Il secondo link che ci hai fornito e' davvero lungo,ma provo a smontare una critica storica.
Epifanio di Salamina ad un certo punto dice che lo storico,il mestiere dello storico,e' quello di verificare l'attendibilita' o meno delle fonti documentali,collegare tra loro piu' testimonianza e dare cosi' il quadro di una determinata situazione storica esimendosi dal fare valutazioni che esulino dal contesto eminentemente storico.
Tutto sommato,il metoto storico cui accenna l'autore sopracitato ha delle analogie con il metodo storico-critico che si applica allo studio dele fonti documentali del cristianesimo antico.
Fin qui tutto bene,i due metodi ci mostrano delle testimonianze che vengono vagliate sul piano della attendibilita' non solo sul piano della critica interna ma anche di quella esterna,e sul piano storico ci si attiene a fare solo delle ipotesi documentali dotate piu' o meno di certa probablilita' senza avere alcuna presunzione di certezza,dunque fin qui si esula anche dallo scadere nel piano filosofico o teologico.
Il problema pero' non e' tanto nella metodologia ma quanto vedere se la metodologia che si applica all'analisi delle radici cristiane puo' essere applicato con gli stessi principi e le stesse valenza ad un periodo come quello che ha visto come protagonista la storia dell'Inquisizione.
E gia' qui sorgono numerose obiezioni al riguardo nel mondo accademico,perche' il periodo con cui abbiamo a che fare e' molto piu' denso di fonti documentali rispetto al periodo del cristianesimo prmitivo.
In sostanza,non si piuo' pretendere di applicare i criteri dello studio del cristianesimo antico ad un periodo come quello dell'Inquisizione,ci sono molte piu' fonti documentali che,seppure non facciano parte della raccolta di registri inquisitori,costituiscono comunque una indiretta fonte di informazioni,e cio' che manca nei registri inquisitori lo si puo' trovare documentato in altre fonti rappresentate da cronache dell'epoca redatte da vari autori che non facessero proprio parte dell'enclave ecclesiastica.
Quando si accenna alle numerose esecuzioni e agli strumenti di tortura,non si puo' pretendeder di far fede solo sui registri inquisitori vaticani,ma ci sono anche altri generi di fonti documentali all'infuori dell'enclave ecclesiastica.
Comunque,cio' che e' piu' grave a mio avviso,e' quell'assoluta mancanza di responsabilita' etico-morale dellla metodologia storica nell'approcciarsi ai problemi delle varie inquisizioni,atteggiamento assunto da gran parte degli storici di parte cattolica.
Ci sono poi storici che al di la' delle valutazioni contestuali e metodologiche individuano chiaramente delle precise responsabilita' di ordine etico e culturale a carico delle politiche inquisitorie,e cio' a mio avviso e' anche compito dello storico emettere valutazioni di questo tipo quando le fonti documentali consente loro di farlo.
Insomma,non si puo' sempre stare sul forse o sul probabile o sulla fredda valutazione documentale dicendo semplicemente che non e' compito dello storico "AMMETTERE QUALCOSA",lo storico deve accollarsi nel caso dell'Inquisizione il peso di fare una precisa valutazione di ordine etico e politico oltre che puramente storico.
E' anche vero che si corre il rischio in questo modo di incorrere in banali valutazioni come quelle di Ariel Toaff,ma fortunatamente esistono mezzi fonti e testimonianze che non depongono a favore delle tesi di Ariel Toaff.
Vorrei dire un'altra cosa:
- In quel post si afferma che la CHIESA non sbaglia ma e che sono invece i singoli individui a sbagliare.
Per quanto mi riguarda,cio' e' molto riduttivo e furoviante,perche' nessuna organizzazione umana (comprese quelle religiose) puo' essere esentata dalle responsabilita' giuridiche sociali politiche ed economiche nei confronti della societa civile quando prevarica con i suoi dogmi e le sue disposizioni i diritti umani individuali.Insomma,non e' sufficiente colpire solo i singoi individui direttamente responsabili di atti efferati,ma bisogna colpire quel precetto,quella disposizione,o quel dogma che ne ha creato le condizioni,sfruttando magari il controllo ideologico dell persone che a quei tempi non erano in grado di essere sufficientemente critici.
Se io come azienda creo una disposizione organizzativa che produce inevitabilmente del mobbing,o delle pesanti discriminazioni,quella disposizione va subito cambiata se non abbandonata,al di la' di ritenere direttamente responsabili o meno gli individui che hanno attuato una simile disposizione.
Anche se l'esemio sembra fuori luogo visti itemppi,serve per dare in ogni caso una qualche idea di una certa responsabilita' che non si annida solo nella diretta esecuzione degli individui ma anche in certe "norme" o "precetti".
Per finire,nel link di Claudio,ci si lamentava della scarsita' di documenti inquisitori,ebbene,ecco qui una chicca,un recente ritrovamento: --->
www.carmillaonline.com/archives/2005/03/001243.html
Paolo
www.animelibere.net
(ciao Angela)
Modificato da pcerini 24/02/2007 1.03
Modificato da pcerini 24/02/2007 1.07