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Così Berlusconi ordinò: “Chiudete Annozero”

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2010 13:38
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12/03/2010 15:23
 
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Inchiesta a Trani, telefonate per bloccare Annozero: “Berlusconi fece pressioni su Tg1 e Agcom” / Così Berlusconi ordinò: “Chiudete Annozero”

Rivelazioni del Fatto: da un’inchiesta su un giro di carte di credito illegali spunterebbero intercettazioni tra il premier, il membro dell’Authority Innocenzi e Minzolini.
Il Cavaliere “furioso” con Scalfari e Mauro

Inchiesta a Trani, telefonate per bloccare Annozero
“Berlusconi fece pressioni su Tg1 e Agcom”

E commentando le pressioni del capo del governo Masi avrebbe commentato: “Manco nello Zimbabwe…”
Di Pietro: “Presentata interrogazione urgente, cacciare a pedate i protagonisti della vicenda”

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Inchiesta a Trani, telefonate per bloccare Annozero  "Berlusconi fece pressioni su Tg1 e Agcom"
              Silvio Berlusconi



 

ROMA - Il premier voleva mettere il bavaglio ad Annozero. Lo scrive oggi in prima pagina “il Fatto quotidiano”, citando un’inchiesta a Trani durante la quale – in maniera del tutto casuale – sarebbero state intercettate le telefonate che dismostrerebbero le pressioni e gli interventi del Cavaliere contro la trasmissione di Santoro.
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Nelle intercettazioni che risalirebbero a circa tre mesi fa, legate a un’ inchiesta che si occupava di carte di credito e tassi di usura, si leggerebbero, a margine del fascicolo, i nomi di Berlusconi, Innocenzi (membro dell’Agcom) e Minzolini. Tutti, secondo il Fatto, discutono della tv pubblica e delle sue trasmissioni. “La procura, scrive il giornale, ascolta in diretta le pressioni e le lamentele del premier per Annozero. Rivolte al membro dellAgcom Giancarlo Innocenzi”. Con inviti molto espliciti a chiudere la tramissione. In un’altra di queste telefonate il presidente del Consiglio si sarebbe lamentato della presenza del direttore di Repubblica Ezio Mauro e di Eugenio Scalfari a un’altra trasmissione da lui odiata, Parla con me, condotta da Serena Dandini.
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Sempre secondo il Fatto, Innocenzi avrebbe rassicurato il premier sulla “soluzione” del problema. E visto che per agire contro Annozero l’Agcom deve ricevere degli esposti, lo stesso Innocenzi si sarebbe detto disponibile a mobilitare alcuni suoi funzionari come consulenti sulla materia. Altrettanto clamorose le telefonate di Innocenzi al dg della Rai, Mauro Masi, in cui lamenta le continue pressioni del premier: “Nemmeno nello Zimbabwe”, è il commento del direttore generale.
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Disponibilissimo a venire incontro alle esigenze del capo del governo, sulla base delle rivelazioni del Fatto, è il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, che Berlusconi chiama “direttorissimo”, e che si sarebbe detto pronto a intervenire, ad esempio, sul caso Spatuzza: e infatti il giorno dopo in tv arriva il suo editoriale, in cui definisce “bugie” le parole del pentito di mafia.
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E la vicenda in mattinata viene commentata da Antonio Di Pietro: “Abbiamo presentato un’interrogazione urgente rivolta al premier per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organi di controllo come l’Agicom chiedendo la chiusura di Annozero. Il responsabile dell’Agicom Innocenzi deve dimettersi ed essere cacciato a calci nel sedere, così come il direttore del Tg1 Minzolini”.
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12 marzo 2010
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Così Berlusconi ordinò: “Chiudete Annozero”

http://latorrenormanna.files.wordpress.com/2009/10/annozero.jpg?w=500

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L’indagine di Trani coinvolge il premier, Innocenzi (Agcom) e il direttore del Tg1. Santoro nel mirino: “Chiudere tutto”

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Silvio Berlusconi voleva “chiudere” Annozero. Un membro dell’Agcom – dopo aver parlato con il premier – sollecitava esposti contro Michele Santoro. Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini – al telefono con il capo del governo – annunciava d’aver preparato speciali da mandare in onda sui giudici politicizzati. E le loro telefonate sono finite in un fascicolo esplosivo. Berlusconi, Minzolini e il commissario dell’Agcom Giancarlo Innocenzi: sono stati intercettati per settimane dalla Guardia di Finanza di Bari, mentre discutevano della tv pubblica delle sue trasmissioni. E nel procedimento aperto dalla procura di Trani – per quanto risulta a Il Fatto Quotidiano – risulterebbero ora indagati. Lo scenario da “mani sulla Rai” vien fuori da un’inchiesta partita da lontano. L’indagine .- condotta dal pm Michele Ruggiero – in origine riguardava alcune carte di credito della American Express. È stata una “banale” inchiesta sui tassi d’usura, partita oltre un anno fa, ad alzare il velo sui reali rapporti tra Berlusconi, il direttore generale della Rai Mauro Masi (che non risulta tra gli indagati), il direttore del Tg1 e l’Agcom. Quelle carte di credito, in gergo, le chiamavano “revolving card”. Sono marchiate American Express e, secondo l’ipotesi accusatoria, praticano tassi usurai sui debiti in mora. In altre parole: il cliente, che non restituisce il debito nei tempi previsti, rischia di pagare cifre altissime d’interessi. E così Ruggiero indaga. Per mesi e mesi. Sin dagli inizi del 2009.


Fino a quando una traccia
lo porta su un’altra pista. Il pm e la polizia giudiziaria scoprono che qualcuno – probabilmente millantando – è certo di poter circoscrivere la portata dello scandalo: qualcuno avrebbe le conoscenze giuste, all’interno dell’Agcom, che è Garante anche per i consumatori. Qualcuno vanta – sempre millantando – di avere le chiavi giuste persino al Tg1: è convinto di poter bloccare i servizi giornalistici sull’argomento, intervendo sul suo direttore, Augusto Minzolini. Le telefonate s’intrecciano. I sospetti crescono. L’inchiesta fa un salto. E la sorte è bizzarra: Minzolini, il servizio sulle carte di credito revolving, lo manderà in onda. Ma nel frattempo, la Guardia di Finanza scopre la rete di rapporti che gravano sull’Agcom e sulla Rai. Telefonata dopo telefonata si percepisce il peso di Berlusconi sulle loro condotte. Gli investigatori si accorgono che il presidente del Consiglio è ciclicamente in contatto con il direttore del Tg1. La procura ascolta in diretta le pressioni del premier sull’Agcom. Registra la fibrillazione per ogni puntata di Annozero. Sente in diretta le lamentele del premier: il cavaliere non ne può più. Vuole che Annozero e altri “pollai” – come pubblicamente li chiama lui – siano chiusi. E l’Agcom deve fare qualcosa. Berlusconi al telefono è esplicito: quando compulsa Innocenzi – che dovrebbe garantire lo Stato, in tema di comunicazione – parla di chiusura. E Innocenzi non soltanto lo asseconda. Ma cerca di trovare un modo: per sanzionare Santoro e la sua redazione servono degli esposti. E quindi: si cerca qualcuno che li firmi.


I ruoli si capovolgono:
è l’Agcom che cerca qualcuno disposto a firmare l’esposto contro Santoro. Innocenzi è persino disposto, in un caso, a fornire, all’avvocato di un politico, la consulenza dei propri funzionari. La catena si rovescia: un membro dell’Agcom (che svolge un ruolo pubblico), intende offrire le competenze dei propri funzionari (pagati con soldi pubblici), a vantaggio di un politico, per poter poi sanzionare Santoro (giornalista del servizio pubblico). In qualche caso si cerca persino di compulsare, perchè presenti un esposto, un generale dei Carabinieri. L’immagine di Berlusconi che emerge dall’indagine è quella di un capo di governo allergico a ogni forma di critica e libertà d’opinione. Si lamenta persino della presenza del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, a Parla con me: Serena Dandini, peraltro, è recidiva. Ha da poco invitato, come sottolinea il premier, anche il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Il premier si scompone: nello studio della Dandini, due giornalisti (del calibro di Mauro e Scalfari), l’hanno attaccato. Chiede se – e come – l’Agcom possa intervenire. Innocenzi ci ragiona. Sopporta telefonate quotidiane. Berlusconi incalza Innocenzi, ripetutamente, fino al punto di dirgli che l’intera Agcom, visto che non riesce a fermare Santoro, dovrebbe dimettersi.


Il premier intercettato dimostra
di non distinguere tra il ruolo dell’Agcom e il suo ruolo di capo del Governo. Pare che l’Autorità garante debba agire a sua personale garanzia. Gli sfugge anche che, l’Agcom, può intervenire soltanto dopo, la trasmissione di Annozero. Non prima. E infatti – dopo aver raccolto lo sfogo telefonico di Innocenzi sulle lamentele di Berlusconi – un giorno, il dg della Rai Mauro Masi, è costretto ad ammettere: certe pressioni non si ascoltano neanche nello Zimbabwe.


Il parossismo, però, si raggiunge
a fine anno. Quando Santoro manda in onda due puntate che faranno audience da record e toccano da vicino il premier. La prima: quella sul processo all’avvocato inglese Mills, all’epoca indagato per corruzione, reato oggi prescritto. La seconda: quella sulla trattativa tra Stato e Cosa Nostra, dove Santoro si soffermerà sulle deposizioni di Spatuzza, in merito ai rapporti tra la mafia e la nascita di Forza Italia. Non si devono fare, in tv, i processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, tuona Berlusconi con il solito Innocenzi. Secondo il premier – si sfoga Innocenzi con Masi – si potrebbe dire a Santoro che non può parlare del processo Mills in tv. Non è così che funziona, ribadice Masi. Non funziona così neanche nello Zimbabwe. Comunque Masi non risparmia le diffide.


Per il presidente della Rai
non mancano le occasioni di minacciare la sospensione di Santoro e della sua trasmissione. A ridosso della trasmissione su Spatuzza, al telefono di Innocenzi, si presenta anche Marcello Dell’Utri. Tutt’altra musica, invece, quando il premier parla con Minzolini, che Berlusconi chiama direttorissimo. Sulle vicende palermitane, Minzolini fa sapere di essere pronto a intervenire, se altri dovessero giocare brutti scherzi. E il giorno dopo, puntuale, arriva il suo editoriale sul Tg1: Spatuzza dice “balle”. Tutte queste telefonate, confluite ora in un autonomo fascicolo, rispetto a quello di partenza, dovranno essere valutate sotto il profilo giudizario. Se esistono dei reati, dovranno essere vagliati, e se costituiscono delle prove, avranno un peso nel procedimento. È tutto da vedersi e da verificare, ovviamente, ma è un fatto che queste telefonate sono “prove” di regime. Dimostrano la impercettibile differenza tra i ruoli del controllato e del controllore, del pubblico e del privato.


Le parole di Berlusconi
che, mentre è capo del Governo e capo di Mediaset, parla da capo anche a chi non dovrebbe, Giancarlo Innocenzi, dimostrano che viene meno la separazione tra i due poteri. Altrettanto si può dire delle parole deferenti di Innocenzi che anziché declinare gli inviti esibisce telefonicamente la propria obbedienza e rassicura Berlusconi: presto sarà aperto lo scontro con Santoro. Dietro le affermazioni sembra delinearsi un piano. È soltanto un’impressione. Ma il premier sostiene che queste trasmissioni debbano essere chiuse, sì, su stimolo dell’Agcom, ma su azione della Rai. Tre mesi dopo questi dialoghi, assistiamo alla sospensione di Annozero, Ballarò, Porta a porta e Ultima parola proprio per mano della par condicio Rai, nell’intero ultimo mese di campagna elettorale. E quindi: la notizia di cronaca giudiziaria è che Berlusconi, Innocenzi e Minzolini, sono coinvolti in un’indagine.


La notizia più interessante,
però, è un’altra: il “regime” è stato trascritto. In migliaia di pagine. Trasuda dai brogliacci delle intercettazioni telefoniche. Parla le parole del “presidente”. Il territorio di conquista è la Rai: il conflitto d’interesse del premier Silvio Berlusconi – grazie a questi atti d’indagine – è oggi un fatto “provato”. Non è più discutibile..

(foto Guardarchivio)
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[Modificato da ®@ffstef@n 12/03/2010 15:26]
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12/03/2010 17:16
 
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CONCUSSIONE

Si chiama CONCUSSIONE il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione, in cui un membro delle pubblico amministrazione che sta in alto abusa della propria posizione costringendo un dipendente a qualcosa che reca a lui privato vantaggio, abusando del suo stato di soggezione psicologica.
Nella concussione i rei sono due,
chi dà gli ordini e chi li riceve.

Di questo reato sarebbe stato accusato Silvio Berlusconi in quanto ha cercato di conculcare i programmi RAI intimando condotte riprovevoli al membro dell’Agcom Giancarlo Innocenzi e al direttore del Tg1 Minzolini.

Dalle intercettazioni risulta che B voleva mettere il bavaglio ad Annozero, e non voleva Scalfari e Mauro nel programma della Dandini.

Le telefonate scomode sono state scoperte in una inchiesta su carte di credito e tassi di usura. B dava ordini molto espliciti di chiudere Annozero.

Questo lo diciamo forte a tutti coloro che credono davvero che ci sia ancora una tv pluralista e che sotto B essa non sia a rischio di chiusura, mettendo il nostro paese tra quelli a censura politica, come la Russia o la Cina.

Innocenzi aveva rassicurato B e aveva provveduto a fare lui stesso degli esposti contro Annozero all’Agcom attraverso suoi funzionari.

Minzolini striscia davanti a B come un servo fedele, B lo sfotte chiamandolo ‘direttorissimo’ e lui si dichiara pronto a coprire il premier sul caso Spatuzza. Dopo di che arriva l’editoriale che sappiamo...

Secondo l’art. 317 del codice penale il reato di concussione è talmente grave da essere punito col carcere da 4 a 12 anni

Capite ora perché B abbia tanta fretta di eliminare le intercettazioni?

Qualcuno crede ancora che, rivincendo Berlusconi, ci avvieremo ad un fulgido futuro di progresso e libertà?


http://masadaweb.org
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14/03/2010 14:21
 
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 E Berlusconi al telefono ordinò
"Basta Di Pietro in tv"
  



TRANI
- E' il 12 novembre del 2009. Su Rai 2 è in onda  Annozero, si parla del caso del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l'arresto.

Silvio Berlusconi prende il telefono e chiama il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi: "Ma la stai guardando la trasmissione? - gli dice - È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!".

Il presidente chiude. Poi richiama: "Non si può vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione!" commenta, riferendosi al leader dell'Italia dei Valori ospite di Michele Santoro insieme con il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata (Pdl), il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il giudice Piercamillo Davigo.

 

Due giorni dopo Berlusconi richiama Innocenzi.
Quattordici novembre, ore 14,34: "L'altra sera nel corso di Anno Zero ho fatto una telefonata indignata al presidente dell'Authorithy"
confessa il premier.

Annota la Guardia di Finanza: "Il riferimento è a Corrado  Calabrò". Finanza che ricostruisce anche come Berlusconi non volesse chiudere soltanto Annozero ma anche Ballarò, la trasmissione condotta Giovanni Floris.

 

Queste conversazioni sono state depositate nei giorni scorsi dalla guardia  di Finanza negli uffici  della procura di Trani. Dove, partendo da un'indagine per usura sulle carte  di credito dell'American Express (la società smentisce di aver fatto mai pressioni sugli organi di informazione come ipotizza la Procura), si è arrivati a intercettare il commissario dell'Agcom e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. E indirettamente anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Dall'ascolto delle conversazioni sono emerse le pressioni del premier per chiudere i programmi televisivi a lui non graditi.

Un atteggiamento dietro il quale - sostiene la Procura - si leggerebbe il reato di concussione per il quale tutti e tre i protagonisti della vicenda sarebbero stati indagati.

Ieri l'Ansa, citando fonti giudiziarie, ha però smentito che Minzolini sia indagato. Dalla Procura non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale e, anzi, per tutto il resto della giornata fonti assai accreditate hanno confermato l'iscrizione del direttore del Tg1, di Berlusconi e di Innocenzi.

Il giallo sarà svelato ufficialmente soltanto la prossima settimana quando - assicurano gli investigatori - verranno depositati i primi atti.
E fatte le prime comunicazioni agli indagati.

  

Tra le persone intercettate dalla procura di Trani ci sono anche una ventina di politici, tra parlamentari e ministri. Anche in questo caso si tratta di intercettazioni indirette: sono state cioè registrate telefonate dei deputati con alcuni degli indagati.

Tra le persone ascoltate c'è il senatore Marcello Dell'Utri, i ministri Giulio Tremonti, Bobo Maroni e Sandro Bondi, i sottosegretari Paolo Bonaiuti, Enrico Letta e Rocco Crimi. Le intercettazioni verranno però distrutte perché non penalmente rilevanti. Tutte da valutare, invece, le pressioni - delle quali parla il Fatto - che Berlusconi avrebbe fatto su un componente del Csm.

 

Da domani partirà invece una seconda  fase dell'indagine di Trani nella quale gli investigatori proveranno a trovare riscontri a quanto ascoltato nelle intercettazioni telefoniche.

Martedì verrà ascoltato come persona informata sui fatti, Michele Santoro: il giornalista consegnerà nelle mani del magistrato una lettera datata 21 settembre 2009, al centro di alcune intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Innocenzi.

La lettera - sollecitata dal premier - è scritta da Masi, non controfirmata da Calabrò, e serviva a diffidare Santoro a mandare in onda la ricostruzione in tv del processo Mills: la Rai, altrimenti, non avrebbe rischiato una multa pari al 3 per cento del suo fatturato, che è di 90 milioni di euro.

Non sarebbe l'unica pressione che Santoro avrebbe subito.
Il conduttore di Annozero (la redazione è pronta a costituirsi parte lesa nel procedimento) consegnerà un dossier ai magistrati che proverebbe altre intimidazioni, come quelle ricevute prima della puntata su Marcello Dell'Utri o Gianpaolo Tarantini.

 

Quello di Santoro potrebbe non essere l'unico interrogatorio la prossima settimana. Da ieri il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ha deciso di affiancare al pm Michele Ruggiero tre altri sostituti: Michele Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino.

Il pool avrà il compito di stringere i tempi e produrre atti nel più breve tempo possibile.

Tra gli elementi da vagliare collegialmente, la possibile richiesta di interdizione per Innocenzi che Ruggiero aveva già preparato e che dovrà essere valutata dal gip, Roberto Oliveri del Castillo.

 

Fonte: Repubblica.it

[Modificato da ®@ffstef@n 14/03/2010 14:22]
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14/03/2010 14:40
 
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Tutti quelli del
“curriculum made in Silvio”





Il volto di Evelina Manna, raccomandata dal Cipria a Saccà



[Per non dimenticare: Berlusconi a telefono col servo Saccà - clicca]


Masi, Innocenzi, Gorla, Lainati & Co... quante coincidenze...



Non bisogna stupirsi se il capo della Rai, (concorrente delle reti di Berlusconi), il numero due della commissione di vigilanza sulle tv, il commissario che dovrebbe controllare Mediaset e il consigliere della Rai che dovrebbe combatterla si muovono all’unisono per chiudere Santoro, danneggiare l’azienda pubblica e avvantaggiare il leader del Pdl in un colpo solo.

Tutti quanti sono ex dipendenti del Cavaliere.

L’elenco inizia con Giancarlo Innocenzi, 65 anni, già direttore dei servizi giornalistici di Canale 5, Rete 4 e Italia1, poi parlamentare e infine sottosegretario alle comunicazioni di Forza Italia, promosso per la sua indipendenza al ruolo di membro dell’autorità garante delle comunicazioni nel 2005.

Nelle intercettazioni definisce Berlusconi
“Il grande capo”.

 

Non solo, nel 2007, quando Romano Prodi traballa sulla sua poltrona di presidente del consiglio, cerca in tutti i modi di dare una spallata al suo Governo. Insieme a un produttore cinematografico, che la sua autorità dovrebbe controllare, cerca di “comprare” in qualche modo il voto del senatore di centrosinistra Willer Bordon.

Per blandirlo (senza successo) il produttore, su input di Innocenzi, propone alla moglie di Bordon, una brava attrice, una parte nella fiction prodotta da De Angelis, Incantesimo.

A coordinare la manovra, stando a quanto racconta Innocenzi stesso al telefono mentre è intercettato insieme all’ex capo di Rai fiction Agostino Saccà, è lo stesso Silvio Berlusconi che oggi rimette in pista il vecchio “Inox” per chiudere Annozero.

Alle riunioni per elaborare “la strategia per chiudere Santoro” nella sua casa vicino a San Pietro, Innocenzi convoca anche un altro ex manager della Fininvest: Alessio Gorla.

È Gorla a svolgere il ruolo di ponte tra Innocenzi e la Rai.
È lui a fornire al commissario dell’Agcom le carte utili per far scrivere al presidente dell’Autorità una lettera pepata contro Michele Santoro.

Gorla
, a 73 anni è stato premiato con la poltrona di consigliere della Rai dopo avere rivestito cariche manageriali nel gruppo Fininvest.

Nel 1994 è entrato in Forza Italia e ha coordinato la campagna elettorale del partito.

Passato in Rai come direttore delle risorse è stato pensionato nel 2006 e richiamato in consiglio lo scorso anno.

Anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, prima di cercare in ogni modo di eliminare dal video i suoi rivali mediatici, è stato dipendente di Berlusconi come segretario generale di Palazzo Chigi.

Infine Giorgio Lainati, l’uomo che si definisce un soldato nelle intercettazioni della Procura di Trani e che si lamenta contro Mauro Masi e contro i precedenti direttori generali che non sono riusciti a chiudere Annozero nonostante sette esposti presentati (non solo da lui) dalla Commissione di Vigilanza, quel Giorgio Lainati che oggi è vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, per anni è stato un dipendente proprio di Mediaset. Prima di essere eletto nelle file di Forza Italia in Parlamento è stato giornalista di Studio Aperto e Canale5.


(da Marco Lillo - l'AnteFatto)

 
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15/03/2010 14:18
 
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®UDITE UDITE _ INA-UDITO ®

Fonte:
Schiavi da mille euro al giorno


Cabras
– Megachip.




Quanto costa uno schiavo, nel 2010?

Chi fissa il prezzo di riferimento?

E cosa fa uno schiavo per il Padrone?

La cronaca degli ultimi scandali ci offre indizi. Prendete gli otto commissari dell’Agcom. Ognuno di loro è pagato 397mila euro l’anno.

Sono più di mille euro al giorno. La ragione, si fa per dire, di quest’aberrazione è che così possono essere più indipendenti.
Mille euro al giorno per poter dire dei no.
 
Poi uno legge delle intercettazioni riferite a uno dei commissari, e scopre che le sue giornate sono scandite dalle telefonate del Caimandrillo, uno che dovrebbe temere i suoi controlli e che invece lo ossessiona per epurare Santoro o altri residuati del palinsesto non ancora normalizzati, oppure per piazzare attrici a lui gradite.

Che differenza ci sarà allora tra il commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e l’ormai ex senatore Di Girolamo?

Questi ha appena confessato di aver intascato un milione e seicentomila euro per i suoi servigi in favore di chi lo chiamava schiavo.

Se dovevano bastargli per la parte rimanente della legislatura erano poco più di mille euro al giorno, anche qui. I prezzi sono quelli.

Intanto fai la bella vita, e all’Ossesso orwelliano-brianzolo cerchi di dire sempre di sì. Così come fa quel direttore di un fu telegiornale, Augusto Minzolini.
Lui non è uno schiavo come gli altri.
Lui costa di più.
È più uguale degli altri.

Sicuramente costa oltre ogni decenza al fu servizio pubblico,
che pure di lacchè ne aveva visti.

Ogni minuto in più di Minzolini al Tg1 sarà un minuto di schiavitù per lui, per l’informazione, e per i cittadini che pagano i prezzi, quando per vedere mille euro ci mettono un mese.

Non dico di cacciarlo a pedate, il Minzolini, ma di cacciarlo sì, e subito
.


Il canone?
Col Caxxo ve lo pago!!!
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20/03/2010 13:38
 
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 Fonte:
RISPETTARE INDAGINI E ISPEZIONI: MA CHE “TOGHE ROSSE”, I MAGISTRATI DI TRANI SONO DI DESTRA



IL PREMIER SI INFORMI: CAPRISTO E’ STATO CONSULENTE DELL’ANTIMAFIA SEGNALATO DA FORZA ITALIA, RUGGIERO E’ NOTO “PER ESSERE ALLERGICO ALLA SINISTRA”… SONO SOLO MAGISTRATI CHE FANNO IL PROPRIO  DOVERE: CHI FA POLITICA IMPARI A FARE LA STESSA COSA, INVECE CHE CERCARE DI FAR TACERE I GIORNALISTI SCOMODI



Le sagge parole di Napolitano “sono legittime sia le ispezioni disposte dal Guardiasigilli, ovviamente nei limiti del suo potere, sia le inchieste a carico di qualsiasi cittadino: bisogna saper rispettare entrambe, senza pregiudizi”, non hanno sortito effetto.

Per Berlusconi l’intervento del Presidente della Repubblica è “una sconfessione del Csm”, per l’organismo dei magistrati è “una difesa dei giudici”.

La coperta è sempre corta e ognuno la tira dalla propria parte con sempre maggiore vigore.

Tralasciamo le polemiche sulle intercettazioni che non dovrebbero uscire dai Palazzi di giustizia, sulle competenze territoriali, sulla gravità o meno delle pressioni fatte dal premier, sui risvolti penali della vicenda e rimarchiano solo alcuni aspetti politici.

Il premier ha innescato la solita litania: sono le toghe rosse che vogliono impedirmi di parlare dei miei successi.

A parte che sarebbe interessante ci illustrasse quali sarebbero questi successi, spot a parte, qua ci troviamo di fronte a un imbarbarimento della polemica politica.

Il premier non ha di fronte “toghe rosse”, sono palle mediatiche.

I due magistrati sono sicuramente più di destra vera e legalitaria di quanto non lo sia lui.

Documenti alla mano, è l’ora di dire la verità: il capo dei pm,
Carlo Maria Capristo, tutto è meno che una toga rossa.

Tra il 2002 e il 2005 è stato consulente della Commissione Antimafia e sapete chi fu a indicarlo?

L’allora presidente Roberto Centaro di Forza Italia, tanto è vero che Capristo fu messo in quota centrodestra.

Il suo sostituto, Michele Ruggiero è conosciuto, tra gli avvocati di Trani e di Andria, per essere “piuttosto allergico alla sinistra”.
E’ talmente una “toga rossa” che non ha avuto remore ad inquisire un locale esponente di Rifondazione comunista per un traffico di rifiuti.

Per fare semplicemente il proprio dovere, ora finiscono vittime del bombardamento da “fuoco amico”.

I due erano a colloquio, quando un giornalista ha sentito urlare Capristo: “Adesso basta, mi hai rotto i co…”, facendo pensare a una lite tra di loro. Usciti, hanno precisato che Capristo stava al telefono con un ministro non meglio indicato e quindi la frase era rivolta all’esponente del governo.

Pensate a quante pressioni devono ricevere due onesti e integerrimi magistrati “di destra” per fare solo il loro onesto lavoro.

Ci spiega qualcuno che colpa avrebbero se, dopo aver interrogato il direttore del Tg1 tramite la G.d.F., e avergli raccomandato di non fare menzione a nessuno del contenuto dell’interrogatorio, come persona informata sui fatti, Minzolini, appena in cortile, si è attaccato da pirla al telefono per avvisare un collaboratore del premier di quanto gli era stato chiesto?

Che colpa avrebbero i due magistrati se un premier fa decine di telefonate minacciose a un membro dell’Authority per invitarlo
“ad aprire il fuoco non solo su Santoro, ma su tutte le trasmissioni di questo tipo: bisogna chiuderle tutte”,
tali da indurre Innocenzi a lamentarsi con Masi “mi chiama ogni momento per mandarmi a fare in c…” e Masi che replica “Peggio che nello Zimbawne”?

Ma ci vogliamo rendere conto della gravità politica di queste pressioni?

In America un presidente lo avrebbero già cacciato a pedate, giusto o sbagliato che fosse.

In Italia si mobilita la piazza di destra contro le toghe rosse.

In un Paese normale, soprattutto con una destra vera, quest’ultima sarebbe a Trani a manifestare solidarietà a Capristo e a Ruggiero: sono loro i veri uomini di destra, come lo fu Borsellino.

C’è chi ha il senso dello Stato e chi no.

Chi ha senso della misura e chi no.

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