da
www.uaar.it/news/2007/09/03/cosa-prevede-194-per-embrione-co...
Cosa prevede la 194 per un embrione com’ero io?
Direttore carissimo,
sono un diversamente abile con invalidità del 100%, ho vissuto la mia condizione sforzandomi di fare, con le diverse abilità disponibili e nel modo a me possibile, quello che fanno i normodotati. Sono diventato papà e docente universitario di ruolo. Ho lavorato sette ore e mezzo al giorno per i giovani laureandi fino al termine dei settantuno anni. Che cosa prevede la 194 per un embrione nelle mie condizioni, cioè con previsione d’invalidità del 100%?
I recenti gravissimi fatti di cronaca hanno riaperto in me una ferita sanguinante dall’entrata in vigore della 194. Per me è stato come se mi avessero tolto la cittadinanza italiana. La 194 prevede l’aborto terapeutico e se si prospetta la nascita di un figlio con invalidità del 100% di fatto lo si elimina. Quindi l’Italia non accetta come proprio cittadino un diversamente abile al 100% come me.
Quello che mi ha impressionato nel recente aborto terapeutico e selettivo presso il S. Paolo di Milano è che il fatto è finito sulle prime pagine di tutti i giornali perché hanno assassinato la gemellina sana, diversamente sarebbe stato un delitto di routine da archiviare.
Da sotto la tetra coltre d’ipocrisia che hanno steso sul popolo italiano, tento d’alzare il mio grido di ribellione per squarciarlo.
Franco Castelli, Milano
Fonte:
www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2007_09_02/articolo_786...
62 Commenti a “Cosa prevede la 194 per un embrione com’ero io?”
Francesca scrive:
mascalzone latino scrive:
3 Settembre 2007 alle 16:45
«Era il 14 novembre 1965, una domenica. Con mia moglie stavo andando alla messa delle 10.30 a Santa Maria delle Grazie. Eravamo in ritardo, perciò correvo. In piazza Giovane Italia non ho rispettato una precedenza. Dall’altra parte sopraggiungeva a più di 80 chilometri orari un’auto molto più robusta della mia Fiat 500. Nell’urto sia io che mia moglie fummo scaraventati sull’asfalto. Volammo fuori entrambi dalla portiera del lato guida».
L’avventura umana del prof. Franco Castelli è documentata da un articolo di oggi del Giornale . A parte l’ovvia umana pietà per gli avvenimenti drammatici che gli sono accaduti bisogna sottolineare che non siamo di fronte a una persona che è nata con un invalidità del 100% ma che già era prof / sposato/ con figli ecc. al momento dell’incidente . Il che nulla toglie alla sua determinazione e forza di volontà , ma sposta non di poco il punto di vista. Detto poi di passaggio leggetevi tuto l’articolo che è uno spot elettorale .
mascalzone latino scrive:
3 Settembre 2007 alle 16:49
Mi correggo l’articolo è del 25 febbraio 2007
3 Settembre 2007 alle 14:54
Quando si son visti arrivare una lettera di questo genere nella redazione di Avvenire avranno stappato lo champagne…
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Come la mettiamo, allora, con quei genitori che prima uccidono il figlio invalido e poi si commettono suicidio? E non si tratta di pochi casi.
Sono contento per il prof. Franco che è riuscito, nonostante l’handicap, a realizzarsi. Il suo caso, tuttavia, è un’eccezione. Dovuta, probabilmente, alla buona disponibilità economica della familia.
Perchè è vero che ci sono invalidi che emergono, ma molti sono abbandonati. Prendete un cieco. Acquistare un terminale braille per poter “leggere” il computer costa prezzi proibitivi. Una matrice da 32 caratteri su una riga costa anche tremila euro.
Una familia ricca può permettersi un docente privato che segue il disabile, può permettersi tutti gli strumenti tecnologici per ridurre l’handicap, può permettersi assistenza e tutto quello che il soggetto ha bisogno.
Una familia normale si trova con quei 4/500 euro al mese con cui cercare di far riuscire tutto. Non più docenti privati, ma scuole pubbliche dove il ragazzo è deriso e anche malmenato (cfr. casi su youtube). Niente carrozzina motorizzata, ma vecchia e puzzolenta carrozzina passata dalla asl. Niente dispositivi ultra-tecnologici. Al limite qualche vecchio pc dismesso dai parenti.
Questa è la realtà. E la famiglia che sa di dover avere un figlio invalido e che sa di non ha i mezzi per il suo sostentamente, che deve fare? Sperare nella divina provvidenza? Sperare nel sostegno dello stato? Dove?
Daniele aveva genitori incompatibili a livello genetico e lo sapevano. Hanno voluto concepirlo. Daniele a 3 anni smise di camminare. Per portarlo a scuola è stata una impresa. A 12 anni era una larva umana. I genitori, a cui chiedevi informazioni, non nascondevano il fatto di non aspettare altro che passasse a migliore vita. A 14 muore. La gente riunita sul sagrato aveva una frase fatta che si rimpallava: “meglio così, ha smesso di soffrire”. La famiglia dopo la sua morte… è tornata a vivere.
Che senso ha avuto la sua vita. Una vita di sofferenze e dolore. Una vita senza prospettive.
Quando daniele capì che non c’era niente da fare, non c’erano speranze, smise di parlare. Non aveva più niente da dire, da fare. La compagnia gli provocava fastidio. La vita era solo una prigione.
Chiudo con una domanda: la comprereste un auto di cui conoscete il fatto che ha problemi gravi?
[Modificato da pcerini 04/09/2007 00:57]