IL RUOLO DI UN QUADRO SECONDO LE “MAESTRANZE”!
Spett. Azienda XXXXX e Preg.mo Dott. XXXXX XXXXX,
Sono una persona che lavora in questa azienda da molti anni.
Faccio parte delle “maestranze”.
Mi rendo conto che il prodotto e le strategie di una impresa sono un punto di forza.
Mi rendo conto che l’organizzazione, l’efficienza, la creatività, possono essere un forte stimolo nelle opportunità vincenti di una Azienda come la XXXXX.
I cambiamenti nelle tecnologie più avanzate, la concorrenza e le sfide del mercato, sono notevoli ed impegnative. Non c’è spazio per l’improvvisazione. Deve essere tutto pianificato, tutto programmato, i progetti dettagliati diventano una scelta obbligata.
Adesso vi dico perché vi sto scrivendo e perché dovreste continuare a leggermi.
Mi permetto di darvi la mia visione delle cose secondo una proiezione mentale che a voi forse sfugge. La potete intuire, ma non spiegare, magari è solo una sensazione, che scartate subito.
Sto parlando della “forza lavoro”, di quelli che usano le mani e la schiena. Sto parlando della “spina dorsale” di una Azienda, in poche parole vi sto dicendo che è l’uomo che fa la differenza, l’uomo come risorsa.
E’ di basilare importanza comprendere che, al centro di un tema come quello del prodotto, del profitto e della struttura, deve essere messo l’uomo.
Per questa ragione vorrei soffermarmi sulle mansioni, i ruoli che sono affidati ad ogni persona facente parte di un gruppo di lavoro. Molte aziende danno per scontato che gli uomini che ricoprono responsabilità, sono perfettamente consapevoli dei loro compiti e di cosa ci si aspetta da loro. Poi quando le cose non funzionano come dovrebbero, ne cercano la causa nei loro collaboratori. Un’indagine più accurata ed attenta della cosa ci rivela che spesso coloro che sono a capo di uomini ignorano o conoscono solo in parte quali sono le norme comportamentali dei loro poteri. Non basta informarli verbalmente per renderli capaci e competenti. E’ necessario un controllo direttivo che espone in modo dettagliato i vari punti per qualificare tali persone. Questo permetterebbe loro di far crescere professionalmente gli uomini che sono stati loro affidati. In questo modo si può trarre vantaggio da chi ha competenze direttive per imparare a vivere il quotidiano lavorativo senza paura, diventando una guida per coloro che ci sono affidati.
Ora vi state chiedendo cosa voglio.
Voglio che le persone di responsabilità, ci informino per tempo, di qualsiasi riunione, possibilmente, preparando un programma su quali saranno gli argomenti da trattare.
Voglio che le persone con responsabilità, trattino noi “maestranze” come persone che vengano aiutate a dimostrare il meglio di se stesse, secondo le proprie qualità.
Voglio che noi “maestranze” veniamo incentivate a fare meglio con riconoscimenti economici per i più meritevoli, senza generalizzare sempre. In modo che chi fa bene continui a fare meglio e chi è “negligente” venga aiutato e corretto.
Voglio che le “colpe” di un lavoro “scarso” non venga addossato solo agli “ultimi”, alla parte più “bassa” dell’azienda, alle “maestranze”, ma che venga discusso confrontandoci.
Vi sorprendereste della nostra capacità e della nostra competenza.
Questo voglio!
Noi “maestranze” non abbiamo solo le “mani”, ma anche il cervello ed una dignità.
Non serve farci il famoso e banale “cazziatone” per stimolarci.
Noi siamo persone, non macchine da mettere in moto con un interruttore.
Gli obiettivi da raggiungere non dipendono da facili “discorsetti” pseudo-motivazionali, ma da scelte intelligenti nella collaborazione e nella condivisione.
XXXXXXXX, 7 ottobre 2009
Mi firmo come “maestranza”
Seguono le altre: