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Addio a Solzhenitsyn, come il ragazzo di Tienanmen davanti ai carri armati sovietici

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2008 13:45
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Russia; E' morto Solzhenitsyn, cronista degli orrori del gulag



Lo scrittore era l'incarnazione della dissidenza nell'Urss


Mosca, 4 ago. (Ap) - Alexander Solzhenitsyn, morto ieri all'età di 89 anni, autore de "L'arcipelago gulag", era il più famoso cronista degli orrori dei gulag sovietici. Considerato a lungo come l'incarnazione della dissidenza contro il regime comunista, era autore di una serie di opere fondate sull'esperienza del totalitarismo, con la descrizione di tutti gli orrori dei campi sovietici.



Alexander Solzhenitsyn, che viveva vicino a Mosca, è deceduto ieri sera per insufficienza cardiaca, ha annunciato suo figlio Stepan all'Associated Press. Condannato lui stesso a otto anni di lavori forzati nei gulag per aver criticato Stalin, privato della sua nazionalità sovietica, Solzhenitsyn fu costretto a esiliarsi in Occidente e a pubblicare numerose delle sue opere all'estero: oltre a L'Arcipelago Gulag (1973), Il primo cerchio, La strada rossa. Dopo vent'anni di esilio, fece un ritorno trionfale nel suo paese nel 1994.



Nato l'11 dicembre del 1918 a Kislovodsk, in Russia, Alexander Issaievitch Solzhenitsyn trascorse la sua infanzia a Rostov sul Don, nel sud della Russia, dove studiò scienze e letteratura, prima di essere mobilitato durante la seconda guerra mondial per servire come capitano d'artiglieria.



Nelle ultime settimane della guerra, nel 1945, venne arrestato e poi condannato ai campi di lavoro per complotto anti-sovietico dopo aver scritto - secondo le sue parole - "alcune critiche irrispettose" su Stalin, soprannominato "l'uomo dai baffi", in una lettera a un amico. Solzhenitsyn vi lasciava intendere che il governo dell'Urss e lo stesso Stalin avevano una responsabilità più grande di Hitler nelle devastazioni causate dalla guerra al popolo sovietico.

notizie.alice.it/notizie/top_news/2008/08_agosto/04/russia_e_morto_solzhenitsyn_cronista_degli_orrori_del_gulag,15646...




Alexander Solzhenitsyn è stato uno degli scrittori che ho amato di più.
Cominciai a leggerlo nel 1973, comprai il trittico di libri "L'Arcipelago Gulag". Poi, lessi tutto ciò che aveva scritto.

Putin non potè fare a meno, nel 2000, di stringere la mano a colui che si mise, per tutta la vita, davanti ai carri armati sovietici e non si mosse mai dalla sua postazione.

Rispetto al ragazzo di Tienanmen, di cui abbiamo solo foto e video che testimoniano come un semplice ragazzo di qualche decina di chili, può fermare tonnellate di ferro, Solzhenitsyn fece qualcosa di più.

La Cina non ha potuto impedire che quel ragazzo con il suo coraggio facesse il giro del mondo.

Fu il più grande "ceffone" che la Cina comunista prese.

Le cinque dita sono ancora stampate nel volto di quella nazione.

Tornando a Solzhenitsyn, direi che fece qualcosa di più grande.

Non solo si mise davanti ai carri armati sovietici, ma li smontò a mani nude.

Non ci sono mani più nude di uno scrittore.

Ebbene, i libri di Solzhenitsyn hanno fatto a pezzi quei carri armati.

La Russia comunista non riuscì a fermare il più grande cronista dei crimini del suo paese.

Un paese che ha sempre usato la menzogna per coprire i loro sistemi totalitari, massacrando decine di milioni di suoi connazionali, specie dal 1919 al 1959 nei suoi campi di concentramento, in siberia, chiamati "Gulag".

Solzhenitsyn smascherò al mondo intero il vero volto del suo paese, nello stesso tempo amandolo.

I russi, gli americani ed il mondo intero, si sono tolti il cappello di fronte ad un uomo di questa statura morale che non smise mai di denunciare, attraverso la letteratura, le "verità nascoste".

Onore a questo uomo ed al suo esempio di civiltà.

Addio amico Solzhenitsyn!

Saluti
Pino lupo






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frasi di Solzhenitsyn



Per un paese, avere grandi scrittori è come avere un altro governo. Questo è il motivo per il quale nessun governo ha mai amato i grandi scrittori, ma solo quelli minori.

La fretta e la superficialità sono le malattie psichiche del ventesimo secolo, e più di ogni altro posto si riflettono nella stampa.

"Il motivo principale per cui facciamo errori non è legato al fatto che la verità sia troppo difficile da vedere… ma facciamo errori semplicemente perché ci è più facile e più comodo cercare la comprensione lì dove si concilia con le nostre emozioni - particolarmente quelle egoiste.„






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