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ABDUL RAHMAN E' UN "VERO APOSTATA"?

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2006 10:14
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Per ragioni che molti di voi intuiscono, personalmente, sono molto vicino al dramma umano e spirituale che, in questi giorni, sta vivendo Abdul RAHMAN, un musulmano con la mentalità così 'aperta al pluralismo' che rischia la pena di morte per la sua conversione al cristianesimo.

Il crimine infamante per cui è stato dapprima ingiustamente accusato, quindi condannato a morte e, concretamente, in mancanza di fatti nuovi, rischia di essere impiccato?

"E' UN TRADITORE, UN APOSTATA. HA RINNEGATO L'ISLAM. E' DIVENTATO UN CRISTIANO".

Nella serata di ieri il Vaticano ha diffuso il testo di una significativa lettera di testimonianza trasmessa al Presidente dell'Afghanistan in cui, tra l'altro, si legge quanto segue:

"Il Papa è ispirato da profonda umana compassione e da una ferma convinzione della dignità della vita umana e nel rispetto della libertà di coscienza e religione di ogni persona".

"Sono certo signor Presidente che lasciar cadere il caso giudiziario contro il signor Rahman, arrecherebbe un grande onore a tutto il popolo afgano e solleverebbe il plauso della comunità internazionale. Contribuirebbe così in modo significativo alla nostra comune missione di promuovere reciproca comprensione e rispetto tra le diverse religioni e culture nel mondo".

Per la sua rilevanza, qui di seguito copio/incollo l'intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica oggi, domenica 26 marzo 2006.

Con il pensiero rivolto ai 'TALEBANI' di casa nostra, quelli che di solito chiamo ANGELI/BRICCONI, mi sono permesso di evidenziare con il grassetto e/o con il maiuscolo le espressioni che, più di altre, possono aiutare i lettori a comprendere il dramma infinito dei sempre più disprezzati 'cristiani' Testimoni di Geova con la 'mentalità aperta al pluralismo' fra i quali, nonostante tutto, tuttora mi riconosco.

KABUL, Afghanistan, dal carcere il convertito Abdul RAHMAN racconta:

"NON VOGLIO MORIRE. MA SE DIO LO DECIDERA', SONO PRONTO AD AFFRONTARE LE MIE SCELTE. FINO IN FONDO".
"SONO STATO DENUNCIATO DALLA FAMIGLIA".
"PRONTO A MORIRE PER LA MIA FEDE".

Nella preghiera del venerdì i muezzin hanno pregato per la sua esecuzione.

Dicono che lei non sia sano di mente.
"Sono sanissimo. E soprattutto convinto di essere cristiano".

Rischia di essere impiccato.
"Conosco la legge afgana. Lo prevede la sharia. Ma nessuno è giudice del proprio credo. Soprattutto religioso. Solo lui, Dio, il Dio di tutti, può giudicarci. Se sarò condannato gli affiderò la mia anima".

L'uomo che rischia di isolare l'Afghanistan dal resto del mondo, l'ultimo simbolo della battaglia per i diritti umani e delle libertà universali nel paese che l'America di George Bush e l'Occidente hanno traghettato verso le moderne democrazie, da mercoledì scorso è rinchiuso in una cella d'isolamento nel carcere di Pulicharkhy: un vecchio forte isolato in mezzo ad una pianura spoglia, 40 chilometri a sud di Kabul, lungo la grande arteria piena di sassi e avvolta dalla polvere, che porta verso Jalalabad e il Kyber pass. Motivi di sicurezza, dicono le alte sfere del Palazzo di Kabul. C'è da credergli se si dà retta a quello che la gente invoca a gran voce.

Lo odiano, lo detestano, lo disprezzano tutti. Lo vogliono morto. Subito. Non c'è un bambino, un vecchio, una sola donna, disposti a perdonarlo. Peggio di un appestato. E' un traditore, un APOSTATA. Ha rinnegato l'islam. E' diventato un cristiano. E soprattutto, reato dei reati per la sharia, non si vuole pentire. Quasi tutti i muezzin del paese hanno chiesto venerdì nella loro preghiera la sua esecuzione.

Abdul Rahman, 41 anni da poco compiuti, due figlie di 12 e 14, è un uomo testardo, ostinato, deciso. Ma riesce ad essere perfino solare di fronte alla prospettiva di finire davanti alla forca. Incontrarlo personalmente è impossibile. Il presidente Hamid Karzai ha vietato qualsiasi contatto con l'esterno. Troppo scompiglio, troppa tensione. L'Afghanistan vive momenti delicati, con l'offensiva dei Taleban in tutto il sud e un pericoloso distacco tra società politica e sfere religiose che rischia di dividere il paese. Ma attraverso il rappresentante di un'organizzazione dei diritti umani siamo riusciti a fargli avere delle domande. Ecco le sue risposte.

Come si sente in queste ore?
"Sono sereno. So di essere nel giusto. Non ho fatto nulla di che pentirmi. Rispetto la legge afgana, come rispetto l'islam. Ma ho scelto di diventare cristiano e questo, per me, per la mia anima, non è una colpa".

Una scelta che può pagare con la vita. Ne è cosciente?
"Certo. Non immaginavo che finisse in questo modo. Ma sono pronto ad affrontare tutte le conseguenze. Non ho rinnegato nulla, perché continuo a credere in un Dio. L'unico che esiste, per tutte le religioni".

Chi l'ha denunciata?
"La mia famiglia. La mia ex moglie, le mie due figlie, mio zio e i miei due nipoti".

Quando e perché?
"Tre settimane fa. Una mattina è arrivata la polizia, quella del distretto 15, a casa, mi ha arrestato e portato in Tribunale. Non sapevo neanche perché. L'ho chiesto ai poliziotti, ma loro zitti. Mi guardavano torvi. Uno, ad un certo punto, ha cominciato ad insultarmi. Diceva che ero uno senza religione, che non meritavo di vivere, ero la vergogna dell'Afghanistan e di tutti i musulmani. A quel punto ho capito".

E cosa ha pensato?
"Che non avevo nulla di che vergognarmi".

Sua moglie cosa ha detto alla polizia?
"Dice che sono un apostata. Che l'avevo abbandonata, che non avevo più dato notizie, che non mi ero mai occupato delle nostre due bambine, che ero fuggito e che ora volevo riaverle. Ma soprattutto diceva che ero diventato cristiano".

Ed è vero?
"Sono fuggito dall'Afghanistan 16 anni fa. C'era la guerra tra i mujaheddin, poi erano arrivati i Taleban. Era impossibile vivere nel nostro paese. Sono andato prima in Pakistan, poi in Germania. Ho tentato di avere un visto in Belgio. A Peshawar ho lavorato per una organizzazione umanitaria. Erano cattolici. Ho iniziato a parlare con loro di religione, ho letto la Bibbia, mi ha aperto il cuore e la mente".

Il Corano non le aveva trasmesso la stessa pace?
"Certo. Ma la mia è stata una scelta meditata, fatta di piccoli passi. Quando ho deciso di diventare cristiano l'ho fatto pienamente convinto".

E le sue due bambine, cosa dicono?
"Le stesse cose delle madre. Quando sono andato in Pakistan avevano quattro mesi e due anni. Oggi ne hanno 14 e 16. Forse sono condizionate, ma anche loro dicono che sono un apostata. Di più: sostengono che ho impedito loro di essere delle brave musulmane, che le obbligavo a leggere la Bibbia e a recitare le preghiere cristiane. Non è vero. Quando sono tornato ho spiegato a tutti quale era stata la mia scelta".

Perché l'ha fatto?
"Non era una provocazione. Vedevano che non pregavo con loro, che leggevo la Bibbia. Me l'hanno chiesto e io ho detto la verità. Sono diventato cristiano".

Come la trattano in carcere?
"Adesso meglio. All'inizio ero rinchiuso nella prigione provinciale, nel centro di Kabul. Dividevo la cella con altri 24 detenuti. Molti erano nigeriani, stavano dentro per traffico di droga. Loro erano gentili, ma distaccati".

E gli altri?
"Afgani. Mi insultavano in continuazione. Facevo finta di niente, ma più volte ho pensato che volessero uccidermi".

Perché?
"Forse volevano solo impressionarmi. Ma una volta ho sentito che si rivolgevano alle guardie e proponevano: ammazzatelo così ci beviamo il suo sangue".

Si sente in pericolo di vita?
"Adesso no. Sono trattato con molto riguardo. Mi hanno messo in isolamento per evitare qualche aggressione".

Ha ricevuto delle visite?
"Questa è la prima. Uno dei detenuti, un afgano, mi ha regalato 10 dollari. Mi ha detto: prendi, per le sigarette. Io ero diffidente. Gli ho chiesto perché lo faceva. Ho pensato che fosse il prezzo per pentirmi. Faccio attenzione a tutto. So che il mio caso ha sollevato un putiferio".

Come pensa di difendersi?
"Da solo. No, non voglio un avvocato. Nessuno accetterebbe. Basto io, li convincerò"
.

Abdul Rahman indossa gli stessi vestiti che aveva il giorno in cui è stato prelevato a casa dalla polizia. Ha la barba lunga, il viso segnato, sul corpo porta ancora i lividi del pestaggio che ha subito più volte dalle guardie. Il direttore del carcere lo assiste personalmente. Ha avuto ordini precisi dallo stesso presidente Karzai. Massimo riguardo, ma grande fermezza. Il Consiglio degli Ulema di Ningarhar ha emesso una fatwa nella quale si chiede di applicare la sharia e di condannare a morte Rahman.

E' vero che le hanno chiesto di pentirsi?
"Più volte. La prima davanti al magistrato. Lo prevede la legge. Ma io ho risposto di no".

Potrebbe morire come un martire.
"Non sono un eroe. Sono nato e cresciuto in una famiglia poverissima. Ma l'esperienza all'estero mi ha arricchito e fatto capire molte cose. Le ripeto: sono sereno. Ho la piena coscienza di quello che ho scelto. Se dovrò morire, morirò. Qualcuno, molto tempo fa, lo ha fatto per tutti noi".

Andrebbe all'estero?
"Forse. Ma se fuggissi di nuovo significherebbe che il mio paese non è cambiato. Significherebbe che hanno vinto loro, i nostri nemici. Senza diritti umani, senza rispetto di tutte le religioni, hanno vinto i Taleban".


Daniele MASTROGIACOMO, inviato de La Repubblica
(26 marzo 2006)

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"SAREBBE ORA CHE ALLAH, DIO E GEOVA SI METTANO INTORNO A UN TAVOLO A PARLARE". "BRAVO, E DOVE?".

- Francesco Tullio ALTAN, L'espresso 11 Ottobre 2001, pagina 7.

Risposta/proposta di Ednaservice: su LiberaMente InfotdGeova.it, e/o su Anime Libere.net, e/o su Soccorso Spirituale.org, e/o su ... ?.

Si accettano suggerimenti. Avanti c'è posto!

Modificato da ednaservice 26/03/2006 17.50
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E, alla luce di questo, tutte le nostre discussioni diventano quisquilie.... Ecco un UOMO....
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Carissimo Vito,
La storia di Abdul RAHMAN, da te, appropriatamente, citata, mi lascia senza fiato.
Quante volte, la folla, continuerà a gridare <<SIA CROCIFISSO>>!
Questa cieca passione come strana liturgia della morte risuona lungo la storia.
La folla preferisce sempre Barabba! Colui che rende male per male.
Chissà se l'integrità morale di persone come Abdul, pronto per il massacro, potranno mai far comprendere il valore della libertà, il valore universale dei diritti dell'uomo.
Chissà se la tua sofferenza e le tue lacrime, Vito, potranno aprire la porta della "prigione" cui sei stato rinchiuso. E' vero che le tue "sbarre" non sono di ferro. La tua "cella" è l'isolamento e la "chiave" per aprire questa "cella" è il dialogo.
Il dialogo, in questo caso, dev'essere accompagnato dalla "memoria", quella che tu saprai ricordarci al momento giusto.
Un abbraccio







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ABDUL RAHMAN NON SARA' GIUSTIZIATO!
Oggi, lunedì 27/3/06, TISCALI NOTIZIE riferisce:

Abdul RAHMAN, il cittadino afgano finito sotto processo a Kabul la scorsa settimana per essersi convertito al cristianesimo 16 anni fa, non sarà giustiziato per il reato di apostasia, come prevede la legge islamica in vigore in Afghanistan.

Lo ha assicurato il presidente afgano Hamid KARZAI al primo ministro canadese Stephen HARPER, secondo quanto ha riferito quest'ultimo.

La comunità internazionale ha esercitato forti pressioni sulle autorità afgane per salvaguardare il diritto alla libertà religiosa di Rahman, denunciato per la sua conversione dai suoi stessi familiari.

"I canadesi hanno ragione di essere preoccupati. E' per questo che ho telefonato al presidente afgano, al quale ho espresso la nostra preoccupazione. (Karzai) mi ha assicurato che non c'è nulla da temere", ha detto Harper nel corso di una conferenza stampa a Ottawa.

In precedenza anche il segretario di Stato Usa Condoleezza RICE aveva chiamato Karzai, usando "termini più fermi" per esortarlo "a cercare una soluzione positiva a questo caso il più rapidamente possibile", secondo quanto ha riferito il dipartimento di Stato Usa.

La Casa Bianca ha condannato duramente il caso, affermando che si tratta di "una chiara violazione delle libertà universali".

Gli Usa, intervenuti militarmente in Afghanistan nel 2001 per rovesciare il regime integralista dei Talebani, sono i principali sostenitori di Karzai.

La posizione di Washington è condivisa anche dall'Italia e da Francia, Germania, Australia, Regno Unito, Canada e Austria, Onu e Nato.

Secondo la Corte suprema afgana, Abdul Rahman può essere condannato a morte perche la Costituzione afgana stabilisce che "nessuna legge può essere contraria ai principi" della legge islamica (la sharia), la quale appunto prevede la pena di morte per chi si macchia del reato di apostasia.

I Paesi occidentali sottolineano invece che la Costituzione afgana menziona anche il rispetto della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la quale garantisce tra l'altro la libertà di culto.


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Oggi come oggi, una 'qualche parola di incoraggiamento per il popolo' potrebbe essere la seguente:

"'POICHE' IO STESSO CONOSCO BENE I PENSIERI CHE PENSO VERSO DI VOI', E' L'ESPRESSIONE DI GEOVA, 'PENSIERI DI PACE E NON DI CALAMITA', PER DARVI UN FUTURO E UNA SPERANZA'". - Geremia 29:11-14, Traduzione del Nuovo Mondo.



Modificato da ednaservice 27/03/2006 17.20
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28/03/2006 14:03
 
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GRAZIE DI CUORE, PAPA RATZINGER. F.TO ABDUL RAHMAN
REPUBBLICA.IT - NOTIZIE
(28 marzo 2006)

Grassetto e sottolineatura sono miei.
Saluti.

Vito

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KABUL, AFGHANISTAN - Liberato l'apostata.
Stamattina è uscito dal carcere.


"E' stato liberato nella notte scorsa Abdul RAHMAN, 40 anni, il cittadino afghano che rischiava la pena di morte per essersi convertito al cristianesimo sedici anni fa. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia, Sarwar DANISH. Duplice la motivazione che parla sia di instabilità mentale dell'uomo - ora ricoverato in una struttura medica - che di errori tecnici avvenuti durante la fase processuale.

In precedenza il rilascio dell'apostata, la cui vicenda ha suscitato una vasta campagna internazionale a suo favore, era stato preannunciato dal vice procuratore generale dell'Afghanistan, Mohammad Ishaq ALIKO; questi aveva spiegato che a termini di legge l'uomo non poteva essere ulteriormente trattenuto in custodia, malgrado la gravissima accusa di apostasia, poiché aveva già trascorso un mese in carcere senza che a suo carico fosse stata pronunciata una condanna vera e propria.

A chiedere la sua esecuzione erano stati molti esponenti religiosi e conservatori del paese in cui l'apostasia è considerata un reato gravissimo punibile con la pena capitale. L'uomo, che avrebbe potuto sottrarsi a detenzione e carcere espatriando, si era opposto a questa possibilità dichiarando: "Se me ne vado significherà che qui hanno vinto i talebani" aggiungendo di essere pronto a morire per la fede. Ma dopo il rilascio di ieri notte, Abdul RAHMAN ha preferito cambiare idea e ha chiesto asilo politico ad un paese straniero. La missione delle Nazioni Unite in Afghanistan fa sapere che aspetta una risposta positiva da parte di una delle nazioni interessate ad una soluzione pacifica del caso.

Numerosi paesi, oltre al nostro, si erano occupati della faccenda sollecitando il governo locale ad assicurare il rispetto dei diritti umani come la libertà di culto. TRA I VARI APPELLI, ERA GIUNTO IN AFGHANISTAN ANCHE QUELLO DEL PAPA CHE AVEVA INVIATO UNA LETTERA AL PRESIDENTE HAMID KARZAI".

Grazie di cuore, Papa Benedetto XVI.
Firmato: Abdul RAHMAN

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Dice il saggio:

"I PECCATI DI ALCUNI UOMINI SONO PUBBLICAMENTE MANIFESTI, CONDUCENDO DIRETTAMENTE AL GIUDIZIO, MA IN QUANTO AD ALTRI UOMINI I LORO PECCATI PURE DIVENGONO MANIFESTI IN SEGUITO".

"NELLO STESSO MODO ANCHE LE OPERE ECCELLENTI SONO PUBBLICAMENTE MANIFESTE E QUELLE CHE NON LO SONO NON POSSONO ESSER TENUTE NASCOSTE". - 1 Timoteo 5:24, 25, Traduzione del Nuovo Mondo.




Modificato da ednaservice 28/03/2006 14.09
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30/03/2006 13:30
 
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ABDUL RAHMAN E' GIA' IN ITALIA: "SONO FELICE, VI SONO GRATO"
REPUBBLICA.IT - NOTIZIE
(29 marzo 2006)

Grassetto e sottolineatura sono miei.
Saluti.

Vito

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ROMA - Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla concessione dell'asilo politico - proposto dal ministro degli Esteri Gianfranco FINI - ad Abdul RAHMAN, il cittadino afgano che si è convertito al cristianesimo, e che a Kabul ha rischiato la condanna a morte per apostasia. L'uomo è già in Italia. Le sue prime parole sono state di contentezza per essere in Italia e di gratitudine per chi lo ha portato qui.

A chi è potuto stare con lui nelle ultime ore, Rahman, ha espresso gratitudine: e lo ha fatto, secondo quanto si è appreso, "mantenendo grande serenità". Sa di aver perso per sempre la sua famiglia, ma vive questo momento "con dignità, anche perché sorretto da una forte fede cattolica".

... In mattinata anche Silvio BERLUSCONI si era espresso in favore dell'asilo politico: "Saremo lieti di accogliere una persona che ha avuto un grande coraggio", aveva dichiarato. Soddisfatto per la disponibilità del governo anche il presidente della Camera, Pier Ferdinando CASINI: "Questo gesto del Consiglio dei ministri è importante e di solidarietà verso i cristiani nel mondo che sono perseguitati".


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"DIO VUOLE CHE OGNI SORTA DI UOMINI SIANO SALVATI E VENGANO ALL'ACCURATA CONOSCENZA DELLA VERITA'. POICHE' C'E' UN SOLO DIO, E UN SOLO MEDIATORE FRA DIO E GLI UOMINI, L'UOMO CRISTO GESU', CHE DIEDE SE' STESSO COME RISCATTO CORRISPONDENTE PER TUTTI; QUESTO BISOGNA TESTIMONIARE NEI SUOI PROPRI TEMPI PARTICOLARI". - 1 Timoteo 2:3-6, Traduzione del Nuovo Mondo.


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31/03/2006 10:09
 
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FONDAZIONE EUROPEA CONTRO GLI ABUSI DI POTERE
REPUBBLICA.IT - NOTIZIE
(30 marzo 2006)

Grassetto e sottolineatura sono miei.
Saluti.

Vito

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KABUL - La vicenda di Abdul RAHMAN, il cittadino afgano convertito al cristianesimo, continua ad infiammare l'Afghanistan. Oggi i Taliban esortano alla guerra santa contro il presidente Hamid KARZAI colpevole di non aver ostacolato l'ingerenza straniera nella politica del paese e di aver sostenuto la macchinazione dell'Occidente nella creazione di un caso ad arte. Secondo il movimento fondamentalista la vicenda dell'afgano convertito al cristianesimo e rilasciato per trovare asilo in Italia è la prova che il presidente è un "fantoccio" in mano straniera.

In una nota i Taliban sparano a zero sul governo di Kabul ed esortano i musulmani a scatenare la guerra santa contro l'esecutivo. "Il rilascio dell'apostata Abdul Rahman" si legge nella nota firmata dal portavoce dei Taliban, Mohammed Hanif, "dimostra con chiarezza che I GIUDICI AFGANI NON SONO INDIPENDENTI e che LE LORO DECISIONI SONO NELLE MANI DEGLI STRANIERI.

NON CI SONO PIU' GIUDICI NE' MULLAH A KABUL: SONO TUTTI VENDUTI CHE, NEI PANNI DI MAGISTRATI, INGANNANO LA NAZIONE. DOVREBBERO DIMETTERSI". ...

Rahman, che è arrivato ieri nel nostro paese, oggi ha anche ricevuto una proposta di lavoro. Fabio PETRONI, presidente della neonata FONDAZIONE EUROPEA CONTRO GLI ABUSI DI POTERE è pronto ad assumere l'esule afgano: "Se il signor Rahman deciderà di restare in Italia spiega Petroni - gli offro l'opportunità di lavorare nell'azienda agricola che gestisco in Toscana oppure nell'impresa di trasporti di cui sono partner e che ha uffici anche in altri Paesi europei".


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Scrisse il Saggio:

"SE LO SPIRITO DEL GOVERNANTE SI INALBERASSE CONTRO DI TE, NON LASCIARE IL TUO PROPRIO LUOGO, POICHE' LA CALMA STESSA ALLEVIA GRANDI PECCATI". ...

"HO VISTO SERVITORI A CAVALLO MA PRINCIPI CAMMINARE SULLA TERRA PROPRIO COME SERVITORI".

"CHI SCAVA UNA FOSSA VI CADRA' LUI STESSO DENTRO; E CHI APRE UN VARCO IN UN MURO DI PIETRA, UN SERPENTE LO MORDERA'". - Ecclesiaste 10:4-9, Traduzione del Nuovo Mondo.



Modificato da ednaservice 31/03/2006 10.14
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