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I crocefissi di Eboli

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2009 19:05
13/11/2009 19:05
 
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I crocefissi di Eboli
di Romina Rosolia

in “il manifesto” del 13 novembre 2009


Una vera e propria caccia all’immigrato. Con poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa,

immigrati che fuggono e che vengono presi, identificati e perquisiti prima di essere trasportati in

questura, a Salerno.

E poi la paura di chi ha come unica colpa quella di essere arrivato in Italia in
cerca di lavoro e che si vede improvvisamente trasformato in criminale e, quindi, trattato come tale.


Dopo il blitz di mercoledì nel ghetto di San Nicola Varco, nella Piana del Sele, che ha portato allo

sgombero dei circa mille nordafricani che vi vivevano, ieri è scattata la repressione nei confronti

degli immigrati e di quanti hanno teso loro una mano. Come è successo ai volontari di Sicignano degli Alburni, piccolo comunque dell’entroterra.

Con l’accordo del sindaco Alfonso Amato, e
contro il parere di una parte della popolazione, dopo lo sgombero una cinquantina di immigrati erano stati accolti in paese. Decisione che però non è piaciuta al prefetto di Salerno Sabatino Marchione.

Così a mezzogiorno di ieri decine di blindati della polizia si sono diretti in carovana nel
piccolo borgo. Palazzo Belvedere, dove erano stati ospitati gli immigrati, è stato circondato da un

centinaio di agenti.

In quel momento gli immigrati si trovavano in compagnia di alcuni volontari
che nelle ultime ore gli hanno offerto abiti e un piatto caldo.

Anche loro sono stati identificati.
«Volevamo riprendere con i cellulari quello che stava accadendo per documentare i modi violenti con cui siamo stati trattati, ma siamo stati bloccati anche noi. Gli agenti ci hanno fatto allontanare dalla struttura e poi ci hanno identificato», ha denunciato uno di loro.

La zona è stata
completamente bloccata al traffico, neanche ai vigili urbani è stato permesso il passaggio. In pochi minuti è sembrato di assistere ad un piccolo scenario di guerra.
I celerini hanno ordinato a tutti di
rientrare nella struttura. Un nordafricano, però, ha deciso di giocarsi il tutto per tutto tentando la fuga. Una corsa disperata inseguito da alcuni poliziotti attraverso una parte del bosco che si trova alle spalle della palazzo comunale, poi calandosi lungo una piccola scarpata di fango per nascondersi infine sotto un ponte.
Tutto inutile. Alcuni carabinieri, presenti anche loro al blitz, lo
hanno fermato e riportato indietro.
Gli immigrati sono stati divisi in più stanze. «Ci hanno ordinato
di spogliarci per la perquisizione - racconta Azhzair, 34 anni, marocchino con un regolare permesso di soggiorno -.

Ci hanno strattonato, ci siamo sentiti davvero molto male, tutto questo ci sembrava
un inferno, peggio che stare a San Nicola Varco.
Si è creata una situazione dalla quale non
sappiamo più come fare per uscirne».

I quaranta immigrati risultati irregolari sono stati messi su
alcuni cellulari e trasportati in Questura a Salerno per il riconoscimento. Solo tre di loro sono stati liberati dopo aver dimostrato di aver presentato domanda per la sanatoria. Come conferma Anselmo Botte, della Flai Cgil, che ormai da tre giorni non rientra a casa per seguire passo dopo passo l’evolversi della situazione.

«Abbiamo trasformato San Nicola Varco in un caso nazionale, se
finisce così è una sconfitta per la Cgil», commenta amaro. Botte conferma per oggi a mezzogiorno una manifestazione di protesta davanti alla prefettura di Salerno. E forse alla manifestazione parteciperanno anche tre giovani marocchini, Lahoucine, Azhzair e Youssef, 24, 35 e 29 anni, che ieri sera, insieme a qualche altro compagno di sventura, hanno dovuto lasciare il palazzo comunale di Sicignano degli Alburni.

Tutti e tre mostrano il passaporto, lo fanno quasi con la paura di non
essere creduti, per
dimostrare con fierezza di essere in regola con la legge italiana.

«Abbiamo
sentito la vicinanza di molte persone in questi due giorni - raccontano - ma abbiamo avvertito anche tanto razzismo e paura nei nostri confronti da parte della popolazione.

Ci sentiamo appesi a un filo
anche se abbiamo un regolare permesso di soggiorno.
Abbiamo paura di quello che ci aspetta». «La
bonifica umana fatta a San Nicola Varco renderà gli immigrati ancora più ricattabili a vantaggio dei caporali», dice Rocco Falivena, sindaco di Laviano e segretario provinciale di Rifondazione comunista che ieri si è seduto a tavola con gli immigrati alloggiati momentaneamente a Sicignano degli Alburni. Poco prima del suo arrivo si è avuto un altro momento di tensione. I carabinieri del posto, dopo il rientro dei cellulari e dei mezzi blindati, si sono presentati nuovamente con l’intenzione di sequestrare la struttura.
Sequestro sventato però dall’intervento del sindaco, Alfonso
Amato. E con lui si sono schierati alcuni volontari che hanno difeso il diritto degli immigrati di poter almeno concludere il pasto.

Un pranzo amaro soprattutto per le lacrime di Azhzair, che al
secondo boccone ha lasciato le posate, si è coperto gli occhi ed è scoppiato in lacrime.

Lo ha fatto
nel silenzio generale rotto solo dalla traduzione di Youssef: «Piange perché il sapore di questa pasta è uguale a quella che gli preparava tutti i giorni sua madre».


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