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11/07/2010 19:06 | |
Pubblicato il 26/01/2010 da Biagio.Catalano
Le connessioni culturali, politiche, sociali ed economiche convergenti verso “dio” sono ramificatissime, è vero: ma non per questo sono ipso facto indistruttibili.
Tutto cambierebbe, qualora gran parte dell’umanità fosse al corrente del fatto che l’”esempio divino” della crocefissione sarebbe, in realtà, una beffarda montatura letteraria finalizzata ad assoggettare le “masse bovine”, e che, lungi dall’essere un “simbolo di carità ed altruismo”, quel crocefisso sia in realtà la causa dell’ipocrisia umana ed il simbolo d’imprinting perpetuo della soggezione stessa: viceversa, non sarebbe stato spiegabile tutto questo feroce accanimento per difendere due miserabili pezzi di legno incrociati, odiosi persino alla spietata cultura che ne fece l’egida della propria fortuna. L’ateo non fa proselitismo, è vero; ma per via del medesimo codice deontologico, ha il diritto e il dovere di far sapere comunque come stiano le cose veramente.
Viceversa, non sarebbe convinto che le religioni siano tanto false quanto nocive, e che pertanto debbano essere combattute con tutte le forze, così come esse hanno combattuto ateismo, paganesimo e quant’altro intralciava loro la strada.
Fare i “tolleranti” solo per “differenziarsi” dagli intolleranti, non aiuta a risolvere le cose. Le religioni non possono avere degli effetti positivi, già a partire dal fatto che sono basate sul falso.
Il credente che si mostrerà osservante delle consegne dei dogmi e degli “insegnamenti divini”, penserà di non poter sbagliare, e dunque ammetterà che tali precetti siano realmente d’origine “divina”: ma si tratta, più che altro, di una presunzione individuale.
Un essere onnipotente non ha alcun bisogno d’impartire leggi e divieti; questa è una “banalità”, e in quanto tale si è sempre cercato di costruirvi attorno dei recinti di filo spinato adornati di rose inodori. Purtroppo, la menzogna incarnata dalle religioni non è come mentire per una caramella: vengono estorti allo Stato Italiano, annualmente, dai 4 ai 7 miliardi di euro, nella pretesa di doverlo fare per onorare e mantenere i “bisogni spirituali” dei “supplenti” di un “dio” visibilmente incapace di esaudirli, quando si tratta di richieste così “prosaiche”!
L’avallo della falsità rende l’uomo tale da pensare che sia lecito mentire su tutto.
C’è da dire inoltre che, in fondo, il “ministro di culto” è stato sin dalle origini indulgente nei confronti della menzogna “a fin di bene”: e questo non è un problema esclusivamente cristiano.
Poeti e scrittori “laici” pagani dileggiavano la furberia e la fraudolenza dei loro sacerdoti; invece, i “santi” cristiani, molto onestamente, deridevano sia gli uni che gli altri!
Cosa dire ad esempio del buon Eusebio di Cesarea, “padre della storiografia cristiana” (!), assiduamente proteso in questa nobile pratica, per poi scrivere un intero capitolo sulla necessità dell’inganno “come medicina per chi vuol essere ingannato”? L’inganno fa già parte delle sinergie di una società basta sullo scambio: è insito nella necessità di trarre un guadagno da un oggetto in vendita, per cui alla millanteria si unisce sempre un quid di sovrappiù atto a promuovere l’oggetto ed a ricavarne un utile.
Dio assai commerciale pare, d’altronde, quel biblico Yahveh che mercanteggia con Mosè la salvezza dei disobbedienti, che giura sulla propria “anima” (!), che si infuria e pente a ciclo continuo.
Ma la religione dovrebbe essere avulsa da simili mezzucci: beninteso, qualora fosse impostata sulla verità. Le religioni sono un “incidente di percorso obbligato”, lungo il dipanarsi del progresso cognitivo umano: siamo partiti da epoche primitivissime, ove l’uomo ha creduto di poter convogliare in un concetto di “divino e inspiegabile” tutto ciò che (paradossalmente) non riusciva ancora a capire, ma ci siamo protratti nei secoli a continuare a credere ciò, complici gli interessi di classi parassitiche che hanno imposto queste falsità con prevaricazione, propagazione dell’ignoranza e inganno, in barba alla pretesa che le religioni sarebbero una “scelta”.
Non diciamo dunque di “eliminare le religioni” (anche perché, presto o tardi, si suicideranno od elimineranno a vicenda, tramite “scontri di civiltà” e ricatti politico-economici), ma d’informare su cosa esse siano in realtà, affinchè l’uomo decida, prima individualmente e poi collettivamente, in cosa “credere” e su cosa – leggi a parte – impostare il regolamento della propria esistenza su questo pianeta, “atei” o meno che siano. Occorrebbe spezzare il ciclo vizioso che, due millenni fa, ha iniziato una nuova èra di falsificazione, ed impedire che la cosa possa ripetersi ancora. Occorrerebbe dunque che le Nazioni stesse informino il cittadino sulle loro origini e sui loro effetti, e, se possibile, mettano fuorilegge le organizzazioni religiose, se davvero desiderano il progresso dell’umanità.
È dunque possibile, ed anzi legittimo, che queste stesse istituzioni compiano il percorso opposto, iniziando dal cristianesimo: la religione di oltre 2 miliardi di persone, e dell’Italia.
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