00 27/12/2009 11:46
Influenza A: scorte di vaccini inutilizzati, si contano 950mila dosi 
NAPOLI – Solo tanta paura e psicosi collettiva per la nuova influenza, che si dimostrata molto più balnda del previsto. Ma cosa rimane di questa influenza: scorte di vaccini anti-H1N1 accumulate nei frigoriferi delle Asl: si arriva a 950mila dosi non utilizzate. E a giorni arriva il furgone della croce Rossa, con altre 250mila dosi destinate alla Campania. È l'ottava consegna, ma i vaccini contro l'influenza A, del costo di 7 euro ciascuno, non li vuole più nessuno: il numero dei richiedenti è crollato, i centri vaccinali sono deserti. Solo 53.558 dosi sono state utilizzate al 6 dicembre. “Certo una parte sarà buttata”, dice Donato Greco, consulente dell'assessorato alla Sanità inviato dal ministero della Salute. E al Cotugno si pone il problema di dove sistemare tutte queste eccedenze. “Le nostre perplessità sull’allarme erano fondate”, nota Saverio Annunziata, dirigente del Sindacato medici italiani.
 
Nel Lazio utilizzato solo il 5% delle dosi di vaccino per l'influenza A.

Miliardi buttati al vento


Dopo l'immenso clamore , l'allarmismo esagerato, la campagna mediatica sulla pericolosità dell'influenza A, un clamoroso dato arriva dalla regione Lazio . Su 460.000 dosi di vaccino per l'influenza A consegnate dal Ministero per il Lavoro, la Salute e le Politiche Sociali alle strutture sanitarie della Regione Lazio finora le persone vaccinate sono solamente 21.547, meno del 5%.

Lo ha reso noto la stessa Regione Lazio, puntualizzando però che il dato non comprende ancora le persone vaccinate dai medici di base e le persone che lavorano nei servizi essenziali (vigili, autisti, poliziotti). Per l'influenza stagionale invece il tasso di copertura del vaccino arriva anche all'80%.

Secondo quanto rilevato dalla Regione sono molti i cittadini a chiedere informazioni presso i medici che hanno ricevuto dall'Asp gli elenchi dei cittadini compresi nelle categorie a rischio, ma pochi coloro che poi si sottopongono al vaccino.


Molte le polemiche, e molte le ipotesi per questo clamoroso dato. SIcuramente le incertezze e timori sull'efficacia del vaccino, spesso sconsigliato anche da operatori sanitari, ma anche i dubbi sulla reale pericolosità dell'infuenza, molto sopravvalutata dai governi e dai media .

Questi, nel dettaglio e per categoria, i dati delle vaccinazioni finora effettuate.
- 10.058 vaccini effettuati tra il personale sociosanitario
 - 272 vaccini effettuati tra il personale dei servizi pubblici essenziali - 183 vaccini effettuati tra i donatori di sangue periodici
- 768 vaccini effettuati tra le donne in gravidanza
- 73 vaccini effettuati tra donne che hanno partorito da meno di sei mesi o tra persone che assistono neonati
- 9.999 vaccini effettuati tra i portatori di almeno una delle condizioni di rischio, di età tra 6 mesi e 65 anni.

Per quanto riguarda l'infanzia, 20 vaccini sono stati somministrati a bambini di età superiore a sei mesi che frequentano l'asilo nido, 21 a minori che vivono in comunità o istituzionalizzati, 55 ai bambini con meno di 24 mesi nati gravemente pretermine, 71 le dosi somministrate a persone di età compresa tra 6 mesi e 17 anni non comprese nelle precedenti categorie, 27 a persone di età compresa tra 18 e 27 anni, anche queste non comprese nelle precedenti categorie.

Nessun vaccinato infine tra il personale delle forze di pubblica sicurezza e della protezione civile, né tra i vigili del fuoco e nelle forze armate.

Influenza, consumate solo 135mila dosi
il 90 per cento dei vaccini è inutilizzato

Merce che al momento resta parcheggiata lì e non si sa che fine farà. Ma è una cosa è certa. Quelle dosi, che costano dai 7 ai 9 euro, valgono in tutto dai 12 ai 14 milioni di euro.
La Asl: "Ma la profilassi andrà avanti nei prossimi mesi"
di Laura Asnaghi A novembre l’influenza H1N1 aveva mandato in tilt i pronto soccorso di Milano, svuotato intere classi a scuola e scatenato la corsa ai gel antibatterici. Adesso, non ce n’è più traccia, l’allarme è cessato, tutto sembra tornato nella normalità. Ma in Lombardia si fanno i primi conti di quanto è costata l’annunciata pandemia, di quanti si sono vaccinati e di quante dosi restano inutilizzate nelle sedi Asl e negli ospedali della regione. E si scopre che un milione e mezzo di vaccini restano lì, inutilizzati.

La Lombardia è stata inondata di vaccini, ma quelli consumati sono meno del 10 per cento.
La conferma viene dai tabulati regionali che parlano di 135.172 dosi consumate, contro 1.628.076 dosi di vaccino che restano immagazzinate nei frigoriferi dei centri sanitari.

Merce che al momento resta parcheggiata lì e non si sa che fine farà.

Ma è una cosa è certa. Quelle dosi, che costano dai 7 ai 9 euro, valgono complessivamente dai 12 ai 14 milioni di euro.

Soldi che non ha speso direttamente la Regione Lombardia, in quanto gli acquisti dei vaccini sono stati gestiti dal ministero alla Salute. Ma, al di là di questo dettaglio, resta il fatto che si tratta sempre di soldi a carico del contribuente.

Il primo capitolo della nuova influenza si chiude quindi con un flop. Il virus sembra aver beffato gli esperti che avevano previsto un picco virulento alla fine di novembre. Un picco che invece non c’ è stato. Così chi prima era disposto a tutto pur di fare la vaccinazione, ha disertato i poliambulatori delle Asl e non si è più fatto vaccinare. Nell’identikit tracciato dalla Regione emerge che i più solerti nel farsi vaccinare sono stati i malati cronici. In testa alla classifica ci sono loro, con 88.957 casi, seguiti, con un distacco enorme, dai medici e dagli infermieri: in 34.352 hanno accettato di farsi vaccinare.

Al terzo posto ci sono le donne in gravidanza, con 6.297 dosi consumate, e le forze dell’ordine con 4.335 addetti vaccinati. Gli altri numeri, decisamente più piccoli, riguardano donne che hanno partorito di recente, donatori di sangue e giovani fino ai 17 anni. Anche l’afflusso è in calo: dai 26mila vaccinati della settimana 16-22 novembre, si è scesi ai 16.415 di quella successiva, quindi a 11.590, fino ai 6.875 della settimana scorsa.

Questo è il quadro della situazione a due mesi dall’inizio di quella che avrebbe dovuto essere una pandemia. E la Regione cosa fa? «Prosegue nella campagna di vaccinazione, come prevede il ministero — spiega Luciano Bresciani, l’assessore regionale alla Sanità — noi dobbiamo tutelare la popolazione e dopo aver messo a disposizione il vaccino alle categorie più esposte, ora lo proponiamo ai malati cronici che hanno più di 65 anni, a chi opera nei settori del commercio, della ristorazione, nei centri sportivi e culturali e ai giovani sani dai 6 mesi fino ai 27 anni». Dunque, la campagna prosegue, perché come ricordano esperti virologi, come Fabrizio Pregliasco, «non è detto che sia finita l’epidemia. Questo virus è imprevedibile e non è giusto abbassare la guardia». Come dire: dietro l’angolo potrebbe attenderci un nuovo picco, che magari si andrà a sommare con l’influenza stagionale.

«Nessuno sa esattamente che cosa ci aspetta — spiega Luigi Macchi, il numero uno in Lombardia per l’igiene e prevenzione — ma noi dobbiamo essere pronti a fare fronte a qualsiasi tipo di evento. Piccole e grandi pandemie, l’importante è non farci cogliere impreparati». Così le vaccinazioni vanno avanti ma i poliambulatori di Milano che nei momenti caldi erano assediati da mille persone al giorno, adesso ne vedono una media di 200 a settimana. E in molti sono lì per il vaccino stagionale che la Regione Lombardia compra a “consumo”, in base alle necessità reali, senza sprecare quattrini pubblici.


SACCONI E LA MOGLIE RIDONO BEATI E CONTENTI E COL CONTO IN BANCA CRESCIUTO A DISMISURA.

PER LA PROSSIMA
PANDEMIA
IL POSTO D'ONORE
E' STATO LASCIATO A
TOPOGIGIO FAZIO