Bruno Tinti è procuratore aggiunto presso la Procura di Torino.
«Uno di quelli che prende ordini dal procuratore capo e non ne può dare ai sostituti.»
Sessantasei anni, si occupa di reati finanziari: falsi in bilancio, aggiotaggio, frode fiscale, bancarotta.
In questa intervista-video ammette che la sua carriera, in quanto a risultati ottenuti, potrebbe definirsi quasi fallimentare: indulti, prescrizioni, amnistie hanno spazzato via tutto il suo lavoro.
Ma lui si sente comunque soddisfatto perché è un uomo libero.
E fare il magistrato significa «essere libero». Sugli ultimi interventi del governo in materia di giustizia, boccia irrimediabilmente il ddl sulle intercettazioni, definito «una vergogna», ma apre sulla «salva-premier» o «blocca-processi» comunque lo si voglia chiamare. «Sfoltirebbe d'un colpo il mio lavoro del 50%. E non sarebbe così ingiusta perché non varrebbe per i nuovi reati (da metà giugno del 2002).
Comunque, sul
diritto alla giustizia da parte della gente rassegnato ammette
«la gente è fregata».
NICOLA MAGRONE - A Larino in provincia di Campobasso c'è una piccola procura dove si dice che non voglia andare nessuno.
Ma lui invita comunque tutti i colleghi soprattutto quelli giovani. L'ultima in ordine di tempo è stata Clementina Forleo.
Che gli ha risposto con un sorriso. È lì, a Larino, che lavora Nicola Magrone, 66 anni di Modugno (Bari).
È un procuratore capo molto umano e simpatico. Non ha l'aria seriosa d'un capo.
Sarà perché ci sono tali problemi di organico che spesso rimane solo in ufficio, quindi è capo solo di se stesso.
Non c’è rimasto nessuno, né i cancellieri, né i pm. «Tutti questi dibattiti sul sistema giustizia mi lasciano quasi indifferente. Avremmo bisogno invece di un «governo ragioniere» che si metta lì a fare i conti e ci dia quello che serve per mandare avanti l'ufficio». Le intercettazioni? «Bisogna essere eccessivamente faziosi per negare che ci siano stati eccessi.
Ma non c'e bisogno di legiferare in materia. Basta applicare la legge che già c'è. La materia è già disciplinata. Ma se su questo fatto si inseriscono le nuove riforme di cui si parla in questi giorni, ebbene questo è un modo per spegnere la magistratura».
E la famosa frase «La legge è uguale per tutti»? «È il nostro dogma. Ma è espresso già in maniera faziosa.
Il concetto costituzionale è che tutti i cittadini devono comparire uguali davanti alla legge. In Italia?
Da noi la condizione della giustizia è al limite del coma».Nino Luca
19 giugno 2008
FONTE
Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal