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Mandela, festa per il padre del Sudafrica

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2008 14:35
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«Il nostro lavoro non è ancora finito, c’è troppa povertà e oppressione per i più deboli»
Il nome di Nelson Mandela, attivista sudafricano segregato in un carcere per 27 anni, diventato prima il simbolo della lotta contro l’apartheid poi il padre di una nazione giovane che purtroppo ha continuato a soffrire anche dopo il passaggio incruento alla democrazia, non smette di calamitare le coscienze del mondo occidentale.

Nel giugno del 1988 il rock festeggiò i suoi 70 anni allo stadio di Wembley, ma soprattutto lanciò una campagna mondiale per far liberare Mandela.
Ieri, nel maestoso Hyde Park, lo stesso mondo, pur con qualche differenza di cast, ha festeggiato i suoi 90 anni in uno scenario molto più complesso: dalle tensioni razziali all’interno dello stesso Sudafrica allo spettro devastante dell’Aids che sta falcidiando il popolo africano, sino alla vergogna delle violenze in Zimbabwe del regime Mugabe.

E Mandela ha ripagato artisti e pubblico mondiale, in Italia lo show era in diretta senza interruzioni pubblicitarie su Mtv, con un breve discorso da guida spirituale e morale: «Vent’anni fa Londra ospitò un concerto che chiedeva la mia libertà, che mi ispirò in prigione.

Stasera sono qui libero e mi sento onorato. Ma anche se siamo qui a festeggiare, il nostro lavoro non è finito.
Perché c’è povertà, oppressione, Aids. Vogliamo portare la libertà a tutti e stasera, a quasi 90 anni, dico che è tempo di avere nuovi aiuti per sollevare questo fardello».

Emozionato, un po’ sofferente, appoggiandosi a un bastone Mandela arriva a metà dello show, accompagnato dalla moglie Graca Machel.
Sul palco si affacciano tutte le star: Amy Winehouse, Peter Gabriel, Queen e Simple Minds, Joan Baez, Annie Lennox, Sugababes e Leona Lewis.
C’è Will Smith con la moglie Jada Pinkett Smith, cerimonieri dello show.
E proprio l’attore americano, poco prima. ricorda una frase di Peter Gabriel: «Una volta ha detto: se il mondo potesse scegliersi un padre, la nostra scelta cadrebbe sicuramente su Nelson Mandela». Poi l’happy birthday oceanico di Hyde Park, e più tardi, trasmesso in diretta ma non da Londra, quello di Bono e The Edge con “Happy Birthday” di Stevie Wonder.

E ancora, l’invito di Mandela: «Continuate a sostenere 46664». Ecco, la cabala di questi cinque numeri, che per tutta la prigionia hanno identicato l’attivista dell’ANC e che ora sono il simbolo della fondazione per la lotta all’Aids, guida con forza uno spettacolo così diverso dallo stardom di altre iniziative umanitarie, a cominciare proprio da Live 8 tenuto a Hyde Park nel luglio 2005.

C’è più Africa e meno Occidente, nel cast che affolla il palco. Zucchero canta “Everybody’s got to learn sometime” e nelle quinte dice: «È sempre un onore essere qui per rendere omaggio a questo grande uomo, che tanto ha fatto e tanto continua a fare per la lotta all’Aids, che non è stato affatto debellato».

Annie Lennox è la più battagliera a spiegare quello che proprio non va nel nostro rapporto con chi soffre e non ha nulla: «Speriamo che questo evento serva in futuro, dobbiamo fare assolutamente qualcosa per prevenire un nuovo genocidio.
Lo abbiamo detto tante volte, qui si tratta di difendere i diritti umani. C’è gente che non può far rispettare quello fondamentale di tutelare la propria salute.
Per milioni di africani questa prerogativa è negata». Poi fa vedere il volto scavato e sofferente di una ragazzina e, pochi minuti dopo, una fotografia ritrare la cantante scozzese con un’altra ragazzina, questa volta serena e in salute: «Ecco come si deve curare una persona, ecco cosa possiamo fare. Ci sono milioni di bambini nelle stesse condizioni che aspettano il nostro aiuto».

Un tributo planetario, dunque, con giorni di attesa per l’esibizione di Amy Winehouse che incanta subito con “Rehab” e “Valerie”: vestito bianco e nero, tacchi alti, un fermaglio fra i capelli con la scritta “Blake”, il marito tuttora in carcere, la star inglese è adorata dal pubblico.

Intensa, poi, l’esibizione dei Simple Minds di Jim Kerr, uno dei gruppi da sempre vicino alla causa di Mandela e in prima linea per tante imprese umanitarie.
«Mandela ci ha insegnato molto sulla riconciliazione, sull’amore e sul senso di giustizia» dice Will Smith, sempre pronto a ricordare al pubblico festoso e partecipe il motivo di quella grande adunata.

Il produttore Quincy Jones, uno degli artefici dell’avvicinamento fra musica pop e impegno sociale, dice che il vecchio leader «ha dedicato la sua vita per liberare la gente del Sudafrica: è stato un esempio che dobbiamo ancora seguire».

Anche Peter Gabriel, altro combattente della prima ora sul fronte dei diritti civili, riporta il tema della crudeltà che si abbatte,da sempre, sui più indifesi fra gli africani, presentando un ex soldato bambino del Sudan, Emmanuel Jal oggi rapper di successo, che dice: «Mandela è stato unico perché non ha mai amato il potere, anzi lo ha ceduto quando è stato il momento.
E Geri Halliwell, ex Spice, ammonisce: «Non dimentichiamo quello che sta succedendo in Zimbabwe, non stasera con questa grande occasione per stare vicini».
Gran finale con i Queen e ancora con la Winehouse che canta “Free Nelson Mandela”: ballata di Jerry Dammers che fu un inno anti apartheid.

fonte:Google






Nounou
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Blaise Pascal


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28/06/2008 14:35
 
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re

Mitico Mandela!!!!!! Ha passato metà della sua vita in galera!!!!!

[SM=x1061959] [SM=x1061960]

omega [SM=x1061963] [SM=x1061963] [SM=x1061963]



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Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


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