ROMA - Cinque anni fa gli italiani dicevano addio alla lira: il 28 febbraio 2002 terminava il periodo di doppia circolazione e le vecchie banconote andavano definitivamente in pensione, lasciando il posto all'euro che diveniva l'unica valuta legale per oltre 300 milioni di cittadini europei. In circolazione, però, di lire ce ne sono ancora molte, secondo le stime il patrimonio nelle tasche ammonta a circa 3.500 miliardi di lire.
Il taglio a cui gli italiani sembrano più affezionati, e quindi più restii a separarsi, sono le vecchie mille lire. Il corso legale della lira iniziò il 21 dicembre 1946. Dopo 55 anni di onorato servizio è arrivato l'addio. Cinquantacinque anni vissuti fra alti e bassi, con alle spalle una storia illustre: le sue origini, infatti, si possono addirittura far risalire all'VIII secolo, quando una 'lira' era una comune unità di misura dei valori grazie alla riforma monetaria portata a termine da Carlo Magno. Una lira equivaleva ad una libbra d'argento, suddivisa in 240 denari.
Una moneta 'fantasma' che, curiosamente, rimase in vita per quasi 1.000 anni. La grande svolta e la prima vera 'ribalta' per quella che diventerà poi la valuta della Repubblica si ebbe invece con l'unificazione d'Italia, quando si trattò di adottare un sistema monetario comune per il neonato mercato interno. Nelle province che fra il 1859 e il 1861 venivano man mano annesse al Regno Sabaudo, infatti, Vittorio Emanuele II estese, in sostituzione delle monete locali, la nuova lira del Piemonte. E da allora fu chiamata 'lira italiana'.
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“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer