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A Huntsville, capitale della pena di morte

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2008 20:56
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La cittadina del Texas vive di esecuzioni: un’industria in pieno boom
NICOLAS BOURCIER
HUNTSVILLE

Evento mediatico Per otto mesi le esecuzioni negli Stati Uniti sono state sospese mentre la Corte Suprema esaminava la costituzionalità dell’iniezione letale. Il 14 aprile i giudici si sono espressi in senso positivo. La prima esecuzione è stata effettuata in Georgia il 6 maggio. Huntsville l’ha seguita mercoledì 11 giugno.Proteste sparute Gli attivisti contro la pena di morte si radunano davanti alla prigione The Walls. Di solito una mezza dozzina. L’80% dei texani è favorevole alla pena capitale. A Huntsville ci sono più di 5000 guardie e il sistema penitenziario dà lavoro a una famiglia su due, praticamente tutti.Alla fine la morte si è ripresa il suo spazio. Mercoledì 11 giugno le esecuzioni sono riprese a Huntsville, in Texas. Le famiglie del condannato e della sua vittima lasciano il complesso penitenziario e si dirigono verso le macchine, a parcheggio.

Un pugno di attivisti contro la pena di morte spegne le candele. Sono le 18 passate da qualche minuto e Karl Chamberlain, arrestato una decina di anni fa per lo stupro e l’omicidio di una giovane donna, è stato appena giustiziato. La cittadina di questo Sud profondo degli Stati Uniti ha ritrovato le sue abitudini. Per otto mesi, la camera della morte del Texas, al cuore di questa città di villette, aveva sospeso la sua attività. Otto lunghi mesi durante i quali la Corte Suprema aveva imposto una moratoria e aveva esaminato a fondo la costituzionalità del metodo di esecuzione per iniezione letale. Il 14 aprile, il responso: il metodo è conforme alla Costituzione. La Georgia è stata la prima a prendere atto della decisione e ha ripreso le esecuzioni il 6 maggio.
Il Mississippi l’ha seguita il 21, poi la Virginia il 27.

E ora il Texas, a Huntsville, epicentro delle esecuzioni dello Stato più attivo per quanto riguarda la pena di morte.
È qui, in questa prigione enorme, in mattoni rossi, chiama The Walls, piantata davanti alla sede dell’amministrazione penitenziaria dello Stato, che i condannati alla pena capitale dalle corti del Texas sono giustiziati. Qui, in un rituale immutabile, il giorno dell’esecuzione, sono trasferiti con una camionetta, verso mezzogiorno, dalla prigione di Livingstone, a una trentina di chilometri. Ventisei sono stati messi a morte nel 2007, 406 dal ripristino della pena capitale negli Usa, nel 1976. Col tempo, la piccola Huntsville è diventata la capitale dell’industria carceraria: 22 mila abitanti e 15 mila prigionieri. Sette case circondariali. Altre due in costruzione.


A Prison City, come è chiamata, una famiglia su due ha almeno una persona che lavora per il sistema penitenziario. Ci sono 5 mila guardie carcerarie in attività. Nonostante il caldo, gli abitanti di Huntsville non indossano mai abiti bianchi, per non essere confusi con i detenuti. Li si incrocia dappertutto, agli angoli delle strade, sui prati, nei giardini, vestiti di bianco dalla testa ai piedi; piccoli gruppi, in pieno giorno, riparano, puliscono, potano, falciano. Alle 11, una colonna di prigionieri viene liberata. Tutti passano da The Walls, nel centro della città. Un balletto quotidiano. Grappoli di ex detenuti, un sacchetto di plastica come unico bagaglio, si dirigono meccanicamente verso la stazione degli autobus, accompagnati da un parente, un amico, dei bambini.


L’amministrazione di Huntsville gestisce 100 mila persone in libertà condizionale, più del triplo in libertà sorvegliata. Con il 60 per cento di esecuzioni americane effettuate in questo edificio nel 2007, Huntsville è la città dove si concentra il più grande numero di condannati di tutto l’Occidente. Un’ora prima dell’esecuzione, verso le 17, un piccolo gruppo di attivisti si piazza una davanti alla porta d’ingresso di The Walls. Saranno una mezza dozzina. Quasi sempre gli stessi. Un paio di signore anziane. Un paio di studenti, a volte un giornalista. E Tennis Longmire. È lui che i media vengono a intervistare prima delle esecuzioni importanti. Questo professore di criminologia è la memoria dei luoghi e la cattiva coscienza del sistema. Cattolico fervente, trova il tempo, da qualche anno, di venire qui con il suo rosario e la sua candela.

Una volta una donna gli ha sputato addosso. Di solito gli tocca qualche insulto. «La gente vuol credere che la pena di morte ha un effetto dissuasivo - dice - Qui dà lavoro e fa andare il sistema». Secondo i sondaggio il numero di persone a favore della pena di morte è diminuito leggermente negli Stati Uniti, ma resta all'80 per cento in Texas. E ancor più a Huntsville. Carroll Pickett, cappellano per quindici anni a Huntsville, si è trasferito da poco a Lake Conroe, a una cinquantina di chilometri. L’uomo è cambiato. Dice di aver assistito 95 condannati. Tutte le volte ha pregato con loro, ascoltato le loro ultime parole, osservato come il liquido letale entrava nelle loro vene. Una volte era convinto che la pena di morte era giusta, credeva che «ogni uomo avesse diritto a morire con un amico». Con la sua voce bassa e dolce, alla fine ammette che la pena di morte non serve «né alla giustizia né alla morale. Il sistema non funziona. Le esecuzioni non fanno diminuire la criminalità e le sentenze sono applicate in modo ingiusto». Alle sette di sera le macchine dei parenti della vittima e del condannato giustiziato lasciano la prigione. Le guardie sembrano immobili nelle loro altane. Le strade di Huntsville sono deserte. La prossima esecuzione è prevista per domani, martedì 17 giugno. Alla stessa ora.

fonte: laStampaweb







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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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Ricordo quando lessi "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria.

Per Beccaria, la pena di morte è la vendetta istituzionalizzata.

Beccaria dice che, se uno Stato è forte, allora, punirà senz'altro il criminale, il quale, sapendo che agendo in quel modo verrà punito, non infrangerà la legge.

L'importante é che le pene vengano sempre applicate, altrimenti il cittadino corretto e rispettoso della legge ,vedendo che i trasgressori la fanno franca e non vengono puniti dalla legge, comincerà ad odiare la legge stessa e a trasgredirla anch'egli, proprio perchè si sentirà preso in giro dallo Stato che vara leggi e poi non le fa applicare.



Questo è spettacolo, non giustizia!







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