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COLPO GROSSO di Maroni E DELLA lega NORD

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 01:12
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07/01/2010 21:06
 
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SIAMO RIUSCITI AD ARRESTARE UN CLANDESTINO CHE VOLEVA TORNARE IN SENEGAL A SUE SPESE

 
COLPO GROSSO DI MARONI: SENEGALESE BLOCCATO A FIUMICINO MENTRE TORNAVA A CASA, DOPO AVER TRASCORSO OTTO ANNI IN ITALIA DA CLANDESTINO… ORA RESTERA’ IN CARCERE SETTE MESI E POI L’ITALIA GLI DOVRA’ PAGARE ANCHE  IL BIGLIETTO AEREO… EVVIVA IL PACCO SICUREZZA



Questa è una storia assurda, ma purtroppo vera, che vede protagonisti un immigrato clandestino, le forze dell’ordine e le leggi italiane.
Il signor Khadim si era presentato all’aereoporto di Fiumicino per ritornare in Senegal, suo paese di origine, con in tasca un regolare biglietto di sola andata, acquistato con i suoi pochi risparmi e l’aiuto di qualche amico italiano. Khadim era ansioso di riabbracciare la sua famiglia a Dakar, dopo aver trascorso in Italia otto anni da clandestino nella speranza che un datore di lavoro lo mettesse in regola e gli consentisse pertanto di emergere dalla clandestinità.
Invece ha accumulato anni e anni di lavoro in nero, pur non avendo mai commesso reati, tenendosi lontano sempre da giri pericolosi, cambiando tanti lavori, ma tutti svolti onestamente.
Ma ecco che le norme maroniane si abbattono su di lui poco prima di prendere il volo (per Dakar) : adesso potrà figurare nelle statistiche che Maroni sbandiererà nei suoi spot televisivi.
Khadim viene infatti arrestato sul posto perché era rimasto in Italia senza documenti.
In quanto irregolare, era stato colpito da alcuni decreti di espulsione di cui lui non ha mai conosciuto l’esistenza, non essendogli mai stati notificati. 
Ora che stava per andarsene dal nostro Paese, dovrà scontare sette mesi di carcere per inosservanza ai quei decreti.
Non solo: lo Stato italiano, oltre al mantenimento in galera, dovrà provvedere pure a pagargli il biglietto aereo e gli avvocati d’ufficio, così recita la legge.
Il massimo  della farsa si raggiunge quando Khadim, dal carcere, tramite il legale, chiede l’espulsione come misura alternativa alla galera, ma il magistrato respinge la richiesta perchè secondo il pacco sicurezza la misura alternativa non può esere concessa a chi non ha ottemperato all’espulsione. Siamo al paradosso che la sua richiesta di lasciare l’Italia non è stata accolta perchè deve scontare una pena per non essersene andato.
Il Garante dei detenuti ammette che “siamo di fronte a una storia che sembra senza senso, ma frutto di una legislazione che in tema di immigrazione, tra carcere e centri di espulsione, sembra accanirsi contro i cittadini stranieri, fino a prevedere inutile pene afflittive e ulteriore sofferenza. Forse sarebbe necessario studiare gli effetti pratici di alcune leggi per evitare di risolvere un fenomeno di rilevanza sociale, come l’immigrazione, facendo ricorso al carcere”.
Ma noi in fondo siamo il Paese dei “pacchi”, quello sulla sicurezza è uno degno della prima serata  di Rai1, altro che Max Giusti, qua conduce Sax Maroni.
Nessuno andrà mai a cercare chi ha fatto lavorare in nero per otto anni Khadim, senza contributi e assistenza sanitaria, ma come abbiamo beccato il senegalese a Fiumicino mentre stava per lasciare il Paese, gli siamo zompati addosso per incrementare la statistica.
E se ora dovremo pagargli vitto e biglietto aereo, chissenefrega… non pagano certo in via Bellerio, pagano i contribuenti italiani.

  


DANNO FUOCO AL BARBONE: ERANO DI PURA RAZZA PADANA



A VENEZIA, SEI MINORENNI PADANI HANNO COSPARSO DI BENZINA IL GIACIGLIO DI UN SENZATETTO…. FOSSERO STATI STRANIERI, CHISSA’ QUANTI LEGHISTI  OGGI SAREBBERO IN PIAZZA PER INVOCARE LA FORCA…. E’ IL FRUTTO DEL CLIMA DI ODIO VERSO I DIVERSI E GLI EMARGINATI: SI CERCHINO I MANDANTI MORALI


Hanno tentato di dare fuoco a un clochard veneziano di nome Marino, 61 anni, che ormai vive in una scatola di cartone in corte Badoera, a due passi dalla basilica dei Frari.
Due sere fa, un gruppo di giovani si è presentato con liquido infiammabile e accendini.
Ragazzini sotto i 18 anni, in che rende la cosa ancor più inquietante, hanno versato il liquido prima tra i cartoni, poi nella corte, fino alla calle d’uscita.
Quasi per segnarsi una via di fuga, da veri criminali.
A quel punto hanno acceso la miccia e il fuoco ha iniziato a svilupparsi tra i cartoni ricoperti di plastica, dietro cui si riparava l’uomo.
Le fiamme hanno intaccato il giaccone dell’uomo che è riuscito fortunatamente a spegnerle, mentre i giovani fuggivano.
Abitanti della zona confermano che si trattava di quattro maschi e due femmine, tutti giovanissimi: dalle finestre hanno assistito all’orrore dell’uomo con l’abito in fiamme, alla stradina di fuoco.
Una tragedia sfiorata, un tentato omicidio che lascia pesanti interrogativi su come dei giovani possano arrivare a tanto.
Si tratterebbe di giovani che da tempo lo avevano preso di mira, che frequentano la zona.
Giovani di pura razza padana, come confermato sia dal clochard che da numerosi testimoni.
Gente conosciuta che nessuno ha  mai provveduto a fermare prima e che, ancora oggi, non risultano arrestati o fermati.
Marino stazionava in quei cartoni da ben otto anni, da quando  venne sfrattato dalla casa in cui abitava a Cannaregio, un colpo da cui non si è mai più ripreso.
Ha iniziato così la sua povera vita da clochard: sotto il porticato si è costruito la sua casa di cartoni, si lava alla fontana, mangia quello che trova tra i rifiuti, svuota vasi di urina e di feci nei tombini vicini.
Gli abitanti della corte ne parlano bene, non aveva mai dato fastidio a nessuno: qualcuno sostiene che i servizi sociali del Comune lo seguivano, altri che sarebbe bastato dargli una casa e un po’ di aiuto, invece che ignorare il problema.
Anche alla luce del fatto che un gruppetto di giovani lo aveva preso di mira.
Ma nessuno ha fatto qualcosa, fino al tentato omicidio di qualche sera fa.
Se gli autori del gesto fossero stati stranieri, oggi ci sarebbe la feccia leghista in piazza a reclamare la forca per quei delinquenti.
Essendo invece i criminali di pura razza padana, si fa finta di nulla, si cercano altrove responsabilità.
Come se non fosse evidente che l’atto spregevole di quei giovani, magari di buona famiglia (se mai qualcuno si degnerà di identificarli), sono solo il frutto di quel clima di odio verso il diverso, i più deboli, gli emarginati, che viene portato avanti da anni da una certa forze politica, per luridi interessi elettorali. Fomentando paure e fobie, alimentando odio e razzismo, individuando un nemico per giustificare ipocrisie, egoismi, speculazioni.
Una politica che di “umano” non ha nulla, additando come “buonisti” semplicemente coloro che vogliono il rispetto delle legge, garantendo doveri, ma anche diritti ai più deboli.
Esistono responsabilità morali gravissime anche per chi, come Zaia, pone nel suo programma come primo punto il concetto “prima i i veneti”, come se non esistesse l’Italia unita, come se decine di migliaia di veneti non fossero stati loro stesso migranti in America all’inizio del secolo.
Prima i veneti? Sì agli incroci delle strade, pirla.
Gli uomini sono tutti uguali, a tutti devono essere garantiti uguali basi di partenza, poi emerga il migliore.
Ma chi è debole e sfortunato va aiutato, veneto o meridionale che sia, immigrato regolare o veneziano doc che risulti all’anagrafe.
Perchè si inizia a creare steccati con gli immigrati, poi coi meridionali, poi con i veneti di altre province, poi coi quelli di altri quartieri e alla fine si mette il reticolato anche nel ballatoio, per evitare i vicini di casa.
Ma quale Italia vogliamo creare per il futuro dei nostri figli?
Quella della discriminazione razziale e dell’odio per il diverso?
Quella del legittimo impedimento ai processi e della legittima autorizzazione a dare fuoco ai barboni?
Quella dell’egoismo, dell’odio, del potere del denaro?
O quella del rispetto delle leggi, della solidarietà e della convivenza civile?
Prima i veneti? No, prima i non razzisti, i non malati di mente, i non istigatori di odio.
Esistono i killer, ma anche i mandanti persino nei peggiori gialli di provincia.
  

Fonte: nei titoli
[Modificato da ®@ffstef@n 07/01/2010 21:07]
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08/01/2010 22:16
 
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Fonte->A ROSARNO SCOPPIA LA RIVOLTA: TROPPA TOLLERANZA NON CON I DISEREDATI, MA CON CHI LI SFRUTTA


I LAVORATORI EXTRACOMUNITARI RACCOLGONO ARANCE LAVORANDO 14 ORE AL GIORNO PER 20 EURO… E NE DEVONO DARE 5 AI CAPORALI CHE LI SFRUTTANO…MARONI PARLA DI TROPPA TOLLERANZA VERSO I CLANDESTINI, MA NON HA FATTO NULLA PER COMBATTERE I CRIMINALI CHE LI SFRUTTANO DA ANNI




Centinaia di auto distrutte, cassonetti divelti, scene di guerriglia urbana, arresti e feriti tra i dimostranti e le le forze dell’ordine: questo il bilancio del clima di tensione che ancora questa mattina sta attraversando la cittadina di Rosario, in Calabria, dopo una notte di fuoco.

Si è scatenata la rivolta di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura e accampati, nella indifferenza delle istituzioni, in condizioni disumane in una vecchia fabbrica in disuso e in altre strutture abbandonate.

A far scoppiare la rivolta è stato il ferimento di due immigrati da parte di alcuni giovani che li hanno presi a bersaglio con le loro pistole, pare per divertimento, e che, ridendo, gridavano: “Oggi non si lavora”.

Nessuno si è fermato per aiutare i due feriti ed è montata una rabbia latente: “non siamo bestie, siamo qua per lavorare”.

La situazione è rapidamente uscita da ogni controllo e ci sono stati scontri e atti di teppismo, mentre gli immigrati chiedevano l’intervento delle autorità per assicurare loro protezione contro le scorribande dei balordi.

Si è creata una forte tensione anche stamani tra gli immigrati e i cittadini di Rosario che sono circa15.000, contro almeno 3.000 extracomunitari che vivono da diseredati, in condizioni igenico sanitarie devastanti.


Solo ora il commissario prefettizio ha promesso container per dormire e bagni chimici, per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori immigrati, invitandoli alla calma.

Maroni da Roma ha ripetuto la solita litania, frutto della povertà di analisi culturale e sociale della Lega: “Troppa tolleranza verso i clandestini”.

Non sa dire altro purtroppo il centrodestra, incapace di vedere oltre il proprio naso.

In realtà le responsabilità di quanto accaduto sono dello Stato e di chi lo rappresenta.

E vi spieghiamo perchè.

Questa massa di 3-4.000 lavoratori immigrati (qualcuno regolare, molti clandestini) viene fatta spostare da una parte all’altra del sud a seconda delle esigenze.

A novembre erano in Puglia a raccogliere le olive, in primavera saranno in Campania a spezzarsi la schiena coi pomodori, oggi sono in Calabria a raccogliere aranci e mandarini.

Sono ghanesi, ivoriani, sudanesi, senegalesi, da anni in Italia, dove cercano di sopravvivere e di mangiare.

Sapete quanto li pagano? Venti euro al giorno, di cui cinque trattenuti dai caporali della malavita che li fanno lavorare per 14 ore al giorno.


Vengono trasportati da un campo all’altro come degli animali in branco, i caporali all’alba li caricano sui furgoncini come delle bestie e si trattengono a fine giornata i 5 euro del pizzo dei disperati.


Li fanno dormire in fabbriche abbandonate, i più fortunati trovano un capannone. Questa è civiltà italiana che poi emette sentenza su di loro, questo è il controllo dello Stato su una speculazione che va avanti dal 1992: sono 18 anni che esiste questo ignobile mercato della malavita e lo Stato se ne è fottuto, altro che le stronzate che oggi ci dicono.


Che interessi si sono voluti tutelare, facendo finta di nullla e permettendo di speculare sul lavoro di questi esseri umani?

Che collusioni ci sono, dato i controlli non esistono?

Come fa a passare inosservato un fenomeno che è evidente a chiunque?

Che ha fatto Maroni in due anni per avere diritto a sputare ora sentenze?


La verità è che esistono territori non soggetti alle leggi dello Stato e dato che il Centrodestra ha governato per 5 degli ultimi sette anni, non faccia finta di cadere dalle nuvole.

Destra e sinistra sono equamente responsabili di non aver ristabilito la legge e la tutela dei lavoratori anche nella piana calabrese.
Mettendo i cittadini di Rosarno contro gli immigrati, poveri contro disperati, mentre la mafia lucra.



Cosa aspetta Maroni a far un giro dei campi e a denunciare centinaia di imprenditori agricoli collusi che fanno lavorare in nero i propri dipendenti?

Forse che il lavoro nero è diventato legittimo in Italia?

Allora Maroni e Alfano muovano il culo, si comprino delle scarpe adatte e vadano a controllare, invece che sputare sentenze o pensare al processo breve.

Non esiste legittimo impedimento a ristabilire la legge laddove viene violata.

E neanche a restituire dignità a degli esseri umani che vengono fatti vivere come delle bestie nell’Italia del duemila.

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08/01/2010 23:21
 
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Oggi, mi è sembrato di vivere quei libri di storia che narravano come secoli fa iniziarono la tratta degli schiavi, dei "negrieri" che trasportavano con le navi, stipati come bestie, la forza lavoro per i campi di cotone in america del sud.

In questo video di pochi secondi ho provato un vero disgusto nel vedere come il nostro governo non "vuole" interpretare nel giusto modo quello che succede.

Ci si dimentica che i nostri padri, i nostri nonni, sono stati emigranti, vivendo drammi e sacrifici indicibili.

Ci si dimentica che tutti abbiamo diritto a pari dignità e nessuno può violare questi valori fondamentali se si vuole raggiungere gli obiettivi di civiltà e di vero progresso verso i veri bisogni dell'umanità.


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09/01/2010 00:10
 
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IL PIù PULITO HA LA ROGNA

- Parte dal bar Doney, via veneto, la Tangentopoli del Carrocio, quando Alessandro Patelli, tesoriere leghista, nel marzo del 1992, ricevette una “bustarella” di 200 milioni per il partito dALLA Montedison

- MA, A DIFFERENZA DI QUELLA DI CRAXI, LA CARRIERA POLITICA Di bossi NON DAVA FASTIDIO A LOR SIGNORI E NON SUBì CONSEGUENZE

- OGGI LUI TACE, E CON LUI TUTTI I VERTICI DEL CARROCCIO...


Alessandro Da Rold per "il Riformista"

Il bar Doney di via Veneto a Roma non passerà alla storia solo per Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza, che lì si incontrarono per discutere di attentati e presunti accordi politici con Silvio Berlusconi.

Quello che fu uno dei locali storici della Dolce Vita di Fellini, compare anche nelle cronache tutte lombarde della Lega Nord di Umberto Bossi.

Partono da qui, infatti, dal Doney, i problemi giudiziari sotto Tangentopoli del Carrocio, quando il grande e grosso Alessandro Patelli, idraulico da Bergamo, ex tesoriere leghista, nel marzo del 1992, ricevette una "bustarella" di 200 milioni per il partito dal gruppo Montedison.


Stiamo parlando dell'ormai nota tangente Enimont e di quella "sindrome Patelli" che quattro anni fa, nei giorni del processo ad Antonveneta, tornò a spaventare i corridoi di via Bellerio.

Una storia che in un modo o nell'altro ritorna di attualità in queste settimane, in cui si discute dell'intitolazione a Bettino Craxi di una via a Milano a dieci anni dalla morte.

Proposta, quella del sindaco Letizia Moratti, che ha scatenato più di qualche polemica, innestando, tra le fila del Carroccio, la sola dichiarazione contraria di Matteo Salvini, consigliere meneghino da sempre dedito a parlare alla pancia leghista: Umberto Bossi e i colonnelli al momento tacciono.

Un silenzio definito «imbarazzante » da alcuni quotidiani e politici, ma invece «dovuto e di rito» per i vertici leghisti. Perché i militanti di Alberto Da Giussano, quelli del pratone di Pontida,un'idea in merito se la sono già fatta. Basta ascoltare Radio Padania o leggersi qualche commento sui forum di riferimento: «La Moratti propone questa bestemmia e il Pdl fa quadrato. Ma sono questi i nostri alleati? Vergogna!», scrive Fedegia.

«Dopo Craxi ci sarà Riina», le fa eco Luigi.

«Meglio dedicarne una a Gianfranco Miglio e pensare ai problemi della gente», insiste Giovanni.

Pensieri non troppo dissimili da quelli che fioccavano negli anni di Mani Pulite, quando i leghisti soffiavano sulle inchieste del finanziamento illecito ai partiti, lodando il lavoro dei magistrati.
 Il deputato Luca Orsenigo passò alla storia per aver sventolato un cappio in Parlamento il 16 marzo del '93. E il 29 aprile, a Montecitorio, la Lega Nord votò a favore dell'autorizzazione a procedere per Craxi.


 

Bossi, in una notte d'estate dello scorso anno, confidò ad alcuni cronisti fidati di voler riabilitare Craxi. «Mi chiese aiuto - si legge nella ricostruzione di Repubblica - Ma io non intervenni, non feci nulla. All'epoca Craxi era un nemico, e i miei non avrebbero capito, mi avrebbero dato del matto». E forse qualche insulto se lo beccherebbe pure adesso, il leader della Lega.
Tanto da scatenare il silenzio dei ministri leghisti sulla dedica di una strada per un politico da molti definito come il simbolo di un sistema malato. «Se non ci diamo una mano a vicenda, finirà che ci faranno fuori a tutti e due», disse Craxi a Bossi.

Ma il secondo prese un'altra strada. E ora il suo partito veleggia elettoralmente nelle regioni del Nord, tanto da insidiare in Veneto e Lombardia la leadership del Popolo della Libertàdi Silvio Berlusconi e a sostituirsi a quel tessuto economico politico un tempo spartito tra Dc e Psi.

Pronto a conquistare palazzo Balbi con Luca Zaia e a insidiare il sistema di potere di Roberto Formigoni al grattacielo Pirelli, il Carroccio evita di riabilitare ufficialmente «il Cinghialone», come lo definivano i giornalisti milanesi prima e dopo Tangentopoli. Bossi e Craxi, va detto, si conoscevano bene, tanto che a metà degli anni '80, ricordano vecchi politici meneghini, il Psi pare avesse dato più di un aiuto economico al Senatùr.

Poi l'esplosione di Mani Pulite. Piergianni Prosperini, tra i leghisti più agguerriti in quegli anni, ora si ritrova in carcere, per presunte tangenti. Altri tempi. Altri tipi di mazzette.
 
Eppure anche quei 200 milioni che Patelli prese in consegna al Doney servirono al partito e alla sua comunicazione radiotelevisiva. Fu Sergio Portesi, segretario di Carlo Sama, ai vertici del gruppo Ferruzzi, a consegnargliela personalmente e a raccontare la vicenda ad Antonio Di Pietro, all'epoca magistrato del pool milanese di Mani Pulite.



 

Portesi, all'attuale leader dell'Italia dei Valori, disse molto altro: «Bossi voleva che la Montedison si impegnasse per un aiuto alla Lega e lui stesso mi parlò dell'opportunità di una presenza pubblicitaria dei prodotti della società del gruppo Montedison su emittenti radiotelevisive collegate alla Lega».
Ma Sama preferiva versamenti privati, così che in breve tempo «fu inserita nell'elenco dei politici da sovvenzionare anche la Lega Nord, proprio in virtù dei primi incontri e della prima apertura che ci aveva dato Bossi e successivamente dei ripetuti colloqui tra me e Patelli».


Per questa vicenda il grande e grosso tesoriere leghista fu condannato a otto mesi di carcere.

Dieci anni dopo, alla fine degli anni '90, Patelli, allontanato dalla Lega, fu sul punto di correre con lo stesso Di Pietro. Il Senatùr, dopo aver restituito i soldi, ricevette una condanna a otto mesi in Cassazione per violazione del finanziamento pubblico ai partiti.

Bossi ha sempre definito quella tangente «una donazione».



http://www.dagospia.com/

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10/01/2010 01:12
 
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Maroni,
il ministro dell'interno razzista, fascista
o molto piu' semplicemente imbecille, incapace.






  Solo un razzista, come Maroni, o un fascista, come la Russa possono liquidare cio' che e' accaduto a Rosarno con la solite frasi incendiarie sull' immigrazione ad uso e consumo del popolino imbecille.

Siamo al far west e, specialmente nel meridione, viviamo allo stato brado, senza regole, steccati, leggi, in assoluta mancanza dello stato.

Gli immigrati clandestini sono sfruttati da mafia e camorra, e non avendo la cultura di sopportazione complice che hanno gli italiani, hanno reagito malamente, quando sono diventati bersaglio delle pallottole.

Se la risposta del governo a questi problemi e' quella che vedo non solo e' sbagliata, eticamente e moralmente, ma anche strategicamente.

Oggi si ribellano i neri, i clandestini, gli ultimi disperati della societa' umana ma domani saranno i bianchi, gli italiani, i licenziati, i precari, quelli che occupano i tetti delle fabbriche.

Non si puo' tagliare la societa' in due, la parte opulenta e beata che se ne frega della crisi e di tutti gli altri, quelli che banchettano al ristorante e pretende che la massa assista, inerme, alla festa continua senza reagire ed invoca il rispetto delle regole.

Sia chiaro che le regole valgono solo per i poveri ed e' qui che il capitalismo diventa regime e' qui che si accende la miccia alimentata da razzismo ed ignoranza.

Avete presente Castelli ad Annozero?


Era preoccupato per quei ragazzi che hanno "sequestrato" i loro dirigenti per avere informazioni sul loro futuro, sui loro stipendi, in pratica sulla loro vita presente e futura.

Castelli era preoccupato perche' il sequestro di persona e' un reato ed i disoccupati che sequestrano i dirigenti incorrono in questo reato.

Evadere, smembrare le aziende, rubare gli stipendi, svendere gli immobili e portare i soldi all'estero non e' reato.

Nessuno di questi delinquenti paga per quello che fa, sono gli stessi che ci ritroviamo sui giornali di regime mentre sono in ferie o ai domiciliari in Sardegna, come Coppola mi pare si chiamasse.

E' questo il capitalismo?  E' questa la civilta' capitalistica occidentale?


Un bandito ruba, scippa il lavoro e lo stipendio a centinaia di persone, senza nemmeno puntargli un coltello alla gola, semplicemente con un giro di conto, di scatole cinesi, vendono e smembrano le aziende finche' non si sa piu' chi sia il propietario.

Intanto hanno fatto miliardi, evadono il fisco, diventano sempre piu' ricchi senza che nessuno vada in galera.



In galera ci vado io perche' lo sequestro, lo chiudo nel suo ufficio seduto sulla sua poltrona di pelle e gli chiedo dove sono i miei soldi, la mia tredicesima, la mia liquidazione.

 E questa la giustizia dello stato italiano?

 Questi banditi dell'imprenditoria italiana, ladri in doppio petto, come quello che si e' presentato in fabbrica con la polizia personale, arrestati poi dalla vera polizia non vanno sequestrati, vanno segregati per non dire di peggio, e si arrivera' al peggio.


Finche' il disperato si suicida a questa gentaglia va bene ma, se il disperato spara allora il vento cambia.

 Mafia e camorra sono ancora piu' spregiudicati dei banditi in doppio petto, sparano direttamente ai clandestini che si ribellano e questi hanno reagito.

Non voglio nemmeno dire giusto o sbagliato, se io fossi clandestino e disperato prima di morire farei una pulizia, siamo allo stato brado e io sono mandria, la mafia e' il ladro di bestiame ed io prima di morire voglio incornarne qualcuno.

Quel bastardo che e' andato in fabbrica con la finta polizia per buttare fuori i dipendenti ai quali aveva rubato stipendio ed avvenire, parliamone.

 La televisione ha fatto il suo bel servizio, la villa, i capannoni, la famiglia, le macchinone, il motoscafo, ecc. ecc.


Non lo puoi toccare, altrimenti e' sequestro di persona ma, lo stato non mi difende, difende lui.

 Se io fossi un dipendente al quale hanno rubato il passato ( gli stipendi) il futuro (il lavoro) e l'avvenire perche' e' protetto dallo stato che tutela la propieta' privata anche se e' frutto di imbrogli o di autentiche rapine, mentre a mio figlio non so cosa dare da mangiare, l'affitto non lo pago da mesi perche' sono senza stipendio ecc,ecc,


Bene io andrei a prenderlo e gli punterei un coltello alla gola, un coltello alla gola del capitalismo che protegge solo se' stesso, un coltello alla gola ad uno stato brado, senza regole, senza leggi.


Uno stato che ha regole e leggi da rispettare solo per i poveri, i clandestini, gli ultimi e che spaccia un problema economico, sociale, etico e morale per un problema di ordine pubblico generato da razzismo e xenofobia, per infinocchiare i gonzi ignoranti e plasmabili.



Lo stato che non vuole sporcarsi le mani e lancia la guerra fratricida da poveri, in attesa che si facciano fuori da soli.

Qualcuno da sfruttare ci sara' sempre, tanto loro non pagano, come non paga Tanzi e non pagano tutti coloro che si sono arricchiti sulla pelle della povera gente.


Piu' rubano e piu' delinquono e piu' diventano miti, famosi, hanno le prime pagine sui settimanali, servizi con foto che ci raccontano la loro vita da favola con belle donne e caviale.


Oltre al danno ci fanno anche la beffa finale ma non puoi sequestrarli e tagliarli le palle, e' reato.


Lo Stato brado?
 

Ed io sono il cavallo pazzo, tanti diventeranno come me.

 http://quellicheesubitono.oknotizie.virgilio.it/go.php?us=60441a91a1979fa8


 



Anche io preferisco essere uno psicolabile...come Tartaglia

ma non sarà una FICTION MEDIA-SET .

POTREBBE ESSERE...
 UN  FINI-INVEST.
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