Può accadere, ed è accaduto, che le certezze acquisite nella tua vita si trasformino in dubbio o che, per qualsiasi motivo, diventi molto difficile fidarti degli altri e di te stesso.
LE CERTEZZE!!!
Cosa sono le certezze?
Perchè se ci sono si sta bene e se mancano si sta male?
E se non fosse così?
Potrebbe esserci anche l'eventualità che si possa star bene anche senza certezze, vi pare?
Chi determina se qualcosa o qualche concetto è certezza?
Le certezze sono altrimenti dette anche "punti di riferimento".
E se scoprissimo che non esistono certezze o ne esiste solo una?
Come fare a scoprirlo?
La risposta è data certamente dalla frase di Socrate riportata dall'amico Lupo:
"Una vita su cui
non ci si interroga, non vale la pena di essere vissuta".
Naturalmente che la vita non meriti d'essere vissuta senza interrogarsi è un'opinione di Socrate, che non condivido, mentre condivido l'idea che
sulla vita bisogna interrogarsi.
Che succede se sulla vita, o sulla concezione della vita ci si interroga?
A parer mio quando ciò avviene è inevitabile scontrarsi con il
DUBBIO.
IL DUBBIO!!!
Cos'è il dubbio, così tanto odiato dalle teocrazie e dai poteri totalitari, al punto che mettono in guardia dal farselo venire?
Se ci si pensa bene il dubbio è L'INTERROGARSI cui si riferisce Socrate.
Non è che le religioni siano prive dal dubbio.
Sono tormentate dai dubbi anche esse.
Però esse delegano particolari persone a farsi venire i dubbi ed a dissertarvi sopra.
Solo ai fedeli non è concesso farsi venire dubbi.
Il dubbio ricade nelle facoltà dei vertici, per fare e disfare a proprio piacimento, per cancellare un'interpretazione a favore di un altra più consona e opportuna al momento. Per dettare una verità, diciamo, più aggiornata.
Ma, se ci riflettiamo bene, che senso ha di parlare di verità aggiornata?
La verità, se è tale, non è aggiornabile.
Ma allora il limbo a cui si credeva un tempo?
Loro dicono che c'è stata una revisione di quella verità e lo dicono semplicemente perchè non hanno il coraggio di dichiarare apertamente d'aver insegnato una falsità, con intenzione o senza intenzione ... io credo più nell'intenzionalità per finalità precise.
Idem dicasi di moltissime dottrine e concezioni che sono mutate nel tempo e che sono state a suo tempo dai gruppi religiosi insegnate come verità, nel nome delle quali, credenti di ogni tempo, magari han sofferto e sono morti, molti ingiustamente.
I dubbi, nel settore religioso, sono perciò appannaggio di una ristretta cerchia di affidabili. Agli altri credenti non è concesso dubitare.
Che succede se uno dubita?
Succede che mette in gioco le certezze, non solo, ma succede anche che, temendo che il dubbio non abbia origine da Dio, si convinca d'essere indegno ed inizi ad avere momenti di sofferenza interiore, dovuti al conflitto innescatosi fra ciò che è dichiarata certezza e ciò che ora ritiene che quella certezza davvero sia.
Una delle ragioni che, è mia opinione, impedisce di toccare questi argomenti è proprio il timore. la paura di mancare di rispetto a determinate concezioni.
E' la paura di INTERROGARE il proprio discorso, le proprie credenze.
IL credente non deve (così vogliono i vertici religiosi) e non può interrogare se stesso, le sue convinzioni, le sue scelte.
Questo è quello che di più assurdo la religione è riuscita ad instillare nel credente: la paura, il timore.
E' grazie a quelle paure che esse continuano a dominare e ad attingere dai credenti potere e prestigio.
Per quanto tempo ancora però?
Quando ci si rimette in discussione c'è la possibilità di sperimentare e testare i propri limiti e di poterli accettare e conviverci.
Può essere molto utile per uscire dal vittimismo.
Intendi dire che quando ci si interroga si capisce che spesso non ci sono risposte (limiti) e noi, quelle risposte, le vorremmo a tutti i costi, a costo di star male.
I limiti famosi sono comuni ad ogni essere umano. Sono le religioni che vogliono convincerci che non ci siano limiti, che quei limiti possano essere superati dalla fede e dalla teologia.
Qual'è la differenza fra religione e scienza?
Ebbene, la religione ti dice che certe cose sono così e basta.
La scienza ti dice che le cose stanno così fino a prova contraria.
La religione richiede un atto di fede.
La scienza, fortunatamente, non castiga ma invita a mettere in dubbio se stessa.
E' chi si convince di queste cose (le certezze religiose) che avrà la sensazione di vivere in un'alone di tranquillità. Fino a quando però? Finchè non s'accorge che qualcosa non va ed in quel momento, come d'incanto, crollano le sue certezze, o, almeno, le cose che gli hanno prospettato come certezze.
Basta a questo punto capire che, la vita, non è detto che debba basarsi su certezze. Capire questo è fondamentale per scongiurare la sofferenza.
Noi tutti i giorni viviamo e ci muoviamo su certezze provvisorie, che mutano di giorno in giorno. Mica per questo stiamo male.
Si sta male quando ci si convince di fatti che si suppone non possano più mutare. IL giorno che ci si accorge che mutano, ecco che, come d'incanto, crollano le certezze e noi che vi eravamo abituati, mentre da un lato siam sorpresi per queste nuove scoperte, perdiamo quei punti di riferimento, cui ci eravamo ancorati con fermezza. Pensiamo a quel tempo come ad un tempo perduto, ad un'occasione persa, ad un inganno. Quando questo accade subentra la delusione e con essa lo scoraggiamento e con esso l'ansia e con essa la probabile cosiddetta depressione.
E se invece quel momento si mutasse in un momento, come dice Lupo, di rinascita? Se invece di pensare al passato pensassimo alla crescita del nostro pensiero ed alla nuova libertà acquisita?
Potrebbe darsi il caso che questo ci possa far star meglio o no?
Davvero a questo punto entra in gioca il commento di Lupo:
"Rimettersi in gioco è una sfida".
Io penso che la sfida si possa accettare e vincere ... voi che ne pensate?
Tanti cari saluti a tutti ed in particolare ai sofferenti.
Pyccolo