LA MOTOBARCA

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Gyanfranco
00lunedì 8 gennaio 2007 08:19
Mi intenerisce profondamente ricordare quel “goffo” natante di legno, di colore bianco e azzurro cielo.
La motobarca, “l’istituzione marinara” che ha trasportato generazioni di persone.
Non solo un mezzo di trasporto, ma una gloriosa barca a motore, che ha segnato indelebilmente lo sviluppo dei trasporti via mare, tra le due sponde brindisine. La via di comunicazione, più corta, tra il porto ed il Casale. La gioia dei più piccoli, il mezzo di trasporto, indispensabile, per i più grandi.
Il divertimento più grande, durante la settimana, era recarsi al porto per osservare l’andirivieni della pesante imbarcazione dalle forme tondeggianti.
Sono certo che, se la motobarca, fosse stata osservata dal Botticelli, egli l’avrebbe ritratta e consegnata all’immortalità.
La motobarca si presentava goffa, pesante, tondeggiante, ma le sue forme ispiravano simpatia. Essa accoglieva dentro di sé circa 50 persone, comprese quelle in piedi. Ogni motobarca, aveva scritto, a mano, sulla prua, con una pennellata incerta, il nome di una donna o di una Santa. Scaramanticamente si preferiva mischiare il sacro ed il profano, per tutelarsi da eventuali disgrazie. La motobarca era completamente costruita in legno. Ogni doga era stata modellata, rifinita a mano e assemblata con la cura e la dedizione dei “maestri d’ascia” d’un tempo. La sua forma ricorda il gozzo norvegese, la differenza è nella sostanza. La motobarca era pesante, poderosa, dava sicurezza; il gozzo è meno pesante, più snello e, apparentemente meno sicuro.
La cabina della motobarca era dotato di un parabrezza a due vetri, sui quali erano montate due spazzole tergicristallo minute, forse erano quelle della “Topolino” ed erano azionate con l’apertura di una valvola rotonda posta all’interno della cabina, in prossimità del timone. Il perimetro della motobarca era allestito con delle panche di legno, sulle quali prendevano posto i passeggeri. La cabina, ampia, era dotata di vetri laterali, che permettevano la visuale sul paesaggio. Il motore era un vecchio diesel sbuffante ed ansimante, ma, nonostante il limite ha sempre svolto egregiamente il suo lavoro. Dal vano motore, posto a poppa, si sprigionava un calore che confortava l’inverno, ma che “scioglieva” l’estate. I miasmi di gasolio saturavano tutto l’ambiente, obbligandoci ad inspirare “boccate di gasolio”. Il perimetro esterno della motobarca era circondato da una stretto passaggio, che permetteva, agli addetti, di potersi spostare da prua a poppa per le normali operazioni di approdo o di salpo.
Sul tetto della cabina sventolavano piccole bandiere, quella Italiana e quella del Comune di Brindisi. Vicino le bandiere erano visibili “le trombe” per avvisare gli altri natanti. Lungo i fianchi della motobarca erano appesi copertoni, utilizzati, di auto, impiegati come respingenti, per proteggere il fianco, durante l’approdo con mare mosso o per una manovra errata. Sulla punta era visibile o un pezzo di copertone. a difesa della prua, o un enorme agglomerato di corda intrecciata, pesante. Posso definirla un’opera d’arte, completamente fatta a mano, che arricchiva la dotazione primitiva della motobarca. I siciliani addobbavano i loro carretti, noi le nostre motobarche. Sulla plancia di manovra erano visibili due o tre manometri, le foto dei Santi, quelle della moglie e dei figli.
L’equipaggio era composto da due persone: il comandante al timone e il secondo all’ormeggio ed ai biglietti. Ricordo che sul porto, si prendeva vicino “alle Sciabbiche”, c’era un ristorante vicino e di fronte c’è il villaggio dei pescatori. Le peculiarità più evidenti, degli addetti alla motobarca, erano le seguenti: disponibilità ad aiutare donne e uomini anziani e farli accomodare, aiutare chi aveva la bicicletta ad assicurarla ai ganci esterni alla motobarca, parlata brindisina, gestualità marcata. Comprendevo l’importanza dei loro discorsi o il loro disappunto, dai toni usati su ogni parola. Incredulità, scetticismo, stupore, apprezzamento. Pochi sono in grado di far comprendere queste cose, usando solo i diversi toni delle parole. Durante la pausa, di pochi minuti, tra una corsa e l’altra, venivano “sfoderati” due enormi forme di pane casereccio, avviluppati nella classica carta del pane, che trasudava olio. L’imbottitura era visibile, perché si ergeva di circa 8-10 centimetri sullo strato sottostante del pane. L’enorme strato era di pomodori, con origano, sale, in un laghetto di olio extra vergine di oliva. Il profumo di quei due enormi “panini” saturò l’ambiente, stimolando in ogni passeggero un eccesso di salivazione e uno “appetito indotto”. Il bigliettaio tirò fuori dalla sua borsetta di tela, con su impresso il logo dell’Alitalia, una bottiglia di vetro trasparente, di circa mezzo litro. Il colore del contenuto mi suggerì immediatamente che quello era vino. Estrasse il tappo di sughero che, gemendo, venne via. Versarono il contenuto freddo in due bicchieri capienti e tra un morso e l’altro innaffiarono il tutto con il vino. Divorarono quei due pani ed ingollarono il mezzo litro di vino in meno di cinque minuti. Arrivò dunque il momento di partire, si mollarono gli ormeggi, il “pilota” suonò le trombe, ad informare che la motobarca stava partendo ed iniziò la manovra di allontanamento dalla banchina. Iniziava la vera festa dei bambini. La gioia era incontenibile nel vedere la pesante barca sbuffante “tagliare” il mare increspato. Sulla chiglia era udibile lo sciabordio delle onde, mentre le persone osservavano dagli “oblò il paesaggio che mutava, in relazione alla distanza dalla banchina, che aumentava lentamente.
Era domenica, ed io, mio fratello e mio nonno stavamo andando, per poche ore, a S. Apollinare. Incarico che, anche se faticosamente, veniva assolto dal nonno paterno, classe 1894, buonanima. Nonostante gli anni, egli assolveva al compito di padre putativo con tutto l’amore di cui era capace. L’ansia era irrefrenabile, il nonno permetteva “l’esplorazione” della motobarca, anche se, con discrezione, non ci perdeva mai di vista.
Sul naso gli occhiali da vista, intento nella lettura dell’Unità, si dilettava a lanciare sguardi fugaci alle belle donna salite a bordo e che andavano anch’esse in spiaggia.
Per vedere quant’è bella Brindisi, bisogna prendere la motobarca e fare il giro completo del porto. Si narra che, il fantasma di un uomo, morto giovane, si aggiri per le vie di Brindisi, errando senza pace e, nelle giornate invernali, quando c’è tramontana, si ode la sua voce lontana, che racconta, ai passanti frettolosi, la vita della motobarca di legno e dell’ultima corsa fatta, prima di essere legata ad una boa e lasciata morire senza onore, tra gli sguardi indifferenti della gente.
[SM=x1061975] [SM=x1061969] [SM=x1061951] [SM=x1061919]
=omegabible=
00lunedì 8 gennaio 2007 23:06
re
A Gianfrà,io mi sento metà di quella barca; se tu ti senti l'altra metà sai cosa facciamo? Prendiamo un pò di mastice,incolliamo le due parti e andiamo a fare le nostre escursioni in questo forum,da un post ad un altro!!!!
Ci stai? Con affetto e simpatia omega [SM=x1061944] [SM=x1061971] [SM=x1061969]
Gyanfranco
00martedì 9 gennaio 2007 15:29
Caro Amico Omega
Ti ringrazio veramente per le tue belle parole. Sono contento che ti sia piaciuto questo racconto "strano".
In relatà ognuno di noi è una motobarca per metà. Ho voluto raccontare da adulto, i ricordi di un bambino e della nostalgia di quelle giornate di quiete, di pace, di serenità, di speranza che c'erano agli inizi degli anni 60.
Grazie di tutto Omega e, sappi, che sarà un vero piacere poter essere metà della tua motobarca in questa vita.
Con grande affetto
[SM=x1061967] [SM=x1061971] [SM=x1061919] [SM=x1061975]
@irias@
00martedì 9 gennaio 2007 21:51
ciao Gianfranco,
perchè non costruiamo una motobarca virtuale e ci saliamo tutti su? A te l'onore di scrivere sulla prua con una pennellata il nome di una donna o di una santa
Siria [SM=x1061919]
Gyanfranco
00mercoledì 10 gennaio 2007 09:47
Ciao Siria!
Sembrerà strano, ma stiamo già costruendo la motobarca, ognuno di noi sta costruendo un pezzo di questa imbarcazione, ogni giorno, nella sua vita e su questo Forum.
Non ho dubbi sul nome che dovrà avere questo meraviglioso natante: il tuo...
Un fantabacione! [SM=x1061969] [SM=x1061971] [SM=x1061967] [SM=x1061919] [SM=x1061975]
helenhelen
00martedì 30 gennaio 2007 13:55
Gianfranco scrive;

''Durante la pausa, di pochi minuti, tra una corsa e l’altra, venivano “sfoderati” due enormi forme di pane casereccio, avviluppati nella classica carta del pane, che trasudava olio. L’imbottitura era visibile, perché si ergeva di circa 8-10 centimetri sullo strato sottostante del pane. L’enorme strato era di pomodori, con origano, sale, in un laghetto di olio extra vergine di oliva. Il profumo di quei due enormi “panini” saturò l’ambiente, stimolando in ogni passeggero un eccesso di salivazione e uno “appetito indotto”. Il bigliettaio tirò fuori dalla sua borsetta di tela, con su impresso il logo dell’Alitalia, una bottiglia di vetro trasparente, di circa mezzo litro. Il colore del contenuto mi suggerì immediatamente che quello era vino. Estrasse il tappo di sughero che, gemendo, venne via. Versarono il contenuto freddo in due bicchieri capienti e tra un morso e l’altro innaffiarono il tutto con il vino.''


Questro stralcio è un quadro, la sequenza di un film d'autore,
l'emblema della dieta mediterranea [SM=x1061917]
questo è un complotto contro la mia dieta [SM=x1061928]
[SM=x1061918]
SMACK





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