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Libero pensiero: vocazione e missione.

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2007 21:13
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L’altro giorno sono venuti a casa mia due testimoni di Geova. Mi hanno lasciato il loro opuscoletto.

Uno dei due è un medico e dedica il venerdì alla congregazione di cui fa parte. Ho visto nella piazza del mio paese un pastore evangelico stare a predicare per tre ore consecutive sotto il sole a picco. Se n’è andato che era sudatissimo e non aveva più voce.

Perché i liberi pensatori non fanno la stessa cosa? Intendo dire: passare casa per casa e lasciare un opuscoletto in cui si mostrano che dietro le organizzazioni religiose ci sono solo degli interessi economici, che dietro Alleanza cattolica ci sono neofascisti e grandi multinazionali, che i religiosi spesso manipolano i testi sacri.

Possibile che questi benedetti atei e liberi pensatori non possono dedicare un giorno della settimana alla causa in cui credono?

La verità è che hanno semplicemente paura di affermare in pubblico la loro idea. Ci vuole molto coraggio e soprattutto una grande motivazione interiore nell’andare a bussare alla porta di una persona estranea e proporre una visione del mondo e delle cose anche a rischio di essere insultati, buttati fuori e bastonati.

Ci vuole una vera e propria vocazione e l’idea di andare a compiere una missione, cioè una motivazione interiore nella ricerca della Verità e l’idea che la conoscenza possa essere trasmessa agli altri per migliorare le persone e le cose. Anche qui nel sito dell’UAAR, si fa un gran clamore sulla teoria dell’evoluzione di Darwin e sulla scienza perché si presuppone che queste conoscenze rispetto a quelle religiose siano migliori e più utili per migliorare le persone e il mondo.

Sono sempre rimasto stupito dalla determinazione di alcuni personaggi storici nel proporre o imporre agli altri le proprie idee. Una figura che mi ha sempre stupito è Geremia. Era balbuziente e giovane, eppure predicò le proprie idee, accettò di essere bastonato, umiliato, di rimanere solo, fu anche gettato nella cisterna, ma non desistette mai dalle proprie idee.
Ho visto qui tra i commenti spesso insulti ed ironia nei confronti di papi, religioni, vescovi. Mi verrebbe di dirgli di andare davanti una chiesa o un’associazione religiosa e di fare volantinaggio.

Ci sono tanti vecchietti che non hanno una grande cultura che vengono plagiati ed ingannati dai religiosi, vada a chiarire alcune cose a questi vecchietti. Deve mostrare di avere delle idee e la forza di sopportare gli insulti, una percossa, due percosse, dieci percosse.

Per prevenire le critiche, dico che mi è già capitato di prenderne qualcuna per le mie idee. E non sono un personaggio pubblico. Volevo fare un incontro con i ragazzi della scuola media del mio paese, ma purtroppo non si è potuto fare.

Siamo tutti bravi ad insultare e ad ironizzare, ma non agiamo. Penso che nessun ateo e nessun libero pensatore abbia attualmente la forza e la determinazione che hanno certe persone religiose nell’affermare le proprie idee.

Mi pongo allora una domanda: i naviganti che visitano il sito dell’UAAR hanno la forza di propagandare lo loro idee, di farsi bastonare, umiliare, e se necessario morire per le loro idee?

Lettera firmata pervenuta a ultimissime

www.uaar.it/news/2007/07/02/libero-pensiero-vocazione-m...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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