente
Post: 281
Post: 280
Registrato il: 03/09/2010
Città: VENARIA
Età: 90
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
15/03/2011 23:01
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Non avendo a disposizione i volumi in lingua inglese del 1950 della Traduzione del Nuovo Mondo, non mi è possibile dimostrare quali note in calce siano state inserite nella Bibbia in un solo volume del 1967.

Ma non è difficile rintracciare le note inserite in detta Bibbia e in quella aggiornata del 1987, quando esse vengono confrontate con il testo greco e quello ebraico, o con la versione dei Settanta.

A dimostrazione di questo mi accingo a portare alcuni esempi di gravi manipolazioni che il Corpo Direttivo, il papa dei testimoni di Geova, compie allo scopo di dare conforto alla sua dottrina.

Esso si è servito di espressioni già presenti nel proprio linguaggio della Traduzione del 1950.

Ecco un breve elenco di passi biblici che non rispettano il senso originale del testo greco:

1) Matteo 21:9 – TNM: “Salva, preghiamo, il Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome di Geova! Salvalo, noi preghiamo nei luoghi altissimi”. Manipolazione eseguita a tavolino! Un testo che si riferisce a Cristo viene letteralmente capovolto e spostato all’indirizzo di “Geova”, un’invocazione a Geova per salvare Cristo dai suoi problemi. Questo spostamento è dovuto alla preconcetta dottrina di escludere dalle preghiere e invocazioni il Figlio di Dio perché, appunto, per il Corpo Direttivo è una creatura, per questo motivo trovano utile, per dare forza al loro credo, corrompere il Testo. Che le parole di “osanna” siano rivolte a Gesù è evidente anche da ciò che si legge dai versetti 15 e 16 dello stesso capitolo appena sopra citato di Matteo. “Salvalo” poi, non è il senso vero di “osanna”, casomai è “salvaci”, come richiede la lingua semita del “na” finale della parola che vuol dire “noi”; “osanna” è qualcosa che fa pensare ad un saluto, ad una lode, ad un augurio. Infatti,“osanna” è il grido di omaggio della folla verso Gesù, una supplica che significa vieni in “nostro aiuto”! E in relazione al fatto che subito dopo vien detto di Gesù, proprio alla richiesta di aiuto: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”; “osanna” di omaggio a Gesù il Messia suscita gelosia dei capi religiosi.

Nella convinzione settaria che Gesù sia un essere creato, il Corpo Direttivo si accinge a trovare tutti i sistemi allo scopo di distruggere la divinità di Cristo espressa nei passi, sia quelli che alludono esplicitamente e sia quelli implicitamente riguardo alla divinità del Figlio uguale a quella del Padre, proprio perché gli è Figlio. Checché ne dicano i nuovi ariani!
Email Scheda Utente
Post: 281
Post: 280
Registrato il: 03/09/2010
Città: VENARIA
Età: 90
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
15/03/2011 23:07
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

2) Matteo 28:19 – TNM: ”Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni” (mio il corsivo). La frase delle persone di, manco a dirlo, non appare nel testo greco ed è evidente l’aggiunta da parte del papa Corpo Direttivo per provare che la salvezza è solo per i geovisti!

3) Luca 3:3 – TNM (1967): ”…predicando il battesimo [come simbolo] di pentimento e il perdono dei peccati”. La frase come simbolo, che è stata aggiunta nel Testo, è per indurre il testimone di Geova a credere che il battesimo è la dedicazione a Geova e non un sacramento cristiano, come del resto da sempre hanno creduto tutti i cristiani sin dalle origini. In Atti 19:4 si ripete la stessa lezione. Pertanto, i cristiani, per comprendere che cosa è il battesimo ed il suo significato dovevano aspettare il sorgere dei testimoni di Geova!

4) Luca 10:16 –TNM: “ Chi ascolta voi ascolta [anche] me. E chi trascura voi trascura [anche] me. Inoltre, chi trascura me trascura [anche] colui che mi ha mandato.”.
Si noti: per tre volte abbiamo “anche”, che si propone lo scopo di distruggere l’immedesimazione profonda che intercorre tra Gesù e il Padre e di Gesù con l’uomo. Lo stesso trattamento, il Corpo Direttivo, lo riserva ad altri passi come quello di Matteo 18:5; Luca 9:48; Giov. 13:20.
Come è evidente, la ripetizione di certe parole che capovolgono il senso della scrittura viene usata come norma, che una volta assimilate esse incidono profondamente nella mente e nel pensiero del testimone di Geova che difficilmente, a molti, per quanto si sforzino di liberarsi dalla loro influenza, lo spirito di quelle parole rimane. Per sbarazzarsi di esse sembra vano ogni loro sforzo, una volta assimilate all’interno del proprio essere. Di quelli che vivono in tale condizione e che hanno abbandonato il gruppo da tempo, ne conosco diversi, sono ancorati inconsciamente alle categorie mentali della letteratura del Corpo Direttivo.

Email Scheda Utente
Post: 282
Post: 281
Registrato il: 03/09/2010
Città: VENARIA
Età: 90
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
15/03/2011 23:09
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

5) Luca 16:22-23 –TNM (1967): “ Ora con l’andar del tempo il mendicante morì e fu portato dagli angeli nella posizione del seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’Ades alzò gli occhi, esistendo nei tormenti, e molto lontano vide Abramo e Lazzaro nella posizione del seno con lui.”. (mio il corsivo)
A parte l’italiano barbaro, si osservi che abbiamo per ben due volte l’aggiunta “nella posizione del”, questo con l’intento di negare che il regno celeste di Dio appartiene a tutti, e non solo ai 144 mila, la classe privilegiata: “ cenerete a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”. (Matteo 8:11). Il contrario di ciò che falsamente insegna il Corpo Direttivo circa il paradiso celeste. Ma il regno dei cieli è proprio verso questa meta che da Giovanni il Battista vengono spinti tutti gli uomini. Si tratta della stessa nella quale anelavano di giungere gli antichi profeti e che diviene la realtà in Cristo. (Matteo 11:12; Ebrei 11:16) La stessa frase viene aggiunta in Giovanni 1:18 per negare la profonda intimità che il Figlio ha con il Padre.
Nella TNM del 1967 la frase “nella posizione del” è priva di parentesi quadre facendola passare direttamente come parola di Dio; invece, nella nuova versione, quella del 1987, appare tra parentesi ma sempre, appunto, con l’intento di cambiare il senso del testo sacro, dando in questo modo ai credenti testimoni di Geova un falso messaggio sulla vera natura di Cristo.
Nelle pubblicazioni che vengono sfornate dai sacerdoti di Brooklyn le parentesi cadono, così il gioco è fatto. In questo modo, l’ignaro testimone viene abituato a leggere come parola di Dio ciò che in realtà non lo è. Non si accorge, in quanto impreparato, circa il testo greco, ciò che nella traduzione è stato aggiunto ad essa. Si tratta tante volte di piccole parole ma molto significative per capovolgere il vero senso della Scrittura, che abilmente il Corpo Direttivo, per sostenere la propria dottrina ne cambia la natura.
Come la maggioranza degli ebrei, Gesù credeva nell’immortalità dell’anima, perciò la parabola del ricco e del Lazzaro egli la mette in relazione a ciò che avviene nell’aldilà. Secondo la narrazione, la situazione dei personaggi viene capovolta, per Lazzaro le beatitudini e per il ricco il tormento. Più volte Gesù aveva avvertito i ricchi di abbandonare i loro egoismi se volevano essere approvati da Dio. Con la parabola Gesù si riferì ad un racconto che i suoi ascoltatori conoscevano bene in quanto circolava nella Palestina di quel tempo, come ci informa il Talmud palestinese, il racconto di un povero scriba e di un ricco pubblicano Bar Ma’Jau che Cristo utilizzerà per la narrazione della sua parabola che a quanto ai contenuti nella sostanza li accoglie tutti. Egli avverte i presenti, anche i farisei che credono nell’aldilà e i sadducei pure, che al contrario dei farisei non accettano l’esistenza dopo la morte, perchè non ascoltare Gesù significa mettere in gioco il proprio destino eterno. Pertanto, le allegorie che i tdG attribuiscono alla parabola di Gesù sono prive di fondamento. Davvero gli ascoltatori di Gesù compresero l’allegoria proposta dal Corpo Direttivo alla parabola? Davvero quelle persone compresero che il povero Lazzaro rappresentasse la gente comune che si trova “nella posizione di favore” e che il ricco raffigura la classe dei farisei disapprovati da Dio?
Significativo è il fatto poi che la parabola è caratterizzata dal 6, cioè i sei fratelli ricchi! Il 6 è simbolo di fragilità come il 666. E’ una parabola questa di Gesù Cristo che avverte sia i credenti nell’aldilà, cioè i farisei e i sadducei che non credono neppure nella resurrezione, i quali tutti devono prestare attenzione al messaggio di Gesù. Cristo avverte anche i testimoni di Geova a prestare attenzione al vero messaggio di Cristo proprio in relazione a ciò che viene dopo la morte e che essi, come i loro fratelli sadducei non accettano che si accetti una vita dopo la morte, un premio e un castigo: è una questione di scelta individuale.


Email Scheda Utente
Post: 283
Post: 282
Registrato il: 03/09/2010
Città: VENARIA
Età: 90
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
15/03/2011 23:12
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

6) Giovanni 1:8 –TNM: “ Egli non era quella luce, ma doveva rendere testimonianza riguardo a quella luce” (mio il corsivo)

Anche con questa Scrittura, il papa Corpo Direttivo ha davvero messo al bando la divinità assoluta di Cristo. Gesù, come spiega il testo greco, non è né quella luce né questa luce. Egli è luce, cioè To fos. Ed è proprio alla luce che Battista rende la sua testimonianza.

7) Atti 3:15 –TNM: “Mentre uccideste il principale agente della vita”. La parola di Dio invece contiene “l’autore della vita” che significa ben altra cosa, rispetto a quello che credono i tdG. Cos’è, il principale distributore della Torre di Guardia? Il principale agente pubblicitario? Anche in Ebrei 12:2, a Gesù Cristo gli viene appioppato lo stesso termine: “il principale Agente” che distribuisce la fede geovista!
C’è poi, una parolina molto importante che in questo caso non appare nel greco, “nostra”, appunto, per spiegare che la sola fede appartiene ai geovisti.

8) I Corinti10:16-22 –TNM: “…il calice di benedizione che noi benediciamo, non è una partecipazione al sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è una partecipazione al corpo di Cristo?...Voi non potete bere il calice di Geova e il calice dei demoni; non potete partecipare alla <<tavola di Geova>> e alla tavola dei demoni. O incitiamo <<Geova a gelosia>>?...”
A un certo punto del discorso, che parla di Gesù, l’argomento viene spostato su Geova e in questo modo il ragionamento diventa incoerente e assurdo, invalidando ciò che l’apostolo sta osservando su Gesù! E’ evidente, da tutto il discorso, che l’apostolo sta parlando del pane e della tavola di Cristo, cioè dove si celebra l’eucarestia, per cui, non si parla della tavola, né tantomeno del calice, né del pane di Geova! I soliti falsari pongono tra virgolette due frasi: “la tavola di Geova” e “incitiamo Geova a gelosia”. Questo in opposizione al pensiero dell’apostolo Paolo, il quale non fa per nulla alcun riferimento al Vecchio Testamento. Prendersi la libertà di correggere la Scrittura si incorre nel giudizio avverso di Dio, e questo il Corpo direttivo lo conosce benissimo, sarebbe saggio da parte sua che ci riflettesse sopra. Ma fino ad ora sembra che non ci sia la volontà di cambiare rotta, pur sapendo che non si devono manomettere i Sacri Scritti, il Corpo Direttivo continua, nonostante tutto, con totale indifferenza, la sua opera inquinante, modificando a suo piacere la traduzione della Parola. Si aggiunge pure al testo in questione, la voce “Geova” che, oltre ad essere un nome falso lo pone in bocca all’apostolo che invece, in armonia al suo discorso, chiama Gesù “Signore”.
Nel maligno tentativo di stravolgere le parole di Paolo, il Corpo Direttivo induce l’apostolo a degli accostamenti scritturali palesemente inadeguati pur di raggiungere il suo scopo e, quindi, si da al discorso di Paolo un corso diverso, tanto è vero, che nella sua integrità non è più riconoscibile.


Email Scheda Utente
Post: 284
Post: 283
Registrato il: 03/09/2010
Città: VENARIA
Età: 90
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
15/03/2011 23:21
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

9) Colossesi 1:13-20 –TNM: “…Egli è l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; perché per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono create nei cieli e nella terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano troni o signorie o governi o autorità. Tutte le [altre] cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Ed egli è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere, ed egli è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti affinché divenga colui che è primo in tutte le cose; poiché [Dio] ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza, e per mezzo di lui riconciliare di nuovo con sé tutte le [altre] cose facendo la pace mediante il sangue [che egli sparse] sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli.” L’inserimento nel Testo del termine “altre” allo scopo di far dire alle parole di Paolo, per ben 5 volte “altre” che Cristo sia una creatura tra le “altre” è una delle falsificazioni più gravi: un capolavoro dell’anticristo!

Il Sig. Giovanni da Fasano non si lasci fuorviare dal significato del termine primogenito che esso assume nelle nostre lingue! Nell’area semita del Vecchio Testamento questa parola assume più di un significato. Oltre ad essere impiegata per spiegare il primo nato di una famiglia come per esempio il primo dei resuscitati, come nel caso di Cristo, primogenito significa anche avere il primato come si può rilevare da Esodo 4:22 dove la nazione di Israele vi è annoverata a prima nazione anche se in senso storico non è la prima e così, in questo modo, il popolo di Israele assume il titolo di primogenito.
Allo stesso modo Dio assurge a primogenito il re Davide su tutti i re della terra. -Salmo 89:28.

Pertanto, Gesù è il prototokos, cioè egli ha il primato su tutta la creazione essendo appunto la Parola creatrice l’immagine perfettissima di Dio. Paolo dopo aver detto di Gesù che è immagine di Dio inizia a parlare della creazione con il termine “Poiché”, dimostrando senza ombra di dubbio che Gesù è il mezzo che opera la creazione e che da origine al tutto come dimostra Ebrei 1:6 “E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.” Ciò dimostra, dunque, che il primogenito è separato e distinto dalla creazione come documenta anche in modo categorico Giovanni 1:3 che i geovisti si sono dimenticati di falsificare! Ma non soltanto il figlio proprio di Dio è visto tra le “altre” creature, il Corpo Direttivo si è pure divertito a ridurre il loro Dio Geova tra gli “altri” idoli, come si può vedere in II Cronache 2:5 –TNM: “E la casa che edifico sarà grande, poiché il nostro Dio e più grande di tutti gli [altri] dèi.” Si confronti anche Salmo 135:5. Un altro “altri” senza parentesi si trova nel Salmo 138:1.
Geova un idolo tra gli idoli!
Così Geova, come Gesù, è stato sistemato per le feste!!

Essendo anticristica la dottrina dei tdG essi si sono occupati a falsificare sistematicamente tutte le Scritture che parlano della divinità di Cristo uguale a quella del Padre.

La Scrittura non lascia alcun dubbio sulla sua divinità per cui ogni sforzo ariano per contrastarla viene vanificato dalla teologia giovannea: “E Dio era la Parola” (così recita il greco) come il Padre con il quale egli era e “io sono” che è il richiamo di Esodo 3:14 nella versione dei Settanta usata dagli apostoli per comporre il Nuovo Testamento. Sulla tematica della cristologia è di fondamentale contenuto cristologico proprio su tutti i passaggi Scritturali che specificano la natura del Figlio proprio di Dio. Pertanto, è falsa la TNM quando traduce Giovanni 8:58 “io sono stato” (1967) e “io ero” (1987); una Bibbia prodotta per proprio uso e consumo.

Sulla controversia ariana, significativo è il breve commento che fa il noto studioso Hans Küng sul quale si invita il geovismo a rifletterci sopra: “La voce ὁμοούσιος (homoousios consostanziale- parentesi mia) (qui non impiegata in senso tecnico) non mirava a sovrapporre il concetto di Οὐσία (Ousia che significa sostanza, essenza – parentesi mia) al concetto di Dio, ma intendeva semplicemente chiarire le asserzioni neotestamentarie sul Figlio, un Figlio di Dio che non va collocato sul piano delle creature (come pensava Ario, ispirandosi al platonismo di mezzo), ma cui bisogna riconoscere lo stesso livello d’essere del Padre trascendente. Con queste affermazioni, non si voleva dire qualcosa di più di quanto la Scrittura stessa attesta (mio il grassetto) e neppure dare una risposta positiva al problema del tipo di relazione che intercorre tra il Padre e il Figlio.”.
Come si può osservare, la dottrina di Ario (Padre del Corpo Direttivo) circa il pensiero del demiurgo inferiore, presenta tutti i connotati accolti nella dottrina geovista. A fronte del pensiero storico del Küng non è possibile non scorgere da quale fonte filosofica il Corpo Direttivo abbia trovato ispirazione per la sua dottrina del Figlio di Dio quale essere creato.

Proprio sulla dottrina ariana ecco come il dotto Küng riassume il pensiero: “Per Ario, Cristo non è semplicemente un uomo adottato da Dio, ma il Figlio di Dio, già prima della creazione del mondo. Il logos è infatti creato dal Padre prima ancora della creazione del mondo; ci fu un tempo in cui egli non esisteva; è stato creato come una grandiosa essenza intermediaria divina e strumento per la creazione del tutto. Essenzialmente diverso dal Padre, Cristo è, sotto ogni aspetto, da lui dissimile per essenza. Si può chiamarlo <<Dio>> soltanto in virtù della grazia che il Padre gli concede in vista della sua partecipazione alla Divinità. Poiché il logos non è propriamente Dio, bensì creatura, ed è quindi mutevole, gli è consentito di <<divenire>>; gli si possono attribuire incarnazione e umiliazione.” (Incarnazione di Dio – Queriniana 1972 – pagg. 607-608, 613-614)
Sembra di leggere la Torre di Guardia!
Dal discorso di Ario è evidente che i tdG ne costituiscono una propaggine, e su questo primeggiano nell’ambito del settarismo entro il quale non trovano rivali.
In quanto a sofismo e capacità di corrompere la Parola di Dio, il Corpo Direttivo, pur di provare quello che crede rivela un comportamento che manifesta di possedere una spiccata e forte vocazione dell’apostasia, sordo alla voce della verità Scritturale che lo accusa.

Cordiali Saluti
Adriano Baston


Email Scheda Utente
Post: 21
Post: 2
Registrato il: 15/02/2011
Città: FASANO
Età: 64
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
16/03/2011 13:17
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

GRAZIE
Grazie per la risposta, molto soddisfacente
Email Scheda Utente
Post: 14
Post: 14
Registrato il: 13/08/2009
Città: PESCARA
Età: 36
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
16/03/2011 21:51
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re:
Adriano Baston, 15/03/2011 23.09:



Come la maggioranza degli ebrei, Gesù credeva nell’immortalità dell’anima, perciò la parabola del ricco e del Lazzaro egli la mette in relazione a ciò che avviene nell’aldilà. Secondo la narrazione, la situazione dei personaggi viene capovolta, per Lazzaro le beatitudini e per il ricco il tormento. Più volte Gesù aveva avvertito i ricchi di abbandonare i loro egoismi se volevano essere approvati da Dio.

....

Egli avverte i presenti, anche i farisei che credono nell’aldilà e i sadducei pure, che al contrario dei farisei non accettano l’esistenza dopo la morte, perchè non ascoltare Gesù significa mettere in gioco il proprio destino eterno. Pertanto, le allegorie che i tdG attribuiscono alla parabola di Gesù sono prive di fondamento. Davvero gli ascoltatori di Gesù compresero l’allegoria proposta dal Corpo Direttivo alla parabola? Davvero quelle persone compresero che il povero Lazzaro rappresentasse la gente comune che si trova “nella posizione di favore” e che il ricco raffigura la classe dei farisei disapprovati da Dio?
Significativo è il fatto poi che la parabola è caratterizzata dal 6, cioè i sei fratelli ricchi! Il 6 è simbolo di fragilità come il 666. E’ una parabola questa di Gesù Cristo che avverte sia i credenti nell’aldilà, cioè i farisei e i sadducei che non credono neppure nella resurrezione, i quali tutti devono prestare attenzione al messaggio di Gesù. Cristo avverte anche i testimoni di Geova a prestare attenzione al vero messaggio di Cristo proprio in relazione a ciò che viene dopo la morte e che essi, come i loro fratelli sadducei non accettano che si accetti una vita dopo la morte, un premio e un castigo: è una questione di scelta individuale.






personalmente spero che questa cosa che hai scritto sia ironica, altrimenti.... non voglio scrivere altro


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:49. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com