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IL SILENZIO DELLA SOLITUDINE - RAGGIO DI SOLE E TENEBRE

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    parliamonepino
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    00 12/10/2010 08:24
    Ricordo la professoressa di lettere, Anna Foresta, con l'apparecchio ai denti e una voce quasi meccanica nel recitare Dante Alighieri, di cui era appassionata.

    Era il 1966!

    Avevo 11 anni, eppure, non riesco a dimenticare quel giorno, nella scuola media di "Casaregis", a Genova, durante la lezione di antologia, quando aprimmo il libro e per la prima volta, la prof. ci parlò del poeta siciliano Quasimodo.

    Ricordo di essere stato scelto per leggere "Uomo del mio tempo", una delle più belle poesie del '900, che dopo 45 anni da quel giorno, non ho mai dimenticato neanche una parola.

    Salvatore Quasimodo scrisse anche una poesia di solo tre righe, che all'epoca non capii in tutta la sua drammaticità umana:

    ED E’ SUBITO SERA

    Ognuno sta solo sul cuor della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera

    Salvatore Quasimodo


    La solitudine è una condizione che una volta mi dava profondo disagio. Oggi, ne assaporo il valore per tutte le volte che, in piena solitudine (da non confondere con abbandono), sono riuscito a mettermi in discussione e a provare lampi di illuminazione.

    In questi giorni, "nel cuore della terra", mi sento "trafitto" non più "da un raggio di sole", ma da una profonda inquietudine, fatta di:
    Madri che uccidono i loro piccoli bambini
    Uomini che vengono massacrati per aver investito un cane
    Di soldati che saltano per aria
    Di ragazzine che vengono sepolte in un pozzo
    Di politici che si "sputtanano"
    Di un governo senza onore e senza dignità
    Di morte della giustizia
    Di montagne di debiti
    Di montagne di spazzatura
    Di montagne di disoccupati
    Di montagne di pratiche burocratiche
    di montagne di gossip
    Di testicoli grossi come montagne
    Di giorni di "ordinaria follia"
    Di "messaggi subliminali" che entrano dentro di noi senza bussare
    Di gente arrabbiata che continua a inveire a destra e a sinistra
    Di gente che non crede più a niente diventando nulla
    Di gente che sa vivere solo in superfice
    Ignoranza, paura, insicurezza, confusione, guerre fratricide

    Tutto questo, mi fa rileggere la poesia di Quasimodo e ne assaporo, ancora di più, la straordinaria profondità.

    Vivo la mia solitudine in operatività verso i singoli come me e in attesa di.........

    Saluti
    Pino Lupo









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    00 12/10/2010 10:00
    Re:
    parliamonepino, 12/10/2010 8.24:

    Ricordo la professoressa di lettere, Anna Foresta, con l'apparecchio ai denti e una voce quasi meccanica nel recitare Dante Alighieri, di cui era appassionata.

    Era il 1966!

    Avevo 11 anni, eppure, non riesco a dimenticare quel giorno, nella scuola media di "Casaregis", a Genova, durante la lezione di antologia, quando aprimmo il libro e per la prima volta, la prof. ci parlò del poeta siciliano Quasimodo.

    Ricordo di essere stato scelto per leggere "Uomo del mio tempo", una delle più belle poesie del '900, che dopo 45 anni da quel giorno, non ho mai dimenticato neanche una parola.

    Salvatore Quasimodo scrisse anche una poesia di solo tre righe, che all'epoca non capii in tutta la sua drammaticità umana:

    ED E’ SUBITO SERA

    Ognuno sta solo sul cuor della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera

    Salvatore Quasimodo


    La solitudine è una condizione che una volta mi dava profondo disagio. Oggi, ne assaporo il valore per tutte le volte che, in piena solitudine (da non confondere con abbandono), sono riuscito a mettermi in discussione e a provare lampi di illuminazione.

    In questi giorni, "nel cuore della terra", mi sento "trafitto" non più "da un raggio di sole", ma da una profonda inquietudine, fatta di:
    Madri che uccidono i loro piccoli bambini
    Uomini che vengono massacrati per aver investito un cane
    Di soldati che saltano per aria
    Di ragazzine che vengono sepolte in un pozzo
    Di politici che si "sputtanano"
    Di un governo senza onore e senza dignità
    Di morte della giustizia
    Di montagne di debiti
    Di montagne di spazzatura
    Di montagne di disoccupati
    Di montagne di pratiche burocratiche
    di montagne di gossip
    Di testicoli grossi come montagne
    Di giorni di "ordinaria follia"
    Di "messaggi subliminali" che entrano dentro di noi senza bussare
    Di gente arrabbiata che continua a inveire a destra e a sinistra
    Di gente che non crede più a niente diventando nulla
    Di gente che sa vivere solo in superfice
    Ignoranza, paura, insicurezza, confusione, guerre fratricide

    Tutto questo, mi fa rileggere la poesia di Quasimodo e ne assaporo, ancora di più, la straordinaria profondità.

    Vivo la mia solitudine in operatività verso i singoli come me e in attesa di.........prenderlo nel culo.

    Saluti
    Pino Lupo









    Partecipo ai sentimenti da te provati ma io ho aggiunto in rosso quello che tu non hai avuto il coraggio di scrivere. Ora posso dire anch'io:"Trombettiere,suona il silenzio."


    omega [SM=x1061970]


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    Caro Omega non sono così "passivo", l'attesa, di cui parlavo io, è molto più drammatica! Però, hai fatto bene a drammatizzare.

    Per chi, come me, non gradisce "intrusioni da dietro", è sempre più difficile mantenere il distacco di sicurezza.....


    [SM=g27993] [SM=g27993] [SM=g27993] [SM=g2093951]




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    00 13/10/2010 22:22
    Re:
    parliamonepino, 12/10/2010 8.24:

    Ricordo la professoressa di lettere, Anna Foresta, con l'apparecchio ai denti e una voce quasi meccanica nel recitare Dante Alighieri, di cui era appassionata.

    Era il 1966!

    Avevo 11 anni, eppure, non riesco a dimenticare quel giorno, nella scuola media di "Casaregis", a Genova, durante la lezione di antologia, quando aprimmo il libro e per la prima volta, la prof. ci parlò del poeta siciliano Quasimodo.

    Ricordo di essere stato scelto per leggere "Uomo del mio tempo", una delle più belle poesie del '900, che dopo 45 anni da quel giorno, non ho mai dimenticato neanche una parola.

    Salvatore Quasimodo scrisse anche una poesia di solo tre righe, che all'epoca non capii in tutta la sua drammaticità umana:

    ED E’ SUBITO SERA

    Ognuno sta solo sul cuor della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera

    Salvatore Quasimodo


    La solitudine è una condizione che una volta mi dava profondo disagio. Oggi, ne assaporo il valore per tutte le volte che, in piena solitudine (da non confondere con abbandono), sono riuscito a mettermi in discussione e a provare lampi di illuminazione.

    In questi giorni, "nel cuore della terra", mi sento "trafitto" non più "da un raggio di sole", ma da una profonda inquietudine, fatta di:
    Madri che uccidono i loro piccoli bambini
    Uomini che vengono massacrati per aver investito un cane
    Di soldati che saltano per aria
    Di ragazzine che vengono sepolte in un pozzo
    Di politici che si "sputtanano"
    Di un governo senza onore e senza dignità
    Di morte della giustizia
    Di montagne di debiti
    Di montagne di spazzatura
    Di montagne di disoccupati
    Di montagne di pratiche burocratiche
    di montagne di gossip
    Di testicoli grossi come montagne
    Di giorni di "ordinaria follia"
    Di "messaggi subliminali" che entrano dentro di noi senza bussare
    Di gente arrabbiata che continua a inveire a destra e a sinistra
    Di gente che non crede più a niente diventando nulla
    Di gente che sa vivere solo in superfice
    Ignoranza, paura, insicurezza, confusione, guerre fratricide

    Tutto questo, mi fa rileggere la poesia di Quasimodo e ne assaporo, ancora di più, la straordinaria profondità.

    Vivo la mia solitudine in operatività verso i singoli come me e in attesa di.........

    Saluti
    Pino Lupo










    La poesia, nella sua semplicità, è assolutamente meravigliosa.
    Mi piace la riflessione sulla solitudine.
    in realtà nessuno è mai solo, semmai in compagnia di sè stesso, la miglior compagnia possibile. E senza interferenze nè distrazioni, si può riflettere meglio sulle scelte passate e sugli obiettivi e programmi futuri.
    Eros
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