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15/01/2007 21:09 | |
Cari amici,
Ho letto più di una volta una biografia di Martin Luther King (1929-196, autorizzata dalla moglie.
Un uomo che ha lasciato certamente un segno nella società.
Alcune sue frasi:
"Ci troviamo ora di fronte al fatto che domani è già oggi...";
"La speranza spetta a noi, e per quanto potremmo desiderare altrimenti, dobbiamo scegliere in questo momento cruciale della storia umana.";
"La vera scelta non e' tra nonviolenza e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti".
Il 28 agosto 1963, a Washington, Martin Luther King, pronunciò un discorso che ho letto e riletto molte volte, “IO HO UN SOGNO”.
Cari amici, so che molti di voi sottoscriveranno quanto sto per scrivere o almeno mi auguro.
Dopo aver esaminato i documenti e le fatiche di Vito Pucci, che ha speso ogni goccia del suo sudore, in questi anni, per lasciare una strada da seguire per tutti coloro cui sono stati violati i Diritti Umani Fondamentali, sono giunto a questa conclusione (usando le parole di Martin): “Non sarò mai come dovrò essere finché “loro” non saranno diventati come dovrebbero”.
La vita è una serie continua di sogni infranti.
Molti uomini sono morti senza vedere realizzati i sogni grandi e potenti di cui erano stati i promotori.
Così è la vita!
A 51 anni non so se vedrò realizzare il mio “sogno, ma dentro di me sento una voce che grida (parole di Martin): “Forse non sarà per oggi, forse non sarà per domani, ma è bene che sia nel tuo cuore. E’ bene che tu ci provi. Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno può anche non realizzarsi, ma è in ogni modo un bene che tu hai un desiderio da realizzare. E’ bene che sia nel tuo cuore”.
Anche io, come Martin Luther King, ho davanti a me un sogno, un sogno profondamente radicato, che tutti gli uomini possano sentirsi liberi di esprimere le proprie idee senza incorrere nell’arroganza, nell’ingiustizia e nell’oppressione. Tutti gli uomini sono uguali, tutti gli uomini sono fratelli e tutti si dovranno sedere al tavolo della fratellanza.
Io non voglio dispute politiche, filosofiche o teologiche, potrei uscirne vincitore o perdente, ma non m’interessa.
Voglio essere a disposizione del prossimo!
La secolare parabola del Buon Samaritano è ancora in vigore.
Gesù Cristo, il Maestro, parlò di una curva pericolosa della strada fra Gerusalemme e Gerico.
Si mise a parlare di un uomo che si era imbattuto nei briganti.
Un levita e un sacerdote passarono sull’altro lato della strada: non si fermarono per aiutarlo.
Alla fine passò un uomo di un’altra razza.
Smontò dalla cavalcatura, e decise di non essere compassionevole per procura. Si chinò su di lui e gli prestò i primi soccorsi.
Aiutò quell’uomo nel bisogno. Gesù concluse che era lui l’uomo buono, era lui il grande uomo, perché era capace di proiettare l’ ”Io” nel “tu” e di prendersi cura del proprio fratello.
Essendo un ricercatore, ho raccolto molte spiegazioni, nel tentativo di stabilire come mai il sacerdote e il levita non si sono fermati.
Forse avevano fretta di arrivare ad un’assemblea ecclesiale, ad un raduno di religiosi, e dovevano affrettarsi verso Gerusalemme per non arrivare in ritardo alla riunione.
In un altro caso potrei ipotizzare che ci fosse una legge religiosa, perciò chi doveva svolgere una cerimonia religiosa non sarebbe costretto a toccare il corpo di un essere umano nelle ventiquattrore precedenti la cerimonia stessa. In qualche caso mi sono chiesto se forse per caso non stessero andando a Gerusalemme, o piuttosto a Gerico, per fondare un’Associazione per il Perfezionismo della strada di Gerico.
Potrebbe anche darsi.
Magari pensavano che fosse meglio affrontare il problema partendo dalle radici, dalle cause, invece che lasciarsi impantanare in un risultato su scala individuale.
La mia immaginazione, mi suggerisce che quei due hanno avuto paura.
La strada di Gerico è un percorso molto pericoloso.
E’ una strada tutta curve; proprio l’ideale per un agguato.
All’epoca di Gesù aveva preso il nome di “Passo del sangue”.
Può darsi che il sacerdote e il levita gettano un’occhiata a quell’uomo steso in terra e si chiedono se i briganti sono ancora nei paraggi.
Oppure hanno pensato che l’uomo steso a terra facesse finta; che fingesse di essere stato derubato e ferito, per saltar loro addosso, che volesse attirarli per un assalto veloce e facile.
La prima domanda che il sacerdote si fa, che il levita si pone, è questa: “Se mi fermo a soccorrere quest’uomo, che cosa mi capiterà?”.
Poi è passato il buon samaritano, e ha rovesciato la domanda: “Se non mi fermo a soccorrere quest’uomo, che cosa gli succederà?”.
Cari amici, se riesco ad aiutare qualcuno, mentre passo su questo pianeta, se riesco a rallegrare qualcuno con una parola di conforto, se riesco a mostrare a qualcuno che sta andando nella direzione sbagliata, allora non sarò vissuto invano.
Se riesco a fare il mio dovere come dovrebbe un buon cristiano, se riesco a diffondere il messaggio come il Maestro mi ha insegnato, allora la mia vita non sarà stata invano.
Dio ha il potere di trasformare una minoranza in maggioranza, stravolgendo la matematica!
Concludo, con le parole conclusive del discorso di quel 28 agosto:
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici (testimoni di Geova) e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente". (la parentesi è mia)
Smontiamo da cavallo e prestiamo "soccorso" in piena libertà e compassione senza usare rigidi regolamenti che aggiungono solo pene inutili.
Un abbraccio a tutti
Pino
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