GEOVA TENTATO DA SATANA – 2° INTERVENTO IN RISPOSTA AI TDG

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Adriano Baston
00sabato 9 ottobre 2010 21:40
Nell’analisi condotta dal sig. “L’apostolo" (e compagni), che riguarda la tentazione di satana a Dio, egli non si è accorto, proprio perché condotta a lume di candela, che con i passi scritturistici, da lui citati, ha fatto di ogni erba un fascio.

Le Scritture ci dicono che c’è tentazione e tentazione, gelosia e gelosia. Esse rendono chiaro, che vi è la tentazione di Dio, la tentazione dell’uomo e la tentazione di satana.

Vi è la gelosia di Dio, quella dell’uomo e, sottintesa, quella di satana.

Questi passaggi scritturistici, pur avendo in comune i termini, sono compresi diversamente dal contesto, nel quale appare il termine (tentazione).

Il discorso del sig. “L’apostolo”, “intellettuale della domenica” sera, non mi ha per nulla sorpreso. E’ il tentativo penoso di cercare, secondo i dettami dei suoi padroni, l’armonizzazione delle Scritture.

Si tratta di uno sforzo inutile, perché tra la tentazione di satana a “Geova” e quella fatta a Gesù uomo, la contraddizione non viene vanificata, ma essa rimane profonda.

Spesso, nelle scritture siamo in presenza di passi dove si dice che Dio tenta l’uomo: “Ora, dopo queste cose, Dio tentò (epeirazen) Abramo” (Gen. 22:1; vers. Settanta). Cioè Dio “tentò” o mise alla “prova” la fede di Abramo. In diverse situazioni è detto che Dio “tenta” o mette alla “prova” il suo popolo, vedi per esempio Es. 16:4 circa il provvedimento divino “…perché io lo metta alla prova” (“tentare” –Settanta-).

Anche l’uomo “tenta” o mette alla “prova” Dio. Si osservi Es. 17:1-7 dove viene riportato: “Perché mi insultate e perché tentate (epeirazete) il Signore” (Settanta). E in quel luogo della contestazione fu posto il nome di Massa = peirasmos, “tentazione” o “prova”. In diverse occasioni, viene segnalato, nelle Scritture, che il popolo ebraico “tenta” o mette alla “prova” Dio. Questo vuol dire che i due termini sono sinonimi. Mettere alla “prova” significa “tentare” o viceversa.


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Adriano Baston
00sabato 9 ottobre 2010 21:40
Passiamo ora a Giac. 1:13-14, che dice: “Nessuno che venga tentato dica <<Sono tentato da Dio>>; perché Dio, che non viene tentato non tenta nessuno. Ciascuno, piuttosto, è sedotto dalla propria concupiscenza.". Si osservi la frase: “Dio non viene tentato dal male”. Questo discorso mette Giacomo in antitesi con la cultura ebraica del Vecchio Testamento, che, come abbiamo visto, Dio, invece, viene tentato.

E ancora, Dio a: “sua volta non tenta nessuno”. Detto pensiero, viene a trovarsi in conflitto con II Sam. 24:1, che afferma: “L’ira di Jahvéh si accese di nuovo contro Israele ed egli incitò Davide contro di loro dicendo: <<va e fai il censimento>>. Questo passo sarà poi contrastato da I Cron. 21:1, allo scopo di eliminare il pensiero espresso di Samuele. Ma quale operazione compie il corpo direttivo con il passo di II Sam. 24:1? Ecco la nobile opera degli onesti traduttori spinti dalla “forza attiva”: <<e l’ira di Geova si accese di nuovo contro Israele quando uno incitò Davide contro di loro, dicendo: “va fa il conto di Israele e di Giuda”>>. Ma se al posto di quell’ “UNO”, che è una aggiunta settaria al testo, per far credere al testimone di Geova comune che si tratta di Satana, allo scopo di armonizzarlo con I Cron. 21:1, ma che riguarda, invece, la tentazione di Satana.

Se avessero tradotto coerentemente, invece di metterlo in nota, il pronome “egli” l’avessero posto nel testo come giustamente doveva risultare, avremmo così la corretta traduzione: “e l’ira di Geova si accese di nuovo contro Israele quando egli (cioè Geova) incitò Davide contro di loro”. In I Cron. 21:1, sullo stesso episodio, che riguarda il censimento, a incitare il popolo non è Geova, ma Satana. Quello dei testimoni di Geova è un tentativo maldestro di armonizzazione, non nuovi, in queste operazioni, purtroppo!

La frase di Giacomo: “…ciascuno piuttosto… è sedotto dalla propria concupiscenza.”. L’autore della lettera, come esclude la tentazione di Dio, implicitamente esclude anche quella di Satana e si mette in una posizione diversa da quella di Paolo che diceva: “Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente per dedicarvi alla preghiera e poi ritornare di stare insieme perché Satana non vi tenti nei momenti di passione”. (I Cor. 7:5; vedi anche I Tess. 3:5). Si noti che non è la “passione” a tentare, come nel caso di Giacomo, ma Satana la causa della tentazione. Però, tutto questo, non esclude che Giacomo non sapesse che pure Satana non sia seduttore per eccellenza, ma lo vanifica nel passo citato, in contrasto al pensiero di Paolo.

Come si può notare, ci sono tentazioni e tentazioni ed è lo stesso contesto che stabilisce la natura del loro significato che appare anche dall’azione di Dio in Atti 5:9, un’azione antico-testamentaria della tentazione di Dio.


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Adriano Baston
00sabato 9 ottobre 2010 21:41
Pure, per quanto riguarda la tentazione da parte dei giudaizzanti a Dio, in Atti 15:10 in cui si narra che questi volevano imporre agli etno-cristiani il giogo della legge di Mosè contro la volontà di Dio.

Il significato di tutte queste tentazioni, cosa possono avere in comune con il fatto che Satana “induce Geova” a scagliarsi contro l’innocente Giobbe?

Lo sforzo pietoso di cercare di armonizzare le Scritture, come è in uso fare da parte del corpo direttivo, è l’atteggiamento tipico dell’apostata e della setta.

Il testo che è considerato sacro dai cristiani non va né ritoccato né cambiato anche là dove si potrebbero riscontrare contraddizioni e anomalie. L’idea peregrina che la Bibbia sia stata dettata da Dio al profeta va incontro a numerose difficoltà se non si tiene conto che essa è anche parola dell’uomo.
La composizione, la tramandazione e le varie fonti, dalla quale essa proviene tratta un discorso complesso, di non facile risposta chiara ed esauriente dai documenti disponibili.

Il discorso semplicistico geovista, che la Bibbia sia tutta parola di Dio, non trova nessuna ragione di essere a fronte di racconti che mettono Dio a boia di esseri umani, soprattutto di innocenti bambini: è una immagine blasfema di Dio!

Su questo dobbiamo dare ragione al grande filosofo Bertrand Russell che leggendo certi passi delle Scritture disse il “perché non sono cristiano”!

La Chiesa cristiana, sin dalle sue origini, accetta che ci siano quattro vangeli, pur riconoscendo le differenze esistenti fra loro e accetta pure che nelle varie lettere apostoliche ci siano, anche in queste, delle differenze. Ma, pur tuttavia, rimane il suo fondamento che è Cristo.

I tentativi di cercare di armonizzare tutto ciò, è stata la manovra di apostati come Marcione. Ciò avvenne anche da parte di Taziano, divenuto apostata, il quale si impegnò nell’impresa di formare dei 4 vangeli, un unico vangelo con la sua opera il Diatessaron (armonia) per dare ad essi un assetto corretto ed armonico. Ma si tratta sempre di settari!

L’incitare “Geova” a gelosia, da parte dei cristiani di Corinti, non esiste nessuna relazione con incitare “Geova” da parte di Satana, sono comuni i termini, ma non la fonte, in quanto è il contesto che lo decide.

Il caso di Giobbe, si differenzia sostanzialmente, da tutti i casi, che i nostri “intellettuali della domenica” sera vogliono a tutti costi accostare ad esso.

L’incitamento da “Geova” non nasce da un errato comportamento di Giobbe, ma da un suo avversario che lo “induce” ad intervenire per mettere alla “prova” la fedeltà di un innocente, con un intervento inaudito di disgrazie: la rovina della sua famiglia, delle sue proprietà e un danneggiamento crudele alla sua stessa persona. “Geova” e satana si barattano, cioè si accordano scommettendo sulla fedeltà e integrità di Giobbe. In effetti, questa è la verità che ci propone il racconto. Ed è proprio lo stesso “Geova” che si pone come avversario di fronte a Giobbe; è lo stesso “Geova” che lo consegna nelle mani del suo carnefice, pur “sapendo” che era un uomo innocente, proprio dall’affermazione stessa: “mi hai incitato contro di lui senza motivo”.

E’ evidente, quindi, che il lavoro di accostamento degli episodi evidenziati dai “Nostri” (arrivano i nostri!), del termine incitare al fatto di Giobbe, non si fa altro che cadere nel ridicolo!


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Adriano Baston
00sabato 9 ottobre 2010 21:42
Al di là di tutti i freddi calcoli e le analisi teologiche che si possono congetturare, la contraddizione fra la tentazione di Gesù uomo, narrata nei vangeli, e la tentazione di “Geova”, quale spirito, in Giobbe, rimane ed è profonda.

Quello di Giobbe, è un racconto popolare di quel tempo, che il poeta compose in meravigliosi versi, arricchito poi, di altro materiale, dalla tradizione post-esilica, allo scopo di cercare di dare una risposta al dolore che regna sul mondo.

Si tratta, tra l’altro, di uno dei capolavori letterari dei più grandi della letteratura di tutti i tempi.

L’autore del poema ha voluto raccontarci la fedeltà di un uomo piagato da Dio che, nonostante tutto il male e la sofferenza gli rimane fedele.

Nello stesso tempo, è il dramma tragico della sofferenza di un popolo, il popolo ebraico, nostro fratello maggiore.
Giobbe interroga sulla sopportazione del male, ci interroga sull’ingiustizia e sul dolore che ha sempre caratterizzato questo mondo.

Il grido di Giobbe, che invoca giustizia sembra non trovare sbocco se non quello di rifugiarsi tra i morsi del suo dolore.

Per quanto egli si sforzi di capire il motivo per cui Dio gli è avverso, non trova ragione alcuna che risponda alla sua agonia. Chiede giustizia, ma nessuna teodicea è presente, vive solo la sua disfatta di fronte all’onnipotenza di Dio che lo schiaccia.

Con il libro di Giobbe siamo alla presenza dell’insondabile mistero dell’agire di Dio nella storia della sofferenza umana. Un Dio che di fronte alle immani tragedie umane, rimane nascosto ed inquieta, di conseguenza, l’uomo.
Alla fine, a seguito di tutta questa sofferenza umana, non rimane che un enorme interrogativo: Perché?

Innumerevoli sono gli studiosi che si sono occupati dello studio del libro di Giobbe, e uno di questi, di grande competenza analitica, è lo scienziato C. G. Jung, che affronta lo studio di Giobbe sotto il profilo psicologico (non teologico),
Il problema suscitato dal racconto narrato nel libro in questione.
Ecco un passaggio significativo sul senso delle parole di Giobbe, che dicono: “Comprendo che tu puoi tutto e nessuna cosa è impossibile per te”, che invito gli amici testimoni di Geova, a riflettere seriamente:

11mo Vol. “Psicologia e religione” edito da Bollati e Boringhieri 2000 (Carl G. Jung), pagg.360-361


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Adriano Baston
00sabato 9 ottobre 2010 21:43

Questo è il risultato della fedeltà di Giobbe, dopo la scommessa tra Dio e satana, che nessuna ricompensa non potrà mai colmare né rispondere alla perdita dolorosa subita da parte degli scommettitori.

Infine, tutti gli sforzi compiuti dagli “intellettuali della domenica” sera di cercare una risposta alla tentazione di Geova, non reggono il confronto. Dispiace!

Accontentando Il sig. Buon Spirito

Con tanti saluti a tutti

“Un baston tra le ruote”

Alla prossima
Adriano Baston






parliamonepino
00mercoledì 13 ottobre 2010 23:18
Ho informato l'amico Adriano, di quanto ha scritto, su un forum di tdG, un certo "L'Apostolo" (non registrato).

In attesa della sua risposta, mi permetto di fare una mia prima considerazione.

Il fatto che, "L'Apostolo" (non registrato), non si identifica, non è un atto di umiltà. Uno che non si rivela cercando di dare spiegazioni sul suo credo, ha tre significati:

1) terrore di fare brutta figura

2 insicurezza

3) traditore della sua fede, per cui vigliacco

Oltre a non rispondere a nulla di quanto ha riportato Adriano Baston, citando Scritture sollevate da un contesto semantico spirituale, si cimenta in una serie di interpretazioni partorite da una mente imprigionata e in preda a deliri privi di logica.

Ma questo sig. anonimo "L'Apostolo" raggiunge il suo dissennato e balordo ragionamento con quanto riporto qui sotto:


ovviamente è Dio il giudice che concederà o meno questa cosa. Ma Dio si è servito di nazioni pagane e re pagani per punire il suo popolo, così come si servirà del sistema di Satana per distruggere Babilonia la Grande...in armonia con proverbi 16:4 su citato. Sì Geova non può essere tentato, ma addirittura Egli usa il tentatore per adempiere il suo scopo.....

L' Apostolo
[Non Registrato]



In pratica, il nostro amico (L'Apostolo), afferma che Dio è uno spietato assassino, che usa persino il "tentatore" per compiere ogni sorta di male. Dio permette, Dio lascia fare, Dio fa distruggere, Dio concede di fare il male. Perchè? Per "adempiere il suo scopo".

Mi chiedo:

Come è possibile che ci sono persone che leggono la Bibbia come se fosse un libro dell'orrore?

Fino dove può arrivare l'insensatezza e il più sconclusionato pensiero di certi anonimi personaggi?

Sono uomini ignoranti, privi di una cultura cristiana, che sproloquiano sulla Bibbia senza conoscerne il vero senso.

Ma non è finita!

Questo estratto di demenza teologica, dopo aver scritto il suo pezzo smanioso di dimostrare che Dio è vendicativo, sanguinario, feroce, pensando di dimostrare di essere un perfetto esempio di "cristiano" testimone di Geova, continua a scrivere:


D'altronde dico: Cosa possiamo aspettarci da chi è passato a militare con la Cristianità, fra coloro che credono che Dio faccia morire di tumore una mamma a 30 anni lasciando
i suoi bambini qui sulla Terra perchè Dio voleva un altro angelo o stella su nel Cielo? O che abbia voluto rendere partecipi delle sue sofferenze gli abruzzesi nella settimana di
Pasqua massacrandoli con un terremoto? Cosa vogliamo aspettarci da chi lascia Geova per idoli senza anima?



Grande esempio di zelo cristiano!!!! L'atteggiamento del "giustiziere" verso persone che, secondo "L'apostolo", meritano il suo disprezzo e la sua condanna, ben rappresentando il Dio del Vecchio Testamento, esaltando la sua persona a elevata posizione di favore.

Questo è il prodotto del fanatismo estremo di menti ormai catturate dall'idolatria di un credo umano, basato sui numeri, sulle date, sulla paura, e sul profitto.

In attesa di una replica da parte di Adriano,
Saluto tutti
Pino lupo

[SM=g2093951]




parliamonepino
00giovedì 14 ottobre 2010 15:13

13/10/2010 17.38
L' Apostolo
[Non Registrato]
D' altronde dico: Cosa possiamo aspettarci da chi è passato a militare con la Cristianità, fra coloro che credono che Dio faccia morire di tumore una mamma a 30 anni lasciando
i suoi bambini qui sulla Terra perchè Dio voleva un altro angelo o stella su nel Cielo? O che abbia voluto rendere partecipi delle sue sofferenze gli abruzzesi nella settimana di
Pasqua massacrandoli con un terremoto? Cosa vogliamo aspettarci da chi lascia Geova per idoli senza anima?




14/10/2010 0.12

Nulla ,non c'è da aspettarsi nulla.....assolutamente nulla.

Aggiungo che non credo affatto che sia farina del suo sacco..........credo piuttosto che anche chi propone questi studi.....sia strumento di quel cattolicesimo becero che brucerebbe gli eretici nelle pubbliche piazze.

Saluti.
Gladio



Assistiamo al festival di coloro che sono infarinati da una cultura in antitesi al messaggio cristiano, zoticoni nello spirito, adatti solo a vendere riviste per fare carriera in una casa editrice che ha scopiazzato dai testi della Chiesa.

Invece di controbattere con argomenti a dimostrazione di una competenza teologica, si limitano a inveire, senza documentare nulla, contro chi sistematicamente li smaschera.

Gladio, l'ennesimo fenomeno di fede geovista (una fede "militare", la sua), continua a mettersi al posto di Dio, nel giudicare, condannare, discriminare e accusare, sapendo di non essere in grado di sostenere la propria fede e la propria posizione religiosa, in quanto trasuda della più profonda ignoranza biblica.

Pensate se Gesù Cristo avresse approvato un suo sedicente seguace con il nick "Gladio"!

Saluti
Pino Lupo

[SM=g2093951]






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