| | | | Post: 33 Post: 33 | Registrato il: 18/11/2008 | Città: MILANO | Età: 44 | Sesso: Femminile | Utente Junior | | OFFLINE |
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05/01/2009 12:56 | |
Innanzi a fatti cruenti come quelli, per esempio, accaduti nella provincia di Varese ad opera delle c.d. Bestie di Satana tutti noi ci poniamo delle domande: in primo luogo, come sia stato possibile che quei giovani abbiano preso parte agli omicidi senza alcuna opposizione e li abbaino taciuti per così lungo tempo; in secondo luogo, cosa li abbia tenuti uniti e come siano arrivati a far parte della setta.
Ci si chiede, in buona sostanza, come sia avvenuta l’affiliazione e come questa abbia retto, sotto un profilo strettamente psicologico a quei tragici fatti.
In generale molti autori spiegano il fenomeno dell’adesione ai nuovi culti sulla base, come più sopra esposto, delle caratteristiche soggettive degli individui, avanzando, in taluni casi, anche l’ipotesi che chi aderisce ad una setta abbia una certa “predisposizione all’adesione”, peraltro ritenuta ravvisabile nei rapporti interpersonali vissuti ancor prima dell’incontro con un gruppo religioso. In molti casi è emerso che gli adepti presentassero una personalità segnata da disagi psichici, in particolare con difficoltà di socializzazione, di equilibrio emotivo e relazionale, di orientamento esistenziale.
In un’ottica, sicuramente più ottimistica, e probabilmente limitata a “sette” d’altra natura, l’adesione viene invece vista come una scelta libera e matura, che risponderebbe a rinnovati bisogni di spiritualità e di condivisione fraterna e che nell’insieme costituirebbe un fattore di crescita della persona.
Le diverse spiegazioni psicologiche dell’adesione e affiliazione alle sopra descritte forme di aggregazione pseudo-religiose vengono di fatto riassunte in due paradigmi:
il paradigma della passività che tende a vedere chi aderisce a una setta come vittima di induzione, di manipolazione, di persuasione coercitiva, oppure di ignoranza ;
il paradiga dell’attività con cu viene enfatizzata la figura del religious seeker, un soggetto che ricerca nei nuovi movimenti religiosi risposte gratificanti ai propri bisogni: di identità, di ruolo, di appartenenza, di relazione, di significato, di certezze, di guida, di soprannaturale che spesso non sono tipicamente od esclusivamente e nemmeno primariamente religiosi, al pari delle risposte cercate .
Il dibattito sull’atteggiamento psicologico del potenziale adepto risulta indubbiamente ricco di contributi, tra questi la teoria del “brainwashing” .
Con il termine brainwashing o “lavaggio del cervello” si definisce una forma di plagio della quale viene accusata una religione, una setta o una ideologia, quando essa mette in atto metodi di persuasione che si ritiene manipolino il libero arbitrio di una persona portandola a decisioni altrimenti estranee alla propria volontà.
Tra le caratteristiche del brainwashing, o delle tecniche di persuasione coercitiva si ritroverebbero: l’isolamento e la dipendenza totale da un’autorità di controllo; la debilitazione fisica, ottenuta anche con deprivazione di cibo e di sonno; l’induzione di senso di colpa, la vergogna e l’umiliazione; la contestazione del precedente sistema di valori, di credenze, comportamenti, fino alla loro totale messa in questione o condanna; la proposta insistente e conclamata di un insieme strutturato di nuovi valori e comportamenti; la promessa di un riscatto dalla situazione di costrizione immediatamente conseguente all’adesione al nuovo sistema; l’enfatizzazione di modelli esemplari di chi già ha compiuto il percorso di adesione .
Alla fine degli anni ’70 il brainwashing comincia ad essere usato come categoria esplicativa delle modalità di conversione, affiliazione, adesione e fedeltà ai Nuovi Movimenti Religiosi. Ciò sulla base del fatto che si constatava che soggetti, spesso giovani con brillanti avvenire, o già avviati ad una carriera professionale soddisfacente e, più in generale, persone appartenenti alle classi sociali medio-alte, abbandonavano studi ed occupazioni promettenti per affiliarsi ad un gruppo religioso. In questi casi, non potendosi cercare la causa nell’ignoranza o nell’arretratezza, si ipotizzava un disturbo psichico, spontaneo od indotto. Si ipotizzava cioè che uno dei motivi della conversione-adesione fosse da ricercarsi o in tecniche sofisticate atte a manipolare e soggiogare la volontà di un individuo, o in una struttura psicologica particolarmente fragile, che lo rendeva facilmente influenzabile.
Tuttavia osservando il crescente sviluppo dei Nuovi Movimenti Religiosi risulta, nella quasi totalità dei processi di affiliazione, che si possano escludere la restrizione della libertà fisica degli adepti, le pene corporali e le deprivazioni alimentari che rappresentavano il comune denominatore delle tecniche di braiwashing.
Secondo il Prof. Gagliardi “il lavaggio del cervello può esistere in condizioni fisiche particolari, ma più spesso coloro che si avvicinano ai nuovi culti hanno la propensione a trovare delle soluzioni appaganti ai loro problemi esistenziali anche se la prima soluzione è la crisi dell'esame di realtà, fanno delle scelte che sono disapprovate dalla maggioranza, dagli ambienti sociali e dalla famiglia o dalla collettività: è in atto il condizionamento mentale e poi anche fisico se la cosiddetta conversione fa adottare una sottomissione non criticata, diminuzione del senso di responsabilità, esaltazione indiscussa dei leaders locali, nazionali, internazionali ed esperienze destabilizzanti o perlomeno inusuali quali gli stati alterati di coscienza” .
E’ pur vero che a seguito di indagini di polizia giudiziaria si è potuto accertare che taluni movimenti (in particolar modo le c.d. “psicosette”) utilizzano nella fase di proselitismo così come nel corso dell’indottrinamento degli adepti, sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone irretite, inducendole ad un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca.
Tale risultato si otterrebbe imponendo un percorso articolato in tre tappe :
1. ISOLAMENTO: allontanamento dalla comunità sociale e dal contesto familiare, per indurre la perdita di ogni altro punto di riferimento; senso di superiorità, per spezzare tutti i rapporti precedenti; bomba di affettuosità ("love bomb"), per rinsaldare il senso di appartenenza al gruppo; rimozione della privacy, per impedire l'esame personale; obbligo del conferimento al gruppo di tutti i propri averi, per indurre dipendenza finanziaria.
2. INDOTTRINAMENTO: rigetto sistematico ed aprioristico dei vecchi valori; sottoposizione a letture di difficile comprensione; incoraggiamento all'obbedienza cieca, al senso gerarchico ed all'aproblematicità; richiesta di conformità a codici di vestiario, per accentuare l'idea della diversità da tutti gli altri; senso del mistero, della partecipazione ad un disegno insondabile; uso di preghiere o formule ripetitive, che riducono il senso critico;
3. MANTENIMENTO: attività fisica prolungata, impegno mentale continuo e privazione del sonno, accompagnati da un'alimentazione poco equilibrata per creare uno stato di affaticamento (che inibisca la ribellione) e di reattività agli stress emozionali; deresponsabilizzazione, per scoraggiare iniziative personali; pressione psicologica costante da parte degli altri membri, per evitare improvvisi ripensamenti; induzione di senso di colpa e paura di punizione in caso di dubbi e pensieri negativi; abitudine ad usare un linguaggio criptico, per rendere più difficile la comunicazione con l'esterno.
ILARIA
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