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15/11/2010 12:26 | |
O. Culmann, altro dotto protestante. A prescindere dalle sue affermazioni di non essere d’accordo con il papato ( e ci mancherebbe altro, quale protestante) egli, tra l’altro specifica, che le parole di Gesù in Matteo 16: 16-18 sono rivolte all’apostolo Pietro e non sulla confessione della sua fede in Cristo: <<In realtà quelle parole sono state effettivamente rivolte alla persona dell’apostolo ma, appunto, a lui solo, in quanto egli è il fondamento della Chiesa gettato una volta per tutte. E il fondamento di una casa viene gettato una volta soltanto e cioè all’inizio>>. (Cristo e il tempo, Dehoniane, Bologna 1990, pagg. 205-207).
W. Pannemberg, pure grande studioso dice: <<Il gruppo dei discepoli non è costituito come comunità, diversa dall’antico popolo di Dio, semplicemente l’ha chiamata dei Dodici ( Mc. 3,13 ss.) da considerarsi come i rappresentanti delle dodici tribù di Israele, dell’antico popolo di Dio oggetto della missione di Gesù. E meno ancora, anche se per opposte motivazioni, il ‘detto della roccia’, che Matteo (16,18 ss.), riferisce a Pietro, può essere considerato come atto costitutivo della Chiesa. Qui, infatti, già si suppone la presenza dell’ekklesia, per la quale Pietro si assegna una funzione di preminenza>>. (Teologia Sistematica, Queriniana, Brescia 1996, vol 3, pag.312)
Un’altra fonte protestante ci riferisce: <<in Matteo 16,18 Pietro viene chiamato da Gesù la “roccia” sulla quale egli intende fondare la propria comunità. Al fondo di queste parole sta il gioco di parole Petrus/petra. Secondo Mc. 3,16 e Giov. 1,42, è stato Gesù in persona a dare a Simone il soprannome di Pietro… Tanto il termine fondamentale aramaico (Kepfas=roccia, Pietro) che quello greco possono designare la roccia, e quindi petra di Matteo 16,18 si può tradurre con roccia. L’assonanza dei vocaboli porta a interpretare il nome nel senso che Pietro è “l’uomo-roccia”, il fondamento sul quale Gesù intende edificare la sua comunità… Gesù ha chiamato ‘roccia’ Pietro e non la comunità>>. (Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Ed. Deoniane, Bologna 1976, pagg. 1600,1601).
Un'altra fonte non cattolica spiega Matteo 16: 16-18 nei seguenti termini: <<Già nel gioco di parole, evidente a sufficienza anche nel testo greco, è posta chiaramente un’identità sostanziale tra PETRA e PETROS, che risulta anche dal fatto che non è possibile separare nettamente il contenuto semantico dei due termini. La definitiva identità, formale e sostanziale, di PETRA e PETROS ci è però confermata soltanto nella forma aramaica, presupposta dal logion che si può ricostruire con provata certezza: PETRA = KEFA = PETROS. In nessun altro passo del N.T. il singolo cristiano è chiamato PETRA; il credente è piuttosto LITHOS nell’edificio spirituale, nel corpo di Cristo (1 Peter. 2,5…). In senso proprio soltanto Cristo è PETRA. Se perciò Mt. 16:18 ci costringe ad assumere un’identità formale e sostanziale tra PETRA e PETROS ciò mostra fino a qual punto l’apostolato (e in particolare la posizione di Pietro) appartenga intimamente alla rivelazione del Cristo e sia per natura incluso in essa. PETROS in persona, e non già la sua confessione di fede o la sua fede (….), è tale PETRA. Certamente PETROS è PETRA soltanto perché è quel Simone che il Cristo conduce per mano, come avviene ad es. nell’episodio di Gesù che cammina sulle acque; ma proprio in questo senso si tratta veramente e concretamente della persona di PETROS. Ora, se Cristo vuole costruire su questa PETRA un edificio spirituale, la EKKLESIA, vuol dire che proprio PETROS in persona è il fondamento di questa EKKLESIA, voluto e posto dalla parola di Cristo : “Tu sei Pietro”. Ma dobbiamo pure notare la eminente storicità di questo fondamento: la conclusa unicità sia dell’apostolato sia della posizione che Pietro assume in esso>>.
segue...
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