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QUANDO CI SI RENDE CONTO CHE NON C'E' VERITA', NE' FELICITA', NE' PACE!

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2009 22:56
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13/08/2009 16:51
 
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Capita, nella fase ciclica di una vita, di trovarsi di fronte ad un bilancio disastroso in cui ci sembra di aver perso tutti i riferimenti.

A me è capitato diverse volte, in circostanze veramente drammatiche, successe nel corso della mia esistenza.

Stavo calcolando qualche giorno fa che quest’anno ho compiuto 54 anni a maggio, e che i primi 43 anni li ho vissuti tra alti e bassi, ho tentato di trasformare più di una volta il mio cammino, ma accorgendomi, poi che sono state le vicissitudini che mi hanno condizionato e cambiato.

E’ di questo che parleremo. Ma c’è un’altra cosa di cui vorrei parlarvi e cioè: il modo di pensare, la mentalità che mi hanno fatto vivere un periodo della mia vita da uomo medio.

Avevo paura di spingere troppo forte la barca, per il terrore di non poter controllare le onde che avrei sollevato. Non mi sentivo di lottare contro queste forze, rappresentate da giudizi di cui avevo paura. Quello che pensavano i vicini, la paura delle critiche, il desiderio di piacere a tutti, erano diventati i miei obiettivi importanti, ma non mi rendevo conto di non essere accettato da tutti, addirittura, neanche da me stesso. Ero solo dietro una maschera.

Devo ammettere che ho passato molti anni attraversando una serie di insuccessi per quel modo di pensare.

Facciamo un salto indietro, per rendere più significativo ciò che sto per dirvi.

Da ragazzo lavoravo e studiavo, ma come studente non ero un gran che.

Una sera sentii mio padre discutere con mia madre e le disse: “Tuo figlio non c’è la farà come studente”.
Mio padre non disse "nostro figlio" ma "tuo figlio". Capii che non credeva in me.
Mi ferì molto questa frase.
Continuai gli studi perchè volevo essere un figlio esemplare, ma capii che non era questo il giusto atteggiamento.

Negli anni che seguirono tentai varie strade, come dipendente, come agente di commercio, come imprenditore, ma ogni volta mi restava nelle mani soltanto della polvere, nient’altro.

Era un continuo fallimento non solo per questo modo di pensare, anche perchè avevo abbracciato un credo religioso che frenava le mie naturali ambizioni.

Dal 1986 al 1994 cominciarono a precipitare molti "capisaldi" della mia vita, la famiglia, il lavoro, la fede religiosa, un incidente stradale gravissimo in cui andai in coma.

Praticamente, in pochi anni, mi capitò di tutto.

Poi, nel 1996 mi separai da mia moglie.

Iniziai un lavoro, redditizio.

Cominciai a ricevere riconoscimenti economici e professionali.

Pensavo, a quel punto, di essere riuscito a raggiungere uno stato di sicurezza, equilibrio e certezze economiche.

Ma, in quegli anni di benessere, uno dei miei figli rischiò di morire per una grave malformazione cardiaca. Subì un intervento a cuore aperto.

Lasciai il lavoro nel momento in cui credevo di aver raggiunto obiettivi importanti.

Stare vicino a mio figlio era la cosa che mi premeva di più.

E poi ero cambiato.

Non riuscivo più a svolgere un lavoro commerciale in cui dovevo motivare dei ragazzi ad avere grinta e passione in quello che facevano.

Mi ricordo perfettamente l’attimo in cui misi in discussione tutto.

Mentre guidavo l’automobile, alzai gli occhi e vidi nello specchietto la mia faccia, allora dentro di me si scatenò un’ira sorda, ed in quel preciso momento decisi di smontarmi pezzo per pezzo, di scoprire di che stoffa ero fatto.

Vedete, fino ad allora, non ci avevo pensato, perché sono vissuto nella convinzione di aver sempre fallito per colpa degli altri, non mia.

Me la prendevo con mia moglie, me la prendevo con gli amici, coi parenti, con l’economia, con i miei soci in affari, con quelli che erano stati i miei dipendenti, con la vita stessa ma: mi resi conto che ero io il vero responsabile.

Fu quella la svolta, decisi lì in quell’attimo che mi sarei ricostruito pezzo per pezzo e la forza per farlo la trovai nella paura di vivere il resto dei miei anni in modo diverso da quello vissuto fino ad allora.

Cercherò di descrivervi delle cose che scoprii, delle cose che mi bloccavano, che m’impedivano d’essere quello che potevo essere e può darsi che questo vi sia di aiuto.

Avevo perso i punti di riferimento, o, comunque, non riuscivo più a gestire, a controllare, con piena libertà la mia vita.

Troppe le incertezze, le delusioni, le amarezze, i sensi di colpa, i condizionamenti, quelli che gli psicologi tecnicamente chiamano i "meno", cioè, la disistima di se stessi.

Fu allora che si accese un fuoco dentro le mie viscere in cui venni spinto a ricercare quella pace che non nasce dalla mente ma dal cuore. Una tranquillità, una gioia che non possono essere etichettate. Si raggiunge in modo semplice, il metodo migliore per raggiungere questo stato di grazia.

Cercare la pace, la serenità, la verità, dopo una vita così "movimentata", diventa un desiderio appassionato, una forza che ci guida.

Questo desiderio diventa talmente forte che non sprechiamo più neanche un respiro. Le soluzioni arrivano, non perchè i nostri problemi sono risolti, ma perchè troviamo in noi una la gioia delle cose semplici, che una volta sembravano complicate.

Su questo inizio di crescita interiore ho altre cose da dire..........continuerò stasera.

Saluti
Pino
[SM=g1380307]




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