Le sacre scritture di Prodi

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@nounou@
00giovedì 2 agosto 2007 14:46
Le lettere di San Paolo, San Pietro e la citazione contestate

LA VERSIONE DI PRODI - Romano Prodi scrive nella lettera al Corriere della Sera: «se non ricordo male, anche San Paolo esorta all'obbedienza nei confronti dell'autorità. Credo che utilizzi l'espressione quoque discolis, a significare che si deve obbedire alle regole dello Stato anche se dettate da «lazzaroni».

LA CONTESTAZIONE DI ALFANO - Il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Angelino Alfano replica: «È vero che nella Lettera ai Romani (Cap. 13 versetti 1-7) San Paolo raccomanda ai cristiani di obbedire all'autorità e di pagare i tributi, ma - dice Alfano - non fa mai cenno ai "lazzaroni"».
«Ma la citazione è sbagliata perchè il versetto in questione si trova nella Prima Lettera di San Pietro al capitolo 2, versetto 18, dove infatti si legge «I servi siano sottomessi con tutta la dovuta riverenza ai padroni, non solo a quelli buoni ed amabili, ma anche a quelli severì (etiam discolis e non quoque discolis, come scrive il premier)».

LA LETTERA DI SAN PAOLO AI ROMANI (Capitolo 13, versetti 1-7)-
«Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.
I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto».

LA PRIMA LETTERA DI PIETRO (capitolo 2, versettI 16-1[SM=g27989] - «Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili».
l.r.

[SM=x1061908]
@nounou@
00giovedì 2 agosto 2007 14:49
San Paolo, lo Stato e gli evasori
«Alle regole si obbedisce pure se lo stato è lazzarone. Così diceva San Paolo» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
Caro direttore,

ho letto con molto interesse la bella e profonda intervista nella quale sul Corriere della Sera di ieri monsignor Bruno Forte ribadisce l'obbligo morale di compiere il proprio dovere di contribuente e la necessità di essere credibile da parte del legislatore che impone le tasse. Tra gli argomenti, porta l'esempio di Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi che potevano chiedere alle loro nazioni sacrifici enormi perché erano credibili. Non ho competenza riguardo a quanto fece Adenauer in Germania, ma posso affermare con sicurezza che anche ai tempi di De Gasperi, durante i quali gli italiani hanno saputo affrontare tanti sacrifici, l'evasione fiscale era in Italia un male diffuso.

Lo era in tutto il Paese e non solo nella categoria dei così detti «profittatori post-bellici. Basta leggere, a questo proposito, gli scritti di Luigi Einaudi. E tutti ricordano ancora, a mezzo secolo di distanza, le violente polemiche contro la riforma fiscale del ministro Ezio Vanoni. La verità è che il problema dell'evasione fiscale ce lo portiamo dietro fin dall'Unità d'Italia ed è questa la ragione principale per cui abbiamo insieme un peso fiscale troppo alto per le persone oneste e un pesante deficit nel bilancio dello Stato. Finché il peso non sarà distribuito equamente fra tutti in proporzione dei loro redditi vi sarà sempre ingiustizia e mancherà all'Italia quel senso di solidarietà che condiziona il progresso di ogni paese moderno. È evidente che il governo sarà in grado di diminuire anche sensibilmente il peso fiscale nello stesso momento in cui diminuirà il livello di evasione. È giusto cercare di capire le ragioni della gente (che spesso di ragioni ne ha tante) ma la responsabilità delle decisioni sui grandi problemi economici e fiscali spetta a coloro a cui è stata democraticamente affidata la responsabilità del governo. E se non si pagano le tasse in modo equo «non si potranno mai aiutare le famiglie che non arrivano a fine mese né gli sposi giovani che non hanno né casa né lavoro stabile».

È evidente che i comportamenti dei governanti e dei legislatori influiscono enormemente sui comportamenti dei cittadini, ma è altrettanto evidente che l'obbedienza alle leggi è la condizione per l'esistenza di ogni convivenza civile. Del resto, se non ricordo male, anche San Paolo esorta all'obbedienza nei confronti dell'autorità. Credo che utilizzi l'espressione quoque discolis, a significare che si deve obbedire alle regole dello Stato anche se dettate da «lazzaroni». È qui in gioco l'esistenza stessa dell'autorità dello Stato, e quindi del bene comune, non tanto le figure dei singoli governanti. È chiaro che noi, chiamati a responsabilità di governo, abbiamo prima di tutto l'obbligo di un comportamento etico irreprensibile (di non essere cioè lazzaroni), ma è altrettanto evidente che non è il singolo cittadino a poter decidere autonomamente quanto deve contribuire alla comunità in cui vive. Credo che questa forma mentis, che, purtroppo ha trovato anche in tempi recenti qualche sponda politica, sia uno degli elementi che hanno impedito alla società italiana di crescere in modo ordinato, all'altezza dei paesi più moderni e più giusti.
Romano Prodi
02 agosto 2007


fonte: Corriere della sera
ALPHACLUB
00giovedì 2 agosto 2007 16:54
Re: San Paolo, lo Stato e gli evasori
Simpatica davvero..... questa presa per i fondelli!
Mi prendo il tempo di farmi una risata, rispondendo immaginariamente al Presidente Romano Prodi, al seguito di questa sua dichiarazione.





Caro direttore,

ho letto con molto interesse la bella e profonda intervista nella quale sul Corriere della Sera di ieri monsignor Bruno Forte ribadisce l'obbligo morale di compiere il proprio dovere di contribuente e la necessità di essere credibile da parte del legislatore che impone le tasse. Tra gli argomenti, porta l'esempio di Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi che potevano chiedere alle loro nazioni sacrifici enormi perché erano credibili. Non ho competenza riguardo a quanto fece Adenauer in Germania, ma posso affermare con sicurezza che anche ai tempi di De Gasperi, durante i quali gli italiani hanno saputo affrontare tanti sacrifici, l'evasione fiscale era in Italia un male diffuso.

Lo era in tutto il Paese e non solo nella categoria dei così detti «profittatori post-bellici. Basta leggere, a questo proposito, gli scritti di Luigi Einaudi. E tutti ricordano ancora, a mezzo secolo di distanza, le violente polemiche contro la riforma fiscale del ministro Ezio Vanoni. La verità è che il problema dell'evasione fiscale ce lo portiamo dietro fin dall'Unità d'Italia ed è questa la ragione principale per cui abbiamo insieme un peso fiscale troppo alto per le persone oneste e un pesante deficit nel bilancio dello Stato. Finché il peso non sarà distribuito equamente fra tutti in proporzione dei loro redditi vi sarà sempre ingiustizia e mancherà all'Italia quel senso di solidarietà che condiziona il progresso di ogni paese moderno. È evidente che il governo sarà in grado di diminuire anche sensibilmente il peso fiscale nello stesso momento in cui diminuirà il livello di evasione. È giusto cercare di capire le ragioni della gente (che spesso di ragioni ne ha tante) ma la responsabilità delle decisioni sui grandi problemi economici e fiscali spetta a coloro a cui è stata democraticamente affidata la responsabilità del governo. E se non si pagano le tasse in modo equo «non si potranno mai aiutare le famiglie che non arrivano a fine mese né gli sposi giovani che non hanno né casa né lavoro stabile».

È evidente che i comportamenti dei governanti e dei legislatori influiscono enormemente sui comportamenti dei cittadini, ma è altrettanto evidente che l'obbedienza alle leggi è la condizione per l'esistenza di ogni convivenza civile. Del resto, se non ricordo male, anche San Paolo esorta all'obbedienza nei confronti dell'autorità. Credo che utilizzi l'espressione quoque discolis, a significare che si deve obbedire alle regole dello Stato anche se dettate da «lazzaroni». È qui in gioco l'esistenza stessa dell'autorità dello Stato, e quindi del bene comune, non tanto le figure dei singoli governanti. È chiaro che noi, chiamati a responsabilità di governo, abbiamo prima di tutto l'obbligo di un comportamento etico irreprensibile (di non essere cioè lazzaroni), ma è altrettanto evidente che non è il singolo cittadino a poter decidere autonomamente quanto deve contribuire alla comunità in cui vive. Credo che questa forma mentis, che, purtroppo ha trovato anche in tempi recenti qualche sponda politica, sia uno degli elementi che hanno impedito alla società italiana di crescere in modo ordinato, all'altezza dei paesi più moderni e più giusti.
Romano Prodi
02 agosto 2007
fonte: Corriere della sera




Egregio sig.r Presidente Romano Prodi.

E' con il massimo rispetto che mi rivolgo a lei, e mi sento direttamente chiamato per forza di cose, in causa.

Quando lei riuscirà in qualche modo a convincere i suoi colleghi parlamentari a discutere sul reddito derivante dal signoraggio, che venga redistribuito a tutti i cittadini, eliminando del tutto dalla filera dei profitti, i suoi esclusivi amici banchieri, allora questo sarà il primo input di dimostrare una volontà dialogativa che la classe politica deve avere nei confronti dei suoi elettori.
Lei non può, nel modo più assoluto, richiedere ai suoi cittadini, di pagare sempre più balzelli, necessari al sostentamento dello Stato Sociale, e permettere ai suoi amici di bankitalia, di continuare a guadagnare cifre da capogiro, solo perchè viene immessa in circolazione la moneta di proprietà del popolo.
Il Deputato Buontempo Teodoro, è stato vergognosamente stoppato, sulla questione, perchè lei sa, in cuor suo, che la classe politica è schiava essa stessa, di questa situazione.

Finchè il profitto derivante dall'uso della moneta, la sua circolazione, che è proprietà del popolo, verrà da voi artatamente ed illecitamente redistribuita solo a chi non ne ha il diritto legale, le entrate volontarie da parte dei cittadini, saranno sempre meno.
Finchè voi non comprenderete che dovete rappresentare l'onestà e la chiarezza, di tutti coloro che dite di rappresentare, sarà Dio stesso che prosciugherà le vostre casse statali, fino a quando non sarete obbligati a raschiare il "fondo del barile".
Invece che pensare a soluzioni come evitare questa "sottrazione indebita" fatta a danno dei vostri elettori e non elettori, voi cosa pensate?

Aumentare ulteriormente e a dismisura i vostri stipendi, con un minimo di 720 € pro-capite.

Vergognatevi!!!

Ci sono persone anziane, che sopravvivono con 420 € mensili, e devono stare tappate in casa, per evitare di consumare le suole delle loro scarpe, per non consumarle e farle durare qualche settimana in più.

Vergogna! Vergogna! Vergogna!

Cosa chiedete voi, ancora?
Che il Vero Cristiano, debba accettare tutte le vostre angherie?
Che diventi sempre più vostro schiavo?

No, Egregio sig.r presidente!
Noi siamo sì sottoposti a voi come autorità, ma se voi stessi disubbidite a Dio, sottoponendo a maltrattamenti oltre il sopportabile, i vostri concittadini, allora Dio stesso non vi approva più e ci autorizza sì ancora a darvi quel poco di risorse Europee, con la vostra tanto decantata moneta unica, ma noi siamo e ci riteniamo liberi di creare una nostra nuova moneta e di gestirla meglio di quanto voi abbiate fatto fino adesso.

Noi siamo stufi, e quindi cominciamo con una nuova emissione, con o senza il vostro consenso, e ai vostri amici banchieri, non li faremo più guadagnare, e anche se continueremo a restiturvi quei pochi Euro, che ancora siamo costretti (ma ancora per poco) ad utilizzare, per non morire di fame, siamo felici che questo stato di cose è in procinto di essere cambiato.

Avrete più poca autonomia, e man mano che la corretta informazione sul Signoraggio, si farà strada fra le persone comuni, voi vedrete il vostro, di potere di acquisto, calare sempre più vertiginosamente verso il basso, affinchè anche voi, capiate e passiate la sofferenza che avete e che ancora continuate ad infliggere, agli onesti cittadini, che fino ad oggi, con i loro voti hanno creduto verso tutti voi politici.

L'8 settembre 2007, per la classe politica, sarà come per le "Torri Gemelle", il vostro crollo!


La saluto con cordialità.

Enrico Frassinetti


=omegabible=
00giovedì 2 agosto 2007 16:55
RE X Nounou
[SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911]
Gran finale: "...ut strunzum sint.."
[SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] omega [SM=x1061912] [SM=x1061912] [SM=x1061912]

Alla faccia del pecorone ...Romano [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061943] [SM=x1061943] [SM=x1061943]
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