Capitolo XVI: Il linguaggio “Si pensa che controlliamo le parole, ma sono le parole che ci controllano.” Alain Rey La dominazione sulle coscienze passa principalmente attraverso l’utilizzo viziato del linguaggio della classe economicamente e socialmente dominante. Con il monopolio dei mezzi di comunicazione, il potere diffonde l’ideologia mercantile attraverso la definizione rigida, parziale e faziosa, che dà alle parole. Le parole sono presentate come neutre e come se la loro definizione andasse da sé. Ma sotto il controllo del potere, il linguaggio indica sempre una cosa diversa dalla vita reale. È innanzitutto un linguaggio della rassegnazione e dell’impotenza, il linguaggio dell’accettazione passiva delle cose così come sono e come devono rimanere. Le parole lavorano per conto dell’organizzazione dominante della vita e il solo fatto di utilizzare il linguaggio del potere ci condanna all’impotenza. Il problema del linguaggio è al centro della lotta per l’emancipazione umana. Non è una forma di dominazione che si aggiunge alle altre, è il cuore stesso del progetto di asservimento del sistema totalitario mercantile. È con la riappropriazione del linguaggio e quindi della comunicazione reale tra le persone che emerge nuovamente la possibilità di un cambiamento radicale. È così che il progetto rivoluzionario si congiunge con il progetto poetico. Nell’effervescenza popolare, la parola è presa e reinventata da gruppi numerosi. La spontaneità creatrice s’impadronisce di ognuno e ci unisce tutti.