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LA STAMPA (SEZIONE NOVARA): Busta con proiettili nel “giallo Piccioni”

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2008 12:00
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Busta con proiettili nel “giallo Piccioni”

INIZIO:MARGIOD

Due proiettili, uno esploso e l’altro integro, sono stati recapitati a Pino Lupo, animatore del Centro Studi intitolato ad Emo Piccioni, e portavoce dei sentimenti della famiglia nelle fiaccolate che si sono tenute a Borgomanero e Prato Sesia. Si complica sempre di più il giallo attorno alla scomparsa di Emo Piccioni, il Testimone di Geova di Borgomanero di cui non si sa più nulla dal pomeriggio del 31 ottobre del 2005. Soprattutto aumentano le minacce a chiunque si voglia occupare del caso e scoprire i responsabili della scomparsa. Prima le minacce di morte hanno colpito Daniele Marcis, l’investigatore svizzero che ha dovuto lasciare il Canton Ticino per una destinazione segreta, adesso tocca a Pino Lupo, amico di Marco Piccioni, il figlio dello scomparso. Lupo, nelle fiaccolate che si sono svolte nel Novarese per tenere vivo il ricordo di Piccioni, ha tenuto i discorsi alla conclusione delle manifestazioni. Lupo ha continuato in questi mesi l’opera di sensibilizzazione su questo caso con un blog aperto su Internet, ed il sette di gennaio gli sono state recapitati i proiettili. L’altro ieri Lupo ha avuto un colloquio con lq Squadra Anti Sette di Torino. Quella di Lupo è una situazione analoga a quella dell’investigatore svizzero Marcis, a cui prima sono giunte minacce generiche, poi gli è stato messo fuori uso il sito Internet dedicato alle indagini sulle persone scomparse, e quindi le minacce si sono fatte molto più concrete, precise e pericolose ed hanno coinvolto l’intera famiglia. A questo punto il detective elvetico ha deciso di andarsene con i famigliari, ma nei giorni scorsi si è rifatto vivo per lettera con la famiglia Piccioni ed i legali, ed ha riconfermato che la pista delle sette sataniste appare quella più probante nella scomparsa del Testimone di Geova borgomanerese. Emo Piccioni, secondo l’ipotesi di Marcis, sarebbe stato sacrificato dagli adepti di una setta. Intanto Marco Piccioni non si scoraggia e continua una ricerca che appare però sempre più difficile: «Quello che sta accadendo, con minacce e proiettili, la dice lunga sulla difficoltà di potere giungere a scoprire i responsabili, ma noi tiriamo dritto, non ci tiriamo assolutamente indietro. Qualche settimana fa ero stato contattato da un network televisivo per andare a raccontare la storia di mio padre ma, all’ultimo momento tutto è saltato per motivi tecnici, così mi è stato detto. Diventa sempre più complicato anche parlare di questo caso, ma noi come famiglia abbiamo deciso di continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica. Vogliamo farne un problema di civiltà, perchè queste cose non devono più accadere».
Marco Piccioni è stato nel frattempo inserito fra i testi di un processo che si sta tenendo a Bari nei confronti delle sette, anche se le indagini sul caso restano di competenza della Procura della Repubblica di Novara. Tra i personaggi che più si stanno impegnando sul caso Piccioni c’è l’avvocato Vito Pucci: «Fare luce su questo caso è il minimo che si possa fare in un paese civile, ma soprattutto occorre risalire ai mandanti, a che cosa c’è dietro a questa scomparsa, che possiamo ormai tranquillamente chiamare un atroce assassinio». FINE:MARGIO


www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1722074&sezion...


[Modificato da parliamonepino 13/01/2008 12:00]



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MISTERO FRA IL NOVARESE





BORGOMANERO

L’investigatore elvetico che si occupa del caso Piccioni, minacciato di morte insieme alla sua famiglia, ha lasciato la Svizzera per una località sconosciuta, mentre il figlio di Piccioni, Marco, sarà ascoltato come testimone anche in un processo in corso a Bari.
Emo Piccioni, di Fontaneto d’Agogna, è il Testimone di Geova scomparso il 31 ottobre di due anni fa. Il suo caso assume sempre più i contorni di un romanzo inquietante. Daniele Marcis, il detective svizzero a cui si era rivolta la famiglia Piccioni perchè collaborasse con la Procura di Novara nelle indagini sulla scomparsa di Emo, ha lasciato la Svizzera per una destinazione sconosciuta, in ogni caso fuori Europa. «Da quanto ne sappiamo - racconta Marco Piccioni - è stato oggetto di minacce di morte sempre più pesanti nei suoi confronti e di quelli della famiglia: per prudenza si è allontanato. Il cellulare non risponde più. Il problema è che a questo punto le indagini verranno rallentate. Sono convinto anch’io però che se si è arrivati a questo punto, significa che Marcis era sulla strada buona». Le indagini di Marcis portavano alla pista del satanismo sia in provincia di Vercelli sia di Torino. A questo proposito il figlio di Piccioni racconta un episodio: «Mia madre continua a girare per il Piemonte e la Lombardia per applicare l’adesivo con la foto di mio padre, nella speranza che qualcuno si ricordi di qualcosa e aiuti gli inquirenti. Proprio a Ivrea, sotto la foto, è stata applicata un’altra fotografia, di una persona adulta: non so se si tratti di uno scherzo di cattivo gusto o qualcos’altro ma noi abbiamo fatto pervenire questo materiale a chi cura le indagini». Infine Marco Piccioni è stato inserito fra i testimoni di un processo che la Procura di Bari conduce sul fenomeno delle sette: «Mi aspettavano a Bari, in Tribunale, giovedì 20 ma ho perso l’aereo: sono rimasto intrappolato sulla tangenziale di Milano. Aspetto la nuova concocazione dei magistrati». Di Emo Piccioni intanto nessuna traccia, nessuna segnalazione a chi si occupa delle indagini con un mistero che adesso è aggravato anche dal «giallo» svizzero.



www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1712292&...




[Modificato da parliamonepino 12/01/2008 15:11]



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