Prima di tutto nella cultura maschilista che tutti conosciamo, quella ebraica di quei tempi non era conteplata la figura femminile in momenti istituzionali
Carissimo Dario,
come mio solito vado a ricercare gli aghi nei pagliai perchè ritengo che certe piccole verità, che non saltano sempre agli occhi, possono anche modificare la storia futura.
Non fraintendiamoci: quello che tu sostieni è pura verità, verificabile.
Ma, tavolta, basta un precedente per creare una falla nella tradizione, che può essere allargata fino a aprire nuovi orizzonti.
Mi riferisco, in particolare, ad una storia del Talmud, considerato un testo indubitabilmente misogino,e sicuramente a ragione.
Eppure, proprio tra le sue pagine esiste un germoglio profondamente rivoluzionerio.
Mi riferisco alla storia di Bruria, in Ebraico: Beth, Resh, Vav come U, Resh, Yod ed He, con significato di "limpido", "chiarezza di Dio".
Bruria era una donna, figlia di un eminente Rabbino e moglie di di personaggio di altrettanto spicco nella società del tempo.
Ella, data la sua profonda conoscenza, era ammessa dove nessun altra donna poteva avere accesso.
Aveva libertà di parola e di insegnamento, e ogni suo detto era tenuto in grande considerazione.
Fu, sicuramente, una delle prime donne a sostenere l' intelligenza femminile.
Anche se questo, purtroppo, le costò la vita.
Eppure, la storia di questa donna, dopo centinaia di anni, è riuscita a modificare qualcosa, ad iniziare una storia nuova, a determinare una svolta.
Piccola, se vuoi.
Ma la verità ha inizio sempre da una lampada di flebile luce.
Perchè, inizialmente, possano vederla i più saggi, e farla grande a suo tempo.
Di seguito riporto uno scritto non mio, ma di una sinagoga illuminata che ha fatto, della tradizione, una luce più attuale, più vivida.
Un esempio da tenere in altissima considerazione, a mio avviso.
Parlo della prima Sinagoga liberale italiana: quella di "Lev Chadash", che cita testualmente:
Il ruolo della donna
Noi sosteniamo la parità tra uomini e donne nella vita sinagogale; l’ebraismo liberale è stato pioniere in questo. Nelle nostre sinagoghe i banchi non sono divisi per sesso, e le donne possono condurre funzioni, diventare rabbini ed assumere un qualsiasi ruolo sinagogale.
Noi sosteniamo la parità tra fanciulli e fanciulle nell’istruzione religiosa. Pertanto, l’Ebraismo liberale ha introdotto la cerimonia del Bat Mitzwah (”Figlia del Precetto”) all’età di tredici anni, e noi attribuiamo grande importanza alla cerimonia successiva, la Kabbalat Torah (”Accettazione della Torah” o “Confermazione”) a quindici o diciassette anni.
Noi ebrei progressivi sosteniamo il diritto delle donne ad una vita completa ed egualitaria. In passato siamo stati tra i primi ad ordinare donne rabbino; oggi il nostro movimento è impegnato ad assicurare un sempre maggiore coinvolgimento delle donne nella vita religiosa.
Nell’antichità la donna era frequentemente considerata un bene da possedere e non un essere umano autonomo, dotato di diritti e capace di responsabilità. In molte delle leggi bibliche le donne sono considerate una proprietà da proteggere: ad esempio nel decimo comandamento si ordina di non desiderare la donna di un altro, né alcuno dei suoi possessi.
Comunque nella Torah troviamo anche esempi di altro genere. Nel caso delle figlie di Tzelofchad, le richieste delle donne vengono accolte da Mosè (Num 27:1-11). Nella Torah vi sono anche esempi di donne influenti nelle famiglie e nella comunità, come ad esempio Miriam e Debora, e donne come Hannah e Ruth, modelli di forza, coraggio e fede.
La letteratura post-biblica rispecchia il successivo allontanamento delle donne dalla vita pubblica. Un detto talmudico molto citato sostiene che alle donne non è richiesto di adempiete alle mitzvot positive, legate a tempi determinati, come ad esempio abitare nella Sukkah. Le donne furono esentate dalle mitzvot legate a tempi particolari (Kiddushin 1:7), o meglio ne vennero escluse, e nello stesso tempo emarginate anche in altri momenti importanti della vita ebraica, prevalentemente in quelli pubblici, come lo studio e la preghiera. Nella normativa vi sono anche mitzvot che vengono considerate specificamente femminili e che sono legate a tempi determinati, come accendere le luci di Chanukkah (Shabbat 23a) e ascoltare la storia di Ester a Purim (Meghillà 4a), ma si tratta di eccezioni alla regola, motivate in ogni caso da ragioni particolari.
Molte delle leggi talmudiche che relegano le donne nel matroneo o in fondo alla sinagoga, separate dagli uomini, si basano sul tentativo di liberare gli uomini dalla “tentazione” costituita dalla presenza di donne accanto a loro (Avot 1:5). Noi ebrei progressivi rifiutiamo tali leggi e le consideriamo pregiudizi, dannosi non solo per le donne, ma anche per gli uomini e per la vita ebraica in generale. Durante le nostre funzioni uomini e donne siedono accanto, dal momento che le loro preghiere sono uguali; incoraggiamo una partecipazione unita di tutta la famiglia al culto.
Le norme che tradizionalmente proibiscono alle donne di insegnare, di parlare in pubblico o di condurre le preghiere, erano state introdotte per liberare gli uomini dall’imbarazzo nel caso in cui si fossero rivelati meno dotti delle donne (Meghillà 23). Sappiamo comunque che nei secoli passati vi sono state insegnanti donne, che ricoprivano ruoli di grande responsabilità; per esempio nel Talmud incontriamo Beruriah, una talmudista che nel II secolo prendeva decisioni di Halakhà (Berakhot 10a), e troviamo ugualmente citata Imma Shalom, nata nel 50 C.E. (Nedarim 20b). Dona Gracia Mendes, che visse durante il XVI secolo, fu una grande figura della storia sefardita.
Noi ebrei progressivi riconosciamo orgogliosamente anche l’importante ruolo che le donne hanno sempre avuto nella vita ebraica, attraverso la famiglia. Osservando le mitzvot proprie della sfera domestica (l’accendere le candele di Shabbat, l’educazione dei figli, ecc.), le donne hanno sempre contribuito all’educazione ed alla formazione dell’identità ebraica.
Noi ebrei progressivi crediamo fermamente che le donne possano e debbano avere accesso a tutti gli aspetti della vita religiosa ebraica, sia privata che pubblica, incluso l’indossare il tallet e la kippah, dire il kaddish, salire a Sefer. Nella Legge ebraica non vi è alcuna regola stabilita che preclude alle donne queste pratiche, anzi nella Mishnà si discute se ammantarsi con gli tzitzitiot sia obbligatorio o solo facoltativo per le donne. Noi rifiutiamo le usanze che vietano alle donne compiere alcuni atti o studiare determinati argomenti. Le donne costituiscono più della metà della popolazione ebraica ed è dovere di tutti incoraggiarle a studiare cosicchè possono prendere decisioni consapevoli riguardo alla loro vita religiosa.
Noi ebrei progressivi incoraggiamo tutte le ebree ad avere una parte attiva nella vita della comunità. Un esempio significativo fu una delle fondatrici del nostro movimento, Lily Montagu. Di famiglia agiata e strettamente ortodossa, intuì fin dall’età di sedici anni che la pratica dell’Ebraismo correva il pericolo di diventare per i più una mera abitudine priva di significato. Nel 1902 fu tra le fondatrici della Union of Liberal and Progressive Synagogues [
www.ulps.org/ ]. Lady Montagu guidava i servizi religiosi, facendo anche le funzioni comunemente associate ai rabbini. Ella considerava fondamentale l’aspetto etico dell’Ebraismo e si impegnò nelle attività del West Central Club e in quelle della sinagoga da lei fondata.
Oggi, in molte sinagoghe liberali le donne ricoprono ruoli ufficiali e cariche all’interno dei Consigli direttivi. Nelle nostre sinagoghe non si effettua discriminazione tra bambine e bambini. Alla nascita le bambine ricevono ufficialmente il nome ebraico con una funzione, alla quale partecipa anche la madre.
Ragazze e ragazzi iniziano lo studio religioso alla stessa età e approfondiscono la loro identità ebraica ed il loro retaggio senza discriminazioni. Dal momento che le ragazze sono completamente integrate nella vita delle Congregazioni, molte di loro a tredici anni scelgono di celebrare il bat mitzvah. Questa cerimonia segna l’ingresso nella vita religiosa adulta, le ragazze da allora in poi partecipano alle funzioni e vengono chiamate a Sefer.
Anche attraverso queste forme di educazione, noi ebrei progressivi cerchiamo di formare donne adulte che prendano parte pienamente alla vita religiosa della comunità, venendo chiamate a Sefer, guidando il culto, ed e adempiendo alle altre mitzvot.
L’Ebraismo progressivo rende possibile alle donne una vita religiosa completa. Tra l’altro il nostro movimento ha riconosciuto la necessità di usare un nuovo linguaggio nella liturgia che eviti di riferirsi a Dio con antropomorfismi espressi al maschile. Questa posizione così avanzata ha favorito l’avvicinamento alle nostre comunità di donne che si sentivano alienate rispetto alla religione, e tenute a distanza dal linguaggio tradizionale della liturgia.
Le donne ebree sono incoraggiate dal movimento progressivo a ricercare e rivendicare la propria identità. Sono così sorti gruppi femminili che recuperano ad esempio Rosh Chodesh, il capo-mese, una festa che celebra la luna nuova e che è sempre stata particolarmente associata alla donna. Sono state elaborate molte nuove preghiere più in sintonia con l’esperienza delle donne e della vita contemporanea in generale. La partecipazione a pieno titolo delle donne alla vita delle nostre comunità sta apportando a tutto il mondo ebraico sempre nuova energia e creatività.
Rav Helen Freeman e Rav Marcia Plumb
Tratto da
www.pjcea.org.uk/overview/wherewestand/roleofwomen.htm
Traduzione italiana di Sara Bucciarelli
Trovo che questo modo di rapportarsi alla tradizione, accoglierla e farla propria ma, allo stesso tempo, avere il coraggio di rinnovarla e recuperarne la spinta creativa, verso un futuro di crescita, sia il sunto di tutto ciò che io voglio dire, anche rispetto alle Scritture.
Se, talvolta, riporto scritti con un certo azzardo, è solo perchè chi non rischia, crede di non poter perdere.... ma in realtà, rischia anche di non vincere mai.
(Madre Teresa di Calcutta).
Marina