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13/11/2009 10:50 | |
E' con grande privilegio e soddisfazione che posso annunciare gli 80 anni compiuti oggi da mio padre, Giovanni Lupo!
Nato a Riesi (CL), Giovanni Lupo, paese al centro della Sicilia, vissuto dal 1937 al 1943 a Addis Abeba in Etiopia (Africa orientale), in seguito all'invasione italiana, che mandò in esilio volontario l'Imperatore Ras Tafari Makonnen, meglio conosciuto col titolo di Hailé Selassié I (che mio padre conobbe personalmente).
Mio padre, insieme alle 3 sorelle e la mamma, si fecero 3 anni di campo di concentramento in Africa, dopo che gli inglesi si ripresero il territorio. Mio nonno, si fece 7 anni di prigionia!
A 16 anni, mio padre, conosce il lavoro delle miniera di zolfatara Trabia-Tallarita, posta tra il territorio di Sommatino e quello di Riesi (provincia di Caltanissetta). All'epoca venivano chiamati "carusi" (ragazzini). Ragazzini che in giovanissima età venivano assunti in miniera per scendere nei cantieri a diverse centinaia di metri sotto terra completamente nudi per il forte caldo e caricare sulle loro spalle le sacche piene di zolfo. Schiacciati dal peso, i "carusi", poi risalivano verso l'esterno attraversando gli stretti cunicoli. Mio padre, "ereditò" la silicosi da quella esperienza.
A 14 anni, nel 1945, mio padre, si trasferisce, con la famiglia, a Genova. A 23 anni, conosce mia madre, trasferita anche lei dallo stesso paese (Riesi) e si sposa.
Mio padre, in quel periodo, lavorava come "camallo di porto" per la "San Giorgio", termine dialettale, "camallo", che veniva usato fino a pochi decenni or sono per indicare gli scaricatori delle navi nel porto di Genova.
In seguito, mio padre, lavorò come carrellista, all'Italsider, vicino ai forni ad alta temperatura, insieme al cognato (marito della sorella), che morì disgraziatamente in un turno di notte tra le braccia di mio padre.
Fu un periodo difficile per mio padre e per la nostra famiglia, perchè mio padre non riusciva più a lavorare nel posto dove il suo amico/cognato perse la vita, lasciando moglie e tre figlie.
Così, mio padre si licenziò dall'Italsider e tornò a lavorare nel porto di Genova. Purtroppo, all'epoca, i sistemi di sicurezza nel lavoro non esistevano e per un errore di un gruista cadde sulle gambe di mio padre una lastra di ferro del peso di 7 quintali. Mio padre si fece molti mesi di ospedale. L'infortunio, a quel tempo, non veniva riconosciuto come adesso, così, la paga fu ridotta di un terzo.
Nel 1969, ci trasferimmo a Torino. I miei genitori, con enormi sacrifici, aprirono un negozio di tende, una attività artigianale che comprendeva la manifattura delle tende da parte di mia madre e la posa in opera da parte di mio padre.
oggi, mio padre, si porta i segni di una vita piena di difficoltà, sofferenza, dispiaceri, ma grazie a mia madre, donna con cui è sposato da più di 55 anni, è vivo, perchè mia madre segue le sue numerose patologie con scrupolo ed attenzione come neanche il miglior medico è in grado di fare.
Così sono trascorsi i primi 80 anni di mio padre, che a dispetto di tutte le "bufere" della vita, sorride, quando i nipoti, frutto della generazione che prosegue, lo circondano di attenzioni e rispetto.
Domani pomeriggio, uno dei miei fratelli, ha organizzato una riunione di famiglia per dare il giusto significato e rispetto al "patriarca" indiscusso di noi tutti.
BUON COMPLEANNO, PAPA'!
[Modificato da parliamonepino 17/11/2009 19:00] __________________________________________________
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