cronaca
13/07/2009 -
Record al Ferrante Aporti
"Ho lavorato 23 ore di fila"
Il sindacato: “Qui è uno scandalo,
il ministero venga a vedere”
RAPHAËL ZANOTTI
Ventitrè ore di lavoro in un giorno, con una sola ora per tornare a casa, farsi una doccia, e poi tornare a sorvegliare i detenuti.
Lo stakanov della polizia penitenziaria è un agente in servizio al carcere minorile di Torino «Ferrante Aporti». Lui e sua moglie, a dir la verità, avrebbero fatto volentieri a meno di questo titolo. Ma quando il comandante ordina, si obbedisce. È così nella polizia penitenziaria, come in qualunque altro Corpo.
L’episodio è però talmente grave, che la voce è arrivata anche ai sindacati. E ora l’Osapp chiede a Roma di muoversi inviando ispettori ministeriali che verifichino cosa sta succedendo all’istituto di pena torinese. «Sono stati violati i più elementari diritti dei lavoratori e anche gli accordi sindacali tra le parti, è uno scandalo»
tuona Gerardo Romano, responsabile regionale del sindacato.
Cosa ancora più paradossale, il super turno di 23 ore è stato svolto sotto gli occhi delle più alte cariche cittadine. È successo infatti l’8 luglio quando al «Ferrante Aporti», ironia della sorte, il prefetto di Torino Paolo Padoin e il procuratore capo del tribunale dei minori Emilio Tomaselli erano invitati a partecipare alla «Cena della Legalità» organizzata dal carcere minorile e dall’associazione Libera.
Il racconto dell’odissea dell’Agente Stakanov lo fa un suo collega di lavoro, che però preferisce mantenere l’anonimato. «Il collega era in servizio dalle 7 alle 15 - racconta - su ordine del vicecomandante del Ferrante Aporti, perché il comandante da febbraio è distaccato all’istituto minorile di Bologna». Già così, nei turni, l’agente parte quindi con due ore di straordinario in tabella. L’orario della polizia penitenziaria è infatti di 36 ore settimanali, ovvero sei ore al giorno.
«Il vicecomandante ha chiesto a chi era di turno di fare uno sforzo e di arrivare fino alle 16.30 visto che per la giornata della legalità era stato organizzato nel pomeriggio un torneo di calcio tra squadre dei detenuti e una squadra di avvocati e magistrati proveniente dall’esterno. A seguire ci sarebbe stata la cena».
Problema: il vicecomandante, finito il suo turno, stacca. Gli subentra il comandante in arrivo da Bologna per partecipare alla giornata. «A quel punto gli ordini sono cambiati - continua l’agente narratore - vista la folta presenza di persone provenienti dall’esterno, c’era bisogno di vigilanza. Così il comandante ha chiesto a tre agenti di restare per un secondo turno». Tra questi anche l’Agente Stakanov. Il quale, dopo aver già svolto il turno 7-15, si carica anche di quello 15-22. Non basta. Perché quando i due colleghi, dopo il doppio turno, se ne vanno giustamente a casa, lui è costretto a restare. Nei servizi ordinari predisposti dal vicecomandante, infatti, è di nuovo di turno: dalle 23 alle 7 del mattino successivo. Risultato: 23 ore lavorate.
«Sembra che all’interno del Ferrante Aporti ci sia una forte conflittualità tra le figure apicali del Corpo -
spiega Romano dell’Osapp - prova ne sia che a dieci giorni dall’inizio di luglio, ancora una delle tre unità operative non sa quale sarà il suo periodo di ferie. Ci chiediamo cosa sta accadendo in quell’istituto e come si possa andare avanti così. Per questo chiediamo che il capo del dipartimento giustizia minorile, Bruno Brattoli, invii immediatamente un’ispezione per verificare cosa sta accadendo».
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