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DISONOREVOLI MINISTRI (mandano l'Italia a escort)

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2010 12:35
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12/07/2010 23:26
 
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tremonti? se ci sei, batti un colpo! – IL 47% DI CHI HA APPENA AFFITTATO UNA CASA TRA PORTO CERVO, POSITANO E FORTE DEI MARMI SI DICHIARA SENZA REDDITO, PERSINO CON LA SOCIAL CARD

- IL POPOLO DEGLI EVASORI NON SI SMENTISCE MAI:
IN CASE POPOLARI COL SUV, PROPRIETARI DI VILLE E APPARTAMENTI CHE CHIEDONO IL CONTRIBUTO PER LA PIGIONE...


Sergio Rizzo
per il "Corriere della Sera"

Se vedete un signore a bordo di una fiammante fuoriserie varcare il cancello di una lussuosa villa che ha appena affittato a Porto Cervo, Capri, Forte dei Marmi, Positano, oppure, perché no, Portofino e Taormina, farete bene a compatirlo: nel 47% dei casi, secondo Contribuenti.it. è nullatenente o pensionato con la social card nel portafoglio.

Accanto, s'intende, a una carta di credito oro ben fornita, trattandosi evidentemente di evasori o loro prestanome.


Ma è possibile che in questo Paese la faccia tosta sia una caratteristica tanto diffusa?

Purtroppo lo è anche di più.


Diversamente quello del «finto povero» non sarebbe diventato uno sport nazionale.

Basta scorrere le notizie che finiscono in due righe in fondo a una pagina di giornale.

Una volta la Guardia di finanza ha pizzicato a Siena un signore che aveva chiesto il contributo per pagare la pigione spettante agli indigenti: aveva due ville e quattro appartamenti. Proprio così.
In un'altra occasione è stato sufficiente controllare a fondo il parco macchine di un caseggiato popolare per scoprire fra gli assegnatari degli alloggi i proprietari, rispettivamente, di una Porsche Carrera, una Jaguar e un Suv Volkswagen Tuareg.
 
E questo a Padova, non a Napoli, dove il 59,9% degli occupanti abusivi delle abitazioni Iacp e addirittura il 78% di quelli comunali dichiara di vivere d'aria.


D'altra parte, come si spiegherebbero le stime, probabilmente vere per difetto, che qualificano l'Italia come la Patria degli evasori: dove 300 miliardi di euro l'anno di imponibile sfuggono completamente alla Finanze, con il risultato di veder sfumare incassi per almeno 100 miliardi?

Per inciso, si tratta di una volta e mezzo la somma che ogni dodici mesi paghiamo per interessi sul nostro gigantesco debito pubblico.
Una situazione, sia chiaro, che il fisco conosce fin troppo bene.

Basta ricordare le parole con cui il ministro dell'Economia Giulio Tremonti denunciò nel maggio 2004 durante una infuocata riunione della maggioranza di centrodestra la scandalosa contraddizione fra le appena 17 mila persone che allora dichiaravano un reddito superiore a 300 mila euro e le 230 mila auto di lusso uscite ogni anno dai concessionari: 13 volte e mezzo di più.


Il fatto è che da allora le cose non sono certamente migliorate in modo radicale.

Non è questa la sede per indagare sulle ragioni.

Ma è un fatto che nel 2007 il numero dei contribuenti con un reddito superiore a 200 mila euro non superava 76 mila, cioè lo 0,18% del totale.

Esattamente, 75.689. E il 56,8% di loro, ossia più di 43 mila, erano lavoratori dipendenti, mentre il 25% era rappresentato da pensionati: 18.811.
Sapete quanti invece fra i due milioni e passa di «percettori di reddito d'impresa» dichiaravano di aver incassato oltre 200 mila euro? Soltanto 6.253. Per non dire delle società.

A guardare i numeri verrebbe da pensare che fra gli imprenditori italiani ci siano eserciti di masochisti. Le società di capitali che hanno chiuso il bilancio 2007 (quello prima della grande crisi) il perdita sono state addirittura il 45% del totale.


Tutti sfortunati, incapaci, sprovveduti?

Oppure furbacchioni?


Fatevi un giro nelle banche dati delle Camere di commercio, e scoprirete che l'Italia è anche la Patria delle società di comodo.

Quelle che vengono create da privati cittadini per custodire dietro uno schermo societario la proprietà della barca, della casa, della villa al mare.

E chiudere il bilancio in perdita, in questi casi, è un toccasana fiscale mica da ridere.

Senza parlare delle scatole costituite al solo scopo di rastrellare falsi crediti Iva:
ma questa non è evasione, è truffa.
Va da sé che una società già non particolarmente predisposta, anche per ragioni storiche, alla fedeltà fiscale, di tutto avrebbe bisogno tranne che di ulteriori incentivi a non rispettare le regole. I quali però, negli ultimi trent'anni, sono stati assai frequenti.

I condoni fiscali, per esempio. Dal 1982 ce ne sono stati tre di quelli tombali, senza che l'effetto positivo tanto decantato ogni volta, quello di «far emergere base imponibile» sia stato tangibile. Anzi. Che gli evasori, una volta regolate le pendenze passate con il fisco, ovviamente senza nemmeno subire le sanzioni che avrebbero meritato, si «immergano» di nuovo aspettando il prossimo condono, è ormai accertato.


Guardiamo la vicenda del cosiddetto scudo fiscale
. La prima opportunità offerta nel 2002-2003 a chi aveva illegalmente esportato capitali all'estero senza pagarci le tasse diede un risultato clamoroso: vennero regolarizzati circa 70 miliardi di euro, che per il 60% erano stati portati in Svizzera da cittadini residenti in Lombardia. «Pochi giorni e poi partiranno controlli severissimi», proclamò il fisco.


Per dissuadere gli evasori nostrani e i finti poveri con la mania delle banche offshore dal riprendere l'odioso traffico, Tremonti minacciò di installare le telecamere davanti alle frontiere elvetiche.

Trascorsi appena sei anni, ecco un nuovo scudo fiscale, con risultati ancora più clamorosi. I miliardi di euro regolarizzati, questa volta, sono stati ben 106: molti di questi, è prevedibile, usciti dall'Italia dopo il 2003.

Per andare da dove a dove?

Ancora una volta in gran parte dalla Lombardia verso la Svizzera.

Ancora... alla faccia delle telecamere.
[Modificato da ®@ffstef@n 12/07/2010 23:29]
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13/07/2010 11:11
 
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RE
QUOTO:

.

Ma è possibile che in questo Paese la faccia tosta sia una caratteristica tanto diffusa?



SI, e anche nel web, aggiungo!!!! [SM=x1061925]


omega [SM=g1876807]



O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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DISONOREVOLI MINISTRI...
LETIZIA MORATTI HA FAMIGLIA.


L’abusino del morattino


Il figlio del sindaco di Milano a processo perché si rifiuta di pagare la ristrutturazione (illecita) della casa: piscina, palestra, poligono di tiro e parcheggio auto a scomparsa stile Batman


Se a fare un abuso edilizio è il figlio del sindaco, una piccola storia metropolitana diventa un caso politico. Se poi il figlio è Gabriele Moratti, trentaduenne rampollo di Letizia, primo cittadino di Milano, e di Gianmarco, petroliere, allora la storia diventa gustosa.

Anche perché ha come sfondo la Bat-caverna. E come esito un processo, causato dal fatto che il rampollo si rifiuta di pagare la ristrutturazione (abusiva).

Andiamo con ordine. È un giornalista del Giornale a scoprire, girando per il Palazzo di Giustizia milanese, che è in corso una causa civile intentata da un’azienda che vuole essere pagata per i lavori realizzati in uno stabile di via Cesare Ajraghi, zona Certosa.

L’azienda è la Hilite, specializzata in domotica, ossia in alta tecnologia applicata alle abitazioni. Sono quelli che realizzano le case del futuro, piene di elettronica e altre meraviglie.

La Hilite è intervenuta in uno spazio che un tempo era un laboratorio e ora è una dimora avveniristica, con zone soggiorno, cucina, area party, camere padronali e per gli ospiti, servizi, giardino, piscina, palestra, poligono di tiro, parcheggio auto a scomparsa.

“Il modello sembrava la caverna di Batman”, dice uno dei testimoni sentiti dal cronista del Giornale.

I problemi nascono quando la Hilite emette fattura, ma non riceve il pagamento.

Il giovane cliente non salda, perché sostiene che i lavori sono stati eseguiti male.

La contesa finisce davanti al giudice che, a metà marzo, decide: decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo per l’importo di 127 mila euro.

Il Robin della Bat-caverna continua a far finta di niente.

Il 25 maggio, scatta il pignoramento: bloccati il conto di Moratti Gabriele presso la banca Monte dei Paschi di Siena (poca roba: 2 mila euro) e un dossier titoli (per circa 6 mila euro).

Allora si aggiunge il sequestro del quinto dello stipendio: 1.242 euro al mese che l’azienda petrolifera paterna, la Saras, paga a Gabriele come compenso per le sue prestazioni di amministratore.

Segue ricorso e i giudici in futuro decideranno come procedere.

Ma intanto la causa giudiziaria fa scoprire il vero problema di questa piccola storia metropolitana: l’abuso edilizio.
Sì, perché le quattro unità di via Ajraghi, accorpate in un’unica dimora e trasformate nella Bat-caverna del Morattino, sono spazi a uso non abitativo.

Sono accatastati sotto la sigla C3, ovvero “laboratori per arti e mestieri”. Ma sono stati trasformati in residenza di superlusso.

Lo dimostrano i documenti del Comune di Milano, pratica numero 5890 del 4 agosto 2009.

Certificano che Moratti Gabriele ha avanzato all’amministrazione del sindaco Moratti Letizia domanda di “ampliamento, ristrutturazione edilizia” con “ampliamento di unità ad uso laboratorio, accorpamento di quattro unità in unico laboratorio, formazione di piano cantina, chiusura di patio”. Invece la ristrutturazione, realizzata dall’impresa Cle sas di Maldi Ezio & C., direttore lavori Fabrizio Santuccio, e completata dai miracoli domotici della Hilite, ha trasformato uno spazio laboratorio in residenza di lusso.

Non ha niente da dire Moratti Letizia, in quanto mamma di Gabriele, ma soprattutto in quanto sindaco dei milanesi?
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