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Dizionario della corruzione

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2010 11:28
26/07/2010 11:09
 
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Dizionario della corruzione                                             



Tutte le voci che bisogna conoscere per orientarsi nel mondo dei furbi.
Dalla A alla Z, passando per la Q di quattrini
 

di Manuele Bonaccorsi  


Anemone Diego. È il recordman dell’edilizia: 65 appalti in sei anni, 422 milioni di euro di lavori pubblici dal 1999 al 2009. Gode delle attenzioni di Angelo Balducci, ex provveditore alle Opere pubbliche del Lazio e uomo di fiducia di Guido Bertolaso per il G8 della Maddalena e i mondiali di nuoto di Roma. Per passatempo compra e ristruttura le case di uomini influenti. La sua lista di beneficiari, contenente oltre 400 nomi, sta facendo tremare i palazzi della politica. Per lui, dopo tre mesi di carcere, sono scaduti i termini di custodia cautelare. Al Salaria sport village, il centro benessere dei massaggi di Bertolaso, stanno preparando una festa per la sua scarcerazione.

Balducci Angelo. È l’uomo chiave della cricca. Impressionante la sua ragnatela di contatti e la quantità di opere pubbliche da lui assegnata. Quasi sempre al sodale Anemone e alle sue imprese. Con Anemone, tramite la moglie Rossana Thau, Balducci è anche direttamente in affari, nella società Erreti film; e il figlio Lorenzo, attore molto raccomandato, è stato comproprietario con Anemone del Salaria sport village. Dopo essere stato provveditore alle Opere pubbliche del Lazio, dimostrate le sue straordinarie capacità alla Maddalena e per i mondiali di nuoto, Balducci viene promosso al ruolo di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. È di casa in Vaticano: gentiluomo di sua santità, componente del comitato di saggi di Propaganda fide, importante holding immobiliare del Vaticano, è amico personale del cerimoniere pontificio Francesco Camaldo. Al quale, in passato, ha anche prestato del denaro. Dai tempi di Calvi non si trovava nulla del genere. Se decidesse di parlare tremerebbero anche i santi in paradiso.

Conti esteri. Dove finivano i proventi dell’attività criminale della cricca? Secondo i pm di Perugia molte risposte potrebbero venire dai presunti conti esteri, in Svizzera e a San Marino, di Anemone e Balducci. Una rogatoria internazionale è stata inviata anche allo Ior, Istituto opere religiose, la banca vaticana. Ma gli investigatori sono scettici. Mai richiesta d’informazioni inviata oltretevere ha ricevuto risposta.

Dimissioni. Quelle di Scajola, prima vera vittima della Cricca spy story. Quelle, attese e sempre rinviate, di Guido Bertolaso, il potente capo della Protezione civile. E le tante che potrebbero arrivare: Bondi, Matteoli, per restare ai ministri coinvolti nelle intercettazioni.

Evaldo Biasini. Per gli amici, don Bancomat, di professione sacerdote. È l’uomo che custodiva il cash di Diego Anemone. Contanti e preziosi, nascosti in una cassaforte nei locali della Congregazione del preziosissimo sangue di Cristo. Chissà la sorpresa degli investigatori quando hanno trovato tutto quel bendidio - oltre un milione di euro - dietro una tela sacra del Seicento, nella sacrestia di don Evaldo. Anemone chiedeva al prete 50mila euro poco prima di un appuntamento con Guido Bertolaso. La prova è nelle intercettazioni. Chissà perché?

Figliolia Ettore. Pochi lo conoscono. Ma il suo è un nome che ritorna spesso. È, con Balducci, uomo di fiducia di Propaganda fide. È capo di gabinetto di Francesco Rutelli, quando era vicepremier e ministro dei Beni culturali. È un ex avvocato dello Stato, che spesso si trova a far da arbitro in contenziosi che riguardano la cricca. Infine, per anni è stato responsabile legislativo della Protezione civile, l’uomo che redige le delicatissime ordinanze in deroga. Fino all’anno scorso, con una paga di 80mila euro, era ancora consulente giuridico di Bertolaso. Una eminenza grigia che appare ovunque.

G8 della Maddalena. La splendida isoletta della Sardegna nel 2008 diventa la seconda casa della cricca. Il commissario straordinario è Guido Bertolaso, il soggetto attuatore è Angelo Balducci, alle bonifiche lavora Francesco Piermarini, il cognato di Superguido. Nella struttura di missione è impegnato anche Mauro Della Giovanpaola, pure lui inquisito. E la gran parte degli appalti finisce nelle tasche di Anemone. Che, con la complicità di Balducci, prova a far lievitare i costi. Nei cantieri, sottoposti al segreto di Stato, gli ispettori trovano lavoro nero. Più che la Maddalena sembra l’Asinara. Bertolaso è costretto a intervenire per limitare i costi. Assegna all’ingegner Gian Michele Calvi, l’uomo del progetto C.a.s.e. a L’Aquila, il ruolo di soggetto attuatore e il compito di redigere una relazione. Che viene vidimata proprio da Angelo Balducci, divenuto intanto presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. I cantieri, però, non si chiudono in tempo. E il G8 viene spostato a L’Aquila.

Hotel. ”L’arsenale” della Maddalena viene assegnato per 41 anni alla Mita resort, società del settore turistico di Emma Marcegaglia, per la ridicola cifra di 600mila euro l’anno. In quasi mezzo secolo la Regione Sardegna riceverà 65 milioni di affitto, per un’opera che ne è costata 209. Ma un hotel è anche il Griffi, dove i funzionari pubblici Mauro Della Giovanpaola e Fabio De Santis, alti dirigenti della struttura pubblica nata per gestire gli appalti per il 150o anniversario dell’Unità d’Italia, ricevono le prostitute inviate dall’imprenditore Diego Anemone: «Non è che poi arrivano due stelline del cazzo … che poi è una cosa che non va bene... anche perché se no non le fanno entrare... lì ci sono tutti i marmi, i dipinti... i cazzi». Chi parla è Della Giovanpaola. Dall’altro lato della cornetta, Anemone ridacchia. È il punto più basso raggiunto dalla cricca.

Indagini. Il filone fiorentino dell’inchiesta - quello che riguarda l’appalto per la scuola della Guardia di finanza, reclamato a gran voce dal patron della Btp Riccardo Fusi, anche con l’aiuto dell’amico Denis Verdini - entrerà subito nel vivo, con l’apertura del processo, il 15 giugno. Per quanto riguarda l’inchiesta sulle grandi opere - G8 della Maddalena e mondiali di nuoto - di casa a Perugia, le indagini sono ancora in corso.

L’Aquila. Terribili le risate, la notte del 6 aprile 2009, tra Maria De Vito Piscicelli e il cognato Francesco Gagliardi. «Qui bisogna partire in quarta... non è che c’è un terremoto al giorno... eh, certo, io ridevo stamattina alle tre e mezzo dentro il letto». Piscicelli lavora, tramite il consorzio Novus, alla piscina di Valco San Paolo, per i mondiali di nuoto. È spesso in affari con la Btp di Riccardo Fusi, che a L’Aquila si aggiudica, tramite il consorzio Federico II, alcuni appalti. Nelle intercettazioni, il 9 aprile, Piscicelli e il cognato parlano ancora di terremoto: «Ma già mi hanno chiamato a me, la prossima settimana devo dare sei escavatori... venti camion». La Dia, intanto, indaga sulle infiltrazioni della criminalità negli appalti gestiti dalla Protezione civile a L’Aquila.

Mondiali di nuoto. Sono le gare dei record, afferma il sindaco Alemanno. Come smentirlo: due commissari, Balducci e Claudio Rinaldi, entrambi inquisiti. Milioni di euro (circa 400) vengono assegnati a imprese private per realizzare o ingrandire impianti, che non ospiteranno mai i grandi campioni delle vasche, in deroga al piano regolatore. Complici i poteri speciali e la delibera del Consiglio comunale - era Alemanno - che sana tutte le varianti. Ma molte piscine vengono sequestrate dalla magistratura, dopo le indagini del pm Sergio Colaiocco. Sono indagati anche Giovanni Malagò, presidente del comitato organizzatore dei mondiali di nuoto, e il senatore Pdl Paolo Barelli, presidente della Federazione italiana nuoto. Ora Roma si candida per le Olimpiadi del 2020. Bel coraggio.

Nos. Acronimo di Nulla osta segretezza. Un documento che permette a poche e selezionatissime imprese di realizzare lavori su strutture pubbliche “sensibili”. Anemone lo aveva, e lo custodiva gelosamente. Grazie al Nos l’imprenditore di Settebagni riesce a ottenere appalti di tutto rispetto. Il carcere di Sassari, ad esempio. La ristrutturazione della sede dei servizi segreti in piazza Zama (11 milioni di euro). Grazie anche all’interessamento del generale dei servizi Pittorru. Pure lui, come il ministro Scajola, vittima di sconosciuti beneffatori che gli hanno pagato la casa, in via Merulana a Roma, a sua insaputa.

Ordinanze della Protezione civile. Sono la cosa meno democratica che esista in democrazia. Un concentrato di Ancien régime sopravvissuto a Rivoluzione francese e Risorgimento. Forniscono ai commissari nominati dal governo il potere di agire in deroga alle leggi. Non sono sottoposte a un voto parlamentare, non le controllano la Corte dei conti e la Corte costituzionale. La Protezione civile di Bertolaso, in 9 anni, ne ha varate circa 700, una ogni cinque giorni. Non solo per affrontare le catastrofi naturali ma anche per il traffico, i viaggi pastorali del papa, i cosiddetti grandi eventi. Senza un abuso delle ordinanze di Protezione civile, la cricca non sarebbe mai esistita.

Perugia. È il centro d’Italia, e non solo geograficamente. La Procura della città umbra gestisce con mano d’acciaio le indagini. E lascia filtrare sui quotidiani, col ritmo di un orologio svizzero, i documenti che inchiodano la cricca. Per competenza il processo si sarebbe dovuto celebrare a Roma. Ma nelle indagini spunta il procuratore romano Achille Toro. I faldoni, dunque, raggiungono Perugia. Ma il trasferimento viene contestato, il gip ritiene il tribunale umbro non competente a indagare. Il 14 maggio il riesame conferma la competenza di Perugia.

Quattrini. Tanti, troppi, quelli che girano nelle mani della Cricca. I soldi viaggiano in contanti. O in assegni da 12.500 euro, la soglia massima oltre la quale scattano i controlli automatici della Finanza. Per pagare la casa di Scajola, l’architetto Zampolini, che agisce su mandato di Anemone, è costretto a firmarne ottanta. Chissà che dolore alla mano.

Ristrutturazioni. Quelle realizzate da Diego Anemone nelle case dei vip. Qualche nome? Claudio Rinaldi, commissario per i mondiali di nuoto; Guido Bertolaso, in almeno tre occasioni; il ministro Scajola e l’ex ministro Lunardi; il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio; il presidente del Csm Nicola Mancino; Salvo Nastasi, capo di gabinetto del ministro Bondi; monsignor Camaldo, cerimoniere del pontefice. I nomi sono 400, gli investigatori ne avranno per i prossimi anni.

Salaria sport village. È il 16 dicembre 2008. Anemone dà ordine al suo factotum Simone Rossetti di svuotarlo, in vista dell’arrivo di Guido Bertolaso per un massaggio. Rossetti esegue, non prima di essersi accertato, discutendo con l’ex ballerina del “Cacao meravigliao” Regina Profeta, che la bionda massaggiatrice assegnata a san Guido possegga un bikini un po’ stretto. Poi aspetta fuori, chiacchierando con la scorta di Bertolaso. Diego Anemone lo chiama spesso, non sta più nella pelle. Quando, col trascorrere dei minuti, capisce che dentro il centro massaggi sta andando tutto per il verso giusto esulta: «Stanotte con Bertolaso abbiamo guadagnato 500 punti». Per Superguido, però, si tratta di un innocente massaggio. Ma fra tutti i centri benessere d’Italia il sottosegretario va a farsi curare la cervicale proprio nel centro di Diego Anemone, che ha vinto centinaia di milioni di euro di appalti assegnati dalla Protezione civile. Lo stesso centro - Bertolaso è costretto ad ammetterlo “spontaneamente” prima che i giornali diffondano la notizia - nel quale i giardini sono stati progettati dalla moglie Gloria Piermarini, al modico prezzo di 25mila euro. Lo stesso imprenditore che ha ristrutturato due sue case e il suo ufficio. Qualcosa non va, nella difesa di Bertolaso. Della serie o c’è o ci fa.

Toro Achille.
È un grande navigatore nel porto delle nebbie, come viene chiamata, tra gli addetti ai lavori, la Procura della Repubblica di Roma. Magistrato, responsabile dei reati contro la pubblica amministrazione, secondo gli inquirenti fu lui a informare la cricca, tramite il figlio Camillo, dipendente del ministero delle infrastrutture, delle indagini fino ad allora condotte dalla Procura fiorentina. Appena riceve la notizia, Balducci si reca a palazzo Chigi, per parlarne a chi di dovere.

Unità d’Italia. Non c’è migliore festeggiamento per il 150o anniversario del Risorgimento, che un bello scandalo a base di corruzione. L’Italia mantiene fede alla sua antica tradizione, sin dai tempi della destra storica e della Banca romana. I preparativi per i festeggiamenti, grande evento di Protezione civile, sono gestiti dalla Struttura di missione di via della Ferratella, dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo. A capo c’è Mauro della Giovanpaola, al suo fianco c’è Fabio De Santis. Insieme assegnano decine di appalti. Il nuovo auditorium di Firenze lo costruisce Diego Anemone; nel nuovo palazzo del cinema di Venezia troviamo un’altro nome noto, un certo Enrico Intini, l’amico di Giampi Tarantini, quello dei festini a palazzo Grazioli con Silvio e le escort; ancora, il nuovo aeroporto di Perugia, 25 milioni di euro. Chi vince l’appalto? Elementare, un’impresa di Diego Anemone.

Vaticano. Non c’è scandalo che si rispetti senza le gerarchie ecclesiastiche. I soldi di don Bancomat, Balducci insignito degli onori propri di un gentiluomo di sua santità, le case nel centro di Roma di Propagandi fide vendute a poche lire agli uomini che contano e ristrutturate da Anemone, la strana figura del cerimoniere pontificio Camaldo. E ancora, Bertolaso ricevuto con tutti gli onori dal papa a pochi giorni dallo scoppio dello scandalo. E, poche settimane fa, i finanziamenti in deroga assegnati all’ordine San Giovanni di Dio, braccio della sanità privata vaticana, per la ricostruzione di un ospedale in Cile.

Zampolini. È l’architetto di Diego Anemone. Ma molto spesso si trova a far da corriere del denaro. È uno dei pochi, insieme al commercialista della cricca Stefano Gazzani, che può svelare il giro economico degli indagati e portare allo scoperto la pistola fumante. Ed è uno dei pochi che sta collaborando con la magistratura, svelando retroscena inquietanti. L’ordine degli architetti lo ha sospeso. Ma almeno Zampolini sta evitando il carcere. Per i giudici arrestarlo non è necessario. La sua collaborazione è invece fin troppo utile. 

21 maggio 2010

[Modificato da ®@ffstef@n 26/07/2010 11:28]
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