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CASO LUIGI TOSTI: "VOGLIA DI DECIDERE SALTAMI ADDOSSO, DECIDI TU CHE IO NON POSSO!".

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2007 08:35
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08/04/2006 11:53
 
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Ricevo, e volentieri vi giro, il messaggio che ieri mi è pervenuto dal Giudice Luigi TOSTI di Rimini, tuttora al centro di una infuocata vicenda giudiziaria più volte dibattuta -ancorchè invano- dinanzi alle competenti Autorità giudiziarie dello Stato italiano.

In data 18/11/05 ho assistito di persona al dibattimento pubblico del giudizio penale a suo carico dinanzi al Tribunale de L'Aquila.

Con sentenza n. 94 del 22 marzo scorso il TAR delle Marche ha dichiarato che la competenza a decidere sulla legittimità dell'esposizione dei crocefissi nelle aule di giustizia appartiene al "Giudice ordinario" e, pertanto, ha dichiarato "inammissibile" il ricorso presentato dal magistrato di Camerino.

Il titolo del messaggio è il seguente: "CROCEFISSI NELLE AULE DEI TRIBUNALE. IL TAR DELLE MARCHE SI RIFIUTA DI PRONUNCIARSI SUL RICORSO PROPOSTO DAL MAGISTRATO DI CAMERINO LUIGI TOSTI".

Questo il commento di Luigi TOSTI:

----- Original Message -----
From: Luigi TOSTI
To: Vito PUCCI
Sent: Friday, April 07, 2006 8:42 AM

"Con questa non-decisione il TAR delle Marche ha sbalordito anche l'Avvocatura dello Stato che difende il Ministro di Giustizia, la quale non aveva in realtà avanzato alcun dubbio sulla giurisdizione del TAR, dal momento che gli artt. 3 e 63 del D.lgs. n. 165/2001 devolvono alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le cause di pubblico impiego che riguardano i magistrati. Ma veniano ai fatti. Col mio ricorso ho sostenuto quello che la Cassazione penale ha peraltro già espressamente affermato nella sentenza n. 439/2000, e cioè che la circolare del Ministro Rocco del 1926 deve ritenersi tacitamente abrogata, ex art. 15 preleggi, perché incompatibile col principio di laicità delineato dalla Costituzione repubblicana, che si fonda sull'eguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini e di tutte le religioni. L'Avvocatura di Stato si è costituita negando che fosse intervenuta questa tacita abrogazione. Il compito del TAR, dunque, era soltanto quello di stabilire se la circolare Rocco fosse o meno ancora in vigore.

Il TAR ha però preferito "lavarsene le mani", affermando innanzitutto che non posso pretendere che il Ministro di Giustizia rimuova i crocifissi da tutte le aule giudiziarie, bensì soltanto da quelle del Tribunale di Camerino. Secondo il TAR delle Marche, infatti, la tacita abrogazione della circolare Rocco non potrebbe avere effetti generali, bensì "limitati" al...... Tribunale di Camerino! Ciò significa, in altri termini, che, se decidessi di trasferirmi in altra sede o se venissi applicato in qualche altro tribunale o corte d'appello, dovrei iniziare altrettante infinite cause contro il Ministro di Giustizia per chiedere la rimozione dei crocifissi da queste..... "nuove" sedi! E' come se un ebreo o un "negro" impugnassero le disposizioni che li obbligano a vivere nei ghetti o che vietano loro di salire sui treni e i giudici, dopo aver accertato che quelle disposizioni sono illegittime, limitassero l'accoglimento delle loro domande........ al solo Comune di residenza o al solo treno utilizzato!!! Una follia.

Ma il TAR marchigiano non si è fermato qui. Per evitare di pronunciarsi sul merito del mio ricorso ha visto bene di affermare che il suo "difetto di giurisdizione" sussiste anche per i crocifissi appesi nelle aule del Tribunale di Camerino. E per giustificare questo suo rifiuto ha addirittura "disapplicato" gli artt. 3 e 63 della legge n. 165/2001 richiamando le motivazioni di una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 204/2004) che però riguarda tutt'altre norme, "dimenticandosi" (si fa per dire) di considerare che ai giudici è vietato "disapplicare" le norme di legge che ritengano incostituzionali: in questi casi, infatti, essi possono soltanto rimettere la questione alla Corte Costituzionale.

Le prospettive future? "Grazie" a questa pronuncia sarò costretto a ricorrere al Consiglio di Stato, con la sola prospettiva di una sentenza di annullamento che rinvierà nuovamente la causa al TAR delle Marche. Se poi dovessi adire il giudice ordinario, come "consigliatomi" dal TAR marchigiano, quest'ultimo declinerebbe sicuramente la propria giurisdizione costringendomi, a quel punto, ad adire la Corte di Cassazione per dirimere il conflitto negativo di giurisdizione. Nella migliore delle ipotesi dovranno passare perlomeno 20-30 anni prima che un qualche giudice decida questo banale quesito: la circolare fascista del 1926 è compatibile con la Costituzione?.

In estrema sintesi: "VOGLIA DI DECIDERE SALTAMI ADDOSSO, DECIDI TU CHE IO NON POSSO!!"

Un'unica nota positiva: il TAR delle Marche, accogliendo la mia tesi, ha affermato che la questione dei crocifissi negli uffici pubblici involge diritti soggettivi assoluti e, quindi, non ricade nella giurisdizione del giudice amministrativo. Questo significa che l'ordinanza del giudice Mario Montanaro, che ha suscitato le ire del Papa, di Sua Eminenza Ruini, del Capo dello Stato, e via dicendo, era in realtà perfettamente giusta e che, invece, è del tutto sbagliata l'ordinanza del Tribunale dell'Aquila che l'ha poi annullata, come sono del tutto sbagliate le sentenze del TAR del Veneto e del Consiglio di Stato che, dopo aver ritenuto la loro giurisdizione, hanno affermato che il crocifisso è un simbolo laico."

Luigi TOSTI, Via Bastioni Orientali 38, RIMINI. Tel.: 0541-789323; cell.: 338-4130312. E.mail: tosti.luigi@alice.it

Modificato da ednaservice 08/04/2006 11.57
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LETTERA APERTA AL GIUDICE LUIGI TOSTI
Caro Giudice Tosti,

Ci siamo conosciuti di persona il giorno 18 novembre u.s. in occasione del processo penale a tuo carico celebrato dinanzi al Tribunale de L'Aquila.

Ho seguito gli sviluppi, tutti negativi, della complessa vicenda che ti vede coinvolto, inclusa l'ultima scandalosa decisione del TAR Marche del 22/3/06.

Esaminato ogni elemento a disposizione, ho realizzato questa idea precisa: sia tu che io (tu non credente, io credente), nostro malgrado, siamo vittime innocenti del 'pregiudizio religioso', inconfessato ma reale, che permea tutta la vita e l'attività del popolo (bue) italiano.

LA SOLUZIONE STA IN DIO (per i credenti) E NEL 'CONTROLLO', SEVERO E ACCURATO, DA PARTE DELL'OPINIONE PUBBLICA NON SOLO CONFESSIONALE, SIA PER I CREDENTI CHE PER I NON CREDENTI.

Sulla base di tale obiettiva constatazione, mi permetto di esprimere il seguente suggerimento: decidiamo di unire le nostre residue forze e facciamoci aiutare da tutti gli 'amici' che apprezzano dovutamente il valore civile delle difficoltà nostre e dei nostri parenti più stretti.

Svestiamoci defintivamente della 'veste' di 'giudice' e di 'avvocato' e, quali comuni 'imputati' del micidiale 'reato di apostasia' (Abdul RAHMAN docet!), facciamoci aiutare da chiunque è disposto a fare, altruisticamente, la sua parte.

Prendiamo atto, infatti, che resteremo 'perdenti' finchè resteremo ingabbiati nell'oppressivo clichet che opprime e brutalizza tutti i giudici e tutti gli avvocati: l'opinione pubblica, infatti, 'esige' che tutti i Giudici e tutti gli Avvocati, di norma, non sbaglino mai.

E, se talvolta succede che sbaglino, 'esige' che siano loro stessi, con le loro millantate competenze giuridiche, a trarsi fuori dai guai in cui, con il loro incauto comportamento, si sono cacciati.

UNA VERA E PROPRIA TRAPPOLA MICIDIALE!

Per quanto mi riguarda, potrei snocciolare una lunga lista di 'amici' leali e sinceri che, alla prova dei fatti, hanno dimostrato 'buona volontà'.

Preferisco, però, limitarmi a soli sette nomi che, comunque, sono particolarmente significativi e a cui invio copia della presente Lettera aperta per opportuna conoscenza:

Achille LORENZI, webmaster del sito antidiscriminazione www.InfotdGeova.it;

Rino FERRARA, webmaster del sito promotore del dialogo interreligioso www.Agape;

Andrea SPIRITO LIBERO, paladino del 'libero pensiero', webmaster del sito www.animelibere.net;

Claudio BUTRICHI, cristiano con eccezionale 'mentalità aperta al pluralismo', webmaster del sito www.sullaviadiemmaus;

Pino LUPO, psicologo della comunicazione, webmaster del sito www.soccorsospirituale.org;

Gabriele TRAGGIAI, 'geovologo' di razza, nonchè alfiere della 'mentalità aperta al pluralismo';

Luigi FALLACARA, 'traduttore', dottore in Lingua e Letteratura straniera e, come Traggiai, alfiere della 'mentalità aperta al pluralismo'.

Ti sarò grato se, dopo ponderata analisi, mi farai conoscere il tuo qualificato punto di vista.

Buon proseguimento di giornata a te e a tua moglie.

Vito Pucci



Modificato da ednaservice 08/04/2006 15.05
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Caro Luigi Tosti,
Ho letto molti articoli che ti riguardano.
Su Google ci sono decine di migliaia di scritti che commentano il tuo caso.
Si parla di discriminazione istituzionale al servizio della Chiesa.
Si parla di violazione dei diritti fondamentali, sul concetto della libertà di pensiero, dell’uomo.
Ho letto commenti giornalistici illustri, ho letto commenti di solidarietà da parte di parecchi organi nati per sostenere la lotta contro la discriminazione.
Con l’amico, avvocato Vito Pucci, parlavamo di te stamattina.
Anche Pucci si trova in un contesto di grave violazione dei diritti dell’uomo.
Si parla poco delle agitazioni interiori che attraversano uomini che hanno la forza morale di ribellarsi ad un sistema.
Un sistema che ha anestetizzato la maggioranza delle persone ad accettare “usi e costumi” apparentemente innocui ma, che invece, violano, in modo clamoroso, la libertà di pensiero.
Stanno tutti a guardare per vedere il valore di un uomo che resiste e persevera nel tempo contro il sistema standard.
Pochi sanno che il sistema non può niente contro certi uomini che hanno deciso di non arretrare neanche di un millimetro.
Hanno tutti paura di stare al fianco di persone come te e come Vito Pucci per la ragione che fate veramente sul serio, mettete in gioco la vostra onorabilità e la vostra vita.
Uomo contro istituzioni, formica contro elefante, la gente pensa sia impossibile vincere qualsiasi battaglia contro lo Stato.
Sto preparando una relazione sui diritti universali dell’uomo e sul fatto che è l’uomo che deve fare la differenza e non le istituzioni.
I singoli uomini hanno scritto le pagine più belle della storia, soprattutto nel fare abolire leggi che sacrificano la dignità, l’onore e la libertà di pensiero.
Vorrei che siano dedicati degli spazi televisivi a tutti quei casi che come il tuo possono migliorare ed elevare la cultura della società.


Un abbraccio




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Il giudice Luigi Tosti mi scrive:


Da: luigi tosti alice
Data: 04/25/06 11:49:48
A: Giuseppe Lupo
Oggetto: Re: IL VALORE DI UN UOMO

Mi scuso per il ritardo con cui rispondo ma, purtroppo, non ho molto tempo disponibile ed ho problemi familiari legati alla recentissima malattia, purtroppo incurabile, di mia madre.
La ringrazio per la solidarietà. Credo che siamo tutti d'accordo sulla visione e sull'analisi generale delle battaglie che si stanno combattendo: in questo momento sto aspettando gli ulteriori sviluppi, in attesa di promuovere alla fine, eventualmente, una causa a livello di giustizia europea. La battaglia che sto combattendo è quella contro la discriminazione e contro l'intolleranza religiosa. Se qualcuno l'apprezza e vuole manifestare il consenso, anche a livello mediatico, lo faccia pure: il civismo si manifesta nella partecipazione alla vita pubblica.
La ringrazio e la saluto con cordialità
Luigi Tosti



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03/11/2006 13:52
 
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Giustizia. Crocefisso in tribunale, Storace: Mastella mi ha assicurato azione disciplinare verso il giudice Tosti

Roma, 3 novembre 2006

"Il magistrato Luigi Tosti, meglio noto come il "giudice anticrocefisso", subirà un'azione disciplinare disposta dal ministro della giustizia". E' il senatore Francesco Storace a rendere nota l'inziztiva del ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, al quale aveva rivolto un'interrogazione lo scroso 3 ottobre.

Una vicenda nata nel 2005
Per una coincidenza, un anno fa, la Cassazione depositò negli stessi giorni della condanna del tribunale dell'Aquila a sette mesi di reclusione emessa per omissione di servizio nei confronti del giudice Luigi Tosti, in "sciopero" contro il crocifisso in aula, le motivazioni del «no» alla richiesta dell'islamico Adel Smith di trasferire il processo che lo vede imputato, a Verona, per vilipendio alla religione cattolica. Anche Smith motivava la sua istanza per la presenza, in aula, del simbolo cristiano. La Cassazione motivò la sentenza rimandando alle attribuzioni del ministro della giustizia, il solo che può rimouvere il crocefisso dalle aule, perché questo simbolo è stato messo lì da una circolare ministeriale del Guardasigilli che, dal 1929, ne prescrive la presenza.

Poiché la manutenzione degli uffici giudiziari e dei loro arredi è di stretta prerogativa del ministro di Giustizia - spiegò la Cassazione - è da escludere che un giudice, di qualsivoglia ordine e grado, possa prendere decisioni in proposito. Tosti, allora, formulò una richiesta scritta in tal senso indirizzata al ministero di Giustizia, motivandola con la presunta " emarginazione e la discriminazione che parte dei Cattolici attua ai danni degli atei, degli agnostici, degli ebrei, degli islamici, dei buddisti, degli evangelisti, dei valdesi, dei testimoni di Geova e di tutti coloro che si identificano in religioni diverse dalla loro".

Storace: ora attendo provvedimenti
"Il dottor Tosti - ricorda Storace - aveva chiesto al ministro di far rimuovere i simboli religiosi da tutte le aule giudiziarie del Paese o, in alternativa, di esporre accanto al Crocefisso, tutti i simboli delle altre religioni assieme al simbolo dell'unione degli atei e agnostici nazionalistici. Nel suo furore, Tosti aveva anche scritto il 5 settembre a Mastella la volonta' di non farsi processare - beato lui - da giudici partigiani e parziali. Di qui l'interrogazione per sollecitare provvedimenti disciplinari nei confronti di un cittadino che ricopre incredibilmente la carica di magistrato".

"Mastella nella sua risposta - dice Storace - ha fatto sapere di aver immediatamente inoltrato alle competenti articolazioni ministeriali l'esposto presentato da Tosti, per svolgere gli opportuni accertamenti, al fine di valutare la violazione dei criteri di equilibrio e di misura, in guisa da compromettere la credibilità personale, il prestigio e decoro del magistrato, nonche' il prestigio dell'istituzione giudiziaria. Mastella si è infine riservato, all'esito di tali accertamenti, il promovimento dell'azione disciplinare nei confronti del magistrato".

fonte:
www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=65093



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05/11/2006 16:17
 
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Probabilmente almeno in questo caso avra' ragione chi mi accusa di incoerenza con le mie idee, ma non posso esimermi dal dissociarmi completamente da chi vorrebbe fare del Crocefisso una questione legale.

Mi pare pero' di essere coerente e obiettivo affermando che come le religioni non devono immischiarsi in questioni dello Stato, lo Stato debba fare altrettanto.

Sinceramente da cristiano non accetterei mai che mi si vieti per legge di appendere un Crocefisso - per esempio - in un luogo dove vivo o lavoro.

Accetterei solo in caso fosse volonta' della maggioranza degli altri abituali frequentatori.

Aggiungo che sto dalla parte di coloro che si vedono negare tale secondo me sacrosanto diritto.

E concludo dicendo che a casa mia i Crocefissi ci sono sempre stati e che nessuno puo' permettersi di impormi di toglierli.

Naturalmente per me e' una pura questione di democrazia, non certo di fede.

Ciao
Claudio





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
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05/11/2006 23:29
 
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Credo che la questione verta su due fronti:

1) Il fronte che riguarda una comunità collettiva, con prevalente fede cattolica.

2) Il fronte che riguarda il singolo, con una posizione di pensiero o di credo diversa da quella tradizionalmente cattolica.

Cosa dovrebbe prevalere?
Il diritto di una collettività prevalente o il diritto del singolo?

Il giudice Tosti, si batte perchè venga rispettato il diritto universale di libertà del singolo.

In una società che tende a massificare, a collettivizzare, ad accomunare, è molto difficile istituzionalizzare il volere del singolo.

Il singolo che non si attiene alle regole viene isolato, emarginato ed infine espulso, come un appestato.

Tuttavia, mi auguro che il giudice Tosti non subisca ulteriori forme disciplinari, ma che abbia la possibilità di aprire un varco verso delle idee pluralistiche e universali per il rispetto del singolo.
Saluti
Pino



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06/11/2006 11:17
 
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Re:

Scritto da: parliamonepino 05/11/2006 23.29

Credo che la questione verta su due fronti:

1) Il fronte che riguarda una comunità collettiva, con prevalente fede cattolica.

2) Il fronte che riguarda il singolo, con una posizione di pensiero o di credo diversa da quella tradizionalmente cattolica.

Caro Pino,

Prendiamo il mio esempio ...
Ateo fino all' osso, anticlericale ultra convinto nonche' attivissimo ...
Per me assolutamente tutto cio' che rientra nella sfera del soprannaturale e' "favola", se non mera superstizione ...

Eppure il Crocefisso non mi da' il minimo fastidio...

Anche me ne desse, chi mi obbliga a guardarlo?

E' un oggettino in genere di pochi centimetri quadrati ...
Quasi sempre appeso ad altezze in cui lo sguardo non vaga ...

Non e' un qualcosa che mi ostacola, come un tavolo, un mobile o qualcosa che mi ingombra la visuale ...


Cosa dovrebbe prevalere?
Il diritto di una collettività prevalente o il diritto del singolo?

Senza democrazia niente diritti umani, singoli o collettivi che siano.

E democrazia significa volonta' della maggioranza.

La maggioranza detta le regole.

E liberta', in una comunita', significa "rispetto delle regole".

Ciao
Claudio

Modificato da Claudio Cava 06/11/2006 11.24





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
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Caro Claudio,
Anche a me il crocefisso non costituisce un problema.
La grandezza del crocefisso, piccolo o grande che sia, non ha nessuna rilevanza.
E' il significato che rappresenta che può urtare la sensibilità di chi ha posizioni di pensiero diverso.
Personaggi come il giudice Tosti, possono aprire la strada alla modifica di regole che resistono da decenni.
Ciao
Pino



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------Messaggio originale------
Da: Giacomo Grippa
Inviato: venerdì 7 dicembre 2007 23.24
A: Vito Pucci
Oggetto: "ESITO UDIENZA CSM GIUDICE TOSTI CONTRO MINISTRO MASTELLA"



... La Questura ha concesso una presenza limitata per il sit-in, relegando i manifestanti in un'aiuola laterale rispetto alla sede del CSM, in p.za Indipendenza, evidentemente titolo e vanto dello spazio che ospita l'organo di autogoverno dei giudici.

Ho potuto seguire il dibattimento dall'interno, fra i dodici ammessi; la seduta si è aperta con l'intervento del Procuratore Generale che ha ricordato i vari addebiti contestati a Tosti, quasi tutti superati, affievoliti, o riguardanti contenzioso di altra competenza, salvo uno: non il merito delle dichiarazioni, ma il modo con cui Tosti le ha sostenute, compromettendo le qualità e i doveri del giudice: misura, equilibrio, terzietà, rispetto per l'istituzione giudiziaria.

Nella replica il giudice-imputato ha mirabilmente evidenziato la parzialità delle posizioni assiomatiche clericaleggianti dei giudici che l'hanno già condannato, centrate sul crocifisso, assunto addirittura come simbolo della laicità, emblema di una chiesa che nella storia si è macchiata dei più disumani orrori, corruzioni, crimini razzisti.

Ha contestato il procedimento disciplinare, promosso dal ministro, su impulso del senatore Storace, per affermazioni, peraltro contenute in tante altre precedenti dichiarazioni, appositamente ignorate, come senza risposta sono restate le sue richieste di eliminare la irregolare ed esclusiva esposizione di un simbolo religioso, ad esclusione di altre, come quello di altre religioni o di quello
degli atei e degli agnostici che non si sono mai macchiati di alcun crimine.

Senza risposta è restata soprattutto la sua denuncia sulla irregolare composizione del collegio che lo condannò, con la presenza di giudice non competente, peraltro di smaccata appartenenza clericale, relatore in processi orchestrati per mantenere partigiani privilegi e pseudo-valori che le carte costituzionali e le dichiarazioni sui principi universali dell'uomo non includono o riconoscono.

E così magistrati che ad essi si ispirano con coerenza ed imparzialità e ne evidenziano la colpevole, compromissoria elusione finiscono con l'essere sottoposti a procedimento disciplinare che si è concluso con un minimo richiamo, con un "ammonimento" a non "reiterare" l'illecito comportatamento censurato.

Giacomo Grippa Lecce






"COMITATI GIUDIZIARI SPECIALI CCT/WTS = TERRORISMO ALLO STATO PURO!"



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"GIACOMO GRIPPA, LA SINISTRA ARCOBALENO E LA COSA LAICA"

------Messaggio Originale------
Da: Giacomo Grippa, Lecce
Inviato: lunedì 11 dicembre 2007 8.42
A: Vito Pucci
Oggetto: "LA SINISTRA ARCOBALENO E LA COSA LAICA"


Ho seguito uno dei dibattiti per la costituente della "Sinistra Arcobaleno", sul tema: Libertà-Diritti civili-Laicità.

Sono intervenuto, accennando al valore dell'adesione alla vita di partito, da me scartata per la persistente elusione di nuove regole interne, quali: limite dei mandati, rotazione ed incompatibilità negli incarichi,(qui il cuore della partitocrazia), e per la tradita, oscurata laicità su cui tanto è impegnata l'Uaar.

Detto fra di noi: il limite dei mandati è stato una delle mie inaccolte proposte di modifica allo Statuto dell'Uaar, insieme al sottovalutato verticismo col nuovo Comitato di Coordinamento, per me, simile ad una segreteria paratecnica, che ad un organismo di direzione politica.

Per tornare agli interventi tutti hanno battuto con efficacia e contezza sulla inaccettabile invasione confessionale che subiamo in Italia e sulla degradante compromissione fra politica e Vaticano.

Sembravano interventi uarineggianti, anche se l'aspetto della discriminazione dei diritti civili denunciata, riguardava direttamente quella di genere e sessuale.

E' stato con forza proposta una campagna di studio, informazione e sensibilizzazione in ogni partito, associazione o istituzione sul valore della laicità che faremmo bene a tener presente.

Da parte mia ho auspicato iniziative legislative prioritarie:

1) sull'8 x Mille, eliminando da subito lo scandaloso trucco della spartizione della quota non destinata dai contribuenti a Stato o credi;

2) eliminare l'antiformativo, insegnamento-catechistico della religione per i minori, coinvolgendo i pedagogisti proprio sul fatto, ad esempio, che per l'età asilare o della scuola d'infanzia non sono previsti insegnamenti o materie.

3) verifica degli accordi lateranensi.

4) divieto di crocifissi nei seggi elettorali e tribunali.

Anche i pronunciamenti dei vertici hanno incrociato il tema della laicità, come emergenza democratica, ma la base ne ha sviluppato con forza e più dettagliatamente gli aspetti più profondi del valore della laicità, "sì cara" per tutti.







"COMITATI GIUDIZIARI SPECIALI CCT/WTS = TERRORISMO ALLO STATO PURO!"



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Chiesa Cattolica, la più grande associazione per delinquere della Storia?



Il crocifisso considerato come il vessillo della più grande associazione per delinquere, della più grande banda di falsari che la Storia abbia mai conosciuto, cioè della Chiesa Cattolica?



di Luigi Tosti (*)

(*) Il giudice Luigi Tosti chiede allo Stato Italiano che vengano rimossi dalle aule giudiziarie i simboli religiosi per rispettare il principio supremo di laicità affermato dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.



Vi informo su quanto è accaduto all'Aquila, il 22 novembre scorso, dal momento che la stampa ha assolto appieno il suo compito di disinformazione.

Mi sono presentato in aula e -penso per primo nella storia di questa Colonia Pontificia- ho steso sul bancone riservato agli imputati e ai difensori cinque simboli "religiosi". Per la precisione: una statua di Buddha, un logo dell'UAAR, una menorà ebraica, un crocifisso e, dulcis in fundo, una vistosa maschera africana, acquistata a sua tempo da un vucumprà.Ho chiesto subito la parola per illustrare la mia richiesta preliminare, al cui accoglimento ho subordinato la mia presenza in aula: ho cioè detto ai giudici che, se non avessero indotto il Ministro di Giustizia a rimuovere tutti i crocifissi o, in alternativa, ad esporre tutti quei miei simboli a fianco del crocifisso, mi sarei rifiutato di presenziare all’udienza. E questo perché rivendicavo, anch’io, gli stessi diritti e la stessa dignità che la Repubblica Pontificia Italiana accorda ai cattolici e, dunque, non intendevo subire una palese discriminazione religiosa. Ho ricordato ai giudici tutta la normativa italiana ed internazionale che sancisce l’eguaglianza di tutti cittadini, senza distinzione di religione, e punisce, come reato, la discriminazione religiosa: ho preannunciato loro che, se nessuna delle due mie richieste fosse stata accolta, mi sarei allontanato dall’aula, avrei revocato la nomina dei miei difensori di fiducia e, infine, mi sarei recato presso la Procura della Repubblica per denunciare i tre giudici per il reato di discriminazione religiosa.

Dal momento, infine, che il Tribunale dell’Aquila e il Consiglio di Stato hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi negli uffici pubblici è legittima “perchè i crocifissi non disturbano e perché sono dei simboli culturali”, ho rappresentato ai tre giudici che “anche” i miei simboli “non disturbavano, non mordevano, non davano fastidio ed erano anch’essi dei simboli culturali”, sicché non doveva esservi alcun ostacolo a che essi venissero affiancati al crocifisso. Di più: ho cominciato a rappresentare ai giudici quali erano i “valori culturali” dei miei simboli, al cospetto dei quali il crocifisso poteva a buon diritto esser considerato come il vessillo della più grande associazione per delinquere, della più grande banda di falsari che la Storia abbia mai conosciuto, cioè della Chiesa Cattolica. In altri termini ho cominciato a dire ai tre giudici (abbastanza imbarazzati per la “mostra” degli idoli in pubblica udienza) che la menorà ebraica -che ho brandito per metterla bene in mostra- ripudiava e considerava criminale che si potessero imporre ad esseri umani dei segni distintivi o che essi potessero essere segregati nei ghetti; e questo a differenza del crocifisso -che ho poi brandito in alto, per metterlo bene in mostra- che era invece il simbolo della criminale Chiesa Cattolica che, prima nella storia, aveva imposto agli ebrei l’obbligo di indossare segni distintivi e di vivere rinchiusi e segregati nei “ghetti”.

A questo punto il Presidente, avendo capito che il mio show sarebbe proseguito con i crimini delle crociate, delle Sante Inquisizioni, dei roghi, delle torture, dei genocidi, dello schiavismo, delle truffe, dei falsi etc. etc, mi ha interrotto, dicendo che i miei argomenti erano “ben noti” (una grossa balla, dal momento che di questi crimini i media non parlano e gran parte della popolazione li ignora) e che erano fuori tema. Ho replicato, insistendo per l’accoglimento delle mie richieste.

I giudici, dopo essersi ritirati in camera di consiglio, hanno respinto la mia richiesta “perché la presenza dei crocifissi non impediva la celebrazione del processo”: non una sillaba, però, è stata spesa per giustificare il rigetto della mia richiesta subordinata, che era quella di esporre Buddha & Company a fianco dell’idolo del Dio incarnato.

Me ne sono dunque immediatamente andato dall’aula, dopo aver fatto verbalizzare che revocavo la nomina dei miei difensori.

A questo punto il Presidente, anziché nominare come difensore d’ufficio uno dei miei difensori di fiducia -come avviene di regola- ha visto bene di nominare l’Avv. Giuseppe Aliotta, presente in aula.

A questo punto si è verificato un imprevisto, esilarante ma significativo del clima “razzistico-cattolico” che impregna la società aquilana e i relativi Uffici Giudiziari: l’Avv. Aliotta, infatti, ha subito dichiarato al Presidente che, “essendo egli cattolico, si rifiutava per “obiezione di coscienza” di difendere il giudice Tosti”.

Come preannunciato, mi sono recato presso la Procura della Repubblica dove ho sporto denuncia penale contro i tre giudici per il reato di discriminazione religiosa (se non altro per vedere quali rocambolesche motivazioni verranno addotte dal P.M. per insabbiare questa denuncia e sancire che i cattolici sono l’unica razza superiore che può esporre i propri simboli nelle aule giudiziarie).

Dopo aver appreso che l’Avv. Aliotta aveva fatto quella dichiarazione sono stato costretto a rinominare i miei precedenti difensori di fiducia, non potendo permettere che la mia difesa sia demandata ad un soggetto che è addirittura prevenuto per motivi religiosi nei miei confronti.

Anzi, a questo punto ho deciso che presenzierò il 21 febbraio prossimo al mio processo e mi farò interrogare dai miei legali in merito alle “motivazioni” che mi hanno indotto a rifiutarmi di tenere le udienze sotto l’incombenza dell’idolo del Dio Biblico incarnato. E in questa occasione spiegherò ai giudici che non era e non è mia intenzione espletare le mie funzioni di giudice sotto l’incombenza di un simbolo che -a buon diritto e a pieno merito- rappresenta il vessillo della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari che sia mai esistita sulla faccia del pianeta Terra: la Romana Chiesa Cattolica. Snocciolerò, uno ad uno i crimini della Chiesa.

Vedremo se il Presidente del Tribunale mi metterà la mordacchia.

Cordiali saluti



Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it




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