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TASSA OBBLIGATORIA PER LA CHIESA IN GERMANIA

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2008 13:57
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26/05/2008 01:16
 
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Tassa obbligatoria per la chiesa per disoccupati senza confessione, in Germania



La redazione di Axteismo riceve l’ennesima richiesta di aiuto. Questa volta arriva dagli amici tedeschi di Bund Gegen Anpassung (Lega contro il conformismo). Una storia molto importante, quanto incredibile che riguarda tutti i Paesi d'Europa. Ecco la lettera ricevuta che pubblichiamo e invitiamo a diffondere.



“Il progresso è la realizazione dell'Utopia”. Oscar Wilde



Il caso dott. Nittmann davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo



Attraverso il caso del dott. Nittmann è stato reso noto per la prima volta al pubblico internazionale: sulla base del concordato concluso dal terzo Reich con il Vaticano nel 1933, che fino ad oggi viene mandato avanti dalla Repubblica Federale Tedesca come unico contratto di politica estera di Hitler come diritto valido (!), dal 1975 in Germania milioni di disoccupati senza confessione sono stati obbligatoriamente sottomessi alla tassa per la chiesa. Sotto violazione della costituzione lo stato tedesco riscuoteva sistematicamente la tassa per la chiesa, cioè le quote associative delle due grandi chiese (romano-cattolica ed evangelica) dal loro sussidio per disoccupati, che spetta loro per legge, e che viene finanziato solo dai loro contributi all'assicurazione contro la disoccupazione. Le somme che in questo modo sono state rubate come tassa obbligatoria per la chiesa ad atei disoccupati, musulmani, o appartenenti a diverse confessioni minori in Germania, ammontano a miliardi di Euro.



Parecchie migliaia di vittime hanno sporto querela contro questa violazione della costituzione su cui la stampa tedesca ha sempre taciuto, ma sono state respinte dai tribunali tedeschi con la "motivazione" incredibile, ma da decenni ripetuta come uno stereotipo, che la grande maggioranza dei lavoratori in Germania sono membri della chiesa e quindi la non-riscossione della tassa per la chiesa da disoccupati senza confessione comporta "troppo dispendio di amministrazione". Questa "motivazione" schernisce e oltraggia il testo della costituzione tedesca, che garantisce la libertà di religione e vieta qualunque favoritismo o svantaggiamento per via dell'appartenenza alla religione (Art. 4 par. 1, 3 par. 3 e 33 par. 3). Si aggiunge che in realtà in Germania già da parecchi anni solo una piccola maggioranza, nel frattempo addirittura soltano circa la metà di tutti i lavoratori appartiene alle chiese cristiane.



L'ateo tedesco dott. Peter Nittmann era diventato un disoccupato da redattore editoriale più di 20 anni dopo il suo abbandono della chiesa. In quattro anni di processi logoranti anche la sua richiesta di rimborso della tassa obbligatoria per la chiesa a lui riscossa - solo nel suo caso circa 900 Euro - è stata respinta da quattro istanze giudiziarie tedesche fino al Corte Costituzionale Federale con le solite frasi, rimasticate da decenni.



Nell'ottobre 2005 il dott. Nittmann in seguito a ciò ha sporto per la prima volta querela contro la tassa obbligatoria per la chiesa contro la Germania davanti alla Corte Europea di Giustizia per i diritti umani a Strasburgo (Francia). Con la querela va accertato che la Germania ha violato gli articoli 9 (libertà di religione) e 14 (parità di trattamento) della convenzione europea per i diritti umani e l'articolo 1 (diritto di proprietà) del protocollo addizionale della convenzione ed è obbligata a ripagare al dott. Nittmann i soldi rubati come tassa obbligatoria per la chiesa.



Sotto la pressione delle proteste internazionali nel caso dott. Nittmann - nel suo caso numerose organizzazioni e migliaia di singole persone di tutti i continenti protestavano con il governo e la giustizia tedeschi contro questo scandaloso furto delle tasse sulla base del concordato di Hitler - dall'inizio del 2005 la Germania ha dovuto abolire la tassa obbligatoria per la chiesa a carico dei disoccupati non membri della chiesa. Il pubblico, l'unica protezione contro l'ingiustizia dello stato, ha mostrato il suo effetto! Ma fino ad oggi nessuna delle vittime ha riottenuto anche solo un centesimo dei soldi rubati, e il governo tedesco sostiene fino ad oggi che la tassa obbligatoria per la chiesa, che grava con miliardi di Euro, sia stata completamente legale.



Per raggiungere un risarcimento delle vittime e per imporre il mantenimento del diritto umano elementare di libertà di religione in Europa esortiamo a sostenere la querela del dott. Nittmann con lettere alla Corte Europea per i diritti umani. Ne va di una decisione di massima per l'Europa: da qualche tempo le chiese, in cui il numero dei membri cala continuamente, vogliono introdurre in tutta Europa delle tasse obbligatorie per la chiesa camuffate per i non-membri della chiesa, press'a poco - secondo il modello del diritto oggi già valido in Spagna - sotto forma di una tassa straordinaria, che dovrebbe essere pagata da tutti i cittadini e che giungerebbe alle chiese direttamente o attraverso delle organizzazioni della chiesa camuffate (con presunto "scopo comune" o simili). Che le vittime tedesche della tassa obbligatoria per la chiesa vengano riconosciute come tali e risarcite non è solo una norma della più semplice giustizia, per questo è esemplare per il nostro continente.



Per favore indirizzare le lettere di protesta alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo

indicando il seguente numero di protocollo:



ricorso No. 36798/05

Nittmann./.GERMANIA



Al Cancelliere della

Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Consiglio di Europa

67075 Strasbourg (Cedex)

Francia



E per favore una copia a noi:



Bund Gegen Anpassung

www.bund-gegen-anpassung.com > c’è anche la sezione in italiano

Postfach 254

79002 Freiburg

Germania


bund-gegen-a


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C'è gente che si muove contro gli abusi.


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"IL VATICANO E' TROPPO IMPORTANTE PER LASCIARLO AI VATICANISTI!"


"Pubblicato su: Repubblica il 15 maggio 2008

"I CONTI IN TASCA ALLA CHIESA"
di Curzio Maltese


In quasi trent'anni di giornalismo, avevo felicemente ignorato il Vaticano e avrei continuato a farlo se non fosse stata la Chiesa cattolica a occuparsi molto, troppo, di me.

E di altri cinquantotto milioni di connazionali.

II papa e i vescovi intervengono nella vita pubblica italiana — perfino nel dettaglio delle singole leggi — molto più di quanto non faccia l'Unione europea, alla quale siamo vincolati.

Per quanto mi riguarda, ho voluto restituire la premura.

Da anni, i corrispondenti esteri a Roma mi ripetono la stessa cosa:

«Voi giornalisti italiani siete capaci di scrivere poemi sull'ultima mezza calza della politica e ignorate l'influenza della Chiesa.

Mentre per noi una notizia sul papa vale venti volte una sulla crisi di governo.

Il Vaticano è troppo importante per lasciarlo ai vaticanisti
».

Ogni mattina saluto il mio vicino di casa, Udo Gumpel, della tv pubblica tedesca, che esce per andare alla sala stampa vaticana.

Ormai è diventato un esperto di teologia ratzingeriana:

«Avete San Pietro in casa e nell'archivio Rai non ho trovato un'inchiesta sul Vaticano, soltanto messe e interviste ai vescovi.

Se scoppia uno scandalo, come la pedofilia, dovete comprare i documentari della Bbc».

Ho toccato con mano la rimozione del problema quando ho cercato di documentarmi sui finanziamenti pubblici alla Chiesa cattolica: in quasi ottant'anni dal Concordato, non era mai stata fatta un'inchiesta sul tema.

Esistono naturalmente molte belle inchieste sulle finanze vaticane, quasi tutte però fra gli anni sessanta e la fine dei settanta.

Dallo scandalo Ior-Ambrosiano l'attenzione si attenua fino a spegnersi.

Negli articoli di Ernesto Rossi su Il Mondo ho trovato molte tracce utili e una riflessione della quale ho verificato la stringente attualità.

Sul numero del 17 maggio 1960, Rossi scrive: «Quando si tratta della "roba" i monsignori del Vaticano hanno la pelle delicata come quella della principessina che non riuscì a chiudere occhio tutta la notte per il pisello che le avevano messo sotto sette materassi.

L'Osservatore Romano ha incassato in silenzio la documentazione, da me portata per dimostrare che Pio XII è stato uno dei maggiori responsabili della Seconda guerra mondiale; ma ha reagito violentemente alla mia moderatissima osservazione che la politica reazionaria della Chiesa e la sua stretta alleanza con la Confindustria devono essere considerate anche un effetto dell'ingigantimento del patrimonio della Santa Sede e degli ordini religiosi che hanno avuto in pratica le clausole finanziarie contenute nei Patti Lateranensi, e una conseguenza degli investimenti massicci fatti dalla Santa Sede e dagli ordini religiosi in partecipazioni azionarie delle società elettriche e degli altri maggiori gruppi che sfruttano monopolisticamente il mercato nazionale.

Tali affermazioni, scrive L'Osservatore Romano, "destano un sentimento di pena prima che di sdegno, infatti rivelano una mente chiusa alla comprensione di quanto trascende l'interesse materiale e contingente; incapace, dunque, di misurare la realtà che contempla con il metro del proprio squallore".

A distanza di quasi mezzo secolo, l'atteggiamento della Chiesa quando si tocca la "roba" non è cambiato di una virgola.

Circa un anno fa, colpito dal volume di fuoco scatenato ogni giorno contro il governo Prodi dalle gerarchie ecclesiastiche, in un viavai di tonache sui telegiornali pubblici e privati, mi sono rivolto a un amico prete, cui mi legano stima e affetto.

Uno che ha dedicato la vita alla lotta alla povertà, all'ignoranza e alla mafia, come io non sarei mai capace di fare.

La risposta, nel tono spiccio del personaggio, è stata:

«I vescovi fanno politica.

Non vogliono il centrosinistra e si danno da fare per far cadere il governo.

Vedrai che alla fine la vera spallata a Prodi la daranno loro»
.

Con un candore ormai perduto, avevo allora chiesto la ragione di tanto odio politico nei confronti del cattolicissimo Romano Prodi e di un centrosinistra assai timido sui temi della laicità, certo più vicino del berlusconismo agli ideali cristiani di solidarietà.

«Nessun odio, semmai convenienza», è stata la risposta.

«Il fatto è che da quegli altri i vescovi ottengono molto di più».

Mi sono ricordato di quelle parole nelle convulse settimane che hanno preceduto la caduta del governo Prodi.

Travolto da una "spallata" finale dei vescovi.

L'episodio più noto è la mancata visita del papa all'Università La Sapienza di Roma.

Un caso da manuale; di più: da antologia storica del machiavellismo, di come si fabbrica un caso politico.

(...) In Italia il rapporto fra Stato e Chiesa non è di reciprocità.

La Chiesa può intervenire quando vuole negli affari interni italiani, mentre il contrario è vietato dall'articolo 11 del Concordato: «Gli enti centrali della Chiesa sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano».


Le gerarchie ecclesiastiche, dall'alto di un magistero morale, possono dunque giudicare criminali le leggi dello Stato, criticare la pressione fiscale, mettere sotto accusa una Regione o un Comune per un'apertura sui diritti degli omosessuali, e allo stesso tempo invocare contro le eventuali (in verità, scarse) reazioni la protezione del Trattato.

Il Vaticano è uno Stato estero che vive grazie all'Italia, ma ha il diritto di sputare nel piatto in cui mangia.

Se davvero le questioni etiche — il divorzio, l'aborto, la procreazione assistita, le coppie di fatto — fossero così centrali e dunque non negoziabili, la Chiesa non dovrebbe più accettare di ricevere finanziamenti e privilegi fiscali da parte di coloro — Stato ed enti locali — che giudica nemici dei valori cristiani.

Al contrario, non vi ha mai rinunciato.

Anzi, ne chiede e ne ottiene sempre di più.

Mi sono dilungato sul caso Sapienza perché anche per me, come per Clemente Mastella, la folla di San Pietro ha rappresentato, nel mio piccolo, «un'illuminazione».

Decisiva per la nascita di questo libro.

La prima domanda a cui si vuol rispondere è semplice: perché negli ultimi anni le gerarchie cattoliche hanno deciso di appoggiare il centrodestra?

La scelta è evidente e testimoniata anche dai flussi elettorali.

I cattolici praticanti in Italia sono calcolati in un terzo circa della popolazione, quanti cioè dichiarano di andare a messa (in realtà, quelli che ci vanno davvero sono ancora meno) e di essere influenzati nel voto dall'opinione del papa e dei vescovi.

La percentuale coincide con il numero di italiani che dona l'otto per mille alla Chiesa cattolica.

Questo elettorato cattolico, dalla comparsa del maggioritario nel 1994, si era sempre diviso a metà nel voto fra destra e sinistra.

Ma nel 2006 si è spostato in maniera massiccia verso il centrodestra: due terzi dei consensi contro un terzo andato alle liste dell'Unione.

La spiegazione ufficiale è la prevalenza di alcuni temi etici nella polemica elettorale, per esempio i Dico, le coppie di fatto, il presunto attacco ai valori della famiglia da parte del centrosinistra.

Ma le gerarchie cattoliche usano i temi etici per mascherare importanti interessi economici.

La vera differenza fra un governo di centrodestra e uno di centrosinistra ... sta nel diverso atteggiamento nei confronti della perenne "questua" di danaro pubblico da parte del Vaticano.

Si tratta di un do ut des fra due caste, quella dei politici e quella ecclesiastica, che passa sulla testa dei cittadini.


Gli italiani spendono per mantenere la Chiesa più di quanto spendano per mantenere l'odiato ceto politico.

Ma non lo sanno. (...)

Da laico riconosco e rispetto il diritto dei cattolici di intervenire e pronunciarsi come e quando vogliono sui temi etici.

Ma sono anche consapevole che in questo paese la libertà di un laico è considerata inferiore a quella di un cattolico.

Un laico non può offendere una persona sulla base di un pregiudizio personale, né può intromettersi nella vita privata o giudicare le scelte sessuali altrui, tanto meno boicottare le leggi dello Stato, o accusare il prossimo di reati inesistenti.

Per esempio, sostenere che la Chiesa cattolica "ruba" il danaro pubblico.

Un cattolico invece può offendere qualcuno perché è ebreo, o musulmano, o omosessuale, invitare i medici a boicottare la legge sull'aborto e bollare come "assassine" le donne che ricorrono a una pratica legale sancita dalle leggi dello Stato e approvata da un referendum popolare.

(Nota: estratto dall'introduzione del libro "La questua", Feltrinelli Editore, pubblicato da Curzio Maltede, editorialista di Repubblica)




“TESTIMONI CONTRO GEOVA” (Panorama 25/2/1990, pagina 79)

E loro, gli accusati cosa dicono? Che è tutta una montatura, naturalmente.

Accusa Paolo PICCIOLI, responsabile romano: "E’ una sporca storia di soldi".

"Con 175 mila evangelizzatori attivi e altrettanti simpatizzanti, rappresentiamo una minaccia economica reale nel momento in cui siamo chiamati a decidere a quale culto destinare l’8 per mille dell’Irperf.

I soldi destinati a noi sono tutti soldi in meno al Vaticano.

Tutto qui il problema".

Tutto qui? La magistratura indaga.
(Panorama 25/2/1990, pagina 79)




******



Estemporanea di Piero Villaverde/Nazzareno Dalla Libera/Candido Maffeis/Adelaide Roncalli/Pino Lupo/Luigi Fallacara/Emo-Marco Piccioni e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini




[Modificato da Vito.Pucci 26/05/2008 13:57]
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Bravo VITO [SM=x1061963] [SM=x1061963] [SM=x1061963]


E per il papocchio:

IP IP [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922] [SM=x1061922]


omega [SM=x1061923] [SM=x1061923] [SM=x1061923]



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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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