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PERDE IL LAVORO E SI SUICIDA IN AZIENDA

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2010 12:57
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La tradegia nel Torinese. Il ragazzo
si è impiccato. Aveva ventotto anni


Vinovo

È un suicidio che potrebbe essere frutto della crisi occupazionale che sta investendo le piccole imprese italiane quello di Emanuele V., trovato impiccato questa mattina in un magazzino a Vinovo, poco distante da Torino. Aveva appena 28 anni. Ha deciso di farla finita in mezzo agli ultimi scatoloni che si stavano chiudendo nell’azienda per la quale lavorava, la cooperativa Tecnodrink, che di recente aveva perso l’unica commessa sulla quale si incentrava tutta la sua attività.

A dare l’allarme, poco prima delle 9, sono stati i colleghi che lo aspettavano al bar come tutte le mattine. Uno di loro, un socio della cooperativa, si è insospettito non vedendolo arrivare e si è recato nel vicino magazzino di via Cervinia, in località Garino. Ha trovato il lucchetto della porta aperto e, una volta entrato, il corpo del ragazzo appeso a una trave. Secondo il medico legale, il suicidio risalirebbe a qualche ora prima. Emanuele lascia il fratello, con il quale viveva a Vinovo e la madre, che invece aveva deciso di andare a stare col nuovo compagno conosciuto dopo la morte del marito, avvenuta pochi anni fa a causa di un tumore.

Per il ragazzo quello presso la Tecnodrink era più di un lavoro: era benvoluto dai colleghi, che considerava quasi una seconda famiglia e, inoltre, incontrava sempre molte e nuove persone, in quanto l’azienda si occupava di installare e svolgere la manutenzione dei spillatori per birra per conto del gruppo danese Carlsberg. All’inizio dell’anno, però, l’amara sorpresa: la Carlsberg non ha rinnovato nessun contratto di servizio con le piccole cooperative in Italia, passando la totalità della gestione degli spillatori sul territorio nazionale al gruppo Coca Cola. E così per i nove lavoratori (in parte soci e in parte dipendenti) della Tecnodrink si sarebbero aperte a breve le porte della cassa integrazione e in seguito quelle della mobilità. Emanuele non ha retto all’idea di restare senza lavoro e forse, più ancora, di non poter continuare la vita che aveva fatto negli ultimi quattro anni, da quando era stato assunto dalla cooperativa.

Grazie al suo lavoro, infatti, frequentava numerosi locali della provincia torinese, incontrava tanta gente e talvolta partecipava anche a eventi più importanti quali fiere, concerti e punti verdi, senza dimenticare le Olimpiadi del 2006. Secondo quanto hanno raccontato i colleghi ai carabinieri della compagnia di Moncalieri, giunti sul luogo del decesso, da qualche tempo il ragazzo manifestava segni inequivocabili di depressione. Alcuni lo avevano anche trovato ubriaco, come se avesse bevuto per dimenticare, e lo avevano ripreso. Tuttavia, nessuno si aspettava un gesto estremo come quello che ha commesso, tra gli scatoloni contenenti gli spillatori che la Tecnodrink doveva riconsegnare alla Carlsberg, in quanto in comodato d’uso. In casa del giovane, invece, i militari hanno trovato un suo biglietto in cui scrive di voler cercare tranquillità e chiede scusa alla madre.


FONTE



[SM=j2133845]




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14/02/2010 14:03
 
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Ho letto nei giorni scorsi questa notizia.., mi ha colpito molto, il mondo del lavoro ha subito un brutto calo..l'Italia sta andando allo sfascio.,ma chissà perchè per qualcuno va tutto bene..no comment [SM=g1660858]






Nounou
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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14/02/2010 14:58
 
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Siamo carne da macello sull’altare di un dio spietato



“Chi si disinteressa della cosa pubblica, è destinato ad essere governato da malvagi” (Platone)




E così mentre si diffondono le notizie della
“bella vita” della cricca di Bertolaso e C., che faceva lobby con il crisma della “Santa Romana Chiesa” , mentre la gente di L’Aquila restava per 3/4 senza casa e con la città distrutta, si diffondono sempre piu’ comportamenti di disperazione isolata che rendono le persone incapaci di affrontare il loro tempo e il loro destino, quando la disoccupazione e la perdita della speranza accendono una sola alternativa possibile: smettere di soffrire in fretta e subito. Spegnere la vita e la propria voce.


Il 29 gennaio a Macerata Fausto F. operaio 55enne disoccupato, si toglie la vita non reggendo l’esecutività di uno sfratto per una casa che non poteva piu’ pagare.

Il 2 febbraio
Sergio Marra, disoccupato bergamasco, si da fuoco scegliendo una morte orribile e spettacolare per scuotere le coscienze sulal sua tragedia.

Il
12 febbraio è la volta di un ragazzo di 28 anni che a Torino s’impicca sul posto di lavoro perchè temeva che la chiusura dell’azienda per cui lavorava (la Carlsberg) lo riducesse disoccupato.



Se cercate su Google “sfrattato, disoccupato, suicidio” potete vedere che in Italia sono decine e decine i casi di suicidio, attuato o tentato e andato a vuoto per fatti contingenti, legati al disagio economico, alla perdita (o alla paura della perdita) del lavoro o della casa.

Qualcuno si è trasformato anche
in una strage familiare.

Stiamo andando verso il
modello “telecom France” quello in cui il lavoro (e la mancanza del medesimo) diventa lo spettro che uccide le identità delle persone e le trasforma prima in “invisibili” e poi in suicidi.


Il suicidio di un disoccupato svela la
vera faccia del capitalismo patinato del business ad alto livello e delle pubblicità: è la macchina mortifera che compie sacrifici umani.

La barbarie che trasformando l’uomo in ingranaggio lo reifica
(lo rende oggetto) e incute in lui la sensazione che la sua “fine economica” sia anche la sua “fine esistenziale”. I
n solitudine, ripeto.

Ci si uccide sotto gli occhi attoniti di compagni e familiari deboli e impotenti come lui.


Alla stregua di un dio Maya cui si sacrificavano periodicamente vite umane,
questo capitalismo informe ed esteticamente abbrutito e abbruttente, esige la pelle delle persone.

Perchè “non ci sono” risorse per salvarle.
Perchè la loro salvezza “non è prevista” dal sistema.
Perchè “è una questione di psicopatologia individuale” che, anche se indotta, non dev’essere assunta a titolo di responsabilità da nessuno che questo sistema gestisce.

Hanno altro da fare. Altro da pensare.


Ci dicono “ci spiace, sorry, c’è la crisi…sei padrone del tuo destino, sei libero e responsabile…se ti suicidi per questo…cazzi tuoi”

Ma poi scopriamo che la crisi non c’è per tutti. Anzi
c’è chi con la “crisi” si arricchisce ancora di piu’, c’è chi con la crisi costruisce fortune dal nulla, usando danari di tutti.
Per poi venirci a dire: “ammortizzatori sociali”? non se ne parla.
Non ci sono liquidi.
Non ci sono risorse.
La classe dirigente non puo’ farsene carico.
Siete padroni del vostro destino e appendersi non è un crimine.


Già. Appendersi o darsi fuoco non è un crimine.
Non si dà fastidio al potere, ci si toglie di mezzo semplicemente in punta di piedi.
E questo “togliersi di mezzo” avviene nel frastuono generale in cui nessuno ci fa caso.
Ma questo frastuono è anche un silenzio.
 
Lo so che è una contraddizione. Per dirla con un filosofo non piu’ alla moda “è una contraddizione del capitalismo”.

Una delle tante a cui bisognerebbe dare risposta.
Perchè una delle cose che gli psicologi dicono a chi ha pensieri suicidi è “prima di pensare di farti fuori te, è meglio pensare di far fuori
chi causa questi pensieri
.

La vita è sempre una posta troppo alta per essere giocata in un gioco in perdita.


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14/02/2010 21:33
 
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E' DIFFICILE FARE DELLE LEGGI GIUSTE
Trent'anni fa' e anche meno, ricordo che la legge tutelava il lavoro e i lavoratori. Oggi con la scusa della liberalizzazione, della globalizzazione qesti sono i risultati?
05/10/2010 12:57
 
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Re: E' DIFFICILE FARE DELLE LEGGI GIUSTE
maria24, 14/02/2010 21.33:

Trent'anni fa' e anche meno, ricordo che la legge tutelava il lavoro e i lavoratori. Oggi con la scusa della liberalizzazione, della globalizzazione qesti sono i risultati?





Non credo che il problema vero siano le leggi in sè o la promulgazione di nuove ma la loro applicazione e, a volte, differenti interpretazioni.


C'è chi ruba un tappo (sì, proprio un tappo di sughero) e finisce in cella: chi ne ruba un miliardo, di tappi, e trascorre il suo tempo su qualche spiaggia tropicale a contarli.

Hai ragioni in merito al lavoro: anni addietro i sindacati avevano forza, possedevano un potere che permetteva ai lavoratori di ottenere vantaggi e benefici.

Il braccio di ferro sindacato/governo era reale, le trattative erano intense ed animate ma costruttive e vantaggiose per entrambe le parti.

i picchetti, che vivevamo con passione, raggiungevano gli obiettivi.

Oggi i lavoratori non sono tutelati perchè sono i primi a non volerlo, non c'è più spirito di corpo, c'è apatia, indifferenza, ognuno pensa esclusivamente a sè stesso, disinteressandosi dei problemi altrui.

negli anni 70/80 facevamo collette per dare una mano ai lavoratori in difficoltà.

Oggi le collette si fanno solo nelle chiese.


Kalos
[SM=x1061927]

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