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IL MIO AMICO ADRIANO BASTON, CON UN BREVE CENNO INIZIALE SU SARO LEONE.

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2010 21:58
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Ho conosciuto Adriano Baston nel 1972, 38 anni fa.

Adriano aveva 38 anni, quindi, oggi, ha 76 anni.

Fu una sera di metà settembre, un martedì. Conobbi quella stessa sera anche Rosario Leone (all’epoca quarantaseienne), un pittore, critico d’arte, dotato di una formidabile conoscenza dell’arte, a cavallo del 1500/1600.

Oltre ad essere persone determinate, furono determinanti nella mia vita di ragazzo diciassettenne.

Ero un giovane deciso e determinato. Su 30 ragazzi di una stessa “banda” che ci presentammo quella sera, in una sala del Regno dei tdG, con 30 moto parcheggiate nel cortile, rimanemmo in due. Iniziammo una discussione alle 21,30 e finimmo alle 07,30 del mattino.

Sono diventato amico di Saro e Adriano. Poi, Saro, 5 anni fa, decise che era tempo di fare un viaggio verso un mondo sconosciuto, per chi vive una vita tridimensionale, oltrepassò la porta dell’ignoto.

Prima di parlare di Adriano, vorrei dire ancora qualcosa su Saro. Uomo d’arte, forse uno dei più grandi poeti che ho conosciuto. Detestava l’ignoranza, le formalità, la burocrazia e, soprattutto, la mediocrità.
Era disposto, per assurdo, a morire per una formica, figuriamoci per un essere umano. In tanti anni di frequentazione, mi fornì ampia prova di questa suo modo di essere. Saro sapeva entrare in comunicazione con qualsiasi essere vivente, compresi gli animali.
Saro aveva una sensibilità nel trattare con le persone indifese e deboli, riusciva ad interpretare il loro disagio interiore muovendosi in punta di piedi e con estrema disinvoltura nel terreno “minato” di tali personalità.
Sapeva modulare la sua voce, a tratti sommessa, a tratti baritonale, ma sempre simpatica. Saro era nato a Palermo, aveva dei baffoni all’insù e sembrava un “tricheco”. I suoi occhi erano mobili e vigili, sembravano staccati dal suo corpo per come si muovevano autonomamente, per conto loro. Il corpo di Saro era robusto, un uomo di 105 kg, era a forma di abbraccio rassicurante e protettivo, sembrava ti dicesse: “Non preoccuparti, ci sono qua io!”. In lui imperava l’amore nel senso più affettuoso ed irresistibile del termine.
Qui mi fermo, dico solo che fu il più caro dei miei amici.

Veniamo a Adriano.
Un uomo alto, solido, dallo sguardo fiero, imponente, capace di infondere serenità, una presenza carismatica.
Dicevo, Adriano ha 76 anni.

Continuo domani.............

Ps. questa discussione è importante per quello che pubblicherò nei prossimi giorni come l'ultimo trattato, scritto da Adriano, più interessante che ho letto nel settore della ricerca e dello studio....

[SM=g1660863]





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20/06/2010 12:16
 
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Come dicevo Adriano ha 76 anni, con un passato, fin da ragazzo, che lo ha temprato e forgiato nella vita, da renderlo adatto ad affrontare ogni situazione.

Un uomo laureato in sensibilità e “professore” nella comprensione umana.

Un vero amico.

Nel corso di quasi 40 anni di amicizia non mi ha mai giudicato, ma consigliato, mi ha sostenuto in momenti difficili per il solo amore di farlo. Anche nei momenti in cui avevo imbarazzo per i miei errori, ha saputo leggere nel mio animo, dandomi compagnia e affetto.

Ho 55 anni, ma non ho mai conosciuto, fra migliaia di persone, un uomo come Adriano.

So di non esagerare nel fare queste affermazioni, perché sono frutto di una riflessione ben ponderata.

Adriano, come tutti, ha molti difetti, ma chi ha l’opportunità di conoscerlo bene, va oltre queste “pagliuzze”.

Ora vengo al punto, del perché voglio parlare di questo uomo che vive “dietro le quinte” come molti grandi uomini che non amano i “riflettori” e rende Adriano una persona speciale.

Adriano è uno studioso, un ricercatore, una persona con una competenza culturale, soprattutto in campo teologico, a dir poco inarrivabile.

Posso dire questo, perché, nonostante, ho la sua stessa passione nel dedicare ore di lettura e di studio tutti i giorni, sin da quando facevo le elementari, passione ereditata da mia madre e da una predisposizione naturale, Adriano è qualcosa di più.

Credo che abbia scritto di pugno centinaia di migliaia di pagine, una scrittura fitta e veloce, che denota un senso di urgenza, tanta è la “febbre” di Adriano nell’indagine intellettuale.

L’altra sera mi ha consegnato uno scritto di 41 pagine dove riconosco uno studioso dello stesso livello di alcuni che fanno parte del panorama mondiale nella sfera umanistica e teologica.

Ho grande rispetto e stima di Adriano perché, nonostante le sue molte vicissitudini della vita, i suoi acciacchi fisici, i suoi affanni quotidiani, non si lamenta mai, non fa mai la vittima, non si piange addosso, non dice mai povero me.

Quando mi consegna le sue ultime riflessioni, non le sottovaluto mai, perché so che sono il risultato di una ricerca iniziata negli anni ‘50, fatta di serietà, di correttezza e onestà intellettuale.

Ecco perché, riporterò il suo ultimo scritto, con la raccomandazione, per chi vorrà leggerlo, di avere rispetto, anche se potrà dissentire o non trovarsi d’accordo.

Nel caso, qualcuno voglia contestare o discutere il contenuto della pubblicazione di tale scritto, è pregato di farlo con motivazioni e prove documentate, senza cadere nelle “offese” o nel pregiudizio spicciolo di chi pensa si tratti di “falsità”. Il vero confronto intellettuale è fatto di prove, di documenti, di confutazioni logiche e di argomenti altrettanto validi a quelli prodotti dal nostro interlocutore.

Grazie.

Saluti
Pino Lupo
[SM=g2093951]


[Modificato da parliamonepino 27/06/2010 10:34]



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21/06/2010 09:18
 
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Re:
parliamonepino, 20/06/2010 12.16:

Come dicevo Adriano ha 76 anni, con un passato, fin da ragazzo, che lo ha temprato e forgiato nella vita, da renderlo adatto ad affrontare ogni situazione.

Un uomo laureato in sensibilità e “professore” nella comprensione umana.

Un vero amico.

Nel corso di quasi 40 anni di amicizia non mi ha mai giudicato, ma consigliato, mi ha sostenuto in momenti difficili per il solo amore di farlo. Anche nei momenti in cui avevo imbarazzo per i miei errori, ha saputo leggere nel mio animo, dandomi compagnia e affetto.

Ho 55 anni, ma non ho mai conosciuto, fra migliaia di persone, un uomo come Adriano.

So di non esagerare nel fare queste affermazioni, perché sono frutto di una riflessione ben ponderata.

Adriano, come tutti, ha molti difetti, ma chi ha l’opportunità di conoscerlo bene, va oltre queste “pagliuzze”.

Ora vengo al punto, del perché voglio parlare di questo uomo che vive “dietro le quinte” come molti grandi uomini che non amano i “riflettori” e rende Adriano una persona speciale.

Adriano è uno studioso, un ricercatore, una persona con una competenza culturale, soprattutto in campo teologico, a dir poco inarrivabile.

Posso dire questo, perché, nonostante, ho la sua stessa passione nel dedicare ore di lettura e di studio tutti i giorni, sin da quando facevo le elementari, passione ereditata da mia madre e da una predisposizione naturale, Adriano è qualcosa di più.

Credo che abbia scritto di pugno centinaia di migliaia di pagine, una scrittura fitta e veloce, che denota un senso di urgenza, tanta è la “febbre” di Adriano nell’indagine intellettuale.

L’altra sera mi ha consegnato uno scritto di 41 pagine dove riconosco uno studioso dello stesso livello di alcuni che fanno parte del panorama mondiale nella sfera umanistica e teologica.

Ho grande rispetto e stima di Adriano perché, nonostante le sue molte vicissitudini della vita, i suoi acciacchi fisici, i suoi affanni quotidiani, non si lamenta mai, non fa mai la vittima, non si piange addosso, non dice mai povero me.

Quando mi consegna le sue ultime riflessioni, non le sottovaluto mai, perché so che sono il risultato di una ricerca iniziata negli anni ‘50, fatta di serietà, di correttezza e onestà intellettuale.

Ecco perché, riporterò il suo ultimo scritto, con la raccomandazione, per chi vorrà leggerlo, di avere rispetto, anche se potrà dissentire o non trovarsi d’accordo.

Nel caso, qualcuno voglia contestare o discutere il contenuto della pubblicazione di tale scritto, è pregato di farlo con motivazioni e prove documentate, senza cadere nelle “offese” o nel pregiudizio spicciolo di chi pensa si tratti di “falsità”. Il vero confronto intellettuale è fatto di prove, di documenti, di confutazioni logiche e di argomenti altrettanto validi a quelli prodotti dal nostro interlocutore.

Grazie.

Saluti
Pino Lupo
[SM=g2093951]






Non ho conosciuto Adriano Baston, o meglio, l'ho incrociato due volte, sempre di corsa, e con lui ho potuto scambiare solo un saluto veloce. Ne ho però sentito parlare, molto, da diverse campane, ovviamente discordanti, per cui leggerò volentieri ciò che dei suoi scritti potrai pubblicare.

Grazie

[Modificato da parliamonepino 27/06/2010 10:36]
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Adriano è uno di quegli amici rari che ti chiedono "come stai" e poi ascoltano la risposta!
[SM=g1932039] [SM=x1061958] [SM=x1061956]



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22/07/2010 17:37
 
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Re:
parliamonepino, 21/07/2010 20.54:

Adriano è uno di quegli amici rari che ti chiedono "come stai" e poi ascoltano la risposta!
[SM=g1932039] [SM=x1061958] [SM=x1061956]




E' già molto difficile avere amici, ma averne di questo calibro è certamente fonte di gioia e serenità: qualcuno su cui contare, anche solo per essere ascoltati, veramente.
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23/07/2010 14:43
 
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CIAO

MAURO [SM=x1061947]
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Re:
antoine54, 23/07/2010 14.43:

CIAO

MAURO [SM=x1061947]



Ciao Mauro,

E' 40 anni che ci conosciamo! E' stato un miracolo che sono riuscito a farti scrivere questo messaggio. Si vede che quelli di Lavello sono tutti così [SM=x1061946] [SM=x1061946]

Dovresti sentirti con Raffaele, forse è l'unico che può darti un sostegno migliore....... [SM=x1061920]

Un abbraccio
Pino

[SM=x1061958] [SM=x1061954] [SM=x1061970]







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23/07/2010 17:45
 
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Pino chiedigli se conosce il mare di Calitri
e attendi da Lui risposta per saper l'effettivo significato.


[SM=x1061956] [SM=g1932039]

23/07/2010 21:44
 
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Re:
®@ffstef@n, 23/07/2010 17.45:

Pino chiedigli se conosce il mare di Calitri
e attendi da Lui risposta per saper l'effettivo significato.


[SM=x1061956] [SM=g1932039]





Il bello dei discorsi in codice è che si può far finta di capire.....!?!
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Il perdono si muove dentro di noi come la verità e l'amore!

Oggi la moderna psicologia ha cominciato ad interessarsi del perdono perché si è visto che nella pratica clinica, una terapia riuscita spesso porta il paziente a perdonare le offese ricevute.

Questo atto, producendo una diminuzione di amarezza e risentimento, ha un effetto catartico, di liberazione, perché è capace di eliminare o attenuare i sentimenti di rabbia, di vendetta, di vergogna e di risentimento, liberando delle energie, che possono essere dunque meglio spese su altri fronti.


[SM=g2093951]




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Perché ci sia vero perdono devono essere coinvolti tutti i sistemi: cognitivo, emotivo e comportamentale. Dal punto di vista cognitivo ed emotivo, il perdono richiede tempo: infatti può avvenire solo dopo che vi sia stato un processo mentale capace di far tacere il risentimento, la rabbia, il desiderio di vendetta o di punizione della persona che ha perpetrato l’offesa. Il gesto del perdono è solo l’ultimo atto che riguarda questo lungo processo.

Il perdono richiede dunque un grande sforzo, emotivo ed intellettuale e non dovrebbe dunque essere confuso con la timidezza o la debolezza morale. Chi perdona non è chi non vuole assumersi la responsabilità di punire, correggere, vendicare, non è chi vuole necessariamente chiudere un occhio sulla realtà che lo fa soffrire, lasciando correre e guardando oltre: perdonare non significa cercare di dimenticare l’offesa ricevuta, ma solo fare in modo che essa, pur permanendosi nel ricordo, non provochi più dolore. La dimenticanza infatti non equivale al perdono.

Il perdono implica la propria liberazione da un nemico interno, costituito dall’odio. L’odio, come l’amore, è un sentimento molto forte, che può legare indissolubilmente ad una persona e che dunque fa si che l’offensore sia sempre nei pensieri dell’offeso, nei suoi ricordi, nei suoi progetti. L’odio crea una dipendenza. Per questo, dal punto di vista psicologico, il perdono viene considerato un valido strumento terapeutico: permette di lenire la sofferenza, di riguadagnare la fiducia in sé stessi, e spesso di ristabilire relazioni interrotte fra due persone, attraverso una rinegoziazione delle regole del rapporto.

Tratto da vecchi appunti su una lezione della dottoressa Giuliana Proietti, eccellente psicoterapeuta!
Saluti
Pino


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