L’Osservatorio permanente sulle morti in carcere ha denunciato la morte di un detenuto nel carcere di Sanremo, ieri 28 dicembre 2010.
Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2011, era un detenuto particolare, invalido al 100%, soffriva di gravi disturbi mentali, epilettico e parzialmente paralizzato, pesava 186 chili.
Non bastasse, la sua capacità di comprensione era paragonabile a quella di un bambino di tre anni.
Il regime carcerario probabilmente non era la struttura più idonea per Fernando, che già alla vigilia di Natale aveva accusato un malore, campanello d’allarme non sufficiente a smuovere anime e apparato burocratico.
Francesco era detenuto perchè colpevole di piccoli reati, reati che certamente non si rendeva conto di commettere.
Sono oltre cinquecento i disabili gravi e malati psichiatrici in stato di detenzione carceraria, un’emergenza nell’emergenza, aggravata dal sovraffollamento e dalle condizioni, a volte disumane, in cui versano gli istituti di pena.
Diventa difficile associare la prigione alla disabilità, non se ne parla mai.
Così si è portati a credere che i malati non possano finire dietro le sbarre, invece non è così: non c’è incompatibilità tra malattia mentale, disabilità e carcere.
La Corte Europea ha recentemente condannato l’Italia a risarcire con 10 milioni di euro Franco Scoppola, detenuto disabile che chiedeva, inascoltato, di essere trasferito dal Regina Coeli ad una struttura più idonea.
Secondo l’Europa, l’Amministrazione penitenziaria avrebbe violato l’art. 3 della Convenzione europea, che recita “Nessuno può essere sottoposto a tortura o a pena e trattamenti inumani e degradanti”.
Una sola riflessione, oltre che a trovarsi di fronte a palese violazione della Carta Costituzionale, se la maggioranza dei detenuti italiani seguisse la strada intrapresa da Franco Scoppola, forse non basterebbe una finanziaria aggiuntiva per risarcirli.
Riccardo Castagneri
[Modificato da parliamonepino 29/12/2010 19:56]