TORINO 06/03/2009 - Disperato, senza un lavoro, alle prese con una situazione famigliare diventata sempre più difficile, ha cercato di togliersi la vita impiccandosi tra le mura di casa. Ha però spedito un messaggino col cellulare all’amico di sempre e quest’ultimo, nel momento del bisogno, non lo ha abbandonato, salvandolo in extremis.
È la storia di Antonio, un 40enne di San Maurizio Canavese che l’altro pomeriggio, di fronte ad una situazione personale divenuta insostenibile, ha deciso di farla finita. Ha preso una prolunga elettrica, se l’è passata attorno al collo poi, agganciato l’altro capo dei cavi al soffitto, si è lasciato andare. Quella di Antonio, tra l’altro, è una storia come tante altre che finiscono nell’ombra: operaio per 15 anni all’ex Saiag, una volta perso il posto fisso, anche a causa di una malattia, inizia a vivacchiare grazie a lavori saltuari. Precario da troppi anni, il 40enne non è più riuscito a mantenere unita la famiglia e si è trovato da solo con l’esigenza di costruire un futuro anche per i propri due figli. Impossibile con i 300 euro al mese percepiti grazie alla borsa lavoro del Comune. Senza alcun aiuto che non fosse quello di palazzo civico, privo di speranze di rientrare nel mondo del lavoro anche vista l’imperante crisi del momento, l’uomo si è lasciato andare alla disperazione. Fino al tentato suicidio.
Il suo angelo custode, invece, si è rivelato Mariano Amico, assessore alle politiche sociali del Comune. A lui è stato indirizzato l’ultimo disperato sms alle 15.58 dell’altro giorno: “Ti ho scritto una lettera per spiegarti tutto. Ti ringrazio per il tuo impegno ma proprio non ce la faccio più. Ho una corda al collo. È meglio morire”. «Ero in una riunione quando mi è arrivato il messaggio – racconta Mariano Amico – conoscendo bene questa persona ho pensato che stesse facendo sul serio». Una sensazione che gli verrà confermata qualche minuto più tardi da un altro messaggino sul cellulare: “Ti chiedo scusa per questo gesto. Spero tu possa capirmi”. A quel punto Amico intuisce che la tragedia è dietro l’angolo: «Sono salito subito in macchina e ho chiamato il comandante della polizia municipale. Gli ho spiegato la situazione e lui è stato eccezionale. In pochi istanti era già sotto casa di Antonio. Un piccolo ritardo e il 40enne sarebbe sicuramente morto». Già, perché quando il comandante Fabio Mostacchi giunge in casa dell’uomo, quest’ultimo è ancora appeso al cappio, ormai cianotico. Ci penserà poi un’equipe medica del 118 a trasportare il 40enne presso l’ospedale di Ciriè. Sotto shock ma comunque vivo.
«Venne da me diversi mesi fa raccontandomi la sua storia - conclude l’assessore Mariano Amico - da quando è entrato in Comune non ha mai perso un giorno di lavoro ed ha sempre tenuto un comportamento encomiabile. Purtroppo il nostro è un Comune piccolo e facciamo il possibile. Anche se, purtroppo, le richieste di aiuto si moltiplicano a vista d’occhio».
Alessandro Previati
Cronaca Qui Torino
proprio su Cronaca qui leggo stamani che la Indesit chiude i battenti lasciando a spasso 600 lavoratori.
Berlusconi assicura "Fondi e ammortizzatori ci sono" e ancora "E' esagerato, perchè la crisi è pesante ma non tragica".
più tragica di cosi! non so io!
Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal