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Sulle tracce di Emo Piccioni, scomparso tre anni fa

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2018 21:18
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"GIALLO EMO/MARCO PICCIONI: GLI ULTIMI ARTICOLI PUBBLICA DA LA STAMPA, EDIZIONE DI NOVARA"


Postato su: lastampa.it il 16/7/2008
www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1836864&sezion...

IL GIALLO. IL CASO DEL TESTIMONE DI GEOVA
“Mio marito scomparso come Emanuela Orlandi”

BORGOMANERO -
Si infittisce sempre più il mistero sulla scomparsa di Emo Piccioni, mentre si moltiplicano gli indizi che conducono alla pista satanista.

Del Testimone di Geova scomparso dalla Sala del Regno di Borgomanero il pomeriggio del 31 ottobre 2005 è tornata a parlare la trasmissione «Chi l’ha visto?», con un nuovo appello dei familiari dopo che la Procura della Repubblica di Novara ha chiuso il caso.

Nel corso della trasmissione sono stati resi noti due fatti accaduti a Cascinette di Ivrea: «Da quando mio marito è scomparso - racconta la moglie, Enza Gentina - vado nelle zone dove potrebbe essere stato portato attaccando con nastro adesivo la sua foto nei luoghi pubblici o alle cabine telefoniche.

In una di queste la foto è stata tolta e poi infilata in modo strano.

Siamo stati avvertiti da una telefonata, ma non avremmo prestato attenzione a questo fatto se nella stessa località non si fosse verificato un altro episodio.

Un anonimo ha chiamato l’investigatore svizzero che collabora al caso, Daniele Marcis, dicendo che in una chiesa si svolgevano strani riti.

Questa persona diceva di essere un satanista che voleva lasciare la setta.

Prima andò lì Marcis e trovò effettivamente i residui di questo rito, poi fecero un sopralluogo anche i miei figli che avvertirono le forze dell’ordine.

Queste ci hanno detto che non si trattava di riti satanici ma esoterici».

Tutti gli episodi, che si assommano agli altri che hanno costellato il caso, non hanno favorito le indagini.

«La Procura ha chiuso il caso, che non è archiviato, però sarà riaperto solo se ci saranno nuovi, importanti episodi.

L’investigatore svizzero è fuggito perché minacciato di morte quando indagava sulla pista satanista: questo è l’unico elemento certo, ma di mio marito non abbiamo saputo più nulla.

Questa vicenda mi sembra sempre più simile a quella di Emanuela Orlandi, più passa il tempo più si complica e diventa complicata da decifrare».

Alcuni parenti dello scomparso si sono rivolti anche ai sensitivi: «Ne hanno consultati tre, ed hanno dato tre pareri diversi.

Personalmente continuo a cercare: le mie indagini, la mia ricerca - avverte Enza Gentina - continua senza sosta».

Copyright ©2008 La Stampa




Postato su: lastampa.it il 23/7/2008
www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1836864&sezion...

"CASO PICCIONI: I SEGRETI DEL DETECTIVE"

NOVARA -
Scomparso nel nulla, sparito da un giorno all’altro come il protagonista delle sue ultime indagini.

C’è un giallo nel giallo nel caso di Emo Piccioni, del quale si sono perse le tracce dalla sera del 31 ottobre 2005.

Ed è quello dell’investigatore svizzero Daniele Marcis che ha indagato a lungo sull’anziano testimone di Geova.

L’ultima traccia è una email inviata alla famiglia Piccioni, poi il silenzio.

Il detective aveva detto d’essere stato minacciato di morte.

Prima domanda: chi lo ha minacciato e perché questa scelta così drastica?

Daniele Marcis, nato a Lamone da una famiglia di origini sarde, è un professionista molto conosciuto in Ticino, per quasi vent’anni è stato il responsabile del Servizio antidroga delle Guardie di confine.

Incarico delicato che lo ha portato a scoprire più d’un traffico di eroina e cocaina.

I suoi ex colleghi lo descrivono come un panzer: andava avanti senza fermarsi davanti a niente.

Brillante, grande conoscitore delle più moderne tecniche d’investigazione, aveva il dono della pazienza.

Sapeva attendere il momento giusto per far scattare le trappole, qualità che ha probabilmente acquisito grazie alla sua seconda grande passione: gli scacchi.

Dopo una vita in busta paga del Cantone Ticino, nel maggio del 2004 Daniele Marcis decide di mettersi in proprio.

Si dimette dal Corpo e apre una agenzia di investigazioni, la Amico, con uffici all’ingresso di Lugano, in via Geretta, a Paradiso.

Nella ragione sociale dell’azienda indica «esercizio dell’attività di investigazione e raccolta di informazioni inerenti le persone; bonifica di locali e uffici; scoperta di abusi informatici».

Due anni dopo, nell’aprile 2006, liquida la prima società e ne apre una nuova, ampliando il raggio di attività, tra le quali indica espressamente anche «la ricerca di persone scomparse». Capitale 100 mila franchi.

Oltre al caso Piccioni, Marcis si è anche occupato di quello di Erika Ansermin, sparita ad Aosta. Poi ha seguito diverse altre inchieste, e ha effettuato indagini - soprattutto nei centri attorno al Lago di Lugano - su questioni di tradimenti.

Una attività articolata, dunque.

A ottobre scorso le prime minacce, rivolte a lui e alla figlia.

E’ lo stesso Marcis a riferirne ai familiari di Emo Piccioni.

Tempo dopo il silenzio, il mistero s’è inghiottito anche lui.

I suoi ex colleghi in Ticino provano a tracciare alcune ipotesi, che alla fine si restringono a due.

Prima: Marcis può aver ricevuto minacce serie - non dimentichiamo che dietro la sparizione di Piccioni per lui ci sono sempre state le sette sataniche - e da buon professionista che sa pesare il pericolo («non è il tipo che si fa intimidire facilmente») ha capito che i mittenti erano personaggi che facevano sul serio.

Gente pronta a tutto, insomma.

Da qui la decisione drastica: meglio cambiare aria per un pò.

Seconda: le indagini e la professione non c’entrano nulla, Marcis è andato via per altri problemi. Quali?

C’è chi sottovoce azzarda questioni di debiti.

Possibile? Difficile dirlo, anche perché non risultano denunce o segnalazioni.

Ma dove è finito? Tanti lo danno in Usa, altri in Africa.

Poi c’è una pista che porta direttamente in Asia, in Thailandia per la precisione.

Sarà vero? Il giallo nel giallo continua.

Copyright ©2008 La Stampa




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Estemporanea di SO.SPI ONLUS e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini



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