Piccoli schiavi di 5 anni rapiti e costretti a chidere l'elemosina

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@nounou@
00domenica 5 ottobre 2008 12:35
Ceduti ad altri clan per evitare l’affidamento. E in un anno le denunce sono state appena 33
TORINO 04/10/2008 - Quando nel campo nomadi la mamma le ha infilato quel sudicio cappottino azzurro non l’ha certo fatto per accompagnarla a scuola.

Per lei, e per centinaia di altri schiavi costretti a rinunciare alla propria infanzia per un pugno di euro, non ci sono libri, compagni o maestre. Solo lo squallore di una processione tra le auto ferme al semaforo, tenendo stretta la mano di una madre che si è trasformata in sfruttatrice.

Un dramma quasi invisibile, quello dei baby mendicanti. Sono ovunque, eppure nessuno sembra accorgersi di loro. Tanto che in un intero anno, il 2005, la polizia ha elevato appena 33 denunce in tutto il Piemonte per “impiego di minori in accattonaggio”.

E non ha portato a termine nemmeno un arresto.Lavorano al fianco dei loro padri e dei loro fratelli maggiori. Negli stessi punti e occupandosi delle stesse cose, anche se alla loro età la loro unica preoccupazione dovrebbe essere quella di studiare.

A 5, 10, 13 anni, gli zingarelli tendono la mano ai passanti, lavano i parabrezza alle vetture in coda, si sbracciano per indicare un parcheggio libero davanti a un ospedale.
Il loro unico obiettivo è quello di portare a casa più soldi possibili: almeno cento euro per otto, dieci ore di lavoro al giorno. Altrimenti sono botte. O peggio.

Chi è inadatto all’accattonaggio deve andare a rubare. E se poi al campo nomadi si è considerati dei buoni a nulla, il rischio è quello di essere “scambiati” con un altro baby-schiavo proveniente da un’altra città.

Dinamiche spietate, quelle dello sfruttamento degli zingari da parte del loro clan di appartenenza. L’importante è che il bambino non venga fermato dalla polizia o dai vigili. Deve restare “immacolato”.
E quando non lo è, bisogna che cambi città. Per questo, il piccolo viene barattato con un coetaneo proveniente da un’altra città. Il modo più semplice per evitare che il piccolo venga tolto alla famiglia dopo esser stato pizzicato per l’ennesima volta a chiedere l’elemosina nel medesimo punto. Ai ragazzi romeni e albanesi, poi, va anche peggio.
Spesso, i loro genitori li affidano a organizzazioni criminali, per lo più balcaniche, specializzate nella questua.

Un’altra faccia di quell’abisso nero che ricade sotto il nome di “abusi sui minori”. Sicuramente non meno terribile della pedofilia. Tanto che nel 2003, con la legge n. 228, “Misure contro la tratta di persone”, il parlamento ha modificato gli articolo 600, 601, 602 e 419 del codice penale.

Si cita un articolo a caso: “Chiunque...riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative... ovvero all’accattonaggio...è punito con la reclusione da otto a venti anni”. Eppure, ogni mattina, quella bambina vestita di stracci è sempre al suo posto. Sulla scalinata di un ospedale. E con la mano tesa. Scritto da: Paolo Varetto - per Cronacaqui Torino

Paxuxu
00domenica 5 ottobre 2008 16:20
G R A Z I E P R O D I

G R A Z I E V E L T R O N I

G R A Z I E N A P O L I T A N O



DI AVER APERTO L'ITALIA E LA CASA DEGLI ITALIANI AGLI ZINGARI CON IL



VOSTRO BUONISMO!




Paxuxu



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