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IL "DIO" DELLA CHIESA E' UN FINANZIERE della MAFIA,MASSONERIA,BERLUSCONI,BERTOLASO,OPUS DEI,VATICANO e chi più ne ha

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2010 22:52
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20/03/2010 13:17
 
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Il Dio cattolico e' il piu' bravo di tutti, mafiosi, primi ministri,assassini ne sono molto devoti.

 
Enrico De Pedis ha ricevuto una sepoltura del tutto inusuale per un comune cittadino, che risulta ancora più sorprendente trattandosi di un criminale: la sua tomba infatti si trova all'interno della
cripta della basilica di Sant'Apollinare a Roma; solo alla moglie viene consentito l'accesso.
Tale sepoltura contrasta addirittura con il
Diritto canonico, che sancisce che "Non si seppelliscano cadaveri nelle chiese, eccetto che si tratti di seppellire il Romano Pontefice oppure, nella propria chiesa, i Cardinali o i Vescovi diocesani anche emeriti." (Can. 1242)[7]
.


Una bara d'oro per il figlio del boss.

Quando la bara di Nicolò Nick Rizzuto jr. è entrata nella Chiesa di Notre Dame a Montreal, portata a spalle da otto uomini vestiti di nero, con gli occhiali scuri e il Borsalino in testa, dalla folla dei fedeli s’è levato un lungo applauso di ammirazione.

Il sacerdote dall’altare ha detto in italiano «fate largo al nostro Nick», raschiando un po’ le labbra sul microfono.


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201001articoli/50957girata.asp



Enrico De Pedis componente della Banda della Magliana, Nik Rizzuto jr. mafioso.


Ci credo che Silvio, la P2, mafia, camorra ed assassini vari siano tutti timorati di Dio e considerati dal Vaticano, sono gli unici garantiti che avranno l'anima salva, piu' bianca che non si puo'.

Bene, io non credo in Dio ma, dato che coltivo l'arte del dubbio, mi tengo un proposito.

Quando verra' la mia ora, mi tocco e spero il piu' tardi possibile, se caso mai mi trovassi a considerare di avere sbagliato tutto non credendo in Dio, in un Dio qualsiasi e mi trovassi di fronte a Lui, spero di avere il tempo, prima di andare all'inferno, di sputargli in un occhio.

Non venitemi a dire che Dio e' perfetto, innocente, assolto.

Se Dio esistesse avrebbe fatto morire, in nome della giustizia divina, tutti i Papi, tutti i bastardi che usano impropriamente il Suo nome, tutti i pusillanimi timorati di Dio.

Il dio potere, il dio denaro.
 
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21/03/2010 18:43
 
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Echi e orgasmi dal San Raffaele



E’ da anni e sempre più insistentemente che i Media mettono in circolazione lettere di don indignati, ne avevo letta una a metà febbraio , su Facebook, di un don che sta per esplodere come De Capitani . Si ci si avvia alle urne, a quella guerra incivile come tutte le civilissime guerre, più amate dagli italiani.

Scampanellate indignate condite da Alti Richiami all’obbedienza, come l’ultima lanciata dal capo di stato del Vaticano, Joseph Ratzinger: “Obbedienza è una parola che non piace in questo tempo, sembra una cosa servile, mentre l’autodeterminazione sarebbe la vera dimensione umana..non è cosi, la parola libertà e l’obbedienza vanno insieme: solo essendo conformi alla volontà di Dio non siamo alienati, al contrario lo siamo se cadiamo nel vuoto distaccandoci da Lui..la vera libertà è nella perfetta obbedienza”.

Parlo di quei campanacci soft, che si chiamano sempre con davanti il don, anche se ce ne sono di buonissimi e di strada, costellata a sinistra,quella dell’opposizione, che continua la campagna della Legittimazione sancita in alte uniformi, dalle piu alte cariche dello stato e papaline rosse come per l’anniversario dei Patti Lateranensi, che campano in sintonia perfetta con Napolitano.

Avevo messo da parte una segnalazione di un articolo di Dagospia che è a pagamento, si avete letto bene, andai allora all’ articolo leggibilissimo e di un grosso quotidiano a cui si richiama il Dago,  Fazio e la villa d’oro  scritto da Marco Lillo, per l’Antefatto il 12 gennaio, sottotitolo Dieci milioni per l’acquisto di un immobile di Don Verzé messi a disposizione dal ministro.

L’articolo come altri che menziono, può essere letto integralmente.

Altro non è che la dimostrazione di “Una serie di collusioni fra Luigi Verzé e un rappresentante del SISMI, Pio Pompa…riscontrate all’interno di un’indagine giudiziaria a carico di quest’ultimo e Nicolò Pollari.

Dalle carte risulta che Pompa teneva costantemente al corrente Verzé di quanto accadeva in ambito politico ed istituzionale, affinché Verzé stesso potesse sfruttare le suddette informazioni in modo da ottenere particolari vantaggi per le sue attività
imprenditoriali.”

Don Verzè, meglio detto, Luigi Maria Verzè, nato a Illasi il 14 marzo 1920, imprenditore, sacerdote della diocesi di Verona e accademico italiano, fondatore dell’Ospedale San Raffaele, presidente della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor e attuale rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele.

Precisavo per l’Orgasmo del San Raffaele scritto da me il 5 luglio 2008 che l’ospedale San Raffaele Resnati, accreditato nel 1999 come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.), fu fondato nel 1969 da don Luigi Maria Verzé, che ne è tuttora presidente. L’ inno ufficiale dell’ospedale è la canzone “Angelo Raffaele”, scritta e incisa da Al Bano Carrisi,  amico del don Luigi Maria Verzé, che scrisse al momento della nascita dell’Ospedale: « Carissimi, voi siete ospiti del San Raffaele, Tempio della Medicina e della Sofferenza. Siate Benedetti! ».

Inizia l’articolo così: “Non è più possibile girarsi dall’altra parte.
La magistratura romana e il Copasir, il Comitato di controllo dei servizi segreti devono accendere un faro sugli affari del Sismi con i “raffaeliani”, gli uomini di don Luigi Verzé che hanno scalato le istituzioni.
 
Personaggi come l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa, che dopo aver servito per anni la causa del prete-manager ha continuato a lavorare per il sacerdote amico di Berlusconi anche dagli uffici del servizio segreto militare diretto allora da Nicolò Pollari.

Ma anche ministri come Ferruccio Fazio, che a don Verzé deve molto, e ha firmato nel 2009 un decreto che ha permesso al suo ex datore di lavoro di incassare 9 milioni di euro….

Il San Raffaele aveva comprato nel 1994 due complessi residenziali a Mostacciano.

Uno più grande composto di due villini è stato affittato al Sismi di Pollari nel dicembre 2001 per farne la sede segreta della divisione economica del servizio. Il canone di 10 milioni di vecchie lire mensili non è esorbitante ma si spiega nell’ottica (dichiarata da Pompa in un appunto scritto a don Verzé) di una cooperazione tra i “raffaeliani” e i “Pollariani” per sviluppare il business del San Raffaele.

Poi c’era una seconda villa, più “piccola” (ma comunque dotata oggi – dopo la ristrutturazione – di 24,5 vani catastali su quattro livelli con parco e piscina) che è stata ceduta dallo stesso San Raffaele nel luglio 2005 a Pollari e alla moglie, privatamente, per 500 mila euro, meno della metà del prezzo di acquisto.

Ora Il Fatto Quotidiano ha scoperto anche cosa hanno fatto i “raffaeliani” della villa più grande, quella affittata al Sismi dal 2001 al 2007. Il 21 luglio del 2009 il San Raffaele ha venduto i tre villini all’IFO, l’ente regionale che gestisce l’ospedale Regina Elena che si trova lì accanto. Il prezzo è di 9 milioni più imposte… Villa Pollari dal 1995 al 2005 dimezza il suo valore.

Quella dell’Ifo comprata con i soldi pubblici invece lo raddoppia dal 1994 al 2009.

Questa storia dovrebbe esser chiarita dalle autorità anche perché è densa di conflitti di interessi per i troppi raffaeliani coinvolti.I milioni pubblici per comprare la villa più grande di don Verzé sono stati messi a disposizione dal ministero della salute con un decreto firmato nel marzo scorso dall’attuale ministro Ferruccio Fazio,che è un “raffaeliano” di ferro.

Quando è stato nominato nel 2008 a capo della Sanità (prima sottosegretario e ora ministro) era direttore dei servizi di medicina nucleare e di radioterapia al San Raffaele di Milano, presidente del Consorzio del Laboratorio del San Raffaele di Cefalù.Socio della Tecnodim che ha sede nel San Raffaele e si occupa di progettare reparti avanzati (anche nel settore della tomografia).

Il ministero precisa che “l’iter amministrativo per l’acquisto delle villette era cominciato nel 2004 con un decreto ministeriale che stanziava 7,2 milioni di euro per ‘acquisto immobili e terreni confinanti con l’Ifo per funzioni di supporto all’attività ospedaliera del San Gallicano’”.



La storia apparentemente complicata, nei fatti solo un’infame storiaccia di soldi e affari loschi, in strutture per malati, spesso terminali, continua così:” Spiegano al ministero della Salute che la rimodulazione del finanziamento è stata chiesta dal direttore generale dell’Ifo, Francesco Bevere, nominato da Piero Marrazzo.

Quanto al prezzo pagato: “nella documentazione trasmesa dall’Ifo è citata la perizia dell’Agenzia del Territorio di Roma del 13 gennaio 2009 che giudica congruo il prezzo di 9 milioni”...il 26 marzo del 2009 il sottosegretario Ferruccio Fazio ha stanziato 10 milioni e 260 mila euro (poi utilizzati al 95 per cento) per pagare due ville al suo ex datore di lavoro.

Pompa, preveggente, scriveva a don Verzé nell’estate del 2001, per convincere il prete amico di Berlusconi a perorare la nomina dell’amico Pollari a capo del Sismi.
“Caro Presidente, Le invio un report inerente le iniziative sulle quali potremo intervenire, con maggiore e puntuale efficacia, immediatamente dopo la nomina dell’amico N.”



Senza andare a fare dietrologie complottistiche si legge in chiaro che costui, il don, conobbe Silvio Berlusconi, all’epoca imprenditore e proprietario di Edilnord, da cui “il sacerdote” aveva acquistato un terreno di 46 mila metri quadri – con l’idea di costruire quello che sarebbe poi diventato il “San Raffaele” – vicino all’area che sarebbe poi diventata “Milano 2″, il complesso residenziale realizzato poi da Berlusconi

Intanto il 4 gennaio Germano Milite aveva scritto Appalto per bouvette e mensa affidato alla Gemeaz. Un socio di Don Luigi Verzè vince la gara d’appalto per il ristorante del Senato..

Un affare che frutterà alla Gemeaz quasi 12 milioni di euro (la Ladisa sarebbe costata circa un milione in meno) e che và ad aggiungersi all’altro appalto da 280 milioni sonanti vinto dalla ditta sempre nel mese di dicembre e collegato alla gestione delle mense delle FS.


“ Finendo poi a Sud, in Puglia, arriva l’altro titolo: Taranto, ospedale privato di don Verzé coi soldi pubblici.
E’ l’8 gennaio 2010 e lo scrive Cesare Bechis.
Dulcis in fundo “ Anche Vendola in soccorso dei preti San Raffaele, tutto pronto per l’accordo Ma Sinistra radicale e Pd sono contrari – Corriere del Mezzogiorno e stavolta la firma è un generico Redazione il Corriere.it del Sud

TARANTO -Rimangono inalterate superfici e volumetrie. Fintecna, in base alla delibera che il Consiglio comunale è chiamato ad approvare lunedì, realizzerà a proprie spese nella zona detta “emiciclo” in via Nenni un’area a verde attrezzato del valore di 425 mila euro come opera di riqualificazione di una zona degradata.

La delibera fissa, inoltre, due punti irrinunciabili per il Comune.
Uno, l’amministrazione si impegna a variare gli strumenti urbanistici sul Paolo sesto però l’area occupata oggi dall’ospedale Santissima Annunziata, al centro della città, resta destinata a distretto socio-sanitario o a residenze per anziani, dotandola anche di verde e parcheggi pubblici;
due, nel caso in cui il “San Raffaele del Mediterraneo” non dovesse più essere realizzato il Comune conserverà la titolarità dell’area ceduta da Fintecna al Paolo sesto.
Si tratta, in totale, di 32 ettari.
Dodici sono destinati al polo scientifico- tecnologico che sorgerà, con finanziamento di Srea Vasta, di fronte al Politecnico;
venti servono al San Raffaele e sono nell’area adiacente alla Cittadella della carità.

La delibera delega, infine, il sindaco Stefàno a sottoscrivere l’accordo con Fintecna e il successivo accordo di programma tra Regione, Comune, Asl, Fondazione San Raffaele.

Tutta la vicenda, e gli accordi che presuppone prima di arrivare al via libera definitivo, è stata sin dall’inizio criticata da Rifondazione, Pdci, Verdi e Pdl.
 
Alle ragioni di natura tecnico-sanitaria, le varianti urbanistiche, l’operazione immobiliare, un ospedale privato pagato dai soldi pubblici, i criteri di nomina dell’amministratore unico del nuovo ospedale, si sono aggiunte strada facendo anche le questioni più strettamente politiche legate alle prossime elezioni regionali.

L’operazione San Raffaele ha avuto la benedizione del presidente uscente Vendola e poi del sindaco Stefàno.
Oggi i rapporti con la sinistra radicale non sono più idilliaci come un anno fa mentre il pdl ha sempre contestato l’intera operazione.
Cesare Bechis, 8 gennaio 2010

E la Redazione del Corriere.it del Sud il 16/02/2010 titola: Regionali. Don Verzè grande sponsor di Vendola: «Vengo in Puglia perchè terra di un sant’uomo come Motolese – dice don Verzè – e per trovare un amico: Vendola. Che è persona trasparente, emerge per quello che è, non per quello che vorrebbe apparire. Questo gli da entusiasmo. Nichi, fossero come te tutti i politici. Non dovrei parlare di politica ma ve lo confesso: Silvio Berlusconi è entusiasta di Vendola».
 
A dirlo don Luigi Verzè, il Presidente del San Raffaele di Milano, in occasione della conferenza stampa di presentazione a Taranto del San Raffaele 2, il più grande ospedale oncologico pediatrico di tutto il Mediterraneo.”


E’ in allarme il porporato, con Bagnasco in testa
.
Sono tornata dopo otto giorni da Marsiglia, non ce la faccio a commentare le notizie mai lette e ora appena guardate.

Certe campane hanno sfondato non solo i timpani e non si può spiegare a chi vive fuori dall’Italia:va vissuto quest’ inferno, queste maledizioni del potere politico…”le radici della malattia”.

Chi vuole ci si curi con tanta medicina benedetta, la medicina di Dio…. voti, ex voti.


Doriana Goracci

Salvatore Viglia - politicamentecorretto 20/3/2010


STRAPPATE
BRUCIATE
LE SCHEDE
ELETTORALI
[Modificato da ®@ffstef@n 21/03/2010 19:04]
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23/03/2010 14:26
 
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Le disgustose sinergie tra
il clero e il puttaniere



 La Chiesa cattolica, pur travolta dallo scandalo pedofilia, ha dato una chiara indicazione di voto per il partito di quello che la moglie ha pubblicamente accusato di frequentare minorenni, accusa peraltro confermata da almeno una delle minorenni.

Quello che va con le minorenni ha sentitamente ringraziato e ha dato la sua solidarietà al Papa sotto scacco,
affermando che la lettera di mezze scuse con la quale ha fatto infuriare gli irlandesi "e' solo l'ultimo esempio di questo suo grande carisma", che il Papa impiega per difendere la Chiesa da chi la vorrebbe distruggere.


Il solito osceno balletto, con il quale due poteri con grosse responsabilità e colpe si sostengono a vicenda e si atteggiano a vittime, colmando con l'arroganza e la sfacciataggine la mancanza di argomenti utili a deflettere accuse pesantissime.


Peccato che proprio ieri il capo della conferenza episcopale tedesca abbia
ammesso che il Vaticano sapeva delle gesta dei preti pedofili e ha insabbiato per anni.

In un sermoncino durante una conferenza stampa, monsignor Bagnasco
ha dichiarato che  è il no all'aborto è "uno dei valori -non negoziabili- in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali".

Una chiara indicazione di voto che non c'entra neppure con le elezioni regionali, visto che le regioni non hanno potestà in materia. Un doppio inganno, visto che nella realtà nemmeno all'interno del PDL esiste una maggioranza disposta ad immolarsi contro l'aborto.



Si tratta solo del perfezionamento di un do ut des che ha compreso anche una parte della torta degli stanziamenti per il terremoto de L'Aquila, soldi alle scuole private sottratti a quella pubblica e il rinnovo dell'esenzione dall'ICI per gli immobili della chiesa.
Dopo l'aggressione squadrista a Boffo l'accordo tra i due poteri è stato trovato a spese dei contribuenti italiani, come sempre Berlusconi ha fatto la mossa dell'uomo ricco con i soldi degli altri.

Quella di Bagnasco è una clamorosa ingerenza nella politica italiana, un'uscita alla disperata che getta una chiara luce sulla complicità tra il centrodestra del puttaniere e la Chiesa che ha protetto i preti pedofili e ora rifiuta di pagar dazio, evitando di assumersi responsabilità ormai evidenti a tutti.

Scuse pietose senza alcuna assunzione di responsabilità quelle di Ratzinger e non è andata meglio a quei porporati che hanno provato a esercitarsi con ipotesi di complotti o dando la colpa all'omosessualità.


Responsabilità gravi, perché si parla di un fenomeno che ha mietuto migliaia di vittime tra i bambini in giro per il mondo, ovunque ci fossero preti o suore con la responsabilità di educare dei minori.

Vittime violentate attraverso i decenni, se non i secoli, e orchi in tonaca protetti dai superiori e dalla Chiesa di Roma, l'ultimo scandalo di omertosa protezione di un prete pedofilo è cosa di pochi giorni fa, nella vicina Bologna, e ancora
la curia locale si batte fieramente per difendere il prete già condannato.

Non stupisce nemmeno il plauso di Gasparri a Bagnasco.
Feroce con il questore di Roma al quale ha dato dell'ubriaco per aver smentito il fantascientifico milione di intervenuti alla manifestazione per Silvio, untuoso e servile con le tonache complici dei pedofili, se uno non ha una dignità è difficile che riesca a darsela in occasioni del genere.



Manca meno di una settimana alle elezioni e già siamo arrivati ai toni da crociata, anche se è difficile credere che iniziative come queste possano servire a portare al voto gli elettori del centrodestra, scioccati dall'inarrestabile catena di arresti e di orrori emersi dalle indagini negli ultimi mesi o quelli dei cattolici timorati di Dio.

Difficile anche credere che qualcuno possa votare Berlusconi perchè dal palco ha gridato che sconfiggerà il cancro, verrebbe semmai da ritenere il contrario, ma in un paese nel quale tutta la classe dirigente, dai politici, agli industriali fino ai vertici della Chiesa cattolica, sguazza in una tale miseria morale, non si può davvero escludere nulla.



Bonus Game

Chi si fosse innervosito con la lettura può rilassarsi giocando a "Operazione pretofilia", un edu-game di Molleindustria sul tema, che è sopravvissuto al tentativo di censura da parte dei soli noti.
 
[Modificato da ®@ffstef@n 23/03/2010 15:17]
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18/04/2010 20:09
 
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Un dio ad-personam per Silvio Berlusconi

 

 



Prendete e mangiatene tutti, disse una sera Gesù Cristo. La chiesa, con apposito Decreto Interpretativo, riformulava successivamente per impedire categoricamente ai divorziati risposati di fare la comunione. 
Così è, se vi pare, per chiunque sia caduto nel peccato mortale, avendo divorziato ed essendosi successivamente risposato.


 Silvio Berlusconi ha sposato Carla Elvira Lucia Dall'Oglio nel 1965 e in seconde nozze, nel 1990, Miriam Bartolini - in arte Veronica Lario -, dopo averla tra l'altro scritturata per il ruolo di amante dal 1980 al 1985, quando finalmente divorziò dalla Dall'Oglio.

 Dev'essere quindi un dio ad-personam quello che, sabato, gli ha concesso il privilegio di ricevere la comunione, ai funerali di Raimondo Vianello, in barba alla rigida ortodossia di papa Ratzinger, per il quale vige la norma ferrea che "
solo i puri possono ricevere la comunione". Basti pensare che ai fedeli comuni che siano incorsi nello stesso peccato è vietato persino fare il padrino o la madrina di una nipotina o cantare nel coro della chiesa.

 Leggi ad-personam, reati ad-personam, parlamentari ad-personam, ora anche un dio ad-personam.
 
A quando un carcere ad-personam?
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Si sono dimenticati di mettere le due monete negli occhi per pagare Caronte, il traghettatore del fiume Acheronte, trasportava le anime verso il regno dei morti.

“Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: “Guai a voi, anime prave!”

E ‘l duca lui: “Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”

(Dante, La Divina Commedia)








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Cricca continua: quelle case d'oro agli amici del Salaria Club


Per i pm era il prezzo che l'imprenditore pagava a politici
e finanzieri - Al centro delle verifiche i passaggi di soldi e le finanziarie legate al centro sportivo (e salta fuori anche un "incarico" alla moglie di Scajola come "esperta d'arte")




(di Corrado Zunino - Repubblica/Roma)



I nuovi filoni dell'inchiesta sulla Protezione Civile confermano che Roma è il centro della ragnatela di corruzione intessuta dalla cricca Anemone.

Sono quattro gli immobili comprati a "personaggi sensibili" con i soldi del gruppo edile.

Innanzitutto "casa Scajola", acquistata dal ministro dell'Industria in via Fagutale: nove vani e mezzo con vista Colosseo
, Lory Del Santo vicina d'attico e Raoul Bova sulla stessa colonna.

L'ampio appartamento sarebbe costato 1,7 miliardi. Novecentomila euro, secondo la Procura di Perugia, sono provviste del costruttore Anemone girate ai venditori dall'architetto Angelo Zampolini, l'uomo della contabilità in nero.

Poi, le due case acquistate da Diego Anemone per i figli del generale della Finanza Francesco Pittorru. La prima, affaccio su via Merulana, sarebbe costata 285 mila euro.

La seconda, in via Poliziano, una traversa, 529 mila euro. In entrambi i casi metà del prezzo sarebbe stato versato in nero. Poi c'è l'appartamento in via della Pigna per Lorenzo Balducci, attore, figlio del presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici.

L'immobile, vicino a Largo Argentina, è costato 435 mila euro. Li avrebbe versati, dicono i pm, Anemone attraverso il solito Zampolini.

Per comprendere le reciproche utilità tra il ministro Scajola e il costruttore, gli investigatori hanno ripreso in mano la storia del palazzo della Propaganda Fide in piazza di Spagna del Vaticano, che Angelo Balducci voleva far ristrutturare dalla Protezione Civile. Monsignor Crescenzio Sepe si adoperò per far entrare nel comitato scientifico della Fondazione, come esperta d'arte, la moglie del ministro Scajola.

Tra l'altro, agli atti dei pm di Perugia c'è una lettera inviata dagli uffici del ministero dell'Industria alla polizia tributaria: chiedevano notizie sulle irregolarità "eventualmente accertate a carico di Stube e Fidear". Sono le due fiduciarie alla base del Salaria Sport Village di Settebagni, riconducibili a Diego Anemone e Filippo Balducci, l'altro figlio dell'alto funzionario arrestato.
 


Se l'italia non fosse una nazione di imbecilli
che si rinchiudono all'asinara..
quegl'imbecilli avrebbero già preparato le forche

 
[Modificato da ®@ffstef@n 03/05/2010 00:50]
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Una volta queste cose non si sapevano ed i corrotti la passavano liscia.

Oggi le cose si sanno ed i corrotti continuano a passarla liscia.

In che mondo viviamo se chi opera il bene si trova nei guai e chi opera il male gode nel benessere?

[SM=g27993]




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03/05/2010 16:35
 
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DON BANCOMAT
– ERA UN SACERDOTE DI 83 ANNI LA BANCA OCCULTA DEL ’SISTEMA ANEMONE’ – PER I PM DON BIASINI CUSTODIVA PER L’IMPRENDITORE CONTANTI E CONTI CORRENTI “CIFRATI” - SORGE SPONTANEO IL DUBBIO:
DIETRO, BALDUCCI-ANEMONE, CI SONO PER CASO GLI INTERESSI DELLA SANTA SEDE CHE METTEVA A DISPOSIZIONE IL DENARO PER ACQUISIRE CASE DA GIRARE A CHI CONTA?...


Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per "Il Giornale"

Nel «sistema Anemone», quello messo in piedi dal giovane imprenditore romano per conquistarsi una posizione di privilegio nel circo dei appalti milionari per grandi eventi e grandi opere, la circolazione del denaro era ovviamente un ingranaggio decisivo. Gli accertamenti delle Fiamme gialle di cui si parla in questi giorni - per intenderci, quelli relativi agli appartamenti che secondo i magistrati di Perugia Diego Anemone avrebbe acquistato nell'interesse del ministro Scajola e dello 007 Pittorru - mostrano una modalità di operazioni di «copertura».A dar retta ai pm umbri, dunque, Anemone si sarebbe appoggiato a due professionisti - il commercialista Stefano Gazzani e l'architetto Angelo Zampolini - come «riciclatori del denaro provento dei delitti contro la pubblica amministrazione» e «come soggetti intermediari per la dazione del denaro oggetto della corruzione».Un filone ancora tutto da accertare. Ma, soprattutto, solo uno dei vari meccanismi che l'imprenditore avrebbe perfezionato per «nascondere» i flussi finanziari. E la parte dei fondi neri da utilizzare per le spese correnti non ufficiali, a cominciare dalle mazzette.


CASSA CONTINUA NEL NOME DEL SIGNORE... ANEMONE...

Tra gli altri, infatti, c'è la «banca in clergyman» che, secondo gli inquirenti, risponde al nome di don Evaldo Biasini. Il religioso ciociaro di 83 anni, economo della Congregazione dei missionari del Preziosissimo sangue, aveva infatti con Anemone un legame decisamente insolito.
Tanto da guadagnarsi tra gli investigatori l'appellativo di «don Bancomat».

In pratica il prete avrebbe custodito somme sia in contanti sia nei conti correnti intestati a lui o alla congregazione che appartenevano di fatto ad Anemone. Che poteva quindi contare su una fonte di prelievo «sicura» e irrintracciabile, con un giro di denaro valutato in circa 4 milioni di euro. Di questi «sottoconti», don Evaldo teneva meticolosi rendiconti contabili su cui registrava movimenti di dare e avere con il facoltoso amico.

     
      
DON EVALDO BIASINI


SOTTOCONTI CRIPTATI: «DANE» E «MANNEO E»...

Il religioso sarebbe arrivato, a fine anno, a riconoscere ad Anemone un interesse sulle somme informalmente «depositate» sui conti in subaffitto. Conti che don Bancomat «cifrava» chiamandoli con nomi come «Ad» (iniziali di Anemone) «Dane» (acronimo di Diego Anemone) o «Manneo E» (anagramma del cognome dell'imprenditore). È la perquisizione nei confronti del religioso a scoprire le carte, altrimenti inaccessibili persino agli accertamenti bancari più accorti e minuziosi.

A incastrare il sodalizio tra i due era stata la rete di intercettazioni telefoniche lanciata dagli investigatori per svelare i rapporti tra l'imprenditore e la «cricca» della Ferratella. E a far incuriosire gli inquirenti, in particolare, è la richiesta di denaro contante che Anemone rivolge a don Evaldo mentre viene intercettato, il giorno prima di un incontro (mai riscontrato dai carabinieri del Ros) con il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Gli uomini dell'Arma ritengono che Anemone voglia una «mazzetta» da recapitare a mister emergenza. Non ne trovano traccia, ma in compenso risalgono a una fitta serie di contatti tra l'imprenditore e il sacerdote, che sembrano sempre finalizzati a prelievi di somme.



OFFERTE PER L'AFRICA E PER L'AMICO DIEGO...

Si parla di una «cassaforte», e salta fuori una somma - «cinquantamila» - destinata all'«Africa», che don Evaldo però è disposto a concedere all'amico Diego. Quando a febbraio viene interrogato dai carabinieri, proprio l'economo in clergyman chiarisce che sì, si trattava di 50mila euro raccolti con le offerte per i bambini aiutati dalle missioni in Africa. «Li avrei dati ad Anemone - spiega don Evaldo - con l'accordo che me li avrebbe restituiti prima di partire per l'Africa, oppure li avrei detratti dal suo deposito fiduciario di cui vi ho fornito il rendiconto».

C'è da dire che non sono solo i soldi a legare i due. L'impresa di Anemone, infatti, si occupa anche di una serie di lavori di ristrutturazioni per edifici di proprietà della congregazione del Preziosissimo sangue.
In parte «certificati» dall'emissione di fatture, in parte, invece, lasciati scoperti. L'idea degli inquirenti è che l'imprenditore non si facesse pagare tutto, creando un «fondo» a cui poi attingere, e che talvolta rimpinguava direttamente con versamenti in contanti, che con i lavori non avrebbero nulla a che vedere.

«ENTRATE» E «USCITE» LE CIFRE SEGRETE SUL C/C...

Quanto ai rendiconti, quelli in cui il nome di Anemone viene ingenuamente «cifrato» dal religioso, l'ultimo (quello intestato a «Manneo E») arriva a certificare i movimenti fino al 31 dicembre dell'anno scorso.
E riporta un saldo attivo per l'imprenditore di quasi mezzo milione, 475.410,48 euro, per la precisione.

Per capire la frequenza delle «operazioni», basta scorrere la lista movimenti relativa al 2008.
L'anno inizia con l'apertura del conto per un controvalore di 183mila euro.
Poi, in primavera, il denaro si muove vorticosamente. Il 19 marzo Anemone deposita 158mila euro.
Il 7 aprile 99mila. Il 9 aprile altri 61mila.
L'11 dello stesso mese ancora 36mila.


Quindi partono i prelievi. Trentacinquemila euro «cash» il 23 aprile, 50mila sempre in contanti una settimana dopo. Il 7 maggio altro prelievo per 15mila euro, otto giorni più tardi passa la segretaria di Anemone, Alida, e va via con 20mila euro in tasca. Due giorni dopo sempre Alida ritira 30mila euro, e altri 50mila euro tornano ad Anemone il 26 maggio. Alla fine dell'anno, don Bancomat annota zelante anche l'ammontare degli interessi, pari a 7.553,74 euro. Che Anemone «ritira x bambini Africa cash».
 Insomma, c'è persino spazio per la beneficenza.

Tornando alla cassaforte, gli uomini del ros ci trovano una sorpresa. Una serie di assegni circolari intestati a una certa «A. S.», figlia di un italiano e una finlandese, che i carabinieri annotano essere «emigrata dal 10.7.2009». In realtà gli investigatori sospettano che quei titoli di credito siano legati a una visita che don Bancomat aveva ricevuto il 21 gennaio 2010 nella sede della congregazione.


ASSEGNI PER 300MILA EURO DA DELLA GIOVAMPAOLA...

Quel giorno Anemone aveva portato con sé Mauro Della Giovampaola, il funzionario di via della Ferratella. E don Evaldo racconta al ros che Della Giovampaola «gli ha consegnato assegni circolari per un importo di circa 300mila euro, in parte successivamente versati sul conto n. 1562 della Banca (intestato alla congregazione, ndr), e in parte ancora custoditi all'interno della cassaforte presso la sede della congregazione».


Il giorno dopo la perquisizione è lo stesso don Evaldo che, ormai pienamente collaborante, avvisa gli inquirenti di aver trovato altri dieci assegni circolari, per circa 120mila euro di controvalore, sempre appartenenti al «pacchetto» di Della Giovampaola, non ancora depositati da un suo assistente.


Forse, ritengono gli investigatori, anche il collega di Balducci voleva aprire un conto nella privatissima banca «inventata» da Anemone.
    

                                                                    



CARCERE A VITA
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 BOMBAROLO DECIMO SESTO














BOMBAROLO DECIMO SESTO

SVEGLIA CHE L'ASSUNTA

HA FATTO GLI GNOCCHI CON IL.....
       PREZIOSISSIMO
           SANGUE
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15/05/2010 16:37
 
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L’INCHIESTA – Il superteste racconta: portavo il costruttore dal cerimoniere del Papa


L’inchiesta – Alcune compravendite di case passavano da «Propaganda fide»


Il superteste racconta: portavo

il costruttore dal cerimoniere del Papa


Gli incontri di Anemone con monsignor Camaldo.
E Don Evaldo rivela: altri sacerdoti sapevano dei soldi


  Ratzinger con mons. Camaldo

Appartamenti trasformati in dimore di lusso grazie alle ristrutturazioni compiute dalle imprese di Diego Anemone.
A beneficiarne erano «politici e prelati», così come ha raccontato Laid Ben Hidri Fathi, l’autista di Angelo Balducci, che del costruttore era diventato collaboratore. Di fronte ai magistrati di Perugia l’uomo ha cominciato a fornire dettagli e identità.


E ha svelato:
«Ero io ad accompagnare Diego agli incontri con queste persone. Ricordo in particolare che era in rapporti con monsignor Francesco Camaldo». Si tratta del cerimoniere del Papa, per quindici anni segretario particolare del vicario di Roma cardinal Ugo Poletti. I legami con il Vaticano sono uno dei filoni principali dell’indagine sugli appalti dei Grandi eventi, soprattutto dopo la scoperta che una delle «casseforti» dell’imprenditore era gestita da don Evaldo Biasini, 83 anni. Ma anche perché alcune compravendite di case passavano proprio da enti religiosi come «Propaganda Fide», di cui Balducci era consigliere. Dimore che sarebbero state acquistate seguendo la procedura già scoperta nel caso del ministro Claudio Scajola. L’attenzione della Guardia di finanza si concentra su 15 operazioni sospette: trasferimenti di denaro dai conti di Anemone a quelli dei suoi prestanome— in particolare il geometra Zampolini e la segretaria Alida Lucci—e poi trasformati in assegni circolari da versare al momento del rogito.


Gli incontri

Il testimone—che aveva ricevuto il compito di gestire una serie di conti correnti di Anemone e per questo aveva ottenuto anche la delega ai prelevamenti per contanti—non fornisce dettagli sui contenuti dei colloqui. Ma è preciso nel riferire in quali occasioni portò Anemone da monsignor Camaldo. Sinora l’inchiesta aveva fatto emergere una buona conoscenza tra il prelato e Balducci. Tanto che quando il provveditore è stato arrestato, monsignor Camaldo ha commentato: «Sono molto addolorato, è una persona di assoluta limpidezza morale, conosciuta e stimata in Vaticano da tanti anni, sono certo che dimostrerà la sua completa estraneità alle accuse». Adesso si intravede una rete più ampia. Anche perché nel 2008 lo stesso prelato finì nell’inchiesta avviata dal pm Henry John Woodcock su Vittorio Emanuele di Savoia, sospettato di complicità con alcuni faccendieri inseriti nella massoneria. Per quale motivo incontrava Anemone? Tra gli interessi comuni c’erano soltanto acquisiti e ristrutturazioni di appartamenti, come racconta Hidri Fathi? È presumibile che monsignor Camaldo venga ascoltato dai magistrati di Perugia quando saranno terminati gli accertamenti sulle 15 operazioni sospette emerse nell’indagine.


Rogiti e assegni

Nell’elenco delle persone da interrogare c’è anche il notaio Gianluca Napoleone che ha stipulato tutti i rogiti delle operazioni immobiliari gestite dall’architetto Angelo Zampolini. E sono proprio quelle «anomale» movimentazioni di denaro scoperte sui suoi conti presso la Deutsche Bank e su quelli della Lucci a celare — secondo i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi— l’acquisto di case che Anemone avrebbe poi intestato ai politici, ai funzionari statali e a quei religiosi che lo avrebbero agevolato nella concessione degli appalti pubblici, ma anche nei lavori di ristrutturazione di interi stabili. Per questo, oltre alle verifiche effettuate presso istituti di credito e banche dati finanziarie, l’interesse degli investigatori si concentra sulle mappe catastali per rintracciare eventuali cambi di destinazione d’uso e verificare i proprietari degli appartamenti che spesso risultano intestati a società.


I sacerdoti

In questo vorticoso giro di case si inseriscono gli affari gestiti da Balducci e Anemone attraverso «Propaganda Fide» e soprattutto la Congregazione del preziosissimo sangue di cui era economo don Evaldo Biasini, che nella sua cassaforte conservava contanti messi a disposizione del costruttore in caso di emergenza. Il sacerdote, missionario in Africa, ha poi raccontato di aver messo a disposizione del costruttore i conti dell’Ente, di fatto utilizzati per depositare assegni e prelevare contanti.
Leggendo il verbale della perquisizione nella sede dell’Istituto dai Ros, si scopre che oltre a don Evaldo altri preti erano a conoscenza delle strane movimentazioni effettuate per favorire il costruttore. Afferma il sacerdote: «Sui depositi della Congregazione, intestati a me perché rivesto la carica di economo, sono autorizzati ad operare don Giuseppe Montenegro quale rappresentante legale e don Nicola Giampaolo, direttore di Primavera missionaria che ha sede ad Albano Laziale» cioè dove si trova anche la Congregazione.



Fiorenza Sarzanini


07 maggio 2010(ultima modifica: 08 maggio 2010)

.fonte:  www.corriere.it/politica/10_maggio_07/sarzanini_a91d1730-5994-11df-8cbf-00144f02aa...
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18/05/2010 16:12
 
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lunedì 17 maggio 2010

La caccia ai soldi della cricca punta al Vaticano


La caccia ai soldi della cricca punta al Vaticano
Il Giornale del 17 maggio 2010

Massimo Malpica

La caccia al tesoro della «cricca» punterebbe ora sul Vaticano.
I magistrati delle procure di Firenze e di Roma hanno già avviato gli accertamenti bancari su conti correnti e depositi italiani collegati a Diego Anemone e al suo staff, ad Angelo Balducci, a Claudio Rinaldi e agli altri funzionari della struttura della Ferratella in Laterano.

Sempre lavorando in team, le toghe delle due procure hanno inviato una rogatoria internazionale in Lussemburgo per individuare e bloccare i conti all’estero riferibili agli indagati e a una serie di prestanome (un elenco di 16 nomi e 9 società, tra cui anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini).

Ora si starebbe valutando di bussare alle porte dello Ior. Scelta dagli esiti incerti, ma quasi obbligata. Molti degli incroci emersi, soprattutto relativamente alle compravendite immobiliari delle «case blu» e ai lavori di ristrutturazione realizzati dalle società di Anemone, hanno infatti come comune denominatore l’altra sponda del Tevere.

Nell’ormai celebre «lista» di Anemone molti degli indirizzi fanno capo alla congregazione di Propaganda Fide. Congregazione della quale era «consultore» lo stesso Balducci.

Qualche giorno in un esposto i radicali hanno denunciato presunte irregolarità su una serie di appalti pubblici, alcuni dei quali affidati all’architetto della «cricca» Angelo Zampolini.

Nell’esposto si rimarca che Balducci avrebbe un conto proprio presso lo Ior.
Lo rivelò lui stesso, quattro anni fa, interrogato a Potenza da Woodcock per l’inchiesta sui Savoia. Saltò fuori un prestito di 280mila euro «concesso» da Balducci a monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere pontificio.

Balducci spiegò a Woodcock che aveva girato i soldi «attraverso un conto bancario in Vaticano». E un conto allo Ior non è a rischio di segnalazioni di operazioni sospette: gli occhi dell’antiriciclaggio non arrivano Oltretevere.

Una rogatoria potrebbe provarci, ed è quello a cui i pm umbri e toscani stanno pensando, anche se difficilmente il Vaticano concederebbe il suo via libera agli accertamenti nei conti dello Ior.

Si apre così un altro filone «religioso», dopo il tesoretto di Anemone nella cassaforte e nei conti della Banca delle Marche intestati a don Evaldo Biasini, economo della congregazione del Preziosissimo sangue che faceva da cassiere per l’imprenditore.

E non è un caso che il religioso sia l’unico non indagato il cui nome è presente nella richiesta di rogatoria inviata in Lussemburgo.

Sul fronte interno, arriva oggi sulla scrivania del pm perugini la nuova informativa del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle.

Altri controlli incrociati su conti correnti, depositi, assegni circolari e compravendite immobiliari. Il primo documento aveva portato - tardivamente - a rivelare quegli strani acquisti «finanziati» da Zampolini in favore di Scajola e Pittorru.

L’esame dei nuovi accertamenti potrebbe portare a modificare il calendario degli interrogatori. Proprio Zampolini potrebbe arrivare nella procura umbra domani, e non è escluso che prima della fine della settimana i pm Sottani e Tavarnesi spingano per ascoltare l’ex ministro Scajola, e per bissare l’interrogatorio del capo della protezione civile Guido Bertolaso.

Troppi punti da chiarire, rispetto a quel verbale del 12 aprile. Da allora sono saltati fuori i lavori effettuati dalla moglie al Salaria Sporting village di Anemone, e quelli di ristrutturazione che Anemone ha svolto a casa di Bertolaso, che nell’elenco dell’imprenditore salta fuori anche per una casa di via Giulia.
E anche di questa, ai pm Bertolaso non aveva fatto parola
   
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24/05/2010 00:43
 
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Gli inquilini eccellenti di Propaganda Fide

case e potere all´ombra del sistema Anemone


FABIO BOGO

SABATO, 22 MAGGIO 2010 LA REPUBBLICA - Cronaca


Boiardi di Stato, direttori Rai, e anche inquisiti: ecco chi vive negli ambiti appartamenti di proprietà vaticana. Grazie anche a Balducci


E il nome del costruttore arrestato è il più ricorrente nei lavori di ristrutturazione
Un patrimonio costituito da decine di alloggi di lusso nelle zone più pregiate di Roma

L´ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici ha costruito una rete sulla quale Repubblica è in grado aprire una nuova finestra, che documenta i nomi di alcuni "nuovi" inquilini e spiega come la Congregazione, l´ex Propaganda Fide, sia stata usata per fortificare e proteggere quello che è stato ormai battezzato "il sistema Anemone".


Gli amici di Balducci
Sono tante, le case che la Congregazione gestisce dallo splendido palazzo di Propaganda in piazza di Spagna. Un intero immobile in via della Conciliazione 44, altri appartamenti e alloggi sparsi tra Via della Vite, piazza Mignanelli, via dei Coronari, via del Governo Vecchio, Via Sistina, vicolo della Campana, via dei Prefetti, via XX Settembre. La Roma che conta vuole vivere o lavorare qui. E la Congregazione affitta.

Un tempo i canoni erano modesti, ora sono stati adeguati, e fruttano bene.
Una su tutte: il canone che versa lo stilista Valentino per il palazzo di piazza Mignanelli 22 si aggira intorno ai 160 mila euro mensili.

Per le case di Propaganda Fide si fa domanda.
Esiste una graduatoria e una valutazione di tre consultori laici, scelti in base alle evidenti personali qualità di "Scienza e Prudenza" (articolo 8 della costituzione apostolica "Pastor Bonus").

Angelo Balducci per anni è tra i tre consultori laici di Propaganda Fide.
Gli altri sono Francesco Silvano, ex manager Telecom vicino a Comunione e Liberazione, e Pasquale De Lise, oggi influente presidente del Consiglio di Stato.

Per anni i tre hanno lavorato a fianco del cardinale Crescenzio Sepe, fino all´arrivo di Benedetto XVI, quando il cardinale va a Napoli e alla Congregazione arriva l´indiano Ivan Dias, ex arcivescovo di Bombay. Un ricambio fortemente voluto dal Papa.

Balducci finisce travolto dall´inchiesta sugli appalti e dagli scandali sessuali.

In lui non ci sono "Scienza e Prudenza". Resta al contrario l´eredità di inquilini eccellenti della Congregazione.

Al 17 di vicolo della Campana vive Adalberto Thau, parente della moglie di Angelo Balducci.

I lavori di ristrutturazione dell´appartamento sono eseguiti dalla ditta "Dino Anemone & co snc", e il direttore dei lavori è significativamente Mauro Della Giovampaola, il funzionario che con Balducci lavorava alla "Ferratella" e con lui arrestato per corruzione.

Ma Della Giovampaola compare non solo come direttore dei lavori: è anche affittuario.

In via XX settembre, immobile di Propaganda Fide, ha i suoi uffici la "Medea", società attraverso cui il funzionario statale avrebbe ottenuto (fino a quando ne è stato socio insieme al costruttore Diego Anemone) lauti incarichi di consulenza dal ministero dei trasporti e delle infrastrutture di Pietro Lunardi.

Ha casa con Propaganda Luciano Marchetti, in via del Governo Vecchio. Ex direttore regionale per i beni culturali nel Lazio e ora subcommissario della Protezione civile per l´Abruzzo, Marchetti è inquilino tramite la compagna Francesca Nannelli, funzionaria dei Beni culturali distaccata alla "Arcus spa". La società voluta dal ministero per finanziare progetti culturali e che - nel 2005 - si occupa proprio della ristrutturazione del palazzo della Congregazione. La casa figura nell´elenco sequestrato ad Anemone.


Enac, Rai, Agcom, Alitalia
A scorrere l´elenco degli inquilini di Propaganda Fide un dato è evidente.
Che, anche a voler prescindere dal ruolo svolto da Balducci nell´assegnazione delle case di pregio, quegli immobili rivelano una rete di relazioni.

Vito Riggio, oggi presidente dell´Enac e nel 2001 consigliere politico dell´allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi (acquirente di un intero palazzo in via del Pellegrino) è assegnatario di una casa in via della Conciliazione 44, immobile di assoluto pregio dove il Vaticano alloggia numerosi cardinali.

Suo figlio Federico, del resto, compare nella "lista Anemone" come cliente del costruttore per la ristrutturazione del suo appartamento in via La Spezia.
Con due appartamenti in affitto per sé e la famiglia, la dorata enclave di via della Conciliazione 44 ospita anche Giancarlo Innocenzi, commissario dell´Agcom e protagonista delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Trani e oggi all´attenzione del Tribunale dei Ministri. Conversazioni in cui Innocenzi veniva sollecitato dal Presidente del Consiglio a intervenire per bloccare una puntata di "Anno zero" sul caso Mills.

Innocenzi non è il solo uomo delle "comunicazioni" inquilino di Propaganda.
In vicolo della Campana 17 vive Antonio Marano, oggi vice-direttore generale della Rai e per anni direttore di Rai2.
Mentre, in via dei Coronari, abita Augusto Minzolini, direttore del Tg1, e anche lui intercettato nell´inchiesta di Trani. Un affitto il suo che racconta qualcosa di più e di diverso, forse, dei suoi rapporti di amicizia con Angelo Balducci e Diego Anemone, per altro documentati da alcune intercettazioni telefoniche dell´inchiesta sui Grandi Appalti.

Minzolini, nel marzo scorso, liquidò la circostanza spiegando che Anemone e Balducci erano due sue "fonti in Vaticano".

L´affitto di via dei Coronari, la ristrutturazione di quella casa per mano della ditta Anemone, la direzione dei lavori dell´architetto Angelo Zampolini (lo spallone degli assegni circolari per l´acquisto delle case dell´ex ministro Scajola, del generale Pittorru e del genero del funzionario delle Infrastrutture Incalza) aggiungono forse qualcosa di più.

Una postilla. Nel condominio di Minzolini abita anche Marco Zanichelli, già direttore generale poi amministratore delegato di Alitalia e oggi presidente di Trenitalia.



A MIO MODESTO AVVISO  SOTTO TALI A TANTE CIFRE SI NASCONDE ALTRE-OTTANTA EVASIONE, PER CUI CORRE  L'ESIGENZA DI FAR APRIRE GLI ARCHIVI E LE CASSE-FORTI (IOR) DEL VIATIC-ANO


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06/06/2010 15:33
 
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Riciclaggio, rapporti con lo Ior:
Sotto inchiesta dieci banche

 

Roma, bonifici milionari nel mirino della Procura. La banca vaticana, secondo i pm, sarebbe solo uno schermo dei reali beneficiari delle operazioni

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di ELSA VINCI

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ROMA – Rapporti sospetti con lo Ior,
la procura di Roma indaga su dieci banche. Gruppi del calibro di Unicredit e Intesa San Paolo, realtà più modeste come la Banca del Fucino fondata dai principi Torlonia, che ogni giorno scambiano operazioni per centinaia di milioni con l’Istituto opere di religione del Vaticano, “uno schermo” per i clienti, che si teme possa celare operazioni di riciclaggio.

Perché dietro il bonifico o la transazione c’è soltanto un acronimo: Ior.

Mai o quasi mai una persona fisica o giuridica. Origine e destinazione degli assegni risultano coperti dal diaframma della banca estera.



L’allarme è arrivato
circa un anno fa dall’Unità di informazione finanziaria, la struttura di “financial intelligence” di Bankitalia, che ha mobilitato la Guardia di finanza. Si indaga per la violazione della legge 197 del 1991 che ha introdotto nel nostro ordinamento tre obblighi fondamentali per gli intermediari finanziari: l’identificazione dei soggetti coinvolti in una transazione, la registrazione dei dati nell’”archivio unico informatico”, la segnalazione di eventuali operazioni sospette. Regole pare non sempre rispettate.

I magistrati romani hanno scoperto che lo Ior usava in modo cumulativo, senza fornire alcun dato di identificazione, un conto corrente aperto nella filiale 204 dell’ex Banca di Roma (oggi Unicredit) in via della Conciliazione al confine con le Mura Leonine. In un paio d’anni su quel conto sono transitati 180 milioni di euro. Su questo caso specifico, la prassi è stata abbandonata con l’integrazione Unicredit.




Il procuratore aggiunto
Nello Rossi e il pm Stefano Rocco Fava sospettano che attraverso i conti istituzionali intestati alla banca vaticana sia transitato e probabilmente continui a passare denaro per singoli individui. L’ipotesi investigativa è che soggetti con residenza fiscale in Italia abbiano usato o utilizzino lo Ior come “schermo” per nascondere reati di vario genere, dalla truffa all’evasione fiscale. “Si tratta di conti sconosciuti e protetti da una sorta di diaframma messo in atto dallo Ior”, spiegano gli inquirenti.

Conti soltanto misteriosi? “Decisamente sospetti”.
Quando la magistratura ha chiesto nomi e cognomi, quelli forniti non hanno retto alla verifica. La Guardia di finanza ha infatti accertato almeno un paio di casi di beneficiari fittizi delle somme transitate. Cioè i nomi forniti sono risultati falsi. In questo caso le norme antiriciclaggio sono state violate. Scatteranno le sanzioni.



La magistratura italiana
non può intervenire sulla banca vaticana, l’unico strumento di cui dispone è la rogatoria internazionale, usata per esempio dalla procura di Perugia per scoprire i fondi neri di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei Lavori pubblici travolto dall’inchiesta sugli appalti del G8. I pm romani non escludono il ricorso alla rogatoria ma per il momento puntano su una decina di banche italiane con consistente e quotidiano volume di scambio con lo Ior.

Il primo obiettivo dell’indagine è identificare i reali beneficiari di titoli e operazioni da decine o centinaia di milioni. Il sospetto dei pm è che dietro la sigla Ior si possano celare persone fisiche o società che tramite i conti schermati abbiano costituito un canale per il flusso di denaro tra la banca del Vaticano e l’Italia.

.

01 giugno 2010

fonte:  www.repubblica.it/cronaca/2010/06/01/news/riciclaggio_banche-4483...

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27/06/2010 20:14
 
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E Bondi "commissaria" la Arcus bloccati i fondi per Propaganda Fide


 
CORRADO ZUNINO
MERCOLEDÌ, 23 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Cronaca

Il ministro ha chiesto il resoconto dei finanziamenti statali concessi per le ristrutturazioni

I progetti religiosi sotto la lente della Corte dei Conti e della procura di Perugia

L´azienda controllata dal Tesoro in sei anni ha speso mezzo miliardo di euro


Di prima mattina, lunedì mattina, il ministro Bondi ha chiamato il direttore generale di Arcus e, preoccupato dalle notizie che stavano salendo di quota sui finanziamenti pubblici concessi dal dicastero dei Beni culturali ai siti del Vaticano, sulle inchieste della Corte dei Conti e della Procura di Perugia sul palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna, a Roma, ha chiesto un rapporto dettagliato sull´attività dell´azienda privata controllata dal ministero del Tesoro che in sei anni ha speso – investito, sostiene il suo direttore generale, Ettore Pietrabissamezzo miliardo di euro.

Ecco, quattro finanziamenti di Arcus – voluti e sottoscritti nel tempo dai ministri Lunardi, Rutelli, Buttiglione e quindi dallo stesso Bondi – erano stati indirizzati su opere del Vaticano.

La Corte dei conti, contestando l´attività generale di Arcus, aveva segnalato diverse incongruità proprio sui finanziamenti per progetti religiosi. E i magistrati di Perugia avevano contestato la corruzione all´ex ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, e all´ex prefetto di Propaganda Fide, Crescenzio Sepe, mettendo a fuoco proprio il finanziamento da 5 milioni per il palazzo di Propaganda Fide: finanziamento di Stato alla Chiesa, apparentemente illegittimo, concesso secondo l´accusa in cambio di benefici personali a Lunardi, che a inizio Duemila aveva comprato un palazzetto di proprietà proprio di Propaganda Fide.

Lunardi acquistò i tre piani (occupati da otto persone) in via dei Prefetti – dietro Montecitorio – per 4,16 milioni.

Gli inquirenti ritengono che per quei 720 metri quadrati il valore di mercato, in realtà, fosse almeno il triplo.

Studiata la relazione degli uffici di Arcus, il ministro Bondi si è accorto che dei 5 milioni pubblici dati per la ristrutturazione del palazzo borrominiano di piazza di Spagna, 500 mila euro dovevano essere ancora erogati.

E lunedì ha chiesto che l´ultima tranche del finanziamento fosse fermata, almeno fino a quando non sarà inaugurata la pinacoteca interna e garantita la sua apertura al pubblico (oggi è stata annunciata per il prossimo venti ottobre). Di più, gli stessi uffici tecnici hanno segnalato al ministro che il finanziamento per il cortile dell´Università Pontificia Gregoriana doveva essere completato: agli 800 milioni concessi nel 2009 doveva essere aggiunto un milione per la stagione in corso. All´interno della struttura erano stati recuperati resti romani.

Anche questo finanziamento è stato congelato.

E poi il ministero dei Beni culturali è intenzionato a rivedere gli appalti sottoscritti con il Vaticano per ottenere condizioni migliori per lo Stato.

Innanzitutto, i siti ristrutturati dovranno essere accessibili al pubblico (cosa, ad oggi, non prevista).

La Procura di Perugia, che in questi giorni ha sul tavolo il dossier sulla società privata controllata dal Tesoro, vuole capire alcune questioni controverse.

Ed è probabile che nei prossimi giorni interrogherà i dirigenti di Arcus per chiedere, per esempio, perché nell´appalto tipo non era prevista una data di chiusura dei lavori, perché nel progetto iniziale di ristrutturazione del palazzo di Propaganda Fide non si fa cenno ad alcuna pinacoteca, perché nella prima fase dei lavori compare l´architetto Angelo Zampolini, il contabile delle tangenti dell´imprenditore Diego Anemone. E ancora, perché la direttrice dei lavori in piazza di Spagna, Francesca Nannelli, compagna del vice commissario dell´Aquila Luciano Marchetti, distaccata dai Beni culturali di Firenze ad Arcus, è affittuaria di un appartamento di Propaganda Fide nel centro di Roma (in via del Governo Vecchio).
[Modificato da ®@ffstef@n 27/06/2010 20:16]
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30/06/2010 18:08
 
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Chi si prende i soldi dei legionari di Cristo


La congregazione travolta dagli scandali vede i suoi finanziatori ritirarsi in cerca di alternative: la più immediata è l'Opus Dei


La Legione gestisce scuole private cattoliche e organizzazioni benefiche in ventidue paesi attraverso il suo network di 800 sacerdoti e 2.600 seminaristi

28 giugno 2010

 


I Legionari di Cristo sono una congregazione religiosa maschile di diritto pontificio, fondata nel 1941 dal sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado. È uno degli ordini più discussi per il notevole patrimonio accumulato in settant’anni di attività grazie alle donazioni e per la gestione spesso definita spregiudicata dei beni di proprietà della congregazione.

Pare ora, però, che i donatori su cui contava la Legione abbiano deciso di smettere di finanziarla, in seguito agli scandali in cui sono stati coinvolti alcuni membri condannati per abusi su minori, e soprattutto a causa delle notizie emerse in merito al fondatore della congregazione.


Ne parlano Mica Rosenberg e Anahi Rama di 
Reuters:


Dopo quasi mezzo secolo di assoluto e pieno sostegno da parte del Vaticano, la Legione è caduta in disgrazia in seguito alle rivelazioni del 1 maggio 2010 sul fondatore della Legione, padre Maciel Degollado, che era stato sospeso a divinis il 19 maggio 2006 dalla Congregazione per la dottrina della fede per gli atti di pedofilia compiuti su seminaristi della sua congregazione e per averne successivamente assolti alcuni in confessione, delitto punito dal diritto canonico con la scomunica.

Maciel, morto nel 2008, conduceva una doppia vita, che includeva l’aver avuto “mogli”, figli non riconosciuti, e l’abuso di minori tra cui i suoi stessi figli naturali.


Ora la congregazione dovrà affrontare un secondo problema dopo gli scandali, dato che i generosi e facoltosi donatori che contribuirono a renderla un influente movimento nei decenni trascorsi, stanno considerando se continuare a fornire sostegno economico ad un’organizzazione che quest’anno ha così tanti motivi d’imbarazzo.


Osvaldo Moreno, portavoce della Legione, sostiene che in realtà è troppo presto per fare delle valutazioni di tipo economico, ma ammette che l’attenzione dei media di tutto il mondo sugli squallidi dettagli della vita sessuale del fondatore non sia stata d’aiuto.


I vertici dell’ordine in marzo si sono scusati con tutti coloro che sono stati colpiti, feriti o scandalizzati dalle “reprensibili azioni del fondatore”.


La Legione è arrivata, nei suoi momenti di maggior prosperità, ad accumulare 650 milioni di dollari l’anno, ma i membri dell’ordine dicono che alcuni finanziatori delusi sono intenzionati a chiudere il libretto degli assegni.


La congregazione si preoccupa del fatto che i suoi donatori più fedeli decidano di rivolgersi ad un altro ordine o movimento per investire il proprio denaro.


Ci sarà un significativo calo nelle nostre donazioni ed i concorrenti come l’Opus Dei ne beneficeranno” ha detto Fernando Gonzalez, uno degli alti gradi della Legione.


Molti seguaci della Legione sono rimasti increduli quando il Vaticano, in maggio, ha concluso la sua esaustiva investigazione ammettendo che padre Maciel “era privo di scrupoli” e “colpevole di atteggiamento immorale degenerato in crimini effettivi”.


La Legione gestisce scuole private cattoliche e organizzazioni benefiche in ventidue paesi attraverso il suo network di 800 sacerdoti e 2.600 seminaristi. Il movimento laicale legato all’ordine, noto come Regnum Christi, ha circa 75.000 membri.


L’ordine dirigeva scuole che avevano l’obiettivo esplicito di crescere uomini e donne “consacrati”, pronti a dedicarsi alla vita monastica. Gli allievi seguivano una forma di disciplina militare, facevano voto di silenzio, giuravano che si sarebbero astenuti dai contatti fisici e che avrebbero limitato le visite di amici e parenti.


Le rette alte e le donazioni a cadenze regolari erano destinate, così dichiaravano i vertici della Legione, a sostenere opere di carità e scuole per i poveri. Per gestire l’immenso patrimonio della legione, però, Maciel aveva fondato una holding multinazionale chiamata Grupo Integer, la cui gestione era affidata ad alcuni membri laici del Regnum Christi.


Il Grupo Integer è stato accusato di agire come una qualsiasi corporation e quindi in modo incompatibile con il carattere religioso della sua ragione sociale. Sotto accusa sono soprattutto le relazioni industriali, le attività finanziarie, l’uso delle donazioni per finalità diverse da quelle dichiarate ai donatori, il ricorso al mobbing per allontanare dipendenti in disaccordo con le politiche aziendali, la selezione nepotistica del management e la sua eccessiva retribuzione.


Integer gestisce tutt’ora il patrimonio della Legione. Le operazioni finanziarie e immobiliari sono state protratte anche durante l’ispezione del Vaticano, nell’estremo tentativo di mettere al sicuro il patrimonio della Congregazione dalle richieste di risarcimento delle vittime e dei figli di Maciel.

Nei suoi giorni migliori la Legione poteva contare su benefattori come Flor Barragan de la Garza, la vedova di un ricco tycoon, che nel corso della sua vita ha donato alla congregazione circa 50 milioni di dollari. Il gruppo teme di non riuscire a trovare un altro patrono così generoso e fedele.


È emerso che Maciel muoveva grandi somme di denaro: ad esempio fece da tramite per una famiglia messicana, consegnando 50.000 dollari ad uno stretto confidente del Papa, cosicché la famiglia potesse assistere ad una messa privata con il Pontefice; alcune recenti investigazioni hanno rivelato che consegnava regolarmente buste di denaro e regali costosi ad alti prelati e figure di potere della Chiesa


http://www.ilpost.it/2010/06/28/legionari-di-cristo/

 
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02/07/2010 15:29
 
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Il masochista ribelle

Luca Massaro

Non c’è stato niente da fare. Non ho saputo resistere alla mia insana vocazione masochistica. Ho cominciato la lettura di questo libro. Già mi risento male rileggendo la storia di Sindona, Calvi e Marcinkus.
 
È una soddisfazione provare dolore da certe letture. Un sano senso d’impotenza, come se fossi legato con delle manette e frustato dal ghigno degli impuniti. Oh come godo a sapere che in Italia (in Europa, nel mondo) è accaduto questo e quest’altro, sono state commesse queste e quest’altre credibili ingiustizie.

Sono i momenti in cui mi piacerebbe che ci fosse o una giustizia divina (secondo i parametri della decenza), o un supereroe che scava, scova, scolla di dosso, dalla superficie terrestre le ombre dei senza vergogna – un Capitan Italia pronto, con il suo scudo, a respingere e, magari, a modificare il passato riportandolo tutto sulla scena.

Ma è già tutto sulla scena e ancora lo Stato Vaticano è lì, a succhiare a succhiare a succhiare (per usare di nuovo l’implacabile metafora malviniana) senza il minimo impedimento, senza nessuna difesa, come se il sistema immunitario di un paese laico, democratico e repubblicano fosse andato completamente a farsi fottere.

Per carità, non dico che in Iran, e nel mondo islamico in generale, stiano meglio di noi. Ci mancherebbe. Ma il punto non è questo.

Il punto è accorgersi che il peso dell’influenza ecclesiastica nel nostro paese, se valutato con la moneta e i parametri storici “inflattivi”, è enorme quanto e più lo è stato nei periodi bui dello Stato Pontificio prima della breccia di Porta Pia, e di questo fare finta di niente. Ovvero – ma non so se riuscirò a spiegarmi meglio – l’influenza vaticana in Italia, che determina una paralisi nell’autodeterminazione politica, è tanta quanta lo può essere in uno scenario del Terzo Millennio nel mondo occidentale. Cioè, siamo di fronte, inesorabilmente, a un regresso storico verso le istanze temporali di un potere che, per sua natura, si fonda su istanze ultramondane e che dell’Italia come nazione democratica, civile e repubblicana, se ne frega alla grandissima.

La tiene in vita solo per sfruttarla meglio, ovvero la sfrutta nel modo migliore possibile secondo le sue esigenze, senza che ci sia una forza politica in grado di vedere, denunciare, contrastare questo stato di cose.

Non è vero?

Ditemi allora, forza!, chi oggi avrebbe il coraggio politico di rompere definitivamente, con un atto unilaterale, i Patti Lateranensi.
Chi avrebbe il coraggio di far pagare alla Chiesa tutto il dovuto in termini di tasse e di diritti fino all’ultimo centesimo.
Chi avrebbe il coraggio di togliere il crocifisso dai luoghi pubblici.

Nessuno, nessuno.

Io se fossi Dio sposterei per qualche secolo la Città del Vaticano a Città del Capo. E al suo posto lascerei una bella voragine.

Un Ground Zero.

Far riposare questo paese, lasciarlo libero.

Non credano però i musulmani di prendere il posto.

No, stiano a Teheran, a La Mecca e Medina, al Cairo e a Kabul.

Religioni di tutto il mondo, lasciateci riposare. [edit raff]….


Dici che la crisi è già passata
Che la recessione è tramontata
Valuti tutto sui tuoi conti in Borsa
I disoccupati per te son fine corsa
Ti importa solo del suv e della barca
Credi che chi gli manca il pane vada a coca
E quando apri la bocca sembri un’oca
Credi davvero in un tempo eterno
Che a te reca il sole e a me l’inverno
Pensi che la giustizia sia il quattrino
Che il potere ti faccia un re divino

Se tu vedessi quel che il ciel riserba
Capiresti che sei solo una merda

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11/07/2010 10:47
 
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Vaticano nella bufera: la Cricca Santa

L'attivismo di Bertolaso. L'entrata in scena di Balducci. Il peso crescente del cardinale Sepe. Nasce con il Giubileo il sodalizio oggi sotto accusa

(di Gianfrancesco Turano - l'Espresso)



Formidabile quell'anno. Millenario, milionario e miliardario. Tutte cifre da ricordare, intorno al Giubileo del 2000: oltre mille cantieri, 30 milioni di pellegrini, 70 mila volontari. E soldi. Più di 3.600 miliardi di lire messi a disposizione dallo Stato italiano per l'ingresso della Chiesa nel Terzo millennio.



La sfida è stata colossale e ha richiesto una sintesi complessa. Da una parte, c'erano gli uomini di papa Wojtyla, il distruttore del socialismo reale. Dall'altra, gli amministratori della Repubblica. Tutti di una sola parte politica. Il governo, la Regione Lazio, il Comune di Roma e i municipi interessati in modo indiretto come Napoli o Firenze, erano tutti in mano agli uomini del centrosinistra. Molti di loro venivano dalla Dc. Ma alcuni erano ex comunisti o ex radicali con un passato in compagnia di mangiapreti e filosovietici. Come assemblare una macchina organizzativa con elementi così eterogenei? Con funzionari statali capaci. Capaci in senso professionale ma capaci anche di cambiare abito e di vestire, all'occorrenza, la casacca biancogialla degli interessi vaticani.


I documenti di dieci anni fa stanno tornando attuali con le indagini della magistratura su questi funzionari. Sono i componenti della futura cricca che nasce e si rafforza attorno agli appalti per l'Anno Santo. I tnomi principali sono sui giornali da mesi. Guido Bertolaso, al tempo vicecommissario straordinario al Giubileo. Era lui il braccio destro del sindaco di Roma e commissario Francesco Rutelli. Angelo Balducci,  provveditore alle opere pubbliche del Lazio e gentiluomo di Sua Santità. segretario della commissione centrale per il Giubileo e della commissione mista italo-vaticana. Monsignor Crescenzio Sepe,


I loro rapporti incominciano a ridosso delle celebrazioni giubilari e proseguono per oltre un decennio, accompagnati da promozioni e successi fino agli arresti e agli avvisi di garanzia di quest'anno. La loro solidarietà nasce dalla comune vocazione all'efficienza, alla rapidità, al fare. Nulla di male in questo, finché le regole sono rispettate. "Non mi piace parlare della mia esperienza al Campidoglio", dice il vicesindaco e oggi deputato Pd Walter Tocci, "ma devo sottolineare che il Comune si battè per evitare la legislazione straordinaria. Eravamo della generazione che aveva combattuto lo sfascio dei Mondiali di Italia '90, basati su procedure di emergenza. Nulla a che vedere con quanto accaduto in seguito con il sistema emergenziale gestito dalla Protezione Civile".


Sulla stessa linea è Luigi Zanda, che guidava l'Agenzia del Giubileo e oggi è senatore Pd. "Bertolaso è un collaboratore perfetto. Funziona bene con Rutelli e male con Berlusconi che gli ha messo a disposizione la legge sui Grandi eventi del 2001. È come chi guida a 100 l'ora finché c'è la pattuglia e, senza, va a 200". Il punto è che alcuni appalti giubilari dovevano andare a 200.


Qualche elemento di cronistoria è necessario. Il comitato per il Giubileo nasce nel novembre del 1994 e la celebrazione è proclamata da Giovanni Paolo II a Natale dello stesso anno. Il 1995 passa in chiacchiere, presentazioni, adunate al Teatro Argentina con il presidente Oscar Luigi Scalfaro e il premier Lamberto Dini. I programmi sono ambiziosi. Si parla della metro C, dei tram in centro storico, delle ferrovie suburbane. All'alba del 1996 ci si sveglia con il governo in crisi e il traguardo del 2000 già a rischio. Il Comune non ha soldi per appaltare le opere e le riunioni del Comitato misto si trascinano. Nel 1996 Romano Prodi vince le elezioni e stanzia i soldi. Eppure si perde ancora un anno e mezzo, fra leggi di spesa e altri ritardi. Fino all'autunno del 1997 non si vede una lira.

"A quel punto", ricorda Zanda, "prevalse la scelta anche mia di investire soprattutto sull'organizzazione. Incominciare grandi opere all'inizio del 1998 per chiuderle a fine 1999 sarebbe stato da incoscienti. Avrebbe significato inaugurare il Giubileo con tutti i cantieri aperti".



Rutelli è sempre più nervoso.
Si sta giocando il futuro politico sul Giubileo e la pazienza non è la sua principale virtù. Uno dei bersagli preferiti delle sue sfuriate, che più di una volta porteranno anche Zanda sull'orlo delle dimissioni, è Adriano La Regina. Il Soprintendente ai beni archeologici di Roma, in carica da vent'anni, si oppone in particolare al grande sottopasso di Castel Sant'Angelo. "In realtà", precisa lui, "mi sono limitato a chiedere la documentazione tecnica a tutela delle fondamenta. Il Comune non me l'ha fornita e Walter Veltroni, vicepresidente del Consiglio, ha finito per dare ragione a me".


Mentre si profila un'altra grana, quella relativa al parcheggio del Gianicolo, gli uomini del Giubileo decidono di dare una sterzata. Tutto accade nel giro di pochi mesi. A novembre del 1997 monsignor Sergio Sebastiani, l'uomo ai comandi per il Vaticano, viene promosso alla guida della Prefettura Affari economici e rimosso. Lo rimpiazza Crescenzio Sepe. Chi ha lavorato con lui concorda: simpatico, battutista, manageriale. Sembra tutto tranne che un sacerdote. A gennaio del 1998 arriva dalla Protezione civile Guido Bertolaso che diventa l'amministratore delegato di Rutelli. Il suo incarico principale è la Giornata mondiale della Gioventù, fissata tra il 15 e il 20 agosto 2000 a Tor Vergata. Il sistema viario della zona va completamente rifatto in collaborazione con il Provveditorato ai lavori pubblici del Lazio. Il provveditore, che partecipa a tutte le riunioni del comitato giubilare, è Tullio Russo, chiamato a Roma dall'Abruzzo appunto per il sottopasso. Salta anche lui nel maggio 1998. "Sono stato sostituito con un funzionario più giovane e più brillante", dice Russo con una vaga punta di acrimonia. Quel funzionario è il gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci che, vera e propria nemesi, nel 2008 farà pressione sulla quinta sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici, presieduta da Russo, per la vicenda dei tutor autostradali che interessava a Paolo Berlusconi.


È uno dei passaggi che gli investigatori stanno tenendo d'occhio. Russo fa parte del sistema della revolving door italo-vaticana quanto Balducci. Prova ne è il suo incarico, a novembre del 1999, come consulente per il parcheggio e la rampa del Gianicolo per conto di Propaganda Fide, al tempo retta dal cardinale slovacco Jozef Tomko e dal 2001 in mano a Sepe. Anche in seguito la carriera di Russo, che rivendica il merito del cosiddetto sottopassino di Castel Sant'Angelo e della galleria principe Amedeo, è proseguita con incarichi di prestigio, a cominciare dai 100 cantieri del G8 di Genova.

Il suo ruolo attuale alla guida di Area 24, che gestisce alcune stazioni ferroviarie dismesse in provincia di Imperia, è frutto dei suoi buoni rapporti con l'ex ministro Claudio Scajola, ottimo amico della cricca. Eppure Balducci ha sempre una carta in più. È Sepe a imporlo. E come Sepe non sembra un prelato, così Balducci non sembra un ingegnere. "Piuttosto un diplomatico", dice Zanda. Infatti, il suo ruolo è quello di mediare. E di rappresentare il Vaticano quando il Vaticano non può partecipare. Accade con il parcheggio e la rampa del Gianicolo.


L'appalto vale 85 miliardi di lire. È uno dei pochi con partecipazione di fondi vaticani, metà e metà. Il motivo? La zona del parcheggio sarebbe in territorio pontificio. Questo assunto è stato recentemente smentito dalle rivelazioni di La Regina riportate da "Repubblica". È invece incontestabile che la rampa d'accesso al megaparcheggio ideato per accogliere i pullman dei pellegrini sorga in territorio italiano, all'interno una proprietà dei principi Torlonia. Durante gli scavi della rampa, appaltati dal Provveditorato ad Impregilo e Dioguardi, si scopre una villa facente parte del complesso degli Horti di Agrippina con pitture e un deposito di marmi di eccezionale qualità. I saggi preliminari eseguiti con il controllo della Soprintendenza non avevano rilevato l'edificio, sito a 8 metri di profondità. Nella città deserta per il Ferragosto 1999, La Regina mette il vincolo. Rutelli si vede arrivare addosso i compagni di partito verdi e ambientalisti, a partire da Italia Nostra.


Il problema va risolto e in fretta. Già il Vaticano ha gradito poco l'imposizione dei parcheggi di scambio sul Raccordo anulare e le limitazioni al traffico dei torpedoni in città. Senza metro C e senza possibilità di utilizzare il parcheggio del Gianicolo, il Giubileo corre rischi gravi. Anche rischi economici, evidentemente. La macchina dell'Opera Romana Pellegrinaggi, uno dei maggior tour operator del mondo guidato da don Liberio Andreatta, punta a un minimo di 24 milioni di visitatori.


Formalmente, nessun uomo del Vaticano partecipa alla controversia sulla rampa. Non ce n'è bisogno. Bertolaso e, soprattutto, Balducci si incaricano di fare da sherpa
. Il 7 ottobre c'è una riunione da Bertolaso che delibera di smantellare la villa. Gli affreschi vengono staccati e portati via, come i marmi. Le mura vengono segate e accantonate in un deposito.


Qualche giorno dopo Balducci firma un parere che è un piccolo manuale su come si piegano le conclusioni tecniche al risultato politico. Nel documento consultato da "l''Espresso" si legge che "dal punto di vista plano-altimetrico il tracciato della rampa non può essere spostato e che il parcheggio e il Gianicolo sono comunque raggiungibili anche in assenza della rampa in questione, infatti l'attuale rampa Sangallo serve a raggiungere dette località e potrebbe essere utilizzata nel futuro".

Quindi, la rampa Torlonia non serve? Un momento. "In tal modo però", si affretta ad aggiungere il provveditore, "verrebbe vanificato il principale scopo dell'intervento e cioè l'eliminazione dell'interferenza dei flussi provenienti dall'Aurelia, principalmente pullman, e diretti al Gianicolo con il traffico cittadino del Lungotevere. Pertanto non esiste alcuna alternativa alla rampa Torlonia".


A cose quasi fatte, lo scontro arriva fino alla presidenza del Consiglio dei ministri, dove Romano Prodi è stato sostituito da Massimo D'Alema. Il premier e il sottosegretario Marco Minniti intervengono a togliere il vincolo della soprintendenza con un decreto del 13 dicembre 1999. La rampa è salva e il parcheggio pure. I risultati si vedranno nel bilancio della Santa Sede del 2000 dove il cardinale Sebastiani presenta un utile in euro di oltre 24 milioni. Nel 2001 saranno 14 milioni. Gli autori del Romanzo Giubilare, a quel punto, possono vantare solidi meriti entro le mura vaticane e fuori.


Oltre ai meriti e alla ricompensa che ne consegue sotto forma di favori vari, i bravi funzionari pubblici vengono liberati dal sistema dei controlli. L'anno successivo al Giubileo va al governo il partito del fare e cambia il quadro normativo. Con la legge 401 sui Grandi Eventi, l'Italia incomincia ad essere gestita a colpi di ordinanze della Protezione Civile. Le cifre? 13 miliardi di euro di investimenti contro 1,8 miliardi del Giubileo.


Sepe, nominato cardinale nel concistoro del 21 febbraio 2001, diventa la nuova star delle finanze cattoliche grazie alla gestione del patrimonio miliardario di Propaganda Fide. Ma non dimentica gli amici. Anzi, ne aggiunge qualcuno per migliorare il sistema con il quale lo Stato italiano finanzia la Chiesa. Gli anni della sua gestione non sono stati i più brillanti per il bilancio vaticano. Ad alcuni il caso del cardinale Sepe ricorda quello di Paul Marcinkus, il numero uno dello Ior inquisito per la bancarotta del Banco Ambrosiano e poi uscito dal processo per il principio dell'extraterritorialità. Il cardinale di Napoli non ha molte probabilità in più del monsignore di Cicero, Illinois, di affrontare un tribunale dello Stato italiano. Il Vaticano preferisce lavare i panni sporchi dentro i confini. Se la storia può insegnare qualcosa, Marcinkus fu messo in disparte dalle gerarchie ecclesiastiche. Sepe sembra avviato sulla stessa strada.

(ha collaborato Gianluca Schinaia, l'Espresso)

___________________________________________________________________________
Un tesoro di Chiesa

Due auto della Finanza parcheggiate in via della Conciliazione, davanti ai palazzi dei Propilei. La testimonianza dell'ultima inchiesta su un fiume di denaro che entra in Vaticano e da lì va in paradiso, ma bancario e fiscale.

I conti dello Ior - l'istituto della Santa Sede - scoperti presso quella filiale romana di Unicredit e presso altri sportelli capitolini di Intesa San Paolo, Bnl, Banca del Fucino, Credito Artigiano sono la metamorfosi moderna di un sistema antico che continua ad alimentare traffici misteriosi.

Nel conto Ior presso Unicredit nel 2007 ci sono stati saldi mensili da 80 milioni di euro, extraterritoriali come se fossero gestiti da una banca off shore.

E il primo censimento completo delle finanze, dei beni e degli scandali del regno dei papi viene pubblicato da Claudio Rendina ne "L'oro del Vaticano" che uscirà per Newton Compton la prossima settimana.


C'è l'attualità, quella esplicita delle indagini sulla cricca e quella dei movimenti azionari che poi si trasformano in assetti di potere. Come l'investimento dello Ior nel bond convertibile emesso dalla Banca Carige, istituto genovese da sempre nel cuore del Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. E l'elenco di tutti gli immobili di Propaganda Fide, patrimonio destinato a sovvenzionare le missioni, ma utilizzato per distribuire case e favori. 


Solo lo Ior vanta un patrimonio, scrive Rendina, "stimato in cinque miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i lingotti d'oro, dei quali è stata indicata l'esistenza  nei caveux sottostanti al torrione di Nicolò V, in ragione di 2 tonnellate d'oro, accanto ai titoli di Stato per 3 milioni".

Ufficialmente non ha succursali ma conta sul legame con la struttura missionaria delle isole Cayman. "È stata distaccata dall'arcidiocesi di Kingston  in Giamaica per fare capo direttamente alla Santa Sede ed è retta dal  cardinale Adam Jospeh Maida, membro dello Ior con la qualifica di superiore: come tale ha la funzione di autentico deposito delle finanze pontificie:  un centro finanziario off shore".

  
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11/07/2010 11:19
 
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10/07/10


- Quanto ci costa la Santa Ditta Trangugia e Divora ?


Per la prima volta è stato tentato un calcolo, anche se approssimativo ma su dati certi, del fiume di denaro che gli italiani versano alla chiesa cattolica e al suo indotto attraverso lo Stato, Regioni, Province e Comuni. L'operazione contabile è stata effettuata dal Circolo UAAR di Verona che ne ha resi noti i risultati con un Comunicato. LEGGI

- Ma adesso reggetevi forte ! Se per la sola Diocesi di Verona lo Stato e le sue diramazioni locali versano annualmente 145 milioni di Euro, provate e moltiplicare questo importo per tutte le diocesi italiane (alcune più grandi e altre più piccole di quella veronese) ed escono fuori valori stratosferici, forse superiori ai 24 miliardi di Euro previsti dalla manovra fiscale.

E si tratta di denaro in contanti che passa direttamente dall'Italia ai preti predoni.

Ma in più dovete aggiungere quello che i preti predoni NON PAGANO di tasse grazie ai privilegi fiscali di cui godono, fra i quali l'esenzione dall'ICI sugli immobili in cui svolgono attività commerciali rappresenta solo una modesta percentuale.

 


http://www.nessundio.net/

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12/07/2010 22:52
 
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NON SOLO SVIZZERA, SAN MARINO E BANCHE DEI CARAIBI
LO SCUDO FISCALE HA RIPORTATO CAPITALI ANCHE DALLO IOR

Lo scudo fiscale ha creato qualche piccolo problema perfino oltre Tevere.
Perché nel lungo elenco dei capitali rimpatriati durante tutte le fasi previste dall'ultima legge del governo italiano, e cioè fra il 15 settembre 2009 e il 30 aprile 2010, fra gli oltre 170 mila italiani che hanno deciso di riportare a casa beni e capitali, ce ne è anche una ventina che li ha rimpatriati dallo Stato Città del Vaticano.La maggiore parte di loro ha aderito allo scudo fiscale del governo italiano fra il 15 settembre e il 15 dicembre 2009, rimpatriato fondi che erano depositati su conti correnti dello Ior, la banca vaticana. Qualcuno altro ha colto invece l'occasione solo alla fine, compiendo la stessa operazione fra il primo marzo e il 30 aprile del 2010.La notizia emerge dal dettagliato rapporto sui rimpatri fisici e giuridici (e sulle operazioni di regolarizzazione dei propri beni detenuti all'estero) che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha trasmesso qualche giorno fa alle Camere. La parte più rilevante dello scudo fiscale è stata quella che si è chiusa nel dicembre scorso, prima della proroga (che fra l'al - tro era fiscalmente meno conveniente).In quel periodo sono state 153.820 le persone fisiche e giuridiche che hanno aderito al rimpatrio, facendo emergere 95 miliardi di euro e pagando il 5% alle casse del Tesoro.

La maggiore parte (92.160 italiani) aveva i propri soldi in Svizzera, ma erano consistenti le operazioni di rimpatrio da San Marino (17.592 soggetti), dal principato di Monaco (9.947), dal Lussemburgo (6.365), dall'Austria (5.860) e dalla Francia (5.416).
 Molti i paesi occidentali da cui sono rientrati capitali, e rilevanti i soggetti che hanno rimpatriato anche da alcuni paesi dell'Est europeo in cui le imprese italiane da anni hanno trovato nuovi mercati e insediamenti produttivi (808 sono ad esempio rientrati dalla Romania, 335 dalla Repubblica Ceca, 257 dalla Croazia e 191 dall'Ungheria). Sono stati in quel periodo 2.490 italiani quelli che hanno rimpatriato i propri capitali da 93 paesi minori.È in quella lista che si cela il piccolo drappello in fuga dallo Ior, e di cui naturalmente è protetta l'identità come stabiliva la legge.

Ma fra i 93 paesi ce ne sono molti in cui era difficile immaginare qualcuno nascondesse le proprie fortune: dalla Svezia e la Finlandia (in cui il fisco picchia davvero), al Belize, alla Mongolia, all'Albania fino alla Bosnia, all'Armenia e all'Azerbaijan.
C'è perfino un piccolo gruppetto che ha rimpatriato i propri capitali dai Territori dell'autono - mia palestinese, che certo sulla carta non sembravano la cassaforte più sicura del mondo.

Nella seconda fase dello scudo, fra il 30 dicembre2009 e il 28 febbraio 2010,sono emersi fra rimpatri e regolarizzazioni 4 miliardi di euro.

Ancora una volta in testa alla classifica dei paesi da cui si è scappati c'è la Svizzera (fuggiti in 6.231) davanti a San Marino (1.094), terzo posto per la Francia (665) e nella top ten anche la Romania.
Meno sorprendente la lista dei paesi minori: in 732 sono scappati da 65 paesi, ma nella nuova lista figuravano soprattutto paradisi fiscali. Uniche curiosità i rimpatri da Capo Verde, dal Niger e dalla Malesia. Nell'ultima fase dello scudo (1 marzo- 30 aprile 2010) sono emersi altri 5,1 miliardi di euro. Vetta della classifica immutata per i paesi da cui si è fuggiti: Svizzera (7.405), Francia (1.410) e San Marino (1.281).In fondo alla classifica ci sono 1.553 italiani che sono fuggiti da 84 paesi minori. E ancora una volta figura un piccolo drappello che la ha rimpatriato i suoi depositi dallo Ior in Città del Vaticano. Insieme a loro anche qualche rimpatrio dal Burkina Faso e dal Gibuti.
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