DISABILITA' E CARCERI

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(Riccardo Castagneri)
00mercoledì 29 dicembre 2010 14:53
L’Osservatorio permanente sulle morti in carcere ha denunciato la morte di un detenuto nel carcere di Sanremo, ieri 28 dicembre 2010.

Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2011, era un detenuto particolare, invalido al 100%, soffriva di gravi disturbi mentali, epilettico e parzialmente paralizzato, pesava 186 chili.

Non bastasse, la sua capacità di comprensione era paragonabile a quella di un bambino di tre anni.

Il regime carcerario probabilmente non era la struttura più idonea per Fernando, che già alla vigilia di Natale aveva accusato un malore, campanello d’allarme non sufficiente a smuovere anime e apparato burocratico.

Francesco era detenuto perchè colpevole di piccoli reati, reati che certamente non si rendeva conto di commettere.

Sono oltre cinquecento i disabili gravi e malati psichiatrici in stato di detenzione carceraria, un’emergenza nell’emergenza, aggravata dal sovraffollamento e dalle condizioni, a volte disumane, in cui versano gli istituti di pena.

Diventa difficile associare la prigione alla disabilità, non se ne parla mai.

Così si è portati a credere che i malati non possano finire dietro le sbarre, invece non è così: non c’è incompatibilità tra malattia mentale, disabilità e carcere.

La Corte Europea ha recentemente condannato l’Italia a risarcire con 10 milioni di euro Franco Scoppola, detenuto disabile che chiedeva, inascoltato, di essere trasferito dal Regina Coeli ad una struttura più idonea.

Secondo l’Europa, l’Amministrazione penitenziaria avrebbe violato l’art. 3 della Convenzione europea, che recita “Nessuno può essere sottoposto a tortura o a pena e trattamenti inumani e degradanti”.

Una sola riflessione, oltre che a trovarsi di fronte a palese violazione della Carta Costituzionale, se la maggioranza dei detenuti italiani seguisse la strada intrapresa da Franco Scoppola, forse non basterebbe una finanziaria aggiuntiva per risarcirli.

Riccardo Castagneri


Kalos52
00mercoledì 29 dicembre 2010 20:54
Re:
(Riccardo Castagneri), 29/12/2010 14.53:

L’Osservatorio permanente sulle morti in carcere ha denunciato la morte di un detenuto nel carcere di Sanremo, ieri 28 dicembre 2010.

Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2011, era un detenuto particolare, invalido al 100%, soffriva di gravi disturbi mentali, epilettico e parzialmente paralizzato, pesava 186 chili.

Non bastasse, la sua capacità di comprensione era paragonabile a quella di un bambino di tre anni.

Il regime carcerario probabilmente non era la struttura più idonea per Fernando, che già alla vigilia di Natale aveva accusato un malore, campanello d’allarme non sufficiente a smuovere anime e apparato burocratico.

Francesco era detenuto perchè colpevole di piccoli reati, reati che certamente non si rendeva conto di commettere.

Sono oltre cinquecento i disabili gravi e malati psichiatrici in stato di detenzione carceraria, un’emergenza nell’emergenza, aggravata dal sovraffollamento e dalle condizioni, a volte disumane, in cui versano gli istituti di pena.

Diventa difficile associare la prigione alla disabilità, non se ne parla mai.

Così si è portati a credere che i malati non possano finire dietro le sbarre, invece non è così: non c’è incompatibilità tra malattia mentale, disabilità e carcere.

La Corte Europea ha recentemente condannato l’Italia a risarcire con 10 milioni di euro Franco Scoppola, detenuto disabile che chiedeva, inascoltato, di essere trasferito dal Regina Coeli ad una struttura più idonea.

Secondo l’Europa, l’Amministrazione penitenziaria avrebbe violato l’art. 3 della Convenzione europea, che recita “Nessuno può essere sottoposto a tortura o a pena e trattamenti inumani e degradanti”.

Una sola riflessione, oltre che a trovarsi di fronte a palese violazione della Carta Costituzionale, se la maggioranza dei detenuti italiani seguisse la strada intrapresa da Franco Scoppola, forse non basterebbe una finanziaria aggiuntiva per risarcirli.

Riccardo Castagneri






probabilmente fernando Paniccia era una figura metaforicamente "scomoda ed ingombrante"; forse non ha avuto avvocati disposti a lottare per far valere i suoi diritti e, dolorosamente, con molta probabilità, l'opinione pubblica nemmeno sa della sua esistenza, mentre la stragrande maggioranza dei "consumatori di panettore e spumante" continuerà a vivere ignorando perfino la sua morte.

A volte si dice che i disabili, ad esempio, nel mondo del lavoro, siano una categoria protetta!?!

Protetta da che???

Ho saputo che le ferrovie dello Stato consentono di viaggiare "gratuitamente" ai disabili che possiedono una disabilità del 100% e con accompagnamento.!!!

Complimenti.!!!

Visto che è data tale opportunità a chi non può goderla, potrebbero Le FFSS estendere il privilegio anche ai defunti, con bara al seguito?

Scusa Riccardo, la parentesi d'amara ironia.

E ti ringrazio perchè sono le persone come te e come Pino che con i continui interventi d'informazione permettono alla società di non sprofondare nell'indifferenza più totale.

Kalos
[SM=g1660862]

@nounou@
00giovedì 30 dicembre 2010 21:24
Re:
(Riccardo Castagneri), 29/12/2010 14.53:

L’Osservatorio permanente sulle morti in carcere ha denunciato la morte di un detenuto nel carcere di Sanremo, ieri 28 dicembre 2010.

Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2011, era un detenuto particolare, invalido al 100%, soffriva di gravi disturbi mentali, epilettico e parzialmente paralizzato, pesava 186 chili.

Non bastasse, la sua capacità di comprensione era paragonabile a quella di un bambino di tre anni.

Il regime carcerario probabilmente non era la struttura più idonea per Fernando, che già alla vigilia di Natale aveva accusato un malore, campanello d’allarme non sufficiente a smuovere anime e apparato burocratico.

Francesco era detenuto perchè colpevole di piccoli reati, reati che certamente non si rendeva conto di commettere.

Sono oltre cinquecento i disabili gravi e malati psichiatrici in stato di detenzione carceraria, un’emergenza nell’emergenza, aggravata dal sovraffollamento e dalle condizioni, a volte disumane, in cui versano gli istituti di pena.

Diventa difficile associare la prigione alla disabilità, non se ne parla mai.

Così si è portati a credere che i malati non possano finire dietro le sbarre, invece non è così: non c’è incompatibilità tra malattia mentale, disabilità e carcere.

La Corte Europea ha recentemente condannato l’Italia a risarcire con 10 milioni di euro Franco Scoppola, detenuto disabile che chiedeva, inascoltato, di essere trasferito dal Regina Coeli ad una struttura più idonea.

Secondo l’Europa, l’Amministrazione penitenziaria avrebbe violato l’art. 3 della Convenzione europea, che recita “Nessuno può essere sottoposto a tortura o a pena e trattamenti inumani e degradanti”.

Una sola riflessione, oltre che a trovarsi di fronte a palese violazione della Carta Costituzionale, se la maggioranza dei detenuti italiani seguisse la strada intrapresa da Franco Scoppola, forse non basterebbe una finanziaria aggiuntiva per risarcirli.

Riccardo Castagneri






mi dispiace per Francesco..pace all'anima sua..mi dispiace che il sistema carcerario sia in grave difficoltà e a rimetterci siano persone come lui..
mi dispiace che pedofili..ladri..politici corrotti non sappiano nemmeno cosa significa fare il carcere..
una preghiera per questo ragazzo.. [SM=g27998]
parliamonepino
00sabato 1 gennaio 2011 16:50
Molti anni fa, lessi un libro dal titolo "I miserabili" di Victor Hugo, scritto nella metà dell'ottocento.

Ricordo che Jean Valjean, un povero contadino, protagonista del libro, rubò del pane per portarlo alla sorella vedova con sette figli. Fu condannato dal Tribunale a 5 anni di lavori forzati nel carcere di Tolone.

Il corpo del reato? Un pezzo di pane!

Dopo 150 anni non è cambiato nulla, i poveracci, i "ladri di polli" i tossicodipendenti, le persone deboli psicologicamente o addirittura ritardati mentali e disabili, la parte più debole e fragile di questa società, subisce lo stesso trattamento.

Mi sono preso la briga di leggere, in un sito di un Carcere, cosa dice il regolamento e le citazioni di alcune leggi della Costituzione, con riferimento ai detenuti nelle carceri: "Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose......Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari".(Art. 1 della Legge n. 354 del 26 luglio 1975)

"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".(Art. 27 della Carta Costituzionale, in materia di detenzione)

Fernando Paniccia, 27 anni, 186 chili per un metro e novanta, ritardato mentale, epilettico, invalido civile al 100%, pertanto incapace di intendere e di volere, è morto, nella solitudine di una cella.

Il corpo del reato? Aver rubato tre palloni di cuoio!

Saranno fiere le forze dell'ordine nell'aver compiuto questa operazione militare per un crimine di fatta specie, e assicurare alla giustizia un omone così pericoloso!

Viviamo in un sistema capace di questi capolavori di disumanità infame e crudele.

Vorrei conoscere personalmente il giudice che, applicando rigorosamente la Legge, ha emesso una condanna ad una persona in quelle condizioni, destinando alle patrie galere un ragazzo che avrebbe dovuto essere affidato a strutture adeguate a simili casi.

Tutti sappiamo che esistono persone in Italia colpevoli di reati decisamente più gravi, in cui, per ragioni di disponibilità economica o per posizioni di potere istituzionale, ricevono un trattamento più permissivo, fin quando non arrivano alla prescrizione, con modifiche alla Legge fatte all'occorrenza.

Nel Caso di Fernando Paniccia, anche un Direttore di Carcere, non tanto per una questione di Legge, ma per una questione di buon senso, di umanità, di compassione, come è possibile che non abbia disposto l'immediato trasferimento in un ospedale o in un centro esterno che poteva prendersi cura di un caso così grave?

Non esiste un presidio sanitario in un carcere che possa intervenire in casi del genere?

Questa indifferenza, questo totale menefreghismo delle Istituzioni, degli "addetti ai lavori" ha dell'incredibile.

Il segnale che ricevo è di una drammaticità assoluta, perchè non c'è più controllo. E' preoccupante che un caso come quello di Fernando passi in "cavalleria", nel senso che pur trattandosi di una vicenda che considero abominevole non balzi tra le prime pagine di cronaca.

Magari quel giudice, per ironia, avrà detto, con un sorrisino: "giustizia è fatta!"

Fernando non doveva morire, non in questo modo. Il carcere italiano è diventato una discarica umana di sofferenza e morte, che riflette l'inerzia, l'indifferenza e la più totale disumanità da parte tutte le forze politiche che continuano ad ignorare. Nessuno sente, nessuno vede, nessuno parla.

Pino Lupo

[SM=g2093951]


Kalos52
00sabato 1 gennaio 2011 21:31
Re:
parliamonepino, 01/01/2011 16.50:

Molti anni fa, lessi un libro dal titolo "I miserabili" di Victor Hugo, scritto nella metà dell'ottocento.

Ricordo che Jean Valjean, un povero contadino, protagonista del libro, rubò del pane per portarlo alla sorella vedova con sette figli. Fu condannato dal Tribunale a 5 anni di lavori forzati nel carcere di Tolone.

Il corpo del reato? Un pezzo di pane!

Dopo 150 anni non è cambiato nulla, i poveracci, i "ladri di polli" i tossicodipendenti, le persone deboli psicologicamente o addirittura ritardati mentali e disabili, la parte più debole e fragile di questa società, subisce lo stesso trattamento.

Mi sono preso la briga di leggere, in un sito di un Carcere, cosa dice il regolamento e le citazioni di alcune leggi della Costituzione, con riferimento ai detenuti nelle carceri: "Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose......Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari".(Art. 1 della Legge n. 354 del 26 luglio 1975)

"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".(Art. 27 della Carta Costituzionale, in materia di detenzione)

Fernando Paniccia, 27 anni, 186 chili per un metro e novanta, ritardato mentale, epilettico, invalido civile al 100%, pertanto incapace di intendere e di volere, è morto, nella solitudine di una cella.

Il corpo del reato? Aver rubato tre palloni di cuoio!

Saranno fiere le forze dell'ordine nell'aver compiuto questa operazione militare per un crimine di fatta specie, e assicurare alla giustizia un omone così pericoloso!

Viviamo in un sistema capace di questi capolavori di disumanità infame e crudele.

Vorrei conoscere personalmente il giudice che, applicando rigorosamente la Legge, ha emesso una condanna ad una persona in quelle condizioni, destinando alle patrie galere un ragazzo che avrebbe dovuto essere affidato a strutture adeguate a simili casi.

Tutti sappiamo che esistono persone in Italia colpevoli di reati decisamente più gravi, in cui, per ragioni di disponibilità economica o per posizioni di potere istituzionale, ricevono un trattamento più permissivo, fin quando non arrivano alla prescrizione, con modifiche alla Legge fatte all'occorrenza.

Nel Caso di Fernando Paniccia, anche un Direttore di Carcere, non tanto per una questione di Legge, ma per una questione di buon senso, di umanità, di compassione, come è possibile che non abbia disposto l'immediato trasferimento in un ospedale o in un centro esterno che poteva prendersi cura di un caso così grave?

Non esiste un presidio sanitario in un carcere che possa intervenire in casi del genere?

Questa indifferenza, questo totale menefreghismo delle Istituzioni, degli "addetti ai lavori" ha dell'incredibile.

Il segnale che ricevo è di una drammaticità assoluta, perchè non c'è più controllo. E' preoccupante che un caso come quello di Fernando passi in "cavalleria", nel senso che pur trattandosi di una vicenda che considero abominevole non balzi tra le prime pagine di cronaca.

Magari quel giudice, per ironia, avrà detto, con un sorrisino: "giustizia è fatta!"

Fernando non doveva morire, non in questo modo. Il carcere italiano è diventato una discarica umana di sofferenza e morte, che riflette l'inerzia, l'indifferenza e la più totale disumanità da parte tutte le forze politiche che continuano ad ignorare. Nessuno sente, nessuno vede, nessuno parla.

Pino Lupo

[SM=g2093951]






Ecco perchè è giusto parlarne, rammentare queste notizie, perchè non sono più piccoli episodi ma una consuetudine che si ripetere drammaticamente sempre più spesso.

perchè se non possiamo fare più nulla per fernando, si può fare molto per chi vive situazioni analoghe ed affinchè non si ripetano fatti che possiamo ben considerare "stupri di stato".

ed il silenzio e l'indifferenza uccidono più crudelmente.

Kalos

parliamonepino
00lunedì 3 gennaio 2011 11:40
Re: Re:
Kalos52, 01/01/2011 21.31:




Ecco perchè è giusto parlarne, rammentare queste notizie, perchè non sono più piccoli episodi ma una consuetudine che si ripetere drammaticamente sempre più spesso.

perchè se non possiamo fare più nulla per fernando, si può fare molto per chi vive situazioni analoghe ed affinchè non si ripetano fatti che possiamo ben considerare "stupri di stato".

ed il silenzio e l'indifferenza uccidono più crudelmente.

Kalos




Nel penitenziario di Lecce, all'alba del primo gennaio 2011, Salvatore Morelli di 35 anni, è stato trovato cadavere nella sua cella.

Il referto medico attribuisce la causa del decesso ad un infarto, considerando che il detenuto era affetto da patologie cardiocircolatorie.

Il compagno di cella, accortosi dello stato inerte di Salvatore avvisa le guardie, ma l'intervento del medico dell'Istituto non ha potuto fare nulla per rianimare il detenuto.

Sarà il sovraffollamento, la mancanza di sufficiente personale, di risorse economiche adeguate, ma credo che dato il crescendo delle vittime carcerarie, stiamo assistendo ad una carneficina.

Chi va in carcere oggi, non va più a scontare una pena ma rischia la vita, per le condizioni disumane di questi posti ormai diventati un vero inferno per chi si trova all'interno, sia come detenuto che come personale addetto alla custodia che assiste senza nessun supporto delle persone trattate come carne da macello.

Pino Lupo
[SM=g2093951]


parliamonepino
00giovedì 6 gennaio 2011 21:16
Pochi minuti fa, l'ANSA ha battuto questa ennesima notizia.

Anche quest'anno il massacro continua:




CARCERI: MUORE IN PENITENZIARIO LIVORNO, PROTESTA DETENUTI CARCERI:

MUORE IN PENITENZIARIO LIVORNO, PROTESTA DETENUTI HANNO AIUTATO SOCCORSI.

GARANTE: NON C'È PIÙ SENSO DIGNITÀ (ANSA) - LIVORNO, 6 GEN

- Un detenuto di 28 anni, Yuri Attinà, livornese, è morto ieri nel carcere Le Sughere di Livorno, sembra, stando a una prima ipotesi, per infarto.

Oggi la protesta dei compagni di sezione del giovane che hanno sbattuto oggetti contro le inferriate delle celle.

Erano stati proprio alcuni detenuti a portare a braccia il giovane all'ambulatorio dopo un primo intervento di un'infermiera che si trovava nella sezione.

Per chiarire le cause del decesso il pm di Livorno Massimo Mannucci, che ieri è anche andato nel carcere, ha disposto l'autopsia.

Il magistrato ha anche fatto acquisire i filmati di alcune telecamere di sorveglianza del penitenziario dove oggi è andato in visita il garante dei detenuti di Livorno Marco Solimano insieme al senatore del Pd Marco Filippi. «Tra i detenuti - ha poi spiegato Solimano - non si esclude che il malore sia stato provocato dall'inalazione di una bomboletta di gas».

Solimano e Filippi hanno potuto leggere documenti sulla morte di Attinà e sui trascorsi sanitari e hanno parlato con una delegazione di detenuti che hanno protestato «per le difficoltà - ha spiegato il garante - di vivere in questo carcere sovraffollato: una condizione inaccettabile che favorisce i comportamenti marginalizzanti, dove il senso della dignità non c'è più.

Servono interventi straordinari da parte di istituzioni e imprese.

Davvero Yuri non aveva altre possibilità di vivere?».

Sull'episodio è intervenuto, con una nota diffusa nel pomeriggio, anche il consigliere regionale del Pdl Marco Taradash: «Conosciamo bene - ha dichiarato le drammatiche condizioni in cui versano le carceri italiane da tempo immemorabile e le difficoltà, spesso l'abnegazione, di chi vi opera in condizioni difficilissime.

Per questo è necessaria la massima trasparenza su episodi tragici che non devono lasciare dietro di sè tracce di incertezza o diffidenza

(ANSA)06-GEN-11 20:57



[SM=g2093951]

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