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Gli antidepressivi

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2009 01:15
18/09/2009 21:56
 
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Gli antidepressivi inducono la riproduzione di cellule staminali nell' ippocampo umano in età adulta
Su Neuropsychopharmacology i risultati di un gruppo di studio internazionale, guidato da ricercatrice dell'ateneo


I farmaci antidepressivi inducono la riproduzione di cellule staminali nell'ippocampo umano, zona del cervello dove esistono cellule con potenziale riproduttivo anche nell'età adulta. E' il risultato di un gruppo di ricerca internazionale pubblicato sull'ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Neuropsychopharmacology: l'articolo è firmato da Maura Boldrini, ricercatrice di Psichiatria alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze, che ha realizzato il lavoro in collaborazione con neuroscienziati della Columbia University di New York.

La ricerca ("Antidepressants increase neural progenitor cells in the human hippocampus", "Gli antidepressivi aumentano cellule progenitrici neurali nell'ippocampo umano") ha dimostrato che gli antidepressivi serotoninergici e triciclici inducono la produzione di nuove cellule che hanno il potenziale di maturare e produrre nuovi neuroni, o nuove cellule gliali, nell'ippocampo dell'uomo in età adulta. Finora era stato dimostrato solo nei roditori che cellule staminali che si trovano nell'ippocampo - che regola la memoria e le risposte emotive - possono dare vita a nuovi neuroni.

Sono stati studiati encefali di soggetti affetti da depressione maggiore dell'umore e controlli, confrontando soggetti che non avevano ricevuto trattamento antidepressivo con soggetti trattati con farmaci antidepressivi serotoninergici o triciclici.

La depressione dell'umore è un disturbo che provoca un declino globale delle funzioni sociali, affettive, motorie, neurovegetative e della memoria associato a un deterioramento della personalità e della vita di relazione. Il disturbo è causato da fattori genetici e da fattori stressanti ambientali che agiscono in sinergia. Questi due fattori agiscono alterando il funzionamento del sistema serotoninergico ed anche la funzione di altri neurotrasmettitori, che regolano la vita affettiva e sociale, le attività intellettive, la memoria, il pensiero, e funzioni primarie come l'appetito e il sonno. "La neurogenesi, la generazione di nuove cellule neuronali nel cervello adulto - spiega Maura Boldrini - è dipendente dalla funzionalità del sistema serotoninergico nell'animale. Studi in mammiferi hanno dimostrato che la neurogenesi nell'adulto è ridotta in situazioni di stress, ed è accelerata dall'esercizio fisico, dall'arricchimento ambientale, dall'apprendimento e dai farmaci antidepressivi. Lo studio pubblicato - continua Boldrini - è il primo a dimostrare nell'uomo che gli antidepressivi aumentano la riproduzione di cellule precursori neuronali anche nel cervello umano adulto. Si evidenziano, inoltre, alcune differenze tra l'azione degli antidepressivi serotoninergici e quella degli antidepressivi triciclici".

L'efficacia clinica di un fenomeno come la neurogenesi dipende dalla capacità dei nuovi neuroni di sopravvivere, integrarsi con i circuiti locali e stabilire le connessioni necessarie con aeree contigue del cervello. In questo modo le nuove cellule possono prendere parte e rinnovare i circuiti dedicati alla regolazione delle risposte emotive e intellettive. Nell'animale la sopravvivenza e la maturazione di queste nuove cellule in neuroni dipende dagli stimoli ambientali. "Questo apre nuove ipotesi - sostiene Maura Boldrini - rispetto a quali altri trattamenti devono essere associati a quello con i noti farmaci antidepressivi per far sì che i nuovi neuroni assumano un ruolo funzionale nei circuiti cerebrali deputati. Questo potrebbe includere l'associazione di trattamenti con fattori neurotrofici alla terapia antidepressiva, così come l'associazione di interventi psicoterapici che potrebbero avere una funzione analoga a quella dell'arricchimento ambientale nell'animale".

La scoperta del potenziale riproduttivo dei precursori neuronali nel cervello umano adulto, in un'area coinvolta nella memoria e nella regolazione delle emozioni come l'ippocampo, ha grosse implicazioni per lo sviluppo di nuove terapie antidepressive ed anche per il potenziale sviluppo di terapie per la malattia di Alzheimer.
Le previsioni per l'anno 2020 stimano la depressione maggiore come la seconda causa di disabilità nel mondo con elevati costi sociali ed economici. La spesa totale per la patologia depressiva e' stimata in in 44,1 miliardi di dollari l'anno.



La ricerca è stata segnalata dalla Dott.ssa Maura Boldrini, Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell'Università degli Studi di Firenze.


15/07/2009



Paxuxu


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18/09/2009 22:10
 
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Questo è un argomento di una vastità incredibile.

Sto studiando un libro di Dacò che tratta un numero incredibile di manifestazioni depressive.

Tanto è vero che le terapie da adottare per far fronte a questo "virus psicologico" sono difficili da applicare con successo.

Aiutare lo spirito mentale di una persona è una delle cose più complesse. Ci vuole molto amore e comprensione, ma non sempre i risultati sono quelli che ci aspettiamo. Non sempre i risultati positivi hanno dei tempi brevi.

[SM=g1380307]





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Re:
Paxuxu, 18/09/2009 21.56:

Gli antidepressivi inducono la riproduzione di cellule staminali nell' ippocampo umano in età adulta...




Molto interessante quello che hai postato...

Allora io ci aggiungo il carico da 11:

E' stato approvato già da un pò di tempo dalla FDA un nuovo farmaco contro la depressione di nuovo tipo e dovrebbe ormai essere già in giro per l'Italia.

Agisce sui meccanismi della melatonina e non presenta gli effetti collaterali tipici dei SSRI (Prozac, Seroxat e compari).

Si chiama Valdoxan. Principio Attivo: Agomelatina.
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