Individualità o Collettività?

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La Primula Rossa
00sabato 24 novembre 2007 16:58
Io ho scelto la "collettività".
La Primula Rossa
00sabato 24 novembre 2007 17:07
parliamonepino
00domenica 25 novembre 2007 13:02
Caro Primula,

La domanda che poni non è corretta nella formula, perchè si presta a molte interpretazioni.

Spesso, quando si rimane in "superficie", si travisano i significati, a volte si dicono le stesse cose in modi diversi, a volte, pur dicendo le stesse cose, intendiamo due linee di pensiero.

La "collettività" può essere intesa come la "somma di individui" o come l'annullamento di personalità individuali per far posto ad una forma di omologamento mentale.

L'argomento è lungo e complesso e non penso sia il caso di approfondire ma solo di dare degli spunti di riflessione.

In tutti i sistemi totalitari, l'obiettivo finale è lo scioglimento dell'individualità e ciò corrisponde al detto: "PORTARE IL PROPRIO CERVELLO ALL'AMMASSO".

Tutti i sistemi totalitari affermano che, il proprio intento, dal punto di vista etico/spirituale, abbia un elevato valore, in quanto distoglie l'individuo da un eccesso di egocentrismo, ma di fatto lo pietrifica e lo paralizza.

Chi ha detto che essere egocentrici o egoisti è sbagliato?

Cristo ha detto di amare il nostro prossimo come noi stessi , non di farci annullare nella personalità, snaturando le nostre inclinazioni caratteriali e genetiche.

L'individuo si deve affermare in quanto tale "rispetto alla collettività", non autosopprimendosi nella personalità.

L'individualità è la sola e certa realtà primaria, e pertanto irrinunciabile.

E' vero che l’uomo per natura è un "animale" sociale: ha bisogno di stare in un gruppo, in una "collettività", per soddisfare alla meglio i suoi bisogni.
Questo non vuol dire che cessa di essere individualista.
Senza questa prerogativa nessun essere vivente potrebbe sopravvivere.

Allora dove sta la verità?

Nel giusto equilibrio tra socialità e individualità, o meglio verso una socialità finalizzata ad un più vantaggioso egoismo.

Un branco di cani sa difendersi da un leone, ma riesce anche a sopraffarlo.

In questi casi può succedere che qualche cane ne esca mal concio o che resti ucciso.

Ma il gruppo è potuto sopravvivere.

Ma l'uomo non fa parte degli animali!

Certo, un individuo perché sia disposto a sacrificarsi per la riuscita dell’impresa occorre che si senta parte integrante del gruppo, della collettività.

Il che significa che partecipa pienamente a tutte le attività del gruppo e ne gode tutti i benefici insiemi agli altri.

Ma qui si parla di socialità, non di una collettività religiosa!!!

La fede, la religiosità, l'inclinazione spirituale, sono un fenomeno individuale e non collettivo, la crescita interiore è un cammino individuale, che si può confrontare con altri individui, ma rimane la scelta del SINGOLO.

Nelle Aziende, nelle organizzazioni ospedaliere o politiche o militari o sportive, invece, è importante il gioco di squadra, il team, il gruppo, la collettività. In questo caso, spesso si sacrifica la propria individualità!

La fede, la scelta religiosa, non è una Azienda, non ha bisogno di di gruppi, noi abbiamo bisogno della "collettività mondiale" di tutti gli uomini, non abbiamo bisogno di gruppi.

Il nostro "prossimo" non è un gruppo, è semplicemente l'essere umano.

Il fatto, caro Primula, che citi il film "300" (bel film), per dimostrare la tua abnegazione verso un gruppo contro il resto del mondo, non rientra nell'insegnamento cristiano.
Leonida I disse: "non indietreggio e non mi arrendo", è molto bello da un punto di vista di convinzione e di posizione personale, come linea di condotta. In questo caso, l'eroe Leonida I, muore per difendere un ideale.

Molti anni fa, rispondendo ad un politico estremista, che mi disse: "meglio un eroe morto, che un cane vivo", risposi: "meglio una pecora viva".

Il nostro compito non è di combattere il "nemico" uomo, il nostro combattimento non è contro persone in carne e ossa, ma contro spiriti senza corpo, contro potenti esseri diabolici, contro gli spiriti maligni che sono nel mondo invisibile dello spirito. (Ef. 6:12)

Nessuno ci ha comandato di giudicare o di fare delle "battaglie", grazie a Dio, la vendetta non ci appartiene.

Un abbraccio cristiano
Pino







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