SOCCORSO SPIRITUALE Il primo e unico forum dedicato alle sofferenze interiori dell' essere umano

L'Uomo con la Valigia

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  • helenhelen
    00 12/02/2007 06:14

    Mi hanno spedito questo racconto quasi Pessoano, in email, molto carino .



    L’UOMO CON LA VALIGIA

    questa è la favola dell’uomo con la valigia che camminava tra i riflessi di luna che sono le pieghe delle città.

    lo vedevo uscire tutte le mattine prestissimo e tornare la sera tardi, così tardi che gli scrittori avevano già smesso di scrivere.
    portava la valigia sempre con sé, e bisogna dire che era una valigia ben strana, tutta rotta e rattoppata, in alcuni punti con del legno.

    c’era, nel mio quartiere, un filosofo che si specchiava nelle pozzanghere e poi si lisciava a lungo la barba pensieroso.
    mi venne l’idea di chiedere a lui delucidazioni su quella strana storia del signore e della sua valigia.
    così, un giorno che il sole se ne stava, egocentrico e splendente più che mai, al centro del cielo, lo avvicinai.
    “professore..”
    “..”
    “professore..”
    “diamine! che c’è?”
    “scusi se la interrompo mentre naviga tra i lumi.. volevo chiederle di una valigia..”
    “una valigia? che storia è mai questa?? a me non interessano le valige!”
    “si ma..”
    “niente ma! non si è accorto che oggi il sole splende?”
    “lo vedo.. ma..”
    “niente ma!non lo sa, lei, che quando il sole splende non ci sono le pozzanghere?”
    “si ma..”
    “niente ma, porca miseria!! e lo sa che succede quando non ci sono le pozzanghere?”
    “..”
    “succede che l’illuminismo evapora, che il pensiero si essicca, che la siccità irrompe nella filosofia e l’aridità distrugge platone con tutti i filistei! ecco cosa succede! c’è una pozzanghera nella sua valigia?”
    “non è mia la valig..”
    “peggio ancora!! peggio ancora, maledizione! se non è sua vuol dire che mi è venuto a scocciare con una questione trascendente.. ed io esigo la prassi.. mi capisce?? la prassi delle pozzanghere!”
    “si ma..”
    “NIENTE MA!!! o mi trova una pozzanghera oppure è superfluo ai fini del mio teorema!”
    “capisco.. senta: io ora vado.. se per la strada dovessi incontrarne una, non mancherò di informarla..”

    la filosofia, in fondo, è una pozzanghera.. riflette la tua immagine, ma un po’ intorbidita, è inafferrabile quanto casuale e viene calpestata da tutti. almeno credo..

    più tardi vidi rientrare in casa l’uomo con la valigia.

    una sera che si preparava temporale e i lampi nel cielo illuminavano a giorno le vie del centro mi trovai dalle parti del parlamento.
    mi venne l’idea di andare dai politici a chiedere delucidazioni sull’uomo con la valigia.
    chi siede nel parlamento, mi dissi, ha una penna che vale milioni di euro.. vale milioni perchè tutto quello che viene scritto con quella penna decide della vita delle persone, della natura, dei palazzi e della nettezza urbana.. sono cose che non si possono scrivere con una bic.
    così, illuminato da un grande lampo azzurro, entrai nel parlamento.
    trovai subito un politico, intento ad aggiustarsi la cravatta.
    “buonasera, mi scusi.. posso farle una domanda? volevo chiederle di un uomo con la valigia..”
    “dico.. amico cittadino.. le sembra il caso di farmi una domanda?”
    “come?”
    “le sembra il momento opportuno?”
    “non so.. è impegnato?”
    “secondo lei?”
    “..”
    “dica dica.. l’opinione del cittadino è importante per noi, è il punto numero tre del nostro programma..”
    “beh.. mi sembra si stia aggiustando il nodo della cravatta..”
    “dunque?”
    “dunque..”
    “non li vede? lì fuori.. tutti quesi flash.. non si è chiesto a chi sono diretti? non si è chiesto per chi si animano tante macchine fotografiche? non le è venuto il dubbio che io mi stia, come lei, amico cittadino, giustamente ha rilevato, aggiustando il nodo della cravatta per meglio apparire davanti alla stampa che, fremente, pende dalle mie labbra e non vede l’ora di fotografare il mio viso nella posa più decisa?”
    “si ma..”
    “niente ma! guardi.. guardi quanti flash! guardi quanta luce.. energia elettrica al servizio della politica, e quindi del cittadino.. legga, domani.. legga i giornali e forse, tra le righe della mia brillante intervista troverà quello che cerca..”
    “ma quelli sono i lampi di un temporale!!”
    “dice bene! i lampi del temporale che le mie parole provocheranno tra le fila del centro-centro! io, leader dell’opposizione di centro, sto per lanciare il più grande attacco centrista che un partito di centro abbia mai lanciato al centro-centro.
    legga domani, legga.. e mi dica se tutte quelle foto saranno state scattate invano!”
    “..ma..”
    “NIENTE MA!!! ed ora mi lasci.. devo affilare il mio profilo migliore.. e non posso rischiare che la stampa aspetti..”

    la stampa non aspettò, ed uscito dal parlamento il cielo rovesciò un temporale mai visto; persino Noé per un attimo credette che gli avrebbero revocato la cassa integrazione per riammetterlo in servizio al cantiere navale.

    la politica, in fondo, è una visione. ci si riempe il viso di fard, ci si aggiusta la cravatta e ci si mette a farneticare davanti ad una piazza fradicia, illuminato dai lampi.. alla gente l’unica luce che arriva è quella della televisione, che quando è accesa la notte sembra ci sia un temporale dentro i palazzi. almeno credo..

    più tardi, zuppo di pioggia, vidi rientrare l’uomo con la valigia. aveva un ombrellino piccolo come un fungo.
    quella notte decisi che non avrei mai più detto “si ma..”

    una mattina mi alzai di scatto.
    un intero plotone di uccellini suonava una fanfara sul ramo di fronte casa. poi, eseguito il “presentat-arm”, volarono via in formazione triangolare.
    che idea!
    sarei andato a chiedere dell’uomo con la valigia al generale dell’esercito!
    egli era un uomo d’acciaio, combattente di molte guerre e giramondo. amava volare con gli aereoplani e, mi dissi, chi guarda il mondo da lassù ha sicuramente una visione chiara delle cose.. inoltre è un generale.. sarà un uomo pratico e preciso, svelerà il mistero e si darà una medaglia al merito!
    così andai alla caserma con passo di marcia.
    volevo entrare nella parte per poter meglio parlare il linguaggio del generale ed evitare le solite incomprensioni.
    Alvaro, il barista, si stupì non poco quella mattina:

    “Alvaro! Un cappuccino ed un cornetto! ORA, SUBITO, SCATTARE!!”
    “ma..”
    “niente ma!” dissi impettito “quando io ordino tu devi eseguire!”

    dovetti tornare a casa per cambiare i pantaloni; Alvaro mi aveva prontamente rovesciato il cappuccino bollente nelle mutande, provocandomi, tra l’altro, un’ustione al valore civile.

    avevano vinto una battaglia ma non la guerra.
    così mi rimisi in marcia e raggiunsi la caserma.

    “ALT! lei chi è?”
    “volevo fare una domanda al Generale..”
    “ha l’autorizzazione?”
    “no ma..”
    “niente ma!”
    “oohh.. dannazione!! la prego, mi ci faccia parlare..”
    “parola d’ordine?”
    “dunque..”
    “perfetto! può passare!”
    “..”

    che fortuna!

    l’interno della caserma sembrava un enorme carcere.. c’erano centinaia di palazzine con altrettanti portoni, jeep che si muovevano sulle stradine, migliaia di cartelli con delle lettere: “A” “D” “H” ecc..
    fermai un soldato e gli chiesi:
    “dove posso trovare il generale?”
    “proprio lì, dietro quell’angolo..”
    “grazie mille, ben gentile..”

    girai l’angolo, riflettendo su che domanda porre, quando davanti a me trovai un busto di pietra che ritraeva un uomo con molte medaglie.
    strano.
    l’iscrizione riportava: “GENERALE SUPREMO DELLE FORZE ARMATE”
    cercai ancora un po’ da quelle parti ed incontrai il cappellano militare..
    “padre?!”
    “salve figliuolo, come posso esserti utile?”
    “sto cercando il generale..”
    “sempre sia lodato! ma certo.. è lì, nella palazzina “B”. prima porta a destra”
    “grazie mille padre..”
    “dovere!”
    varcai la porta, ansioso di incontrare quell’uomo possente e chiedergli aiuto, quando mi accorsi che nella sala c’era solo un enorme tavolo; o meglio, sulla parete in fondo c’era una gigantografia della foto di un uomo con molte medaglie.
    guardai in tutte le stanze, ma trovai solo due soldati che si baciavano nel buio.
    “perdonatemi..”
    “cosa? ma chi diavolo è questo? che vuoi?? fuori di qui!!”
    “scusatemi.. io sto cercando il generale..”
    “il generale?” disse uno dei due ridendo.. “ma sono io, il generale..”
    non assomigliava affatto all’uomo con le medaglie, così, sconsolato, lasciai perdere.

    l’esercito, in fondo, è una religione.
    tutti sanno quello che fanno, e lo fanno ubbidendo prontamente.
    poi, se cerchi bene, ti accorgi che chi dà gli ordini è solo un’immagine, scolpita o affissa da chissà chi. un’immagine adorata e rispettata, certo, ma incapace di mutare, di invecchiare col tempo e di rispondere se interrogata.
    almeno credo..

    quel pomeriggio vidi l’uomo con la valigia.
    era chino sul marciapiede e, a pochi passi, c’era la valigia aperta.
    mi misi a correre, ma non riuscii ad attraversare la strada che quando il semaforo pedonale divenne verde.
    nel frattempo, l’uomo, aveva chiuso con calma la valigia e si era allontanato.
    più tardi mi chiesi se mi avesse visto.

    nel mio quartiere c’era un signore che portava sempre a spasso il suo cane.
    forse chiedendo a gente non importante avrei trovato qualche risposta.
    così mi avvicinai.
    “buon pomeriggio..”
    “insomma.. nun se sa se deve piove o no.. co’ ’sto tempo nun ce se capisce più niente.. ieri, per esempio, ho preso l’ombrello e..”
    “e..”
    “niente! manco ‘na goccia! manco ‘na pozzanghera pe’ terra!”
    “capisco..”
    “e oggi? che dovevo fa.. io l’ombrello nun l’ho portato, ma si piove me fracico!”
    “ma scusi, lei non abita in quel portone là?”
    “embè?”
    “beh.. se si mette al brutto in un minuto rientra in casa..”
    “e bravo!! ma questo che c’entra? nella vita bisogna esse preparati.. io, per esempio, nun me perdo mai le previsioni der tempo. si dicono che piove nun me porto l’ombrello.. si dicono che è bello lo pijo! aoh.. quelli nun c’hanno mai azzeccato!!”
    “giusto.. invece, senta, volevo farle una domanda.. c’è un uomo con una valigia..”
    “aoh! ma che è n’indovinello?”
    “no, no.. c’è davvero.. esce la mattina da quel portone, sempre con la sua valigia, e rientra a notte..”
    “oddio? ma davero sta a dì?? allora tocca chiamà la polizia!!”
    “perchè mai?”
    “ma come perchè? a bbello!! ma che nun la guardi la tv?? quello, quello che dici che c’ha la valigia, è.. un terrorista!!”

    sospirai sconsolato..

    il cane, in fondo, è davvero il migliore amico dell’uomo, rimane al suo fianco noncurante di tutte le baggianate che dice.
    almeno credo..

    non mi stancai di fare domande.
    chiesi ad una signora che comprava la frutta al mercato; “dev’essere uno ricco” mi disse.. “con quello che costeno le zucchine si figuri una valigia!”
    chiesi ad un sindacalista; “un tempo le avrei risposto: è un padrone! con la sua ventiquattro ore piena di azioni.. unoYuppie! ma oggi, caro signore, debbo risponderle: un alleato.. nient’altro che un alleato.”
    chiesi ad un attore: “dev’essere un mio collega.. sa, nel nuovo reality show sul circo ognuno di noi ha una valigia con dentro i suoi attrezzi! non è emozionante? proprio come gli artisti di strada!”
    chiesi ad un giornalista, mi disse che con una buona raccomandazione avrebbe potuto pubblicare questo mio “uomo con la valigia..”
    -ma..- osai dire.
    -niente ma! o raccomandazione o niente!-
    chiesi ad un pubblicitario: “dev’essere uno cool, very cool! uno con un good groove! con una big soul!” fui tentato di mandarlo a fan-cool, ma mi trattenni.
    chiesi praticamente a tutto il mio quartiere, alla mia città, andai persino alla stazione per chiedere a chi veniva da altre parti del mondo.

    ma possibile che nessuno lo avesse mai incontrato?
    che nessuno ci avesse mai parlato?
    che nessuno si fosse accorto di lui, come fosse invisibile..?

    quella notte, mentre fumavo affacciato al balcone, rividi l’uomo con la valigia.
    tornava a passo lento verso il suo portone.
    fu circondato da quattro agenti di polizia.
    corsi in strada e lo vidi da vicino, per la prima volta.
    i poliziotti gli stavano chiedendo i documenti, lui era impaurito, sembrava non capire.
    aveva grandi occhi buoni, e mani forti.
    non parlava.
    gli agenti si innervosirono e tentarono di strappargli la valigia dalle mani, lui faceva resistenza..
    poi, di colpo, un poliziotto ebbe la meglio.
    fu a questo punto che avvenne un fatto incredibile.
    tutti noi, coi nostri occhi, lo vedemmo svanire in un soffio di vento.. diventare fumo, alito, respiro, effimero. volare via come vapore, perdersi nella brezza..
    rimanemmo immobili mentre uno scirocco, improvviso e caldissimo, ci appiccicava il sudore freddo sulla pelle.

    il vento non lascia valige tre le braccia di un agente di polizia.

    posammo la valigia in terra..
    sembrava che tutta la città fosse stata messa sotto un’enorme campana di vetro; un silenzio irreale aveva avvolto i palazzi, le strade, i lampioni e le automobili.
    un gatto camminava tranquillo; si dice che i gatti vedano le anime dei morti, ma i morti non sono anime! hanno un corpo che annuncia la fine della vita con un tonfo sordo.. non scompaiono nel vento.

    -clack-

    la polizia aprì la valigia..

    dentro vi trovarono braccialetti, paccottiglia e una cartina geografica dell’africa.
    un segno di pennarello cerchiava un piccolo paesino del marocco.
  • helenhelen
    00 12/02/2007 07:30
    azz... ho fatto una ricerca e...l'ho trovato quà
    [SM=g27991])
    proprio quà
https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fgeo2.statistic.ovh%2Fprivate%2Fgeocontatore.php%3Fc%3D571ba8fb42f2103b751511394f01ae89%26fbclid%3DIwAR0r7ubknpxJvNKgRWBd_UPB9ZfOubxeQpv-i2MJpGY2RDbwkruldhY-eMY&h=AT1A-ID-ezFpJrlDb--v22J4bz8fxog8n34M6hmn2NBEXq8K_wHoBBwBqLESzJkYOKp7G0LLyCZhpkkarYBh3s-Liy3TRlD81_FQ5xOPGTufRz-r46tCmxAvlF_qAfClxA